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Autore: Il giardino dei misteri    24/09/2013    5 recensioni
Sara Orlandi frequenta il quinto liceo scientifico in un paese di tremila anime ed è sempre stata sola. Suo padre non ha mai voluto sapere niente di lei, abbandonando sua madre prima ancora che nascesse, e sua madre, beh, l'ha dovuta crescere da sola. Ma non è mai riuscita veramente a fare la madre. A quarant'anni pensava a truccarsi, uscire il sabato sera e andare alla ricerca dell'anima gemella. E Sara, se l'era spesso dovuta cavare da sola.
A scuola era anche peggio. Tutti la ignoravano e la trattavano male, prendendola di mira. La prima di Eleonora, la ragazza più odiosa e subdola dell'Istituto, che si prendeva gioco dei ragazzi come se fossero soldatini.
E poi, c'era Luca, tanto bello quanto stronzo. Il ragazzo per il quale Sara aveva preso una cotta colossale dai tempi delle medie. Luca ha sempre ignorato la presenza di Sara. Se ne ricordava solo per i compiti o per essere aiutato, fino a quando un giorno una strana passione li unisce ...
Spero che vi piaccia. Buona lettura ^.^
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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XXV.

 

Per tutta la sera le parole di Eleonora mi risuonarono nella mente, forti e decise. Non feci altro che pensare a ciò che mi aveva detto, mentre mi tormentavo su cosa fosse giusto fare. Ero decisamente ad un bivio e dalla mia scelta sarebbe dipeso il mio futuro. Non avevo più visto né sentito Luca, se non di sfuggita o per caso. Era straziante vederlo e per quanto mi sforzassi, era sempre nei miei pensieri. Tuttavia, non riuscivo a perdonarlo. Non riuscivo a superare quelle bugie. Non volevo soffrire ancora, perché ero stanca. Ma ero sicura che andarmene avrebbe migliorato le cose? O che avrei dimenticato Luca?

Questo non potevo saperlo, ma certamente, mi sarei fatta una nuova vita e forse avrei dimenticato quell’amore adolescenziale. Un amore che aveva ridotto il mio povero cuore a pezzi. La lontananza avrebbe lenito molte ferite.

Mentre pensavo queste cose, preparavo meccanicamente la valigia. Lo facevo così, senza pensarci, mentre riflettevo sul nostro rapporto complicato. Quando i pensieri si dissolsero e la valigia fu pronta, mi sedetti sul letto. Vedere la valigia piena zeppa di vestiti e l’armadio vuoto mi provocò un dolore al petto e un nodo alla gola.

La mattina dopo avrei lasciato per sempre il paese in cui ero nata, cresciuta, in cui ero vissuta, in cui avevo sofferto, avevo gioito, avevo conosciuto nuove persone. Avrei lasciato la mia terra, per un’altra, ignota e misteriosa. Avrei lasciato un pezzo di vita che mi apparteneva, anni meravigliosi trascorsi per le strade a non smettere mai di imparare.

Ed ora che il distacco era imminente, non ero più tanto sicura che fosse la cosa più giusta da fare. Era straziante e doloroso. Non lo avrei mai creduto, ma lo era. Le lacrime uscirono sole dagli occhi, senza che le potessi fermare e un senso di inquietudine e di solitudine m’avvolse.

Mi trovavo in uno di quei momenti della vita in cui non sai cosa fare e anche quando pensi di aver deciso, non sai mai fino in fondo se quella sia la scelta giusta. Io avevo sempre desiderato andarmene via, ma ora che lo dovevo fare veramente mi sentivo male. Era come se qualcosa si ribellasse dentro di me, forse una voce, che mi chiedeva di restare anche se io sapevo che dovevo andare via. Non volevo andarmene, ma dovevo farlo. Dovevo farlo per me, per costruirmi un futuro, per vivere meglio, per cambiare vita, per maturare, per fare nuove esperienze. Tante cose non vogliamo fare nella vita, ma siamo costretti a farle. Io mi sentivo così. Da un lato, volevo andare via per cambiare vita, ma dall’altro avrei preferito di gran lunga rimanere a casa, nella mia terra a svolgere i miei compiti quotidiani. Ero divisa da sentimenti opposti e contrastanti ed in un attimo rivissi tutta la mia vita fino a quel momento. Ricordai gli anni felici dell’infanzia, in cui niente e nessuno riusciva a rendermi triste, i difficili anni dell’adolescenza, il cattivo rapporto con mia madre prima e con mio padre dopo, gli anni del liceo, i compagni, la scuola, l’arrivo di mio padre, la sua malattia e la sua morte, gli esami di Maturità e l’amore per Luca.

I giorni si erano susseguiti uno dopo l’altro, così i mesi e così le stagioni, come un ciclo di vita che esisterà sempre. Gli anni erano volati in fretta e quegli ultimi mesi erano un dolce ricordo. Un’ondata di tristezza mi raggiunse, rievocando ricordi e dolci momenti. Mi coricai sul letto, con le lacrime che mi scendevano lungo il viso. Piansi finché il sonno non mi vinse e la quiete che esso porta non mi circondò.

Quando, la mattina dopo mi svegliai, il sole era alto nel cielo ed i raggi attraversavano la mia finestra e si riflettevano sul mio viso. Il sole, sorto da poco, si era alzato in cielo per darmi il suo saluto, nella speranza che un giorno sarei tornata a casa.

Mi sentii carica e decisa, pronta ad affrontare una nuova fase della mia vita. Mi vestii in fretta e in un batter d’occhio fui pronta. Presi la valigia e col cuore carico di speranze mi avviai fuori da casa . Prima di andarmene salutai mia nonna paterna. Mi sarebbe mancata, ma il suo ricordo sarebbe stato sempre con me. Mi fece le ultime raccomandazioni da persona anziana e saggia quale era e le promisi che sarei tornata il prima possibile, ma che non l’avrei dimenticata.

Poi, con mia madre, ci avviammo all’aeroporto. Prendemmo la macchina. Il viaggio non durò più di venti minuti, ma io e mia madre non ci scambiammo nemmeno mezza parola. Io cercavo di osservare il paesaggio per l’ultima volta, per ricordarmelo così com’era quando mi sarebbe mancato troppo e mia madre, evidentemente era troppo assonnata per aprire una conversazione decente.

Quando scesi dall’auto, mi incamminai fino all’aeroporto. A quel punto, mia madre mi abbracciò e le vidi scendere una lacrima. Fu un abbraccio vero e sincero e per la prima volta capii che non avrei potuto vivere senza di lei.

<< Abbi cura di te, piccolina mia. Chiama sempre, fatti sentire e pensaci ogni tanto. Sappi che qualsiasi cosa tu avrai bisogno, noi ci saremo. Se sei in difficoltà non esitare a rivolgerti a noi. Non avere paura di deluderci o di sbagliare. Noi ti accoglieremo sempre a braccia aperte, perché sei la nostra piccola. Buona fortuna, amore mio!>> disse commossa.

<< Grazie, mamma. Conterò sempre su di voi e vi penserò sempre. Scusa se spesso non sono stata una figlia modello, ma nessuno di noi è perfetto! Ti voglio bene!>> dissi commuovendomi anche io.

Lei mi sorrise.

<< Anche io ho sbagliato con te, ma ho cercato di fare quello che ho potuto. Tu sarai sempre la mia piccola Sara. Ti voglio troppo bene. Sei la cosa migliore che mi sia potuta capitare. Abbi cura di te e sii forte!>>

<< Grazie, mamma>> dissi stringendola forte.

Sarei voluta rimanere lì per sempre, ma d’un tratto sentii la chiamata del mio aereo. Dovevo andare. A malincuore, dovetti staccarmi da quel dolce abbraccio. Rivolsi un saluto veloce a mia madre, poi mi voltai.

Cinque minuti dopo, presi l’aereo che mi avrebbe portata a Roma.

 

 

***

 

Un anno dopo.

 

Era trascorso un anno da quando avevo lasciato la mia adorata casa ed il mio paese. Sentivo la  loro mancanza ogni giorno, ogni momento. Ma cercavo di andare avanti. Tutto sommato la mia vita romana procedeva grandiosamente e non potevo lamentarmi di nulla. Vivevo in una casa quasi in periferia, che dividevo con due ragazze simpatiche e dolci, che erano diventate in breve tempo mie amiche e confidenti. Frequentavo l’università con regolarità e nel pomeriggio o in quel poco di tempo libero, cercavo di fare qualche provino o frequentare qualche corso di teatro o di canto. Mi divertivo e mi liberavo da tutti i pensieri negativi. La mia vita trascorreva in modo normale ed io non mi fermavo mai.

I corsi che frequentavo erano appassionanti e coinvolgenti, per cui iniziai a frequentarli con più passione e dedizione. Eravamo un gruppo di ragazzi numerosi e desiderosi di fare, di scoprire, di imparare. Portavamo in scena spesso dei musical fantastici e divertenti, che ci mettevano di buon umore e che riscuotevano un modesto successo. Io avevo già preso parte a due musical in cui avevo avuto sempre ruoli di secondo piano, ma comunque importanti.

Quel pomeriggio il nostro “professore” di recitazione, ci fece mettere tutti a cerchio, l’uno di fronte all’altro. In breve tempo ci spiegò che entro la fine di maggio avremmo dovuto portare in scena un nuovo musical. Stavolta aveva scelto uno dei più appassionanti e romantici di sempre : Grease.

Io non stavo più nella pelle. Quello era il mio musical preferito. Inaspettatamente e con grande piacere, io ebbi il ruolo della protagonista : Sandy. Per me fu una gioia immensa e fantastica, tant’è che non vedevo l’ora di recitare. Però, mancava Danny, il protagonista maschile.

Successivamente, appresi che l’attore non faceva parte della compagnia, ma era stato scelto per quella parte per la sua somiglianza, per la bellezza e soprattutto per la sua bravura nella recitazione e nel canto.

Non mi fu svelato subito il nome di questo bravissimo e bellissimo attore, ma io ero contenta lo stesso. Recitare da protagonista, nel musical Grease , era il mio sogno.

L’indomani mattina, fui convocata per parlare con il regista assieme al protagonista maschile. Non stavo più nella pelle. Indossavo dei jeans strettissimi, una felpa viola e degli stivali. Arrivai prima di tutti, ma il protagonista maschile ancora non si vedeva arrivare. Chiesi un po’ in giro che tipo fosse e nessuno mi seppe dire un granché, a parte che fosse molto bello e che suonasse bene la chitarra. Non mi restò che attendere.

Quando “Danny” arrivò, si presentò insieme al regista. Non lo notai subito, ma quando la mia vista si focalizzò sul suo volto per poco non mi prese un accidenti! Lo guardai a lungo e lo scrutai da ogni angolo e posizione, convincendomi che evidentemente ero troppo agitata o eccitata, ma più lo guardavo più non avevo dubbi. Quando ci ritrovammo faccia a faccia, il mio cuore smise di battere. Mi sentii troppo debole. Poco dopo, infatti, sentii la terra sotto i miei piedi farsi molle e l’ultima cosa che vidi furono due occhi azzurri come il mare. Poi, il buio.  Quando ripresi conoscenza, vidi ancora quegli occhi azzurri che mi fissavano. Attorno c’erano altre persone, ma solo quegli occhi azzurri mi importavano. Solo a quelli badavo. Perché erano gli occhi che io avevo amato. Erano quelli che mi avevano fatto soffrire ed amare e perdermi dentro essi. Erano gli occhi di Luca. Quando realizzai che lui si trovava realmente di fronte a me, temetti che potessi svenire un’altra volta. Quando mi fui ripresa, io e Luca parlammo col regista di ciò che avremmo dovuto fare.

Io rimasi paralizzata per tutto il tempo, parlando a monosillabi e annuendo come un’ idiota. Quando lui ci congedò, io feci per andarmene, ma Luca mi trattenne.

<< Te ne vai di già?>> disse lui.

Io tremavo ancora. Non riuscivo a capacitarmi di come Luca potesse trovarsi a pochi centimetri di distanza da me. Non riuscivo proprio a crederci. Non sapevo se era tutto vero o fosse solo un sogno. Mi diedi qualche pizzicotto per sicurezza, ma non accadde nulla. Luca era sempre davanti ai miei occhi.

<< D- devo andare adesso!>> esclamai.

<< Non puoi proprio aspettare? Devo parlarti!>> disse lui più carino che mai.

<< E c- cosa dovresti dirmi?>>

<< Vieni con me, ti prego!>> disse prendendomi per la mano e trascinandomi via.

Io ero come un automa. Mi lascivo trascinare da lui, senza batter ciglio.

Mi portò fuori, all’aria aperta. Capii che il discorso era lungo ed impegnativo. Ma non riuscivo a fare nulla, ero come paralizzata.

<< Ecco, finalmente qua possiamo parlare!>> disse sorridendomi.

<< Non vedo di cosa>> dissi io.

<< Come di cosa?!? Di noi, Sara. Di noi.>>

Io feci un grosso respiro. L’argomento era lungo e difficile.

<< Perché sei qui?!?>> dissi io.

<< Quando mi sono diplomato, sono venuto quasi subito qui. Ho iniziato a fare provini e a frequentare questi corsi. Mi sono fatto notare soprattutto grazie alla mia voce. Ma se pensi che in tutto questo tempo ti abbia dimenticata ti sbagli di grosso. Sapevo che anche tu ti trovavi qui e speravo proprio di incontrarti. Non mi sono dato per vinto e ti ho pensato sempre!>> disse lui.

Io spalancai gli occhi.

<< Bene, buon per te!>> dissi io fredda.

Feci per andarmene, ma lui mi bloccò ancora.

<< Sara, aspetta …>>

Io mi voltai.

<< Voglio che tu sappia che io ti amo ancora e non ho smesso di farlo. Quella sera non è successo nulla, perché proprio quella sera io ed Eleonora ci siamo lasciati. Ci siamo abbracciati in segno di amicizia e di bontà. Le voglio molto bene, ma amo solo te. Non è successo niente!>> disse lui.

<< Devi dimostrarmi che ci tieni veramente a me!>> dissi io.

<< Cosa devo fare?>> disse lui deciso.

<< Non lo so, ma cerca di fare del tuo meglio se vuoi che io ti perdoni. Altrimenti la strada sarà dura e difficile!>> dissi io andandomene.

Poi, lo salutai. In cuor mio gli avrei voluto dire subito di si, buttargli le braccia la collo e baciarlo fino a morire, ma non potevo cedere così facilmente, per cui dovevo farlo soffrire, giusto un po’!

Ero felice di averlo rivisto e ogni giorno provare insieme a lui fu meraviglioso. Trascorremmo dei pomeriggi indimenticabili, che contribuirono a rafforzare la nostra amicizia. Fu un periodo magico e fantastico, in cui ricevetti soddisfazione in ogni campo.

Le prove durarono circa due mesetti e alla fine di maggio, ci preparammo a mandare in scena il nostro musical. Fu un vero successo, uno spettacolo bellissimo e la nostra gioia fu alle stelle.

 

Volete sapere come andò a finire?

 

Poco dopo che le riprese terminarono, io e Luca tornammo di nuovo insieme. Quei mesi erano stati fondamentali per entrambi, per poter capire quanto avevamo bisogno l’uno dell’altra. Lui mi dimostrò ogni giorno di più quanto mi amava, con piccoli, ma stupendi gesti. Ed io, non potei fare a meno di lui. Iniziammo insieme una carriera che ci portò in alto e ci diede numerose soddisfazioni. Dopo quello spettacolo, eravamo molto richiesti. Recitammo spesso insieme e vivemmo sempre uniti.

Proprio oggi, siamo di ritorno a casa, da mia madre. Ritorniamo nella città che ci ha visti crescere e maturare, che ha visto nascere il nostro amore. Un amore da favola, un amore infinito.

 

 

 

 * The end *

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

 

Salve!

E’ stato brutto mettere fine a questo romanzo. Ma come tutte le cose belle, anche questo, prima o poi, sarebbe dovuto finire. Sono dispiaciuta, ma Sara non aveva più nulla da dirci e sinceramente manco io. Ho passato dei mesi stupendi in compagnia di Luca & Sara, dei pomeriggi fantastici, un’estate indimenticabile. Ogni pomeriggio ero intenta a scrivere e a cercare di rendere divertente e sorprendente il mio romanzo. E’ stato molto bello! *---*

Ma purtroppo, adesso l’estate è finita ed è tempo di ritornare a studiare. Per questo non avrò più tutto quel tempo che avevo prima! :/

Certo, non abbandonerò mai del tutto efp, che ritengo quasi come la mia seconda famiglia! :D Ma mi limiterò solamente a recensire. Non pubblicherò molte storie se non qualche one-shot o drabble.

Purtroppo non avrei il tempo di portarle avanti. Ho già ripreso a studiare!!!!!!!!!!! :/  :’(

Voglio ringraziarvi tutti. Siete stati meravigliosi!

Ringrazio le 50 persone che hanno messo la mia storia tra le seguite, le 20 che l’hanno messa tra le preferite e le 9 tra le ricordate. Ringrazio tutti     quelli che hanno lasciato anche solo una recensione, facendomi arrivare a ben 101!!!!!! E ringrazio tutti quelli che, pur non avendo mai recensito, sono passati in silenzio a leggere!

Ringrazio tutti, ma proprio tutti. Siete stati meravigliosi. Grazie, grazie, grazie!

Adesso, è il momento di congedarmi. Spero di pubblicare al più presto una nuova ed entusiasmante storia, per rimanere ancora con voi.

 

Grazie a tutti! :’(

 

Il giardino dei misteri.

  
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