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Autore: bic    24/09/2013    1 recensioni
Altair ha una natura coraggiosa, fiduciosa, ostinata e ambiziosa, è una ragazzina, ma non si rassegna al destino di moglie e madre riservato alle donne, vuole fare ed essere qualcosa di più.
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Luke porca miseria, cosa aspettavi a parlarmene? – L’avevo raggiunto nelle scuderie e l’avevo preso per la spalla ribaltandolo contro il muro.
- Non sono affari tuoi! – Mi aveva strattonato e aveva raccolto il tridente.
- Davvero? Mio fratello e il mio promesso sposo sono innamorati e non sono affari miei?
- Ti ricordo che non siamo fratelli. E tieni bassa quella voce scema!
- Da quanto tempo va avanti e fin dove siete arrivati?
- Cosa? Scordati che ti dica cose così personali. – Aveva le guance color porpora e le orecchie incandescenti.
- Ok, vado a chiederlo a Gianfar. – Dissi voltandogli le spalle e facendo per andarmene.
- Uffa, è cominciato tutto la scorsa estate, tu eri a lezione di cucito e noi stavamo chiacchierando sdraiati sotto il salice, c’è stato un attimo di silenzio, mi sono girato verso di lui e vedendolo così tranquillo e rilassato con gli occhi chiusi non ho resistito e l’ho baciato.
- Tu hai baciato lui?
- Ora la tua stupida curiosità è soddisfatta? - Le nocche che stringevano il tridente erano bianche: stava trattenendo la rabbia e non era buon segno.
- Senti, stasera andiamo a vedere le stelle cadenti, così vi metto a parte del piano, d’accordo?
Luke annuì.
La cena fu lunga ma io quasi non toccai il cibo, ero troppo presa dai miei pensieri.
- Almeno fai finta di mangiare, stai destando sospetti. -  Gianfar era seduto accanto a me. I nostri padri osservavano ogni nostro movimento, così feci la sfacciata e gli infilai il mio cucchiaio in bocca.
- Questo dovrebbe tenerli tranquilli per un po’.  
Gli sussurrai all’orecchio vedendo i nostri vecchi che si davano di gomito ridacchiando, ma erano davvero così fessi da credere che avessimo rinunciato?
Mi alzai in piedi e attirai l’attenzione di tutta la tavolata, non avevo rinunciato ai miei abiti maschili, ma li avevo abbinati ad una sovra tunica un po’ più lunga che poteva quasi passare per un abito.
- Padre, stasera cadono le stelle, potremmo andare sulla collina per osservare la pioggia di astri?
- Ma certo, andate, andate! E divertitevi, Anna verrà con voi!
- Per piacere, non chiedere a una donna che ha lavorato tutto il giorno e che ha sei ragazzini da mettere a letto di seguirci per una cosa così banale, verrà Luke, a meno che tu consideri la mia virtù in pericolo in compagnia di due galantuomini come loro. – Ghignai.
Sia mio padre che Sir Fairy scoppiarono a ridere: - Il mio ragazzo non avrà certo modo di annoiarsi con quella fanciulla pestifera, è una puledra indomita, ma vedi che si tranquillizzerà quando avrà un paio di ragazzini a cui badare.
Lanciai un’occhiataccia al mio ospite e mio padre ridendo rispose: - La mia bambina è ancora un po’ sensibile all’argomento ed è abbastanza veloce con la spada, perciò è meglio non fare certe battute.
- Veloce con la spada? – scoppiò a ridere – voglio proprio vedere!
-  Gianfar! Vediamo se la tua promessa è migliore di te.
- Padre, non è il caso. – l’ultima volta che ci eravamo confrontati Gianfar aveva rischiato di essere infilzato in più di un’occasione, non era proprio il tipo da duello.
Gianfar mi strizzò l’occhio: - Perché no, Al, facciamo vedere ai nostri vecchi di cosa siamo capaci.
Mai sfidarmi, lo sapeva benissimo. Ci posizionammo in mezzo alla sala, tutto intorno i tavoli con i commensali facevano il tifo ora per me ora per il mio futuro fidanzato.
Le dame erano stupite e infastidite dal mio atteggiamento così palesemente contrario a tutte quelle che erano le regole che avevano appreso per generazioni.
Ci fronteggiavamo: - Avanti, cos’è hai paura di farmi male?
Tentò un affondo, era notevolmente migliorato rispetto ad appena un anno prima e lo schivai di un soffio, ma girandomi gli diedi una pacca sul sedere con il retro della spada: - Mai tenere le spalle scoperte, non puoi sapere cosa potrebbe arrivarti da dietro. – Lo redarguii sghignazzando.
Rosso in volto mi si lanciò contro e di nuovo lo evitai per un pelo: lui era più grosso e potente, ma dalla mia avevo l’agilità ed anni di allenamento con Luke, mentre si vedeva che lui si era dedicato con accanimento alla spada solo di recente. Scartai di lato e questa volta lo toccai al fianco: - Attento, cerca di rimanere sempre coperto o rischi che qualcuno usi il tuo fegato per farsi uno spiedino.
Gli uomini ridevano alle mie battute, anche il padre di Gianfar, mentre le dame stavano lentamente lasciando i loro posti e si allontanavano.
- Gianfar, lo spettacolo è pietoso, se non ti decidi a fare sul serio le signore se ne andranno, non vedono l’ora che tu mi dia una lezione e mi rimetta al mio posto. 
A quelle parole tutte tornarono lentamente indietro sedendosi nuovamente col capo basso “pecore” pensai.
In effetti mi ero resa conto che Gianfar non stava dando il massimo e così cominciai a stuzzicarlo: - Cos’è ci stai andando piano perché sono una ragazza? Vuoi che chiami Luke, magari la sfida ti infiammerebbe di più.
Questa volta l’avevo fatto arrabbiare, si slanciò contro di me con tanta forza che per evitarlo dovetti scivolare per terra, ma riuscì comunque a toccarmi.
- Bene, finalmente mi hai toccata, ma quella sarà l’unica spada con cui ci riuscirai.
La risata fragorosa salì dal tavolo degli uomini mentre le dame continuavano a sussurrare.
Mi rimisi in posizione poi partii all’attacco, fu più veloce di me e mi toccò sulla schiena. Avevamo entrambi il fiato corto: - Miei signori, un pareggio vi basta? La pioggia di astri ci attende! 
Mio padre annuì, Gianfar ed io posammo le spade poi lui mi mise un braccio sulle spalle, ci ero abituata perché era abbastanza comune che Luke ed io procedessimo per la corte in quel modo, le dame continuavano a bisbigliare e gli uomini a sghignazzare.
Recuperai dalle scuderie un paio di coperte che di solito usavamo per le selle ed andammo a stenderci sulla collina poco distante.
Luke ci raggiunse poco dopo e prese posto vicino a Gianfar.
- Se volete fare qualcosa che i miei candidi occhi di fanciulla non dovrebbero vedere fatemi la cortesia di aspettare fino a quando non mi sarò ritirata.
Luke mi assestò un calcio e Gianfar un pizzicotto: - Invece di dire cretinate perché non ci dici a cosa sta lavorando il tuo piccolo cervello malato?
- Domani notte partiamo, quando saranno tutti a letto ce ne andiamo, preparate i bagagli: leggeri, ma recuperate anche dei vestiti pesanti.
- Si può sapere quali sono le tue intenzioni?
- Voglio chiedere l’emancipazione al Re.
- Tu sei pazza, non te la concederà mai, non ti ascolterà nemmeno.
- Ecco perché ho bisogno di voi, tu Gianfar sei già stato a Corte e sai bene o male come muoverti e tu Luke sei il mio porto sicuro, non posso allontanarmi dal mio porto sicuro, se mi dici di no accetterò di sposare Gianfar e me ne andrò con lui. Questo è l’unico modo per voi di stare insieme.
- Non hai capito, noi verremo con te senza nemmeno pensarci, è l’opzione migliore che abbiamo. Quello che intendevo dire è che essendo una donna non ti lasceranno nemmeno parlare.
- E chi ha detto che io mi presenterò come una donna, ma mi avete visto? Anche mio padre a volte è colto dal dubbio se io sia o meno una femmina, credete che sia tanto difficile ingannare gli estranei? E’ tutta la vita che mi preparo per questo. Entrerò a servizio del re e quando avrò conquistato la sua fiducia …
- Ti rendi conto che rischi una condanna per tradimento?
- Se nessuno me lo chiede non devo mentire, mi presenterò solo con il mio nome e non dirò figlio di Sir Warren, ma dirò: “Mio padre è Sir Warren” farò in modo di evitare  qualunque possibile intoppo e in caso mi scoprano basterà affermare che era più sicuro viaggiare sotto spoglie maschili piuttosto che femminili, chi mi darebbe torto?
- C’è qualcosa a cui non hai pensato?
Sorrisi: - No, credo di aver pesato a tutto.
Gianfar aveva la schiena appoggiata ad un albero e Luke si era posizionato tra le sue gambe, Il mio ex promesso sposo aveva il mento appoggiato alla spalla di colui che avevo sempre considerato mio fratello e lo stringeva per proteggerlo dall’umidità della notte. Fui colta da una punta di invidia, a me sarebbe mai capitato di potermi fidare così tanto di un’altra persona da concederle di proteggermi?
Mi sdraiai sulla coperta e mi limitai ad osservare le stelle, la pioggia di astri mi metteva sempre una certa malinconia.
Quando rientrammo cercai le parole per giustificare le mie azioni con mio padre.

Caro padre, 
    so che ti sto dando un dolore e me ne dispiace, ma né Gianfar né io siamo pronti per questo passo, abbiamo bisogno di trovare la nostra strada, non preoccuparti per la mia incolumità, ho due prodi cavalieri al mio fianco: Gianfar e Luke mi accompagneranno in questo viaggio. Ognuno di noi ha bisogno di trovare il proprio posto nel mondo. Tornerò padre, e quando tornerò sarò in grado di vestire quell’abito di mia madre che si trova nell’armadio dal giorno della mia nascita, quell’abito che sarò orgogliosa di indossare quando il mio cuore sarà pronto, ora non ne sarei degna.
Non mandare nessuno a cercarci, come sai sappiamo difenderci. Avrei voluto salutarti di persona, ma siamo tutti e due troppo cocciuti, tu non mi avresti lasciato partire e io avrei continuato a metterti in imbarazzo davanti a tutta la corte, ai tuoi amici e non è giusto. Ti voglio troppo bene per costringerti ad una vita simile.
Addio
Altair 


Gli uomini si erano ubriacati anche quella sera, era la notte prima del fidanzamento ufficiale perciò Gianfar ed io avevamo avuto il permesso di ritirarci presto. Era quasi l’alba quando finalmente il palazzo tacque. Scivolammo fuori dai nostri letti.
Recuperammo i nostri cavalli, la mia puledra era eccitata, erano un paio di giorni che non la lasciavo a briglia sciolta perché fosse più disposta a correre quella notte.
I miei amici mi seguirono, il cavallo di Luke era il più giovane, avevo chiesto io a mio padre di regalarglielo quando il suo vecchio palafreno si era rotto una caviglia ed era stato abbattuto.
Ci avvolgemmo nei mantelli e partimmo al passo, raggiunto il bosco sussurrai: - Briglia sciolta.
I cavalli partirono al galoppo, l’aurora iniziava ad arrossare le cime alla nostra destra e noi cominciavamo la nostra avventura.
  
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