FIDUCIA
<
Solo io posso giudicarmi. Io so il mio
passato, io so il motivo delle mie scelte, io so quello che ho dentro.
Io so
quanto ho sofferto, io so quanto posso essere forte e fragile, io e
nessun
altro. > Oscar Wilde
Quando
la sveglia suonò, per un attimo mi sentii
spiazzata, non riconoscevo il posto in cui mi trovavo né
tantomeno mi ricordavo
come ci fossi finita, ma poi la situazione tornò ad essere
chiara: ero nella
mia nuova stanza e oggi sarebbe stato il mio primo giorno di lavoro.
Solo quel
pensiero bastò a farmi balzare giù dal letto
quanto più velocemente possibile e
farmi fiondare in bagno.
Finii di preparare la colazione giusto in tempo
per l’arrivo del signor Edward: quando sentii il rumore delle
ruote della sedia
a rotelle risuonare nel salone, mi affacciai con i piatti in mano.
“ Buongiorno signor Cullen, ecco la sua
colazione. ” Lo salutai, poggiando i piatti sul tavolo. Mi
sentivo un po’
nervosa, era la prima volta che lo affrontavo da sola e feci di tutto
per
evitare di incrociare il suo sguardo.
“ Le tende, le chiuda subito. ” Disse a denti
stretti, rimanendo sulla soglia della porta così che non
fosse illuminato dalla
luce diretta, ma rimanesse in penombra.
“ O mio dio, certo, che sbadata, mi scusi. ” Mi
affrettai a chiuderle, maledicendomi per la mia sbadataggine e poi mi
misi
accanto al tavolo, in attesa che lui si avvicinasse e iniziasse a
mangiare.
Merda! Come inizio non era niente male, se avessi
continuato così non sarei rimasta a servizio lì
per molto tempo.
Rimasi accanto a lui senza sapere cosa fare o
dire, facendo vagare lo sguardo per la stanza; non sapevo se avessi
potuto
allontanarmi o meno, così ingannai il silenzio e
l’attesa ripassando a mente i
vari compiti della giornata.
“ Isabella, dormito bene? ” La sua domanda mi
colse alla sprovvista, tanto che impiegai qualche secondo a rispondere.
“ Ehm sì, grazie. Lei? ”
Lo avevo chiesto davvero? Figure di merda 2-
Bella 0.
“ Normale. ”
Mi presi un attimo per osservarlo meglio, ora che
eravamo vicini, e mi accorsi che era più giovane di quanto
avessi pensato ieri,
forse non raggiungeva neppure i trent’anni; eppure sembrava
più grande, sia
negli atteggiamenti, che nel modo di vestire, con quei maglioni a
scollo
rotondo e i foulard annodati al collo, e poi da quel poco che avevo
visto, in
casa non c’erano fotografie di nessun tipo, nulla che
testimoniasse la sua vera
presenza in quella casa, sembrava quasi che fosse un inquilino
più che il
proprietario.
“ William le ha fatto vedere la casa? ”
“ Si, mi ha mostrato tutto. ” Lo fissai in attesa
di una qualsiasi reazione che la mia risposta avrebbe potuto
provocargli, visto
che dalle mie parole poteva anche intendere che il maggiordomo mi
avesse
mostrato quella parte della casa che lui mi aveva precluso, e invece
nulla,
rimase impassibile, finendo di bere il suo the.
“ Perfetto, allora non avrà problemi a cominciare
appena io finirò. ” Era evidente che riponeva
molta fiducia in William, sapeva
che lui non lo avrebbe mai tradito disubbidendogli, e chissà
se anche tra noi
si sarebbe instaurato questo rapporto di fiducia e stima come tra loro
due.
“ Era tutto squisito, grazie. Se ha bisogno di me
sono nel mio studio. ” Si allontanò dal tavolo e
lasciò la stanza senza
aggiungere altro, chiudendosi al buio in quella esattamente di fronte.
Era strano il fatto che quella casa fosse sempre
al buio, mi metteva inquietudine, così la prima cosa che
feci fu aprire le
tende e lasciare che i raggi del sole inondassero la stanza. Era anche
complicato muoversi con quella penombra, gli occhi faticavano ad
abituarsi a
quello strano bagliore che si creava, e se fossi rimasta ancora a lungo
con
quella poca luce mi sarei ritrovata con un mal di testa tremendo nel
giro di
poche ore.
Dopo
aver riordinato la cucina, salii quasi di
corsa le scale per andare al primo piano: oggi avrei dovuto pulire la
camera
padronale, e forse così avrei potuto scoprire qualcosa sulle
stranezze che
circolavano in quella casa.
La porta era stata lasciata aperta e la leggera
penombra che illuminava la stanza mi permetteva di muovermi senza
sbattere
contro i mobili, ma io andai ad aprire le finestre e feci cambiare
l’aria, dando
a quella stanza un aspetto meno tetro. Corsi a chiudere la porta
così se lui
fosse salito non si sarebbe accorto della mia trasgressione alle sue
regole.
Mi guardai intorno e notai come anche quelle
quattro mura, il luogo in cui solitamente la gente si sente
più al sicuro,
fossero completamente impersonali: non c’era nulla che
mostrasse la sua
effettiva vita lì dentro; sembrava come se lui volesse
scomparire, come se non
volesse farsi trovare, e per un attimo ebbi paura che fosse, magari, un
ricercato della polizia, ma mi diedi subito della sciocca: per quanto
io fossi
poco informata sulle famiglie per bene della città, i Cullen
erano abbastanza
famosi, per cui se uno dei figli fosse in pericolo, non
l’avrebbero lasciato
nascondersi in aperta campagna.
Mi avvicinai alla sua scrivania e aprii i
cassetti, sentendo addosso l’ansia di stare facendo qualcosa
di sbagliato, ma,
nello stesso tempo, volendo scoprire quali misteri nascondesse
quell’uomo.
C’erano solo delle carte, forse i registri
contabili della villa, non riuscivo a capire, così chiusi
velocemente quelli e
mi diressi verso l’armadio, spalancando le ante. La prima
cosa che mi colpì fu
la presenza preponderante, per non dire assoluta, di colori scuri:
nero,
marrone e blu erano gli unici colori che distinguevo, per non parlare
del fatto
che c’era solo roba a maniche lunghe, come se
l’estate non dovesse mai
arrivare; certo, era possibile che tenesse le cose estive di sopra, in
quell’ala della casa che mi era vietata, ma qualcosa mi
faceva intuire che non
fosse così, e ripensando all’abbigliamento di
stamani, era come se lui volesse
scoprire meno
possibile il suo corpo: le
uniche parti libere dai vestiti erano le mani e il viso, che
però non potevano
essere viste chiaramente per via del perpetuo buio in cui si muoveva.
Sembrava quasi che volesse scomparire nei muri, che volesse nascndersi
nello stesso buio in cui si muoveva così a suo agio.
Poi notai, in una mensola in alto, una chiave,
uguale a quelle che avevo visto nelle serrature delle altre porte e mi
incuriosì parecchio il fatto che lui la tenesse conservata
lì.
Sobbalzai quando sentii un rumore provenire da
sopra la mia testa, forse Edward era salito sopra, e quello non era il
momento
più adatto per fare indagini.
Riassettai la stanza con cura, e poi passai al
bagno; fortunatamente il padrone sembrava essere un tipo abbastanza
ordinato, e
non di quegli uomini che lasciavano il bagno in condizioni pietose.
Mentre
pulivo il lavandino, uno schizzo di detersivo mi finì sul
viso, e alzai
istintivamente gli occhi per vedere dove fosse andato a finire
precisamente e
toglierlo, ma lo specchio non mostrava alcuna traccia di sporco e
rimasi
perplessa, visto che sentivo chiaramente la gocciolina percorrermi la
guancia,
ma ugualmente mi portai una mano sul viso per accertarmene e fu in quel
momento
che lo notai: lo specchio del bagno rifletteva solo metà del
mio corpo, non
vedevo la mano sinistra riflessa, potevo specchiarmi solo la parte
destra del
viso, ecco perché non scorgevo la gocciolina di detersivo;
rimasi completamente
sconvolta da quella anomalia, perché si capiva che non fosse
difettoso,
chiunque se ne sarebbe accorto subito, era stato fabbricato
appositamente in
quel modo. Mentre ero ancora sconvolta da quella scoperta, un bussare
frenetico
alla porta mi fece sobbalzare.
“ Isabella, è qui dentro? ” La voce di
Edward era
parecchio irritata, forse perché avevo chiuso la porta
contrariamente a quello
che aveva fatto lui.
“ Arrivo. ” Urlai, sciacquandomi velocemente le
mani e il viso.
“ Chiudi le finestre prima di aprire. ” Mi
ammonì
con voce dura e a quel punto l’ipotesi che lui non volesse
farsi vedere,
divenne certezza.
Feci come mi aveva detto e poi aprii la porta
della stanza. “ Ha bisogno di qualcosa? ”
“ Devo cambiarmi, mia madre mi vuole a pranzo
oggi. Se lo desidera, dopo aver terminato le faccende, può
prendersi la
giornata libera, William verrà con me. ”
“ Grazie, ne approfitterò per dare
un’occhiata al
giardino. ”
“ Bene, allora può andare, e si ricordi, la
prossima volta che disubbidisce ai miei ordini non sarò
così clemente. ” E
dicendo così, chiuse la porta alle sue spalle, lasciandomi
allibita sul
corridoio: si riferiva sicuramente al fatto che avessi aperto le tende
nella
sua stanza, ma io non mi pentivo di quanto avevo appena fatto, le
stanze
avevano bisogno di prendere luce ogni tanto, o sarebbe finita per
ammuffire,
proprio come lui, che sembrava un vecchio nel corpo di un giovane.
Con quella stretta nel pugno, mi portai la mano
al petto, quasi volessi trattenere il cuore che pulsava come un matto:
ero
agitata, sapevo di stare per infrangere tutte le regole della casa, ma
ero
anche curiosa. Ero indecisa, non riuscivo a capire cosa era giusto
fare, ma se
non mi fossi sbrigata a prendere una decisione, loro sarebbero tornati
prima
che avessi combinato qualcosa.
Con il cuore che mi rimbombava nelle orecchie,
decisi di salire quei gradini, e ad ogni passo le gambe sembravano
diventare
sempre più pesanti; quando arrivai al pianerottolo, mi
trovai davanti solo due
porte e non sapevo a quali delle due appartenesse la chiave,
così mi avvicinai
a quella che si trovava di fronte a me. Presi un respiro profondo,
cercando di
rilassare le spalle, e alzai la mano impugnando la chiave come se
stessi
stringendo qualcosa da cui sarebbe dipesa la mia vita. Le mani mi
tremavano a
tal punto che non riuscivo ad infilare la chiave nella serratura, e
quando mi
cadde a terra, il rumore prodotto mi fece sussultare e fu in quel
momento che
presi veramente coscienza di quanto stavo per fare: ero pronta a
tradire così
la fiducia della persona che mi aveva dato lavoro? Ero pronta a perdere
tutto
dopo la fatica che avevo fatto per trovare un nuovo impiego?
Raccolsi la chiave da terra e scesi le scale di
corsa, precipitandomi di sotto quasi fossi inseguita da qualche mostro,
mostro
che in realtà era la mia coscienza, che mi stava facendo
sentire in colpa come
se avessi davvero aperto quella porta. Andai subito nella camera di
Edward e
rimisi la chiave al suo posto, assicurandomi che ogni cosa fosse come
lui
l’aveva lasciata e quando chiusi la porta alle mie spalle,
dovetti appoggiarmi
un attimo ad essa per evitare che le mie gambe cedessero: cosa diavolo
mi era
venuto in mente? Se anche fossi entrata, come avrei fatto a continuare
a
lavorare in questa casa e a guardare il padrone in faccia dopo averlo
tradito
così spudoratamente?
Per cercare di calmarmi e non farmi trovare come
se avessi appena visto un fantasma, decisi di fare una passeggiata per
il
giardino, ammirando le bellissime piante che lo rendevano
così rigoglioso da
sembrare un orto botanico: erano soprattutto le rose, bianche e rosse,
in netto
contrasto tra loro, ma per questo ancora più affascinanti,
ad avere catturato
la mia attenzione, con i loro petali soffici e delicati, in piena
fioritura nonostante
la temperatura fosse parecchio rigida.
Sentendo il rumore di una macchina avvicinarsi e capii che William e il
signor
Edward erano di ritorno. Mi avvicinai al vialetto d’ingresso,
per accogliere il
mio padrone, e per la prima volta vidi la macchina con cui viaggiava, e
non mi
stupii che avesse i vetri oscurati. Ero lì ad aspettarlo,
quando vidi William
venirmi incontro, dopo aver fermato la macchina.
“ Bella, posso chiederti di entrare in casa o
andare dall’altra parte del giardino? ” Mi chiese
con tono sommesso,
guardandosi nervosamente alle spalle.
“ Come? ” Ero sicura di non aver capito bene, non
poteva chiedermi davvero una cosa del genere.
“ Ti prego, il padrone non vuole essere visto. ”
“ Ma è una cosa allucinante. Lavoro per un
fantasma per caso? Non avrò mai il permesso di vedere in
faccia l’uomo per cui
lavoro. ” Sbottai, senza riuscire a trattenermi.
“ Bella, non mettermi nei guai, il signor Cullen
non è un tipo molto paziente. ” Mi
supplicò William.
“ Lo faccio solo per te. Ma puoi tranquillamente
dirgli che non mi era mai capitato di incontrare dei padroni
così maleducati. ”
Scesi i gradini e mi diressi verso il cancello della tenuta, non prima,
però,
di aver lanciato uno sguardo pieno di astio verso la macchina nella
quale, ero
certa, Edward Cullen avesse spiato tutta la scena.
Sentii il rumore della carrozzella che veniva
aperta da William e poi il padrone che lo ringraziava, ma certo non mi
sarei
mai aspettata che prima di entrare in casa si rivolgesse a me.
“ Signorina Swan, non sono un fantasma ma potrei
diventare il suo peggior incubo se lei continua ad essere
così impertinente. E
le assicuro che lei non ha conosciuto il mio lato maleducato, se lo
avesse
fatto probabilmente non sarebbe ancora qui: non giudichi prima di
conoscere. ”
Rimasi impietrita, come poteva trattarmi così
quando era lui ad essere palesemente in torto? Contravvenendo ai suoi
ordini,
mi voltai pronta a rispondergli, ma lui stava già varcando
la porta di casa e
decisi di lasciai perdere, ripromettendomi, però, che la
prossima volta non mi
sarei lasciata trattare così.
Adesso ringraziamo tutte in coro mikkiko 78 (la mia Michy <3)
per aver realizzato la copertina del capitolo: grazie Michy!