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Autore: Focosa    24/09/2013    2 recensioni
Ho sempre immaginato Ginny come la più ''malvagia'' della famiglia Weasley, anche se non la descrivo come malvagia in questa storia. Tuttavia trovo che starebbe stata molto bene fra i Serpeverde, e di sicuro sarebbe stata molto in sintonia con il bel Malfoy.
Ma siccome ho voluto complicare le cose... Leggete, leggete!
* Interrotta da ormai diveso tempo. Non so se e quando riprenderà *
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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I giorni passarono molto lentamente a Villa Malfoy. Seppur perseguitata dall'ansia e dalla voglia di scoprire ciò che Draco aveva di così importante da dirle, Ginny riuscì a goderseli uno ad uno senza sentirne il peso. Lì si divertiva, si sentiva a suo agio. Nemmeno Narcissa era più un problema, tanto che si era quasi dimenticata della sua presenza, aiutata dal fatto che Narcissa stessa si rifiutasse di farsi vedere più del minimo sindacale. Ormai la casa era totalmente in mano sua e di Draco, e la cosa la gratificava molto. Con il passare dei giorni ed avvicinandosi sempre più alla fine delle vacanze aveva avuto modo di esplorarla tutta, fino all'ultima stanza segreta, e a questo proposito scoprì con estremo stupore ed estrema ammirazione che l'intero soggiorno che aveva visitato il primo giorno, uno dei sette, il più grande, era l'accesso a tutti i corridoi segreti della casa, poiché era situato esattamente al centro della struttura. Corridoi che conducevano alle più strambe stanze segrete immaginabili, la maggior parte situate nei sotterranei, come una stanza che assomigliava in tutto e per tutto all'aula di pozioni ad Hogwarts, con tanto di archivio di innumerevoli pozioni, alcune dalla componente oscura, e naturalmente le celle, ma anche alcune stanze che si trovavano nelle ale più remote della villa come una dove erano custoditi certi fascicoli segreti che riguardavano vecchie faccende della famiglia Malfoy.
Ogni angolo di quel luogo la affascinava, non faceva altro che chiedersi come doveva essere stato per Draco crescere lì, e quando glie lo domandò direttamente lui rispose ovviamente che tutto ciò per lui era normale e che non vedeva nulla di straordinario in tutto ciò.
Mentre in quei giorni Ginny era distratta dall'ammirare la casa e dallo sperimentarne le attrattive, Draco sentiva il fiato sul collo per numerose ansie. Per prima l'ansia di tornare ad Hogwarts, cosa che non aveva mai provato, ma ora sì perchè temeva di avere ripensamenti a causa di sua madre, la sua seconda ansia, ma pur di evitare lei e questi pensieri tentava di distrarsi in ogni modo con Ginny, abbandonandosi ad ogni tipo di svago che la casa offriva: dal Quidditch, al quale entrambi non ci giocavano da troppo tempo, a semplici giochi con la neve. Tentò di stare ben lontano da situazioni lussuriose, poiché si era ripromesso di non pensarla e non toccarla, in quel senso, fino al loro arrivo ad Hogwarts. Oltretutto, riguardo l'imminente ritorno a scuola, lo preoccupava anche tutta la faccenda della sua missione, pensiero ricorrente che non lo abbandonava mai, paure che non lo facevano dormire la notte, anche se ormai ci aveva fatto l'abitudine. Ma la cosa che lo preoccupava di più riguardo la promessa fatta a Ginny era di non poterla mantenere, perchè si era reso conto di non essere in grado di realizzare un contro incantesimo di memoria. Perciò il tempo che non passava con Ginny, quindi prevalentemente la notte, lo passava rinchiuso nella biblioteca di Villa Malfoy a studiare gli incantesimi di memoria. Molte delle informazioni riportate in quei libri già le conosceva, ovvero che gli incantesimi di memoria si dividono in incantesimi per modificare un ricordo e incantesimi per rimuoverlo del tutto, e sta a chi lo compie decidere quale usare. Lui a Ginny rimosse del tutto il ricordo, era l'unico metodo che conosceva e sapeva eseguire. Ma ancora non sapeva come poterle restituire il ricordo. Fino a quella notte, quando finalmente si imbattè in un incantesimo: Remindion. Vedendolo sul libro, dopo giorni di ricerca, fu come vedere una luce dopo un tunnel di disperazione lungo innumerevoli kilometri. Si affrettò subito a leggerne nel dettaglio le caratteristiche. Questo incantesimo serviva a restituire il ricordo, sia che sia stato completamente rimosso, sia che sia stato manomesso. Poiché per eseguirlo era necessario avere bene in mente il ricordo in questione l'incantesimo faceva proprio al caso suo, infatti non c'era ricordo più nitido nella sua mente, dopotutto si trattava pur sempre della sua prima volta, è una cosa che non si scorda facilmente. Il problema però era che temeva di non essere in grado di eseguirlo. D'un tratto iniziò a temere quel che sarebbe accaduto alla memoria di Ginny se lo avesse sbagliato. Doveva fare pratica. Ma come? Non poteva fare incantesimi fuori da Hogwarts. Per un attimo si fece prendere dallo sconforto, poi pensò a Ginny e al fatto che non voleva deluderla, e non voleva deludere neanche se stesso, non farlo sarebbe stato come scappare come un codardo, per l'ennesima volta nella sua vita.
Preso dai pensieri non si era reso conto che era quasi l'alba. Si mise ad osservarla per diversi minuti attraverso la vetrata a fianco a lui. Con le spalle attaccate allo schienale della sedia, il busto inclinato all'indietro e le gambe distese incrociate una sull'altra. Il tempo passava e il sole si alzava sempre più a segnare l'inizio di quel nuovo giorno, l'ultimo delle vacanze natalizie. L'ultimo giorno prima di tornare ad Hogwarts. Distolse lo sguardo dalla vetrata e lo portò al soffitto, senza osservarlo veramente, reclinando indietro il capo con un profondo e sonoro sospiro. Poi di colpo si alzò dalla sedia, rimise a posto i libri che aveva consultato ed uscì dalla biblioteca.

Era prima mattina perciò era abbastanza sicuro che sia Ginny che sua madre stessero ancora dormendo. Andò nelle cucine e svegliò Nikki che dormiva nella sua cuccetta. «Sveglia servitore indegno! Ti pare il caso di oziare mentre il tuo padrone è già sveglio?!»
L'Aspirante-Elfo ancora mezzo assonnato si alzò di scatto di scatto dalla cuccetta inciampando in una delle putride coperte quasi ammuffite, ruzzolò un paio di volte tentando velocemente di rialzarsi, poi si inchinò profondamente ai piedi di Draco «Nikki chiede perdono, padrone!»

«Alzati! Non me ne faccio nulla delle tue scuse, prepara la colazione piuttosto!»
Ordinato ciò, Draco andò in salotto, accese il fuoco, impiegandoci una buona mezzora per farlo diventare vivido. Certo, avrebbe potuto ordinare a Nikki di occuparsene, ma non sapeva come altro tenersi impegnato. Non voleva farsi colmare troppo dai pensieri negativi che lo assillavano, ma non ci riuscì. Così una volta finito di attizzare il fuoco, poggiò il braccio fra le incisioni in marmo del camino, ed in seguito anche la testa, e si fece colmare sconsolato da quei pensieri.

Nel frattempo Ginny si svegliò che erano non più tardi delle otto, impiegò non più di dieci minuti a vestirsi e sistemarsi, e scese giù. Trovò la sala da pranzo vuota.

«Nikki!»
L'Aspirante-Elfo arrivò quasi subito facendo corti saltelli impacciati, poi fece il solito inchino non troppo profondo previsto per gli ospiti «La signorina ha chiamato?»
«Draco non è ancora sceso?»
«Oh no no, signorina, anzi! E' venuto qui già quasi un'ora fa»
«Sai dov'è adesso?»
«Nikki non lo sa. Il padrone non ha ordinato la colazione in camera, perciò Nikki pensa che il padrone sia ancora in questo piano»
Ginny andò subito a cercarlo. Notò una luce calda uscire da sotto la porta che dava al salotto lì vicino. Entrò e lo vide. Era ancora poggiato al camino. Ginny notò subito che era pensieroso, più del solito, infatti sembrava che non si fosse accorto che era entrata.
«Ehi Draco...» lo chiamò.
«Ginny! Non pensavo che fossi già sveglia, ti avrei aspettata in sala da pranzo»

«Sono già le otto passate Draco. Da quanto tempo sei qui? Potevi venire a svegliarmi»
«Oh non da molto, tranquilla. Comunque ho preferito lasciarti dormire» mentre parlavano si erano avvicinati, Draco le mise un braccio attorno alle spalle «Vieni, andiamo a fare colazione»
Ginny tentò di non badare molto allo strano comportamento che aveva, e lo seguì senza fare storie. Ma mentre erano a tavola non potè fare a meno di notare che era strano perfino il suo silenzio. Non che di solito avesse parlato molto in quei giorni mentre erano a tavola, ma c'era qualcosa nell'espressione corrucciata e pensierosa di lui che fecero capire a Ginny che era davvero turbato da qualcosa, ma non capiva se doveva essere la solita preoccupazione per la sua missione, o se questa volta era per qualcosa di diverso. Per tutta la durata del pasto non fiatò e non le rivolse nemmeno uno sguardo. Solo alzandosi le rivolse parola «Appena hai finito mi raggiungi in salotto?»

«Uhm... va bene»
E uscì a capo chino dalla stanza. Passarono pochi minuti e Ginny lo raggiunse. Lo trovò che era seduto sul divano, lo sguardo fisso sulla fiamma quasi soffocata, con le mani a preghiera sul volto e il busto in avanti.
Ginny andò subito a sedersi al suo fianco costringendolo a prestarle attenzione. «Vuoi dirmi cosa ti prende o hai intenzione di fare il pensieroso tutto il giorno?»

Sentendo quelle parole Draco capì che doveva darsi un tono. Tentò velocemente di ricomporsi «Scusami è che sono un po' sovrappensiero»
«Ah ma davvero? Non si era notato» ribattè Ginny fingendosi palesemente stupita.
Draco abbozzò una risata.
«Cos'è che ti turba? Sai che puoi dirmelo» continuò lei.

«No, questa volta no» rispose subito Draco. Ginny stava già per irritarsi, ma lui le disse subito «Tranquilla, non è quel che pensi, altrimenti te lo direi»
Ginny rimase interdetta per un po', poi tirò un lieve sospiro, poggiò la testa sulla spalla di Draco e gli pose una mano sul braccio per rincuorarlo, «Ok Draco, mi fido di te»
Quelle parole fecero scattare qualcosa in Draco. Si scostò lentamente per guardarla negli occhi «Davvero ti fidi di me?»
«Certo Draco» rispose, sorpresa da quella reazione.
«Sicura? Qualunque cosa io faccia tu avresti piena fiducia in me?»
Ginny era la classica persona che si fidava solo di se stessa, e così era stato finchè Draco non entrò nella sua vita, per questo era più che sincera quando subito rispose «Si, ovviamente»
Draco fu molto fomentato da quella risposta, era proprio quello che aveva bisogno di sentire. Subito la paura se ne andò. Sapeva che c'era la possibilità che l'incantesimo andasse storto, ma ora sapeva che non sarebbe accaduto, perchè Ginny si fidava di lui e così iniziò a fidarsi di se stesso. Sorrise. Le accarezzò il viso con le mani e la baciò. Si sentiva sollevato.

***

Era giunto finalmente il giorno della partenza. Ginny si svegliò molto presto, fu Draco a chiamarla quando era da poco l'alba.
«Buongiorno» le disse dolcemente appena aprì gli occhi, lei gli sorrise, e subito dopo lui aggiunse «la colazione è pronta, dobbiamo sbrigarci, partiamo alle otto» poi aspettò che si preparasse e scesero insieme.
Per tutto il tempo rimase allegro, e senza nemmeno sforzarsi. Dentro di lui vivevano sempre le preoccupazioni, certo, ma era come se per un po' si fossero sopite e lui stesso si fosse dimenticato che esstessero.
«Come ci arriviamo a King's Cross?» chiese Ginny poco dopo.
«In carrozza»
«In carrozza?» ripetè con fare interrogativo.
«Poi vedrai» disse lui tenendosi sul vago, era certo che ne sarebbe stata entusiasta appena l'avrebbe vista. Per un po' lo sguardo di Ginny rimase interrogativo, ma poi venne sostituito da un allegro sorriso accennato dovuto alla curiosità. Finito di fare colazione vennero scortati da Nikki fino all'ingresso, dove l'Aspirante-Elfo aveva già sistemato i bagagli. Spalancò il portone e poi fece lievitare i bagagli in modo molto goffo e precario fino alla carrozza che si poteva scorgere in lontananza al di fuori del cancello già spalancato.
Nel vedere quella meraviglia Ginny non seppe dire altro che «Wow!» e di fretta uscì dalla casa, attraversò il giardino cosparso di neve ancora candida e soffice, e lasciando una scia di impronte continue si avvicinò alla carrozza per ammirarla da vicino. Era sfarzosa in una maniera tale che da vicino la lasciò ancora più a bocca aperta. Il materiale principale era l'oro bianco che comprendeva tutta la zona interna ed esterna dell'abitacolo, con incastonate, solo all'esterno, migliaia di pietre preziose di ogni genere e colorazione che dava mille sfaccettature di colore alla carrozza decorandola elegantemente e in modo non troppo onnipresente su tutta la superficie. Lo sportello che dava ad accedere all'interno presentava uno stemma che a giudicare gli animali raffigurati, i due serpenti e il pavone, doveva essere senza alcun dubbio proprio lo stemma della famiglia Malfoy. Aprì lo sportello e subito notò che l'interno era rivestito con la più pregiata pelle di drago ed era immensamente più grande di quanto apparisse all'esterno, lo stesso principio dell'incantesimo che era stato fatto sulla vecchia Ford Anglia di suo padre, ma ovviamente le due vetture non erano neanche minimamente paragonabili, tanto che subito l'idea di quel rottame svanì dalla mente di Ginny che ancora ammirava quella splendida carrozza. Nel frattempo Draco era rimasto ancora in casa, sulla soglia della porta, come se qualcosa gli impedisse di attraversarla. E sapeva bene di cosa si trattasse: il fatto che probabilmente una volta fuori da quella casa, per un motivo o per l'altro, non ci sarebbe mai più potuto tornare. Si voltò un ultima volta e come aveva immaginato vide sua madre, ancora nell'ombra, che avanzava verso di lui. Subito abbassò lo sguardo e si voltò per non incrociare il suo. Poco dopo sentì che era arrivata vicina a lui quasi a sfiorarlo.

«Hai fatto la tua scelta, Draco?»
«Si»
«E' come temo, vero? E' la scelta sbagliata?»
«E' quella giusta per me»
«Bene, allora... addio... figliolo»
Senza guardarla negli occhi scese lentamente i gradini, gli occhi fissi all'orizzonte, lì dove si trovava Ginny ad aspettarlo al di fuori del cancello. Si fermò sul penultimo scalino, prese un respiro profondo ma silenzioso, e sempre senza voltarsi disse «Addio... madre»
Poi proseguì. Gli ci volle tutto l'autocontrollo di cui era munito per non versare lacrime, e anche se lui non poteva saperlo, lo stesso valeva per sua madre, che però non ebbe abbastanza autocontrollo, e quando il figlio fu quasi arrivato al cancello, al punto di non ritorno, chiuse con forza il portone e si ritirò a piangere. Il rumore provocato dal brusco sbattere del portone fu ben udibile da Draco anche a quella distanza, e fu come un tuffo al cuore, come una conferma del fatto che ormai non avrebbe più potuto contare sull'appoggio di sua Madre, fece irrigidire Draco, che a pochi passi dal cancello si fermò, abbassò di scatto lo sguardo pregando che Ginny non lo notasse, e cercò di cacciare indietro le lacrime. In meno di un secondo, quando la mano di Ginny gli accarezzò il viso, si rese conto che un nuovo appoggio era lì per lui. L'abbracciò con forza, lasciandosi sfuggire un gemito che non sapeva bene a cosa fosse dovuto. Poi sciolse l'abbraccio, la prese per mano e disse «Andiamo! Non c'è tempo da perdere» con una strana, anche per lui, serenità nel volto.
Quando la carrozza partì si voltò a guardare Villa Malfoy per l'ultima volta. La malinconia non lo aveva abbandonato, sebbene ci fosse Ginny accanto a lui, dire addio a quel luogo che fino ad un istante prima era casa sua non fu una cosa facile. Fu poco più di un attimo, o almeno così gli parve, e già la vide scomparire pian piano che la carrozza avanzava. Distolse lo sguardo dal finestrino e lo spostò in un punto indefinito all'interno della carrozza. Rimase in silenzio a pensare. Non era facile, non avrebbe mai pensato di compiere ciò che aveva appena compiuto, ma proprio per questo si sentì per la prima volta coraggioso, e libero, nel limite del suo possibile, come un uccellino che spicca il volo per lasciare il nido. Ma dopotutto ormai non poteva tornare indietro, perciò perchè frustrarsi tanto, dato che, in effetti, non se ne era nemmeno pentito.
Rivolse uno sguardo a Ginny. Anche lei era rimasta zitta per tutto quel tempo. Non sapeva cosa dire. Immaginava quali fossero in quel momento i tormenti di Draco, ma era quasi come se non li comprendesse e perciò temeva che qualunque cosa avesse detto sarebbe stato sbagliato. Infondo lei stessa, meno di una settimana prima, aveva preso la stessa decisione di Draco, ma lei l'aveva affrontata in modo del tutto diverso. Il suo fu un atto che aveva da tempo desiderato di compiere. Draco invece fu più che altro costretto dai fatti, e in un certo senso costretto da lei, di questo se ne era accorta. Temeva che se ne fosse pentito, e iniziava a pensare che forse si sarebbe dovuta fare da parte. Ma a queste cose non ci voleva pensare. Aspettava solo che fosse lui a parlare per primo. Sperava che le dicesse qualcosa, qualunque cosa. E per fortuna lo fece.

«Te ne stai tutta zitta»
Ginny ne rimase basita. Delle tante cose che temeva dicesse questa era veramente l'ultima a cui avrebbe pensato. «Come?» chiese guardandolo ad occhi sgranati.
«Beh insomma, credevo che avresti detto qualcosa riguardo alla carrozza, prima la guardavi tanto»
Era ancora stupita dalla stranezza di quel discorso, ma lo assecondò «Oh, già. Ehm... In effetti mi chiedevo se la usate spesso. Insomma, un mezzo del genere non passa inosservato»
Draco rise «In realtà direi che passa decisamente inosservato. Questa carrozza e tutto ciò che c'è al suo interno possono essere visti solo dai maghi»
«Ah capisco»
«Infatti fra poco percorreremo strade babbane, nessuno ci vedrà»
«Per fortuna, altrimenti sarebbe stato difficile spiegare perchè si muove da sola» rise «E' Nikki a guidarla?»
«No, in realtà è lo stesso principio delle carrozze di Hogwarts»
Ginny si limitò semplicemente ad annuire. Era una conversazione fin troppo assurda per quel momento, non capiva come mai l'avessero affrontata. Forse Draco stava cercando di distrarsi, il che significava che era turbato proprio come pensava. Di nuovo non sapeva cosa fare.
Si mise a guardare il finestrino dalla sua parte. Anche Draco viveva vicino alle colline, ma da tutt'altra parte rispetto a dove si trovava La Tana, e più verso la pianura in effetti, ma il panorama che si poteva ammirare era pressappoco lo stesso. Ricoperto dal manto di neve, poi, tutto sembrava uguale. Un po' di tempo dopo passarono per una stradina vicino ad un piccolo villaggio, e poi si diressero verso ovest, allontanandosi sempre di più dalle colline ed avvicinandosi alle città. Era trascorsa più di un ora da quando erano partiti. E circa tre quarti d'ora da quella strana conversazione. Ginny non ce la faceva più a stare in silenzio, i pensieri la tormentavano. «Draco» lo chiamò debolmente, senza guardarlo negli occhi «devo farti una domanda»
«Dimmi»
«Ci tornerai a casa tua?»
Ecco, glie lo aveva chiesto. Schietta. Diretta. E da quella risposta avrebbe capito. Sperava solo di non averlo turbato troppo, e il suo silenzio fece turbare lei. Perchè non rispondeva?
«No» rispose secco.
La lasciò di sasso. Effettivamente quella risposta non cambiò di molto la situazione, non sapeva ancora cosa dire, né cosa fare. Odiava sentirsi insicura come in quel momento.

«Ginny? Cos'è che ti turba?» gli chiese lui, sorprendendola di nuovo.
«Cosa turba me?» chiese come per rigirargli la domanda, ma lui non battè ciglio perciò continuò, «Mi turba il fatto che tu possa essere turbato. Insomma, non sono del tutto sicura di capire come ti senti»
Draco aveva capito, e volle subito tranquillizzarla rispondendo con sincerità «Mi sento... strano. Non sono pentito, nè triste, nulla di tutto ciò. Mi preoccupa il domani. Ma allo stesso tempo sono tranquillo perchè so di averti al mio fianco». Non ci credeva di essersi aperto così tanto a lei. Aveva detto per filo e per segno ogni pensiero che gli era passato dalla mente in quel momento. Anche Ginny ne fu sorpresa, e colpita.
«Hai detto bene: sarò al tuo fianco» disse guardandolo sorridente. Lui ricambiò il sorriso, le accarezzò una guancia, poi facendole avvicinare il viso verso il suo la baciò delicatamente e con dolcezza. Si strinsero l'una nelle braccia dell'altro. Il viaggio durò ancora a lungo ma non andarono oltre.
Arrivati a Londra la carrozza si fermò in un vicolo buio, non molto lontano da King's Cross. Entrati nella stazione, e oltrepassata la barriera per il Binario 9 e ¾, ci volle una grande maestria nel confondersi per non farsi fermare da Ron e il suo gruppo, e una volta saliti sull'Hogwarts Express si diressero in uno scomparto e si preoccuparono bene di rimanere da soli. Erano pronti a partire.



Spazietto di Focosa:
Ehm... si... altro ritardo, ok.
Sono assolutamente imperdonabile, ne sono consapevole.
Spero almeno che questo capitolo vi sia piaciuto!

  
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