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Autore: victoriasbox    24/09/2013    2 recensioni
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“Oh, devo avere sbagliato ancora numero.” risponde il riccio ovvio.
“Grazie per l’informazione, non ci sarei mai arrivata da sola.”
“Sei così bassa?” ride Harold, non provocando però lo stesso effetto sull’altra.
“In realtà sono alta un metro e settantotto centimetri, senza tacchi.”
“Sei una modella?”
“No.”
“E perché no?” I fatti tuoi Harold, mai eh?
“Perché ho un occhio solo, tre gambe, i denti cariati ed ingialliti e mi mancano cinque dita delle mani."
“Il senso dell’umorismo no di sicuro.” risponde il riccio, realizzando che quella voce non è poi così fastidiosa come pensava.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Essences olife

II Capitolo 


 
Harry non può che osservare i dolci lineamenti della ragazza. E, pensa, che se questa è la sua Giselle – da quando poi una sconosciuta è diventata sua? – comunque, se questa è davvero Giselle, lui rimarrà impegnato con lei per il resto della vita. Ha la pelle bianca, dei lunghi e scompigliati capelli color cenere e due grandissimi occhi color cioccolato. Si, questa è, o meglio, deve essere la sua Giselle. Ma improvvisamente, riguardandola a modo, quel viso sembra così famigliare al nostro supereroe. E si spreme le meningi, cercando di riconoscerla, perché lui è convinto di conoscerla. Ma i suoi tentativi sono tutti inutili.
 
“Scusa, dicevi a me?” sputa quella, destandolo dai suoi pensieri.
Harry la guarda, spaesato.
“Mi sta dando del mostro?”
Beh, in tutta onestà le starebbe dando del mostro delle caverne se proprio vogliamo essere puntigliosi, ma Harold evita accuratamente di specificare, per evitare un ceffone in pieno viso. E comunque, non si stava esattamente riferendo a lei con quel nomignolo.
“No, scusa, ero… ero al telefono.”
La ragazzi si scuote e annuisce con la testa. Ed Harry perde ogni speranza di averla trovata.
“Ok. Perdonami allora.” Si scusa la bionda, riprendendo il cammino ed allontanandosi velocemente, mentre il riccio la segue.
Lei attraversa la strada, mentre Harry si ferma un po’ prima. Gli è passata la voglia di fare qualsiasi cosa, ormai troppo imbevuto della sua delusione. Improvvisamente la ragazza si volta, nuovamente, ed inizia a gesticolare con le mani. Questa è la sua occasione, si incoraggia Harry.
“Hey amico, faresti meglio a spostarti se non vuoi essere investito!” urla la ragazza, chiaramente divertita dalla situazione, per poi riprendere il cammino.
Ed Harry, al momento, è davvero depresso. In più, solo adesso si accorge di essere sul ciglio della strada. Dopo qualche minuto di immobilità, il riccio riprende il cellulare, solo per vedere che la chiamata alla sua Giselle era terminata un bel po’ di tempo prima. Harry sbuffa. E sbuffa ancora. E un’altra volta. Ma vaffanculo, pensa infine. Finisce poi per allontanarsi, tornando a camminare verso casa.
 
°°°
 
Appena entrato in casa, Harold viene accolto da un imbronciato Louis Tomlinson, e per sua sfortuna, quello vero. Indossa un grembiule macchiato in diversi punti ed una cuffietta da 90enne. Ed il riccio, a quella buffa vista, si mette a ridere. Tomlinson non parla, è fermo sulla porta con un frustino in mano, ed inizia a fissare l’amico con uno sguardo pericoloso.
“Se mi fai entrare magari potrei anche aiutarti a cucinare… quello che stai preparando, qualsiasi cosa sia.” dice Harry, dopo essere entrato ed aver sbattuto poco delicatamente lo zaino sul tavolo del salotto.
“Non ne ho bisogno, grazie.” replica velocemente Louis, mentre richiude la porta alle sue spalle.
“No, seriamente, cosa stai preparando?” domanda curioso Harold, mentre si avventa in cucina.
“We, we, we. Fermati ricciolino. Non mi rovinare tutto quanto! – inizia l’altro, raggiungendolo, -  Sto preparando un dolce per stasera.”
Il riccio ridacchia. “Perché stai cucinando tu, femminuccia?”
Louis agita velocemente il frustino davanti all’amico.
“Perché stasera, quando andremo a casa di Mitchell, il nostro caro produttore, non sfigurerò.” sostiene Tomlinson.
“Sì, aspetta solo che assaggi questa rob-“
“Non offendere il mio pasticcio.” lo intima, puntndogli il frustino addosso.
Harold sorride all’amico e poi prende un bicchierino, vi rovescia un po’ di grappa. Si siede.
“A proposito, cos’è questa storia della cena?” domanda allora, bevendo.
“Non ne ho idea. Penso ci vogliano parlare della crew del nostro nuovo video. Paul ha detto che è molto importante... boh.” spiega vago Louis.
Il riccio sgrana gli occhi. Poi entrambi si guardano, con delle espressioni che parlano da sole. E sbuffano.
“Non ne ho voglia.” puntualizza Harry, massaggiandosi le tempie.
“Io sì invece!” esclama Louis, ironico, ancora alle prese con il pasticcio di crema.
Il riccio sghignazza agli urli effeminati dell’amico, il quale non sa più come andare vanti con il dolce.
 
Improvvisamente ad Harry inizia a tremare la chiappa sinistra. Il riccio sobbalza, ricordandosi solo dopo di avervi messo dentro il cellulare. E quando vede sulla schermata le bianche e luminose lettere del nome MDC, abbandona il povero Louis Tomlinson alle prese con il suo pasticcio e si precipita in camera ad iniziare il suo.
 
°°°
 
E quindi tu mi pensi sempre, eh?” Giselle ripete le parole di Harry.
“Sì, non scherzo. Tipo a volte vedo la gente con un occhio solo, tre gambe, i denti cariati ed ingialliti e senza cinque dita delle mani e penso, ‘cazzo, ma questa è Giselle!’”.
“E poi?” lo invita a continuare l’altra.
“Niente, poi mi sveglio.” risponde convinto il riccio.
“Hai fumato? - domanda preoccupata Giselle, - Perché altrimenti non mi farebbe troppo piacere sapere che sei così deficiente di tuo!”
“Io ti faccio i complimenti e tu mi insulti?” Harry fa il finto offeso.
“Ethan quando mai mi hai fatto un complimento?”
“Beh, considerando la tua condizione fisica ringrazia Dio che io stia sprecando del mio preziosissimo tempo a parlare con te.”
“Pff. Dovresti baciarti i gomiti.” constata Giselle.
“Se avessi una lingua lunga 3 metri…”
“Tra le tue tante qualità non avevi anche quella?”
Harry ride. “No, ma so usare la lingua diversamente…”
“Ethan, queste allusioni sono proprio squallide.” dice l’altra cercando di risultare seria, cosa che non sembra venirle troppo bene.
“Però ti piacciono…”
“Mostro delle caverne, smettila!” gli ordina.
“Oh Gis, ma lo sai che oggi qu-“ ando stavo camminando ho incontrato una e pensavo, ovviamente sbagliando, che quella fossi tu? Harry tace, fin troppe cose.
“Dimmi.”
“No, niente.”
“Odio la gente che lascia i discorsi a metà.”
“Io non l’ho quasi neanche iniziato.” suggerisce Harold, maledicendosi per non aver tenuto a bada la sua linguaccia. Il riccio sospira, stendendosi comodo sul letto.
“Dai… - insiste Giselle, - adesso mi dici!”
“Ma niente. Solo che oggi quando… ecco stavo camminando per tornare a casa…  ho incontrato Louis!” inventa.
“E allora? Lo so che non era questo che volevi dirmi.”
“No, aspetta. Quando ho incontrato lui ho pensato a te.”
“Farò finta di crederti, ma sappi che prima o poi svuoterai il sacco.” dice Giselle.
Grazie, sospira mentalmente l’altro.
“Quale sacco?” Harold cerca di sviare l’argomento, tornando alle sue solite battutine maliziose.
“Uno dei tanti che ti tirerò in testa.” risponde Giselle.
Harry ride. “Pff, con i sacchi non puoi farmi male!”
“E chi ti ha detto che voglio farti male?”
“Non lo so. Allora vorrai sicuramente imprigionarmi per portarmi a vivere da solo con te su un’isola deserta molto lontano dagli umani.”
“Per quanto mi riguarda, siamo entrambi molto lontani da loro, o almeno, tu di sicuro.”
“Ah-ah. Anche tu sei simpatica stasera!”
“Non vorrei farti pisciare addosso dalle risate, quindi cerco di trattenermi.” Si giustifica Giselle.
“Fai bene. Sei proprio intelligente, Gisella.”
“Se continui a chiamarmi Gisella ti vengo a cercare e ti uccido.”
Harry ridacchia e si sistema le coperte adosso. “Brr, che paura.”
“Ethan, per gli amici deficiente, smettila per favore. Fai finta di avere davvero paura. Fallo per la mia autostima!” si lamenta l’altra.
“Ma come Gis, sei talmente bella che questo dovrebbe bastare a colmare ogni buco! Non puoi permetterti l’insicurezza, capisci? Non tu!” scherza Harry.
“La parola ‘buco’ era messa lì a sfondo sessuale o sei solo tu che stasera non trovi vocaboli diversi?”
“Come sei maliziosetta signorina! In realtà la parola buco è la prima cosa che mi è uscita dalla bocca.”
“Stupido. Tu dovresti avere un buco anche nel cervello, secondo me. E quindi ogni volta che parli con la gente l’intelligenza esce da lì e tu boom, spari un sacco di stronzate.”
“Ricordi benissimo però che tu hai un occhio solo, tre gambe, i denti cariati ed ingialliti e ti mancano tre dita delle mani.” si difende il riccio.
“Ah, colto in flagrante! Non sono tre, ma cinque.”
“Cinque cosa?” domanda Harry. E, semmai ve lo steste chiedendo, no, non è così stupido. Ma si diverte a farci credere che lo sia.
“Cinque dita. Le cinque dita delle mani tesoro, non agitarti, non vorrei che la poca intelligenza che ti è rimasta nel cervello poi se la desse a gambe levate!”
“Troppo tardi.”
“Immagino.” conclude Giselle, sbadigliando.
 
Harry si guarda intorno, l’orologio segna le sette e mezza e tra meno di trenta minuti dovrà essere pronto per una super mega fantastica serata con il management e gente bella per decidere cosa farsene della sua carriera. Si è fatto il culo per diventare qualcuno, e adesso degli altri vogliono avere l’ultima parola sulla sua vita. E che cazzo! pensa Harry, sbuffando.
 
“Ethan.”
Harry viene improvvisamente risvegliato dai suoi pensieri.
“Dimmi Gis.”
“No, volevo sapere se eri ancora vivo.”
“Ah. No, a volte mi perdo nei miei pensieri.” confessa, con una naturalezza e tranquillità che stupiscono addirittura il diretto interessato.
“Non dovresti. I pensieri sono un peso per il cuore.”
“Vivi e lascia vivere.” suggerisce il riccio.
“You only live once.” replica l’altra. YOLO, Harry, YOLO.
“Purtroppo.”
“Sai cosa? bisognerebbe avere due vite. Una in cui puoi vivere d’istinto e fare tutte le esperienze barra errori che vuoi, e poi un’altra per poter migliorare le prime ed evitare i secondi. Sarebbe troppo figo”
“Vhe signorina ‘i pensieri sono un peso per il cuore’, da dove spuntano tutte queste riflessioni così… riflessive?”
“Non so. Sei tu che mi fai pensare!” si giustifica Giselle.
“Lo prendo per un complimento o…?”
“Si, si, fingiamo sia un complimento.”
“Grazie.” risponde allora ironico Harry.
“Mostro delle caverne, io scappo.” se ne esce Giselle dopo un po’.
“Da me?”
“No.”
Harry si trattiene un ‘per fortuna’.
“Piuttosto, scappo dalla caverna, il lavoro mi attende.”
“Che sfiga.” dice Harry, dimenticandosi della cena. “Cazzo!”, strilla allora poco dopo, dopo aver letto 20:12 sullo schermo del telefono.
Sente Giselle ridacchiare e sorride.
“Ti chiamo domani.” la rassicura allora, correndo in bagno per farsi una doccia.
“No. Ethan i ‘ti chiamo domani’ sono qualcosa di poco rassicurante per una ragazza.”
“Allora… vediamo… domani chiamo Louis, avrò sicuramente bisogno di lui. Va meglio messa giù così?”
Giselle ride. “Va meglio. Puoi sempre migliorare però.”
“Ciao Gisella.” A presto.
“Ciao Mostro.”
 
Harry chiude velocemente la chiamata, entrando in doccia. E con il calore dell’acqua, lascia uscire anche ogni suo pensiero e preoccupazione, abbandonandosi alle note di una canzone del suo lettore musicale.
 
°°°
 
Dopo essersi preparato e precipitato fuori casa (ovviamente Louis Tomlinson aveva bellamente deciso di non avvertirlo che se ne sarebbe andato senza di lui), chiama il primo taxi che incontra. Vi si caccia dentro e disperatamente chiede a Louis dove si trovi il ristorante. Non ricevendo nessuna risposta da quello, passa a Zayn. Per sua immensa fortuna questo gli risponde. Standford Street 15.
 
Appena sceso dall’auto, Harold viene gentilmente accolto nel ristorante dal portinaio. Entrato, non può che notare l’eleganza del posto. L’abbigliamento delle clienti è impeccabile, così come le decorazioni color oro e panna in tutta la sala. E le candele oro al centro dei tavoli. Ed il calore. Ed un gruppo di ragazzi che iniziano a fargli la linguaccia. Harry alza un braccio e saluta Niall, il quale ride come un pazzo.
 
“Oh, Harry!” arriva Zayn da un lato che tira una pacca sulla spalla dell’amico.
“Dove ci hanno portati?” domanda il riccio.
“Non ne ho idea. Paul e gli altri son-“
“Sì, li ho visti.” Conclude Harry, mentre, insieme al moro, si perdono a vedere un Niall impazzito che fa strani gesti con le mani e la linguaccia verso la loro direzione. Paul arriva dietro al biondo e gli tira uno scappellotto, per poi intimare da lontano e silenziosamente ad entrambi i ragazzi di raggiungere il gruppo.
“Sarà una serata lunghissima…” dice Zayn sconsolato.
Harry annuisce, concordando in pieno, e lo segue al tavolo.
 
“Ecco il resto della band!” esclama un uomo, sulla cinquantina. “Sono Mitchell, il vostro produttore del nuovo video!” spiega, allungando le mani per stringerla a Zayn ed Harry. Questi, cortesemente, ricambiano.
“Passiamo direttamente al sodo prima della cena. Allora, lei è Jennifer Mars – presenta Mitchell indicando una signora mora al suo fianco – e ricontrollerà il tutta l’opera quando sarà finito il lavoro; loro sono Samuel, Leen, Levi, Charlene e Frida – elenca i ragazzi alla sua destra - e saranno il vostri ballerini; infine qui abbiamo Hali Reston, che sarà la vostra coreografa.”
Harry la fissa, senza mai distogliere lo sguardo. Ebbene, fa ancora fatica a crederci. E si da dello stupido per non averci pensato prima. Nel frattempo Hali alza gli occhi dal cellulare, che non aveva mai smesso di controllare dall’inizio della serata, e fissa uno ad uno i nuovi arrivati.
“Piacere Zayn.” si presenta il moro.

Harold stringe la mano a tutti, e quando arriva da Hali, questa lo fissa e sorride.
Ciao mostro delle caverne.” lo saluta cordiale la bionda.
Ed Harry non può fare a meno che sorridere, scoppiando poi in una fragorosa risata seguito dalla donna. Adesso si che ha presente chi lei sia.
  
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