Anime & Manga > Soul Eater
Segui la storia  |       
Autore: firephoenix    24/09/2013    8 recensioni
Arieccomi gente! Visto l'inaspettato successo di Maka Red Riding Hood ho deciso di cimentarmi in un'altra long simile dove Maka e gli altri personaggi di Soul Eater si ritroveranno catapultati niente meno che nel paese delle meraviglie! Già, già! Spero che vi piaccia! ;)
"Che diavolo sto facendo? Sono impazzita? Stressata mi passai le mani tra i capelli e sugli occhi e calpestai qualcosa di piccolo e tondo. Alzai il piede trovandomi davanti una piccola boccetta di vetro blu. La presi. “BEVIMI” c'era scritto sopra. Mi lasciai sfuggire una risata sarcastica mentre la soppesavo con la mano.
«Fanculo!» esclamai e la svuotai in un sorso."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Maka Albarn, Soul Eater Evans, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Spaventata, spostai rapidamente lo sguardo dalla faccia pallida di Liz, al punto in cui era diretto il suo sguardo impaurito e le gambe mi tremarono.
Davanti a noi c'era un enorme figura che avrebbe potuto essere scambiata tranquillamente per un lupo se non fosse stato per la pelle a grosse righe bianche e nere, per la sua posizione semi eretta e per la palla da carcerato che stava legata al suo piede destro tramite una catena.
«Salve gente!» e parlava pure! Boccheggiai.
«L'uomo con l'occhio del demone! Non può essere!» sputò Shinigami stranamente serio «Dovresti essere in prigione»
«Sbagliato! Sono qua per uccidervi, ah si! Adesso mi chiamo Free» ghignò.
«Scappate!» urlò allora la maschera frapponendosi come barriera tra noi e il lupo mannaro.
Stavo per lamentarmi e chiedere perchè lui non venisse con noi quando Liz mi afferrò il polso e mi trascinò con se in una corsa sfrenata insieme a sua sorella.
«Shinigami è stato vincolato a quel luogo! Non può venire con noi! Tranquilla se la caverà, è pur sempre un dio della morte!» mi rivolse un sorriso tirato e io mi limitai a seguirla, affiancata da Patty.
Passarono pochi minuti dopodiché, dietro di noi, iniziarono a risuonare i passi del lupo, seguiti da un'imprecazione della sorella maggiore.
«Maledizione!» urlai io in preda allo sconforto più totale.
«Un grosso topo volante!!» urlò invece Patty guardando in cielo.
«COSAAA???» gridammo in contemporanea io e Liz prima che una creatura coi capelli rosati e dai lineamenti somiglianti vagamente ad un topolino precipitasse su di noi e in un lampo prelevasse agilmente le due sorelle lasciandomi sola.
«Liz! Patty!» urlai al cielo mentre la creatura si allontanava rapidamente portandole con se. Cercai di sopprimere una lacrima di frustrazione e, facendomi forza, continuai a correre sul sentiero fino a che non inciampai in qualcosa di aggrovigliato e caddi di faccia in un morbido telo blu: il mio ex vestito da damigella. Trasalii riconoscendolo: evidentemente ero tornata al punto di partenza.
Sentendo un ringhio dietro di me mi girai sui gomiti, a terra, per trovarmi davanti a Free.
«Pensavi che il tuo amico mi avesse fatto fuori, eh? Ma non può! Perchè sono immortale ahahahah!» ghignò nel suo muso da lupo indicandosi con l'unghia appuntita la scritta “NO FUTURE” sullo strano occhio. Indietreggiai in mezzo alle balze dell'abito fino a che le mie dita non toccarono qualcosa.
«E adesso muori!» il lupo mi saltò addosso e io fulminea lo colpii con lo spillo che stringevo tra le dita, infilzandoglielo nell'occhio destro. Lui si contorse urlando di dolore e si lanciò all'indietro lasciandomi in mano lo spillo ancora infilato nello strano bulbo oculare con il disegno rosso al posto dell'iride. Cercando di non vomitare dal disgusto, strappai una balza dal vestito blu conservandovi l'occhio del lupo e scappai a gambe levate ringraziando mentalmente mio padre per aver scelto una sarta sbadata.


Caddi stremata ai piedi di un albero di un inusuale colore violetto, tirando finalmente il fiato.
Avevo corso per non so quanto tempo a piedi nudi e con un bulbo oculare avvolto nella stoffa come fosse la merenda di un picnic e, appena avvistata una foresta, che mi era sembrata particolarmente rassicurante visti i vivaci colori della vegetazione, e aver superato il confine con il prato di parecchi metri mi ero fermata, stravolta, nella speranza di aver seminato quel maledetto lupo.
Chiusi gli occhi e appoggiai la testa al tronco dell'albero. I capelli sporchi e sudati mi stavano appiccicati alla pelle in modo fastidioso e avevo paura di guardare i miei piedi immaginando già la pietosa condizione in cui probabilmente si trovavano. Sbuffai ancora col fiatone. Quindi rimaneva un solo problema:
«E adesso come ci torno a casa?» esalai nel più profondo sconforto.
«Potresti chiedere informazioni a qualcuno» gelai mentre il mio cuore perdeva un battito. La voce maschile era arrivata da sopra la mia testa. Alzai lentamente lo sguardo, ma sui rami alti della pianta viola non stava nessuno. Mi alzai in piedi con la gola secca e i nervi a fior di pelle.
«Bu!» un paio di occhi felini rosso fuoco e un ghignò smagliante apparvero fluttuando davanti a me.
«Porca puttana, lo Stregatto!» urlai io con i capelli ritti in testa.
Il ghignò venne sostituito da una smorfia.
«Stregatto a chi, tappetta?» mi chiese poi aspramente rendendo visibile anche il resto del corpo felino ricoperto di candido pelo e una grossa e morbida coda.
Cercai di ricompormi.
«Mi pare che tu sia un gatto, no?» feci sarcastica.
«Io non sono un gatto bambina, sono quello che mi pare e questa forma è una delle più comode, per questo sono un felino adesso» rispose lui facendo un giro su se stesso a mezz'aria.
«Bè notizia dell'ultima ora: non me ne frega un'accidente! Voglio sapere come andarmene da questo posto»
«Cammina in quella direzione e sarai fuori dal bosco in meno...»
«No! Non voglio uscire dal bosco! Voglio uscire dal Paese e tornarmene a casa!» lo interruppi.
Lui si irrigidì di colpo e, un istante dopo, a pochi centimetri da me se ne stava un ragazzo albino più o meno della mia età che mi fissava dall'alto con uno sguardo indecifrabile. Arrossii per la inaspettata vicinanza.
«Vieni dal mondo di sopra?» mi chiese poi brusco senza smettere di scrutarmi con i suoi occhi cremisi come se volesse guardarmi l'anima.
«Si» risposi con più voce di quella che pensassi di avere. Allora lui mi afferrò il mento alzandolo leggermente e ruotandomi il viso prima a destra e poi a sinistra con inaspettata delicatezza.
«No... non sei Alice» decretò infine per poi lasciarmi il mento.
Non rimasi particolarmente colpita dalla sua osservazione, stavo cominciando a farci l'abitudine.
«Lei aveva gli occhi azzurri... e sarebbe più giovane, anche se la tua conformazione fisica non è molto diversa da quella di una bambina» ghignò passando i suoi occhi su di me dall'alto verso il basso e viceversa. Mi sentii nuda nella mia leggera sottoveste e tirai un cazzotto al ragazzo in difesa del mio pudore.
«Vedi di tenere gli occhi a posto, pervertito!»
«Ma sei fuori di testa?» mi chiese lui alzandosi da terra e massaggiandosi la mascella.
«Dimmi come devo fare per tornare a casa» sbottai con le braccia strette al petto.
«Le informazioni hanno un prezzo. Cosa mi dai in cambio?» fece poi lui con aria maliziosa riassumendo la forma felina e fluttuandomi attorno alla testa scompigliandomi i capelli.
«Un altro cazzotto?» ringhiai verso il ragazzo/gatto.
«No, no non ci siamo proprio» mi sussurrò con voce roca nell'orecchio. Io cercai di colpirlo ancora, ma il mio pugno scalfì il nulla; davanti a me ricomparvero occhi e bocca da gatto «Finché non me lo chiederai bene non ti potrò essere d'aiuto» fece e allargò il ghigno cominciando a fluttuare in mezzo agli alberi.
«Dove vai idiota?» gli urlai dietro seguendolo «Tanto non ti chiederò per favore!»
«Nessuno te lo ha richiesto»
«Ma...» mi arresi sbuffando e continuando a stargli dietro passandomi le mani sulle braccia infreddolite dalle ombre della foresta.
Passammo qualche minuto in silenzio nei quali sperai con tutta me stessa che, seguire quello strano personaggio, mi avrebbe portato ad avere un tetto sopra la testa per quella notte (senza dover sopprimere il mio orgoglio)... Questo almeno prima che un coltellino mi passasse sibilando a mezzo centimetro dall'orecchio e si schiantasse sul tronco giallo ocra dell'albero dietro di me.
Mi sfuggì un urletto.
«Sei in ritardo, Soul» ci misi qualche secondo a rendermi conto che chiunque da in mezzo al bosco avesse lanciato il coltellino si stesse riferendo al gatto fluttuante davanti a me, che riprese in quel momento forma umana. Seguendolo, sgusciai in un giardino nel quale era collocato un lungo tavolo vecchio stile, apparecchiato di una quantità indecifrabile di tazze da the di vario genere, teiere in porcellana, torte e pasticcini per tutti i gusti. A capo tavola, l'uomo che aveva parlato; impossibile non notarne la grossa vite incastrata nella sua testa e le cuciture sul suo viso. Alzò gli occhi sul ragazzo albino e i suoi occhiali emanarono un riflesso poco rassicurante.
Per evitare di incrociare il suo folle sguardo abbassai il mio, accorgendomi che stava sezionando la fetta di torta che aveva davanti con un bisturi. Sarà per quello che si è liberato del coltellino? Mi chiesi stupidamente.
Oltre all'uomo con la vite, intorno al tavolo c'erano un coniglio con l'aria assente e un uomo ricoperto di bende che lasciavano liberi solo tre occhi e parte di scompigliati capelli neri; beveva il the accostandosi la tazza alle bende davanti alla bocca e lasciando che la bevanda gliele inzuppasse. Non sapevo se effettivamente si potesse definire davvero “bere”... ma d'altronde lì sembravano essere tutti... matti. Guardai sgomentata nuovamente l'uomo coi capelli grigi.
«Il cappellaio matto» realizzai in un sussurro.
«Non è un cappellaio è un chirurgo» la voce di Soul nel mio orecchio mi fece trasalire, non mi ero accorta che si fosse avvicinato e arrossii.
«Io non sono un cappellaio» calcò poi l'uomo tutto concentrato a incidere la fragola sopra la sua torta «I cappellai sono matti, è risaputo...» poggiò un indice sulla sua testa e vi picchiettò due volte «...io sono solo svitato»
Doveva essere una battuta? Dall'espressione seria e risoluta dell'uomo non si sarebbe detto, il coniglio sull'altro lato del tavolo invece si ridestò improvvisamente iniziando a ridere senza freno. Il tipo coi tre occhi beveva impassibile il suo the.
Non avevo ancora capito se “l'allegra combriccola” avesse notato la mia presenza.
«Ashura, passami la forchettina» fece poi ancora lo “svitato”. L'uomo bendato, che evidentemente rispondeva a quel nome, posò con compostezza la tazza di porcellana sul tavolo dopodiché, con un movimento fulmineo quasi impercettibile afferrò una forchetta e la lanciò verso l'uomo. Non feci in tempo ad urlare che quest'ultimo aveva già afferrato prontamente la posata fermandola ad un centimetro dal suo occhio. Rimasi senza fiato.
«Tranquilla» fece Soul rivolto a me «Non sono sempre così» ghignò afferrando una fragola al di sopra di una torta a due piani e mangiandola in un solo boccone. Sarà stato per il ghigno o per il silenzio caduto... ma non mi sentii per niente rassicurata.
Fu in quel momento che il chirurgo alzò lo sguardo posandolo finalmente su di me. Pregai che non mi lanciasse nulla di affilato, ma lui si limitò a staccarsi dal bordo del lungo tavolo e a lanciarsi verso di me con... una sedia con le rotelline. Indietreggiai guardando il terreno sassoso. Che diavolo sta... a neanche due metri da me, come previsto, l'uomo si ribaltò finendo a gambe all'aria e, compostamente, si sistemò gli occhiali sul naso.
«Alice!» esclamò. Giuro che stavo per piangere dalla frustrazione.
«Lei non è Alice, Stein... anche se viene dal mondo di sopra» Soul parlò con risolutezza da una delle sedie sulla quale si era accomodato.
«So parlare da sola, sai?» sbottai frustrata verso il ragazzo. Lui alzò le mani come in segno di resa.
«Cercavo di essere gentile» proferì poi. Che tipo stano...
Mi schiarii la voce rivolgendomi all'uomo ancora ribaltato ai miei piedi:
«Mi chiamo Maka Albarn e sono finita qui per sbaglio perchè...»
«Nessuno finisce qua per sbaglio» mi interruppe lui schietto rialzandosi e sedendosi a cavalcioni sulla sedia dalla parte dello schienale. Feci per spiegarmi meglio, ma fui preceduta: «L'ultima persona che è finita qua per sbaglio non è stata una gran fortuna per noi, considerato che adesso ci troviamo invasi da persone come te che...»
«Ehi!» lo interruppi seccata «Io non ho invaso un bel niente! Se non fosse stato per quel maledetto Excalibur e quell'altro cretino dai capelli azzurri, io sarei...»
«Capelli azzurri? Aveva una stella sulla spalla?» mi interruppe Soul. Evidentemente quel giorno era destino che nessuno riuscisse a concludere le proprie frasi.
«Credo di si... ma non è questo l'importante!»
«Invece lo è» si intromise Stein «Che cosa può volere la Regina Bianca da una come te?»
«Bella domanda» calcò sottovoce l'albino con un tono vagamente sarcastico.
«Ehi, guarda che ti ho sentito, idiota!» poi mi rivolsi al chirurgo «Ok, non ho la minima idea di chi sia il cretino col tatuaggio né tanto meno di chi sia la Regina Bianca, ma sono finita qua per sbaglio perchè il Brucal... volevo dire, Shinigami era d'accordo con lei di andare a prelevare Alice dal mondo di sopra, ma hanno preso me. Purtroppo!» aggiunsi in fine tirando il fiato. Mi sembrava di aver corso una maratona.
«Che casino!» esclamò improvvisamente il coniglio sbattendo la tazza da te sul tavolo e mettendosi a ridere sguaiatamente.
«Bè... in questo caso, se è come dici...» fece Stein «...ti offro il the!»


«Cin, cin!» e le tazze del coniglio e di Ashura si spaccarono con un gran fracasso, spandendo il loro contenuto ovunque.
«Questo brindisi» iniziò Stein con un tono poco sobrio (che si fosse ubriacato di the?) «è per “l'Alice sbagliata”!» e si trangugiò la calda bevanda in un sorso emettendo un sonoro sospiro compiaciuto. Soul, seduto difronte a me, alzò la tua tazza con i bordini rossi per brindare con me. Sorrisi debolmente pensando che tutto sommato fosse un ragazzo per bene, ma non feci in tempo a dire “cin” che lui urtò la mia porcellana verde con la sua, sbeccandola, e rovesciandomi il the bollente sulla fetta di torta. Ghignò.
«Tu...» ringhiai verso l'albino dopodiché, fulminea, gli strappai la tazza di mano e gli gettai il suo the in faccia.
«Come hai osato, maledetta...» prima di poter finire la frase, Ashura gli rovesciò a sua volta la propria tazza in testa. Scoppiai a ridere e un ondata di the speziato mi colpì in faccia. Soul aveva rubato la tazza a Stein e me la aveva svuotata in faccia. Il coniglio affianco a me, che aveva seguito in silenzio la scena, all'improvviso prese deciso la teiera piena e la calzò in testa a mo di capello, creando una specie di cascata marroncina sulla sua faccia. Stein e Ashura iniziarono a tirarsi direttamente le tazze vuote dando prova di agilità tutte le volte che uno dei due ne fermava una ad un centimetro dalla testa. Non so come, in poco tempo mi trovai quasi in ginocchio sulla tavola mentre Soul, già in piedi su di essa, prendeva palettate di torta da tirarmi in testa. Rovesciai parecchie tazze e una zuccheriera, ma una volta salita sul tavolo, dopo aver evitato per un pelo una forchetta lanciata da Ashura, riuscii nell'intendo di rovesciare addosso all'albino un litro di latte freddo.
Inutile dire che in vita mia non avessi mai fatto una cosa del genere. Ma chi se ne fregava? Ero pur sempre nel paese delle meraviglie, no? O meglio sognavo di esserci... perchè stavo sognando, giusto?
L'esitazione mi fu fatale, Soul si lanciò contro di me con le mani sporche di panna e me le spiaccicò in faccia con fin troppo slancio. Feci appena in tempo a vedere il coniglio che, con la teiera sugli occhi, andava in giro alla cieca evitando per chissà quale miracolo divino tutte le porcellane che si tiravano dietro gli altri due, e poi caddi giù dal tavolo trascinando il ragazzo con me.
Soul ghignò sdraiato sopra di me e io misi il broncio fingendo che il rossore sulle mie guance fosse di rabbia.
«Per tutti i re! Che cos'è questo casino??» Una voce isterica giunse dall'altra parte del tavolo. Vidi Soul reprimere il suo ghigno con preoccupante velocità.
«Chi...» feci per chiedere, ma lui mi coprì la bocca con una mano dalle dita lunghe e affusolate e mi intimò silenziosamente di non parlare. Finché eravamo dietro quella parte del tavolo chiunque avesse parlato non ci avrebbe visto. Già... Ma chi?
Mi sporsi lentamente per vedere sotto il tavolo da dietro a Soul: otto cavalli, dei quali riuscivo solo a vedere le zampe e gli stendardi rossi ai fianchi, erano fermi di fronte a noi.
«Sei qui per un brindisi?» la voce di Stein giunse allegra da sopra il tavolo.
«No» fece l'altra voce, piuttosto seccata. Sembrava giovane, quasi quella di un ragazzo della mia età «Sono qui per portarvi da Lei»

 

 



Salve salvinooooo

Ok... ho pauraaaa!!! :O Ma sono fiduciosa dai (che mi torturiate senza uccidermi : S)
Bè eccovi a voi svelati altri personaggi!! Che dire? Mi sono divertita un sacco a scrivere soprattutto il pezzo del “circolo dei malati di mente”! Li adoro tutti! An si! Ho messo un coniglio insieme a Stein e Ashura in onore al film “Alice in Wonderland” dal quale traggo ispirazione perchè è uno dei miei personaggi preferiti! :) Non me la sentivo di cambiarlo... Spero non vi dispiaccia :/
Fatemi sapere! Soprattutto per quanto riguarda Soul ovviamente... è stato un po' azzardato metterlo come Stregatto, ma per me ci sta! Cioè, anche solo il fatto che lui normalmente possa cambiare forma in arma, in quanto buki, per me crea già un nesso... però ditemi voi :)

XOXO
firephoenix che si lancia forchettine con Ashura :)

Image and video hosting by TinyPic Image and video hosting by TinyPic
  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Soul Eater / Vai alla pagina dell'autore: firephoenix