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Autore: xlovesharoldo    24/09/2013    2 recensioni
"Strage a Hogwarts" citava il titolo sulla Gazzetta del Profeta. "Durante la festa dei 16 anni della studentessa Alice Payne, un'esplosione momentaneamente senza cause riempie di fiamme l'intera aula di Divinazione della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. La festeggiata si ritrova l’unica sopravvissuta fra le macerie, consolata da suo fratello Liam Payne, prefetto della Casata dei Tassorosso dell'anno scolastico corrente, e dal suo migliore amico."
*****
Presto una fonte di luce si fece più vicina, sentirono rompersi un vetro e altre urla. Liam era di schiena a loro e davanti a lui c’era un ammasso di vetri colorati, appartenenti alla finestra poco distante da lui. Alice era ferita dai cocci alle gambe, che le avevano strappato anche la parte inferiore della camicia da notte e aveva gli occhi viola. [...]
« Tu non capisci, lui mi ha fregato, ci ha fregati tutti! »
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Alice camminava a testa bassa, sopraffatta dall’imbarazzo. Non era la prima volta che si dirigeva verso l’ufficio del preside, ma quella volta ad accompagnarla non c’erano solo Niall e Liam, ma anche gli altri. Una novità non tanto gradita visto il fatto che il preside Beawlight l’avesse convocata per parlare dell’accaduto. Non che fosse cosa nuova per Alice, riferire i suoi incubi e preoccupazioni a quell’uomo, ma l’immagine di lei felice, tra le braccia di Louis metteva a freno la sua tranquillità. Eppure si sentiva felice, si era aperta con Lou, gli aveva detto quello che provava, quello che voleva e lui aveva promesso che sarebbe stata sempre con lei. Proprio quello che ci voleva, protezione. Non ce la faceva più, tutto quel male che la circondava la faceva pensare ogni giorno di più alla sua morte e alle fantastiche persone che aveva accanto. Gli voleva bene, molto bene. Sentì una maggiore pressione e vide che un’altra mano stava stringendo la sua con delicatezza e leggera possessività. Sollevò lo sguardo, soffermandosi su quegli occhi azzurro cielo che ormai conosceva a memoria. Sorrise un po’ tirata e Louis si addolcì ancora di più. Passò l’altra mano sulla guancia arrossata. Alice sobbalzò, il suo cuore incominciò a correre e chiuse gli occhi, beandosi di quel tocco.
- Stai tranquilla. - le sussurrò. Lei annuì, poggiandosi sulla spalla del moro. Il castano staccò la sua mano da quella della ragazza e la passò dietro la sua schiena, facendola sospirare.
- Forza ragazzi, prima che faccia giorno. - disse sarcastica la vice-preside, facendo storcere il naso a Zayn. Danielle e Perrie risero, velocizzando il passo. Liam le seguì, tirandosi dietro anche Malik. Niall invece poggiò le mani sulle spalle di Louis e Alice, infilando la testa in mezzo. Il moro sbuffò, mentre Ali alzò gli occhi al cielo divertita.
- Avanti piccioncini, più veloci. - la piccola Payne sghignazzò, notando il biondo che lanciava un occhiataccia al povero Louis. Lo prese sotto braccio e trotterellando fece qualche passo più avanti.
- Non prendertela con Lou, non ha fatto niente! - lo rimbeccò. Niall corrugò la fronte.
- Guarda che io non me la sono presa! Intendevo dire che deve fare attenzione a quello che fa, perché altrimenti se la vedrà con me!! - urlò alzando il mento verso l’alto. Alice ridacchiò di nuovo e si girò indietro, notando Louis stranito e allo stesso tempo divertito dal comportamento dell’irlandese. Ad Ali si aprì ancora di più il sorriso: “frequentava” il ragazzo migliore della Terra e aveva un migliore amico che era molto protettivo nei suoi confronti, un fratello eccezionale e degli amici disponibili e simpatici. Lou la guardò senza fiato pensando a come fosse ancora più bella quando sorridesse. Le fece l’occhiolino e la ragazza non poté trovarlo ancora più bello, mordendosi il labbro.
- Signorino Horan, potrà fare i suoi commenti un’altra volta. - lo rimproverò la Smeatlock, facendolo sbuffare nuovamente. Borbottò qualcosa prima di aumentare anche lui il passo.

Poco dopo si trovarono tutti di fronte alla scrivania del professore: i “nuovi” di quell’ambiente si guardarono intorno estasiati. La stanza era grande e molto decorata, piena di libri, vetrinette, medaglie e quadri. La scrivania era ampia, in legno incavato e dietro di loro un arco grande e due più piccoli portavano al piccolo ingresso con la porta di legno vecchio che avevano varcato poco prima. Sopra era appeso un grosso candelabro e a destra e a sinistra due rampe di scale e alcune tende.
- Allora ragazzi, credo sappiate tutti perché vi ho convocato qui. - iniziò il preside, aspettando poi un cenno da tutti i presenti. - Signorina Edwards, cosa può dirmi sul risveglio di Alice? - chiese, accomodandosi sulla sua poltrona.
Perrie prese un bel respiro.
- Era agitata, molto agitata. - si voltò a guardarla. - Sembrava non riuscisse a parlare e a malapena respirare. Era molto spaventata. - Ali abbassò lo sguardo, si ricordava molto bene adesso.
- Ho fatto un sogno, un incubo terrificante: mi trovavo in un campo, ai confini della regione. Ero felice. Una voce mi parlava, la voce dell’Essere. Mi diceva che il mio cuore era suo e se non volevo darlo a lui, avrebbe preso quello di qualcun altro. Così sono apparsi i miei amici, davanti a me: Danielle, Zayn, Perrie, Jennifer e Harry. - si girarono tutti verso di lei.
- Harry? Harry Styles? - chiese Liam, la sorella semplicemente annuì.
- Non so nemmeno io perché, ma c’era anche lui, sorrideva, sincero, come tutti voi. Poi siete scomparsi improvvisamente ed è apparso Niall, poi Liam. Era come se mi volesse mostrare le sue vittime, la sua lista. Li avrebbe uccisi tutti se io non davo a lui il mio cuore. Poi anche loro sono scomparsi e …
Alice si fermò un secondo, organizzando le idee. Era un pensiero delicato e voleva esprimerlo al meglio. Il preside le fece cenno di andare avanti, con un espressione pensierosa in volto.
- E mi sono sentita stretta in un abbraccio da dietro. Mi sono sentita completa, senza pensieri e preoccupazioni. - si girò verso Louis, guardandolo negli occhi. Lui le fece un piccolo sorriso.
- Tomlinson? - chiese la vice-preside. Alice sussultò, annuì e abbassò di nuovo lo sguardo.
- L’Essere disse che gli avevo promesso il mio cuore e nel sogno ho iniziato ad arrabbiarmi, il campo si è incendiato e nuvole scure hanno coperto il cielo. L’ho insultato e lui mi ha rimproverato dicendo che non era così che dovevo chiamare mio … padre. - concluse, tracciando cerchi concentrici sul bordo della felpa. Liam sospirò, iniziando a raccontare la sua esperienza, da quando l’aveva trovata nei corridoi, per caso, condividendo tutti i dettagli. I ragazzi non potevano essere che sconcertati.
- Perché volevi morire? - chiese alla fine il preside. Alice arricciò il naso.
- Io volevo solo che i miei amici restassero in vita. Per fare questo avrei dovuto dare il mio cuore, perciò avevo deciso di provarci: donare la mia vita per quella degli altri.
- Non dovevi farlo. - grugnì Zayn. Ali si girò immediatamente verso di lui, frustrata.
- Che ne sai te? Cosa si prova a vivere quello che sto vivendo io, cosa ne sai? Quando le persone a cui vuoi bene rischiano di morire per causa tua? - gli urlò conrto.
- Non è colpa tua! - disse Perrie. Alice si mise una mano nei capelli, era più confusa che mai.
I professori la osservarono con serietà e tristezza, consapevoli di tutte le sfortune a lei legate. Li congedarono subito dopo, consigliando un buon riposo, cosa difficile per tutti quella notte.
Alice era un miscuglio di emozioni: era arrabbiata con l’Essere, con sua zia, demoralizzata per tutto, ma era anche felice di aver trovato uno come Louis, degli amici, ma sentiva che qualcosa non andava e che poteva però porre rimedio. Che cosa doveva fare?
Liam era sconvolto. Sua sorella aveva provato a suicidarsi, l’aveva vista con i suoi occhi, la sua voce tremante, il suo sangue, la disperazione. Se in quello momento aveva ceduto alla volontà dell’Essere, non poteva immaginare le cose peggio di così. Aveva paura, molta paura. Che cosa doveva fare?
Niall era altrettanto disperato. Era stato svegliato di colpo da una Perrie quasi in lacrime, che lo pregava di correre giù in giardino con lei. Insomma, sapere così che la tua migliore amica aveva tentato di uccidersi per la tua salvezza non era di certo un buon risveglio. Voleva tanto aiutarla, fare qualcosa ma … Cosa?
Perrie, Danielle e Zayn non sapevano come muoversi, vedevano la loro amica sgretolarsi giorno dopo giorno. Cercavano di starle vicino ma era sempre più difficile, troppe informazioni, avvenimenti personali e si sentivano di troppo. Danielle poi, ammetteva di avere paura di Alice stessa …
Louis era forse quello messo peggio, anche se non lo dava a vedere. Come poteva? Lui era un ragazzo, aveva una dignità e una reputazione, che ovviamente andava a puttane davanti a quegli occhi color nocciola. Il suo cuore fremeva e il cervello si spegneva, era gentile, dolce e fin troppo romantico. Steso sul suo letto storse il naso, continuando a fissare il soffitto a stella. Non sapeva che cosa fare … Oppure lo sapeva, ma non riusciva a capire come potesse aiutare Alice. Lui voleva starle vicino, farla innamorare di lui, inconsapevole che non c’era bisogno di tutto ciò. Era incredibile! Pochi mesi e quella ragazza gli aveva sconvolto la vita: era solo partito per una nuova avventura, si era detto “cambiamo scuola!” ignaro dei pericoli a cui stava andando incontro. Sospirò un’ultima volta, lasciando che le palpebre si chiudessero, per dar spazio a un mondo in cui tutti noi vorremmo poter vivere almeno un giorno: il mondo dei sogni.

*

Lasciare scorrere il tempo alcune volte ci ispira più che fermarci ad affrontarlo …
Era così che i ragazzi stavano continuando l’anno, vivendo la vita normale, lasciandosi tutto alle spalle. Non proprio tutto, ma provavano a voltare pagina. Alice non voleva fare male a nessuno e gli altri si adeguavano, andando avanti a fare gli adolescenti, come tutti. Passava il tempo, passava il ricordo, ma il dolore rimaneva. Era così che sentivano. Ci si chiede: come è possibile dimenticare?
Semplicemente è impossibile, ci sarà sempre qualcosa che ti riporta lì, dove non volevi più tornare.
 
- Merda. - imprecò Alice, salendo i gradini due a due. Era in ritardo per la lezione di Erbologia, ma sfortunatamente non bastava il ritardo, doveva anche dimenticarsi il libro nel suo baule … “Ovvio.”
Avrebbe potuto chiedere a Niall, tanto il biondino non era a lezione in quel momento, ma farlo scomodare per uno stupidissimo libro non le sembrava proprio giusto. Anche se era il suo mi …
Alice si dovette aggrappare di colpo al passamano poiché la scala stava cambiando direzione. "Giusto, alle scale piace cambiare." si disse.
- Merda! - imprecò poi.
Salì in fretta anche quei gradini, girando a destra per prendere un’altra scala.
- Merda! - di nuovo: la scala si mosse qualche attimo prima che Ali mise il piede sopra, allontanandosi da lei. Si guardò intorno, facendo ondeggiare i capelli, la divisa e i libri. Iniziavano a pesare anche quelli …
“Perché tutte a me?” si chiese, prendendo un corridoio che non ricordava. Strano per una che come lei, una che aveva vissuto a Hogwarts da quando aveva 11 anni. Lo percorse interessata, camminando a poco a poco più lentamente, senza nessuna fretta. Era curiosa di vedere dove portava.
La debole luce di un sole di dicembre penetrava dalle vetrate, illuminando di poco il pavimento di marmo perfettamente pulito. Di fronte alle finestre, sul muro alla sua destra alcune colonne si ergevano ogni tre o quattro metri, alte più o meno metà muro. Conosceva quell’ambiente, le ricordava vagamente … La scritta!
Da brava alunna aveva studiato la storia di Hogwarts e ricordava perfettamente tutte le vicende che aveva vissuto il Sopravvissuto qualche secolo fa nella stessa scuola. Il corridoio non era cambiato e ricordava molto bene la scena in cui Ginny Weasley scriveva col sangue che la Camera dei Segreti era stata aperta.
Sorrise alla sua dedizione corretta, stringendo i libri al petto.
Improvvisamente sentì un urlo soffocato, che la fece voltare immediatamente. Il cuore cominciò a battere più velocemente del normale e gli occhi presero un colorito violato.
Fece qualche passo, facendo attenzione a non fare rumore. Sentiva che qualcosa non andava e quel qualcosa non era lei.
L’urlo si ripeté, questa volta più sofferente e Alice senza pensarci due volte cominciò a correre, verso la fine del corridoio. Girò a sinistra appena sentì che le urla provenivano dal lì e si fermò quando non sentì più nulla. Il cuore le pulsava in gola e il fiato era corto. Il cervello provava a formulare qualsiasi ipotesi sulla causa di quelle grida ma non trovò nulla. Il castello era al sicuro.
Attese impazientemente ma il suono non si ripeté, così girandosi di 180° fece qualche passo, confusa e un po’ delusa. Forse se l’era solo immaginato, forse tutto quello non era reale ma un altro sogno.
Avrebbe chiesto qualcosa nella Sala Comune, magari qualcuno sapeva qualcosa …
Proprio mentre stava tornando sui suoi passi, udì un lamento. Questa volta più decisa che mai tornò indietro a passo veloce, quasi rabbioso. Il gemito si replicò più volte, portandola davanti a una porta di legno dipinta di nero. Dall’odore che poteva avvertire dal piccolo spiraglio lasciato, doveva essere un bagno, non molto frequentato visto la lontananza dalle aule e dalle scale. Stringendo con una mano i volumi al petto, spinse leggermente la porta, facendola scricchiolare. Faceva girare gli occhi su ogni singola pietra del pavimento, ma non trovava niente di anomalo. Aprì definitivamente la porta, che produsse un frastuono sordo sbattendo contro la parete.
Le scarpe facevano uno strano rumore a contatto con le mattonelle umide, che le fece venire i brividi. Il respiro era tornato normale ma gli occhi continuavano a essere viola poiché la ragazza aveva un peso allo stomaco, una brutta sensazione l’attanagliava fin da quando aveva udito il primo urlo. Adesso che ci pensava non sapeva nemmeno se era un ragazzo o una ragazza …
Arrivò ai lavandini, guardando a destra: le porte dei bagni erano tutte socchiuse, ma nessuna sembrava in uso e sembrava tutto tranquillo.
Sembrava.
Fece qualche passo per controllare una a una le cabine, ma il suono di una suola strisciata sul pavimento, la fece voltare di nuovo.
Quello che vide le mozzò il fiato, facendole cadere i libri per terra.
Si udì il tonfo rimbombato e poi ancora silenzio.
Alice represse un conato deglutendo forzatamente.
Alzò un piede, ma una voce roca la fermò.
- Non … Non muoverti.
Il cuore della ragazza batté così forte che temette che potesse sentirlo. Era così sconvolta che nemmeno riusciva a sentire le lacrime che scendevano sulle sue guance.
- Ti prego. Fatti aiutare. - le tremò la voce.
- Non voglio nessun aiuto da … te! - Provò ad alzarsi, ma ricadde sotto il suo stesso peso, facendo scattare Alice. Si buttò a terra al suo fianco e prendendogli una mano cominciò a singhiozzare.
- Perché lo stai facendo Harry?

Il sangue era sparso su tutto il pavimento, formando una grossa chiazza sotto il ragazzo. Il suo mantello buttato sul pavimento, il suo maglione tirato su fino ai gomiti e i pantaloni sporchi di rosso scarlatto. La bacchetta era lontana qualche metro da loro, lasciando qualche goccia cadere dalla punta ogni tanto. Alice era disgustata, non aveva mai visto tanto sangue in vita sua, si chiedeva come un uomo potesse averne in circolo così tanto.
Il riccio strattonò il braccio e si liberò dalla presa.
- È tutta colpa tua! - sputò. Ali si sentì morire: sapeva di poter far male alla gente, ma fisicamente, non credeva che fosse in grado di colpire mentalmente, costringendo una persona a tagliarsi. Come? Come poteva perdonarsi ora?
Singhiozzò ancora di più, lasciandosi andare a un pianto liberatorio. I suoi occhi persero colore, fino al grigio intenso. Sentiva il calore del corpo di Harry a pochi centimetri di distanza ma nessuno dei due aveva intenzione di spostarsi.
La mora sentì Harry digrignare i denti, segno che stava sopportando un dolore troppo grande. Nonostante le lacrime, si tolse il mantello e il maglione, slacciandosi la cravatta giallo-rossa. Tirò sul col naso e prese anche la bacchetta.
- Cosa stai facendo? - chiese rude Styles. Lei in risposta singhiozzò di nuovo e puntò la bacchetta sul braccio sinistro del ragazzo, ormai imbrattato di sangue. Il riccio non fece in tempo nemmeno ad aprire la bocca che il suo arto fu ricoperto da una luce blu, costringendolo a voltare la testa da un’altra parte.
Sentì un piccolo formicolio, poi nulla, anche se un lieve bruciore non fu portato via.
Non ebbe il coraggio di aprire gli occhi, sentendo una stoffa circondargli sempre lo steso punto, più volte. Trattenne il fiato quando questa stoffa sembrò stringergli l’avambraccio. Socchiudendo le palpebre poté notare la cravatta della Grifondoro legata ingegnosamente al braccio e il sangue che prima era sparso per il pavimento, completamente scomparso.
Si sentiva già meglio, come se li avessero dato un po’ zucchero dopo uno svenimento.
Osservò la ragazza piangere e singhiozzare ogni tanto mentre sistemava il suo mantello e poggiandoci sopra la bacchetta. Presa da uno scatto di rabbia buttò a terra con forza il maglione grigio, facendo spaventare Harry che ancora fissava la sua roba ben piegata e messa da parte. Alice si avvicinò al muro gattonando, poggiandoci poi la schiena, imitando in un certo senso la posizione del Serpeverde.
- Perché? - chiese in un sussurro. Harry sospirò, forse poteva provare a comportarsi bene ora …
- Quando mi hai sfidato nel Torneo della Magia, ho perso. Quando mi hai urlato contro nella Sala Grande, sono stato sconfitto di nuovo. - si girò verso di lei. - Sono stato costretto a due giorni di infermeria sai?
Ali abbassò lo sguardo, facendo cadere ancora lacrime silenziose. Una mano si poggiò sul suo ginocchio.
- Cosa ti è preso? I tuoi occhi erano rosso … - deglutì. - sangue.
La piccola Payne sospirò, doveva davvero raccontargli tutto? Non aveva voglia di coinvolgere altre persone nella sua vita fin troppo scombussolata.
Provò ad aprire la bocca, ma non le uscì alcun suono.
- Ho perso tutta la mia dignità, quelli che consideravo amici adesso ridono alle mie spalle, prendendomi in giro per come sono stato battuto da una ragazza. - continuò. Ali sospirò di nuovo e il riccio provò a cambiare argomento, nemmeno lui aveva voglia di parlarne. - Come va tra te e Louis? - chiese con un piccolo sorriso. Quel gesto fece scoppiare Alice che iniziò di nuovo a singhiozzare. Harry sembrava un po’ sconvolto, pensava di aver toccato il tasto giusto per fare conversazione, visto che non avevano nulla da fare, ma sembrava che non ne azzeccasse una. Era stato uno stupido a farsi scoprire così …
- Mi ha salvato la vita … - udì i suoi sussurri fra le lacrime. Intuì che la situazione era ancora più grave di quanto pensava. - Sono innamorata di lui.
Il Serpeverde si trovò nuovamente senza parole. Amore? Non aveva mai provato nulla del genere, ma ci credeva, ci credeva davvero. Corrugò la fronte dinnanzi all’improvvisa risata della ragazza.
- Come sono stupida. - si stava davvero commiserando da sola?
- Non sei stupida. - cercò di rimediare Harry. Ali si girò, ma lui si voltò subito. - Sei molto intelligente e capace, non sei stupida.
Un sorriso amaro si fece spazio fra il viso della piccola Payne.
- Se fosse tutto così facile Harry, la mia vita sarebbe perfetta.
- La perfezione non esiste. - controbatté Styles.
- La perfezione esiste, ma è noiosa, è differente. - lo corresse. - La mia vita è un casino, Harry. Posso capire che tu abbia perso la tua potenza e posizione tra i Serpeverde, ma ci sono altre cose a cui devi prestare attenzione. Cose molto più importanti. - alzò lo sguardo, trovando finalmente quello smeraldo del riccio. Il suo verde era impassibile, non riusciva a vedere nessuna emozione dentro di essi. - Non ti abbattere e troverai la tua strada.
Harry alzò un sopracciglio. Le stava dando consigli? A lui? A Harry Styles?
- Qual è il tuo scopo, Alice? - provò a domandare. I loro respiri erano l’unico suono presente in quel bagno e il silenzio a entrambi faceva molto paura.
- Penso che io debba proteggere i miei amici e assicurarmi che tutto nelle loro vite vada bene, prima di morire. - intrecciò le dita delle mani fra di loro, fissandole intensamente.
Il riccio la guardò scettico.
- Morire? Devi morire? - non ci stava capendo molto e Ali lo poteva intuire.
- Non lo vuoi sapere davvero, Harry. - gli disse. Il Serpeverde perse la pazienza, era lui che faceva le domande, non gli altri. Gli altri si limitavano a rispondere, senza mai ostacolarsi ai suoi voleri.
- Smettila di prendermi in giro! Solo perché mi hai visto mentre mi tagliavo non ti da il permesso di prenderti gioco di me! - le urlò contro. Gli occhi di Alice si illuminarono e scattò in piedi. Lasciò cadere un’altra lacrima prima di parlare.
- Stai scherzando spero! Non mi sto burlando di te! Ti sto solo facendo vedere le cose come stanno! Io non voglio la tua pietà Harry, né la tua né quella di tutti gli altri! - Il ragazzo arricciò il naso, spostando bruscamente il dito che Alice gli stava puntando. - Sai cosa è successo? Lo vuoi sapere? Bene, allora te lo dico! - urlò, iniziando a camminare avanti e indietro in quel piccolo spazio. - Al mio sedicesimo compleanno un Essere Oscuro si è impossessato di me e da allora vacillo tra il Bene e il Male. - Harry spalancò leggermente gli occhi, pensava che ormai non esistesse più una posizione a metà fra il Bene e il Male. - I miei occhi erano rossi perché ero furiosa, non controllavo più le mie azioni. - la ragazza si avvicinò a lui, puntando nei suoi occhi verdi, i suoi incolore. - Sai cosa significa vivere con la paura di poter far del male alle persone a cui vuoi bene? Eh, lo sai? - gridò ancora.
Velocemente si allontanò di un passo, iniziando a slacciare la camicia bianca. Harold stava per chiederle cosa stava facendo, ma il suo respiro si bloccò quando le sue dite slacciarono l’ultimo bottone.
- Ho vissuto due anni di inferno Harry, senza amici, solo mio fratello e Niall mi credevano, per gli altri ero e sono la ‘ragazza che uccide’! Questo è il risultato. - concluse indicandosi il ventre.
Per il Serpeverde era la prima volta che quando una ragazza si toglieva la camicia le fissava la pancia e non qualcos’altro. Ma la sua attenzione era tutta attirata su quei segni ben visibili sulla sua pelle chiara, ormai cicatrizzati. Anche lei era stata un’autolesionista.
- Guardami Harry. - lo richiamò, avvicinandosi e alzandogli la testa con entrambe le mani. - Non finire come me … - Il ragazzo vide i suoi occhi appannarsi, prima che due sottili braccia gli stringessero l’addome. - Ti prego.
Sentiva le sue lacrime scorrere sulla divisa, sentiva il dolore che provava, il suo cuore che batteva, la fredda pelle nuda e i singhiozzi che scuotevano il suo fragile corpo.
Fragile.
Ecco come la vedeva Styles. Non provava pietà, provava tristezza, tristezza per tutta quella sofferenza racchiusa in quell’unico minuscolo corpo indifeso.
Passò le braccia attorno alle sue spalle, stringendola ancora di più in quell’abbraccio soffocante. La lasciò sfogare, promettendole che lui ci sarebbe stato. Le promise anche che avrebbe smesso di farsi del male. Buffo, Styles che voleva aiutare una ragazza. Eppure lui si sentiva in debito con lei, in colpa. Era stato davvero cattivo a dire a Eleanor di stare con Louis. Doveva farsi perdonare, anche se per Alice non ce n’era bisogno. Lei aveva già lasciato perdere questo, concentrandosi solo sul presente.

Harry Edward Styles, Serpeverde famoso per la sua arroganza e prepotenza, si era appena fatto un’amica.













 

Yep babe, I'm back :))
Spero che questo capitolo riesca a farmi perdonare almeno un po'.
Cosa ne pensate dell'entrata in scena di Harry? Io la trovo molto ad effetto lol
Vorrei ringraziare tutti quelli che mi hanno spinto a ricominciare a scrivere, soprattutto tu One_Dreamer.
Grazie ragazze/i (?) siete delle persone fantastiche
<3
Per qualsiasi domanda, scrivetemi pure su Twitter oppure su Ask

TWITTER || ASK

A presto ;)
Forever your
Stepy
   
 
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