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Autore: pallina90    25/09/2013    6 recensioni
Con quella stretta nel pugno, mi portai la mano al petto, quasi volessi trattenere il cuore che pulsava come un matto: ero agitata, sapevo di stare per infrangere tutte le regole della casa, ma ero anche curiosa. Ero indecisa, non riuscivo a capire cosa era giusto fare, ma se non mi fossi sbrigata a pendere una decisione, loro sarebbero tornati prima che avessi combinato qualcosa.
Con il cuore che mi rimbombava nelle orecchie, decisi di salire quei gradini, e ad ogni passo le gambe sembravano diventare sempre più pesanti; quando arrivai al pianerottolo, mi trovai davanti solo due porte e non sapevo a quali delle due appartenesse la chiave, così mi avvicinai a quella che si trovava di fronte a me.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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FIDUCIA

< Solo io posso giudicarmi. Io so il mio passato, io so il motivo delle mie scelte, io so quello che ho dentro. Io so quanto ho sofferto, io so quanto posso essere forte e fragile, io e nessun altro. >  Oscar Wilde

 

 

Quando la sveglia suonò, per un attimo mi sentii spiazzata, non riconoscevo il posto in cui mi trovavo né tantomeno mi ricordavo come ci fossi finita, ma poi la situazione tornò ad essere chiara: ero nella mia nuova stanza e oggi sarebbe stato il mio primo giorno di lavoro. Solo quel pensiero bastò a farmi balzare giù dal letto quanto più velocemente possibile e farmi fiondare in bagno.
Finii di preparare la colazione giusto in tempo per l’arrivo del signor Edward: quando sentii il rumore delle ruote della sedia a rotelle risuonare nel salone, mi affacciai con i piatti in mano.
“ Buongiorno signor Cullen, ecco la sua colazione. ” Lo salutai, poggiando i piatti sul tavolo. Mi sentivo un po’ nervosa, era la prima volta che lo affrontavo da sola e feci di tutto per evitare di incrociare il suo sguardo.
“ Le tende, le chiuda subito. ” Disse a denti stretti, rimanendo sulla soglia della porta così che non fosse illuminato dalla luce diretta, ma rimanesse in penombra.
“ O mio dio, certo, che sbadata, mi scusi. ” Mi affrettai a chiuderle, maledicendomi per la mia sbadataggine e poi mi misi accanto al tavolo, in attesa che lui si avvicinasse e iniziasse a mangiare.
Merda! Come inizio non era niente male, se avessi continuato così non sarei rimasta a servizio lì per molto tempo.
Rimasi accanto a lui senza sapere cosa fare o dire, facendo vagare lo sguardo per la stanza; non sapevo se avessi potuto allontanarmi o meno, così ingannai il silenzio e l’attesa ripassando a mente i vari compiti della giornata.
“ Isabella, dormito bene? ” La sua domanda mi colse alla sprovvista, tanto che impiegai qualche secondo a rispondere.
“ Ehm sì, grazie. Lei? ”
Lo avevo chiesto davvero? Figure di merda 2- Bella 0.
“ Normale. ”
Mi presi un attimo per osservarlo meglio, ora che eravamo vicini, e mi accorsi che era più giovane di quanto avessi pensato ieri, forse non raggiungeva neppure i trent’anni; eppure sembrava più grande, sia negli atteggiamenti, che nel modo di vestire, con quei maglioni a scollo rotondo e i foulard annodati al collo, e poi da quel poco che avevo visto, in casa non c’erano fotografie di nessun tipo, nulla che testimoniasse la sua vera presenza in quella casa, sembrava quasi che fosse un inquilino più che il proprietario.
“ William le ha fatto vedere la casa? ”
“ Si, mi ha mostrato tutto. ” Lo fissai in attesa di una qualsiasi reazione che la mia risposta avrebbe potuto provocargli, visto che dalle mie parole poteva anche intendere che il maggiordomo mi avesse mostrato quella parte della casa che lui mi aveva precluso, e invece nulla, rimase impassibile, finendo di bere il suo the.
“ Perfetto, allora non avrà problemi a cominciare appena io finirò. ” Era evidente che riponeva molta fiducia in William, sapeva che lui non lo avrebbe mai tradito disubbidendogli, e chissà se anche tra noi si sarebbe instaurato questo rapporto di fiducia e stima come tra loro due.
“ Era tutto squisito, grazie. Se ha bisogno di me sono nel mio studio. ” Si allontanò dal tavolo e lasciò la stanza senza aggiungere altro, chiudendosi al buio in quella esattamente di fronte.
Era strano il fatto che quella casa fosse sempre al buio, mi metteva inquietudine, così la prima cosa che feci fu aprire le tende e lasciare che i raggi del sole inondassero la stanza. Era anche complicato muoversi con quella penombra, gli occhi faticavano ad abituarsi a quello strano bagliore che si creava, e se fossi rimasta ancora a lungo con quella poca luce mi sarei ritrovata con un mal di testa tremendo nel giro di poche ore.

Dopo aver riordinato la cucina, salii quasi di corsa le scale per andare al primo piano: oggi avrei dovuto pulire la camera padronale, e forse così avrei potuto scoprire qualcosa sulle stranezze che circolavano in quella casa.
La porta era stata lasciata aperta e la leggera penombra che illuminava la stanza mi permetteva di muovermi senza sbattere contro i mobili, ma io andai ad aprire le finestre e feci cambiare l’aria, dando a quella stanza un aspetto meno tetro. Corsi a chiudere la porta così se lui fosse salito non si sarebbe accorto della mia trasgressione alle sue regole.
Mi guardai intorno e notai come anche quelle quattro mura, il luogo in cui solitamente la gente si sente più al sicuro, fossero completamente impersonali: non c’era nulla che mostrasse la sua effettiva vita lì dentro; sembrava come se lui volesse scomparire, come se non volesse farsi trovare, e per un attimo ebbi paura che fosse, magari, un ricercato della polizia, ma mi diedi subito della sciocca: per quanto io fossi poco informata sulle famiglie per bene della città, i Cullen erano abbastanza famosi, per cui se uno dei figli fosse in pericolo, non l’avrebbero lasciato nascondersi in aperta campagna.
Mi avvicinai alla sua scrivania e aprii i cassetti, sentendo addosso l’ansia di stare facendo qualcosa di sbagliato, ma, nello stesso tempo, volendo scoprire quali misteri nascondesse quell’uomo.
C’erano solo delle carte, forse i registri contabili della villa, non riuscivo a capire, così chiusi velocemente quelli e mi diressi verso l’armadio, spalancando le ante. La prima cosa che mi colpì fu la presenza preponderante, per non dire assoluta, di colori scuri: nero, marrone e blu erano gli unici colori che distinguevo, per non parlare del fatto che c’era solo roba a maniche lunghe, come se l’estate non dovesse mai arrivare; certo, era possibile che tenesse le cose estive di sopra, in quell’ala della casa che mi era vietata, ma qualcosa mi faceva intuire che non fosse così, e ripensando all’abbigliamento di stamani, era come se lui volesse scoprire  meno possibile il suo corpo: le uniche parti libere dai vestiti erano le mani e il viso, che però non potevano essere viste chiaramente per via del perpetuo buio in cui si muoveva. Sembrava quasi che volesse scomparire nei muri, che volesse nascndersi nello stesso buio in cui si muoveva così a suo agio.
Poi notai, in una mensola in alto, una chiave, uguale a quelle che avevo visto nelle serrature delle altre porte e mi incuriosì parecchio il fatto che lui la tenesse conservata lì.
Sobbalzai quando sentii un rumore provenire da sopra la mia testa, forse Edward era salito sopra, e quello non era il momento più adatto per fare indagini.
Riassettai la stanza con cura, e poi passai al bagno; fortunatamente il padrone sembrava essere un tipo abbastanza ordinato, e non di quegli uomini che lasciavano il bagno in condizioni pietose. Mentre pulivo il lavandino, uno schizzo di detersivo mi finì sul viso, e alzai istintivamente gli occhi per vedere dove fosse andato a finire precisamente e toglierlo, ma lo specchio non mostrava alcuna traccia di sporco e rimasi perplessa, visto che sentivo chiaramente la gocciolina percorrermi la guancia, ma ugualmente mi portai una mano sul viso per accertarmene e fu in quel momento che lo notai: lo specchio del bagno rifletteva solo metà del mio corpo, non vedevo la mano sinistra riflessa, potevo specchiarmi solo la parte destra del viso, ecco perché non scorgevo la gocciolina di detersivo; rimasi completamente sconvolta da quella anomalia, perché si capiva che non fosse difettoso, chiunque se ne sarebbe accorto subito, era stato fabbricato appositamente in quel modo. Mentre ero ancora sconvolta da quella scoperta, un bussare frenetico alla porta mi fece sobbalzare.
“ Isabella, è qui dentro? ” La voce di Edward era parecchio irritata, forse perché avevo chiuso la porta contrariamente a quello che aveva fatto lui.
“ Arrivo. ” Urlai, sciacquandomi velocemente le mani e il viso.
“ Chiudi le finestre prima di aprire. ” Mi ammonì con voce dura e a quel punto l’ipotesi che lui non volesse farsi vedere, divenne certezza.
Feci come mi aveva detto e poi aprii la porta della stanza. “ Ha bisogno di qualcosa? ”
“ Devo cambiarmi, mia madre mi vuole a pranzo oggi. Se lo desidera, dopo aver terminato le faccende, può prendersi la giornata libera, William verrà con me. ”
“ Grazie, ne approfitterò per dare un’occhiata al giardino. ”
“ Bene, allora può andare, e si ricordi, la prossima volta che disubbidisce ai miei ordini non sarò così clemente. ” E dicendo così, chiuse la porta alle sue spalle, lasciandomi allibita sul corridoio: si riferiva sicuramente al fatto che avessi aperto le tende nella sua stanza, ma io non mi pentivo di quanto avevo appena fatto, le stanze avevano bisogno di prendere luce ogni tanto, o sarebbe finita per ammuffire, proprio come lui, che sembrava un vecchio nel corpo di un giovane.

Aspettai che fossero usciti e dopo aver finito le faccende, tornai in camera di Edward e presi la chiave che era nascosta nell’armadio.
Con quella stretta nel pugno, mi portai la mano al petto, quasi volessi trattenere il cuore che pulsava come un matto: ero agitata, sapevo di stare per infrangere tutte le regole della casa, ma ero anche curiosa. Ero indecisa, non riuscivo a capire cosa era giusto fare, ma se non mi fossi sbrigata a prendere una decisione, loro sarebbero tornati prima che avessi combinato qualcosa.
Con il cuore che mi rimbombava nelle orecchie, decisi di salire quei gradini, e ad ogni passo le gambe sembravano diventare sempre più pesanti; quando arrivai al pianerottolo, mi trovai davanti solo due porte e non sapevo a quali delle due appartenesse la chiave, così mi avvicinai a quella che si trovava di fronte a me. Presi un respiro profondo, cercando di rilassare le spalle, e alzai la mano impugnando la chiave come se stessi stringendo qualcosa da cui sarebbe dipesa la mia vita. Le mani mi tremavano a tal punto che non riuscivo ad infilare la chiave nella serratura, e quando mi cadde a terra, il rumore prodotto mi fece sussultare e fu in quel momento che presi veramente coscienza di quanto stavo per fare: ero pronta a tradire così la fiducia della persona che mi aveva dato lavoro? Ero pronta a perdere tutto dopo la fatica che avevo fatto per trovare un nuovo impiego?
Raccolsi la chiave da terra e scesi le scale di corsa, precipitandomi di sotto quasi fossi inseguita da qualche mostro, mostro che in realtà era la mia coscienza, che mi stava facendo sentire in colpa come se avessi davvero aperto quella porta. Andai subito nella camera di Edward e rimisi la chiave al suo posto, assicurandomi che ogni cosa fosse come lui l’aveva lasciata e quando chiusi la porta alle mie spalle, dovetti appoggiarmi un attimo ad essa per evitare che le mie gambe cedessero: cosa diavolo mi era venuto in mente? Se anche fossi entrata, come avrei fatto a continuare a lavorare in questa casa e a guardare il padrone in faccia dopo averlo tradito così spudoratamente?
Per cercare di calmarmi e non farmi trovare come se avessi appena visto un fantasma, decisi di fare una passeggiata per il giardino, ammirando le bellissime piante che lo rendevano così rigoglioso da sembrare un orto botanico: erano soprattutto le rose, bianche e rosse, in netto contrasto tra loro, ma per questo ancora più affascinanti, ad avere catturato la mia attenzione, con i loro petali soffici e delicati, in piena fioritura nonostante la temperatura fosse parecchio rigida.
Sentendo il rumore di una macchina avvicinarsi e capii che William e il signor Edward erano di ritorno. Mi avvicinai al vialetto d’ingresso, per accogliere il mio padrone, e per la prima volta vidi la macchina con cui viaggiava, e non mi stupii che avesse i vetri oscurati. Ero lì ad aspettarlo, quando vidi William venirmi incontro, dopo aver fermato la macchina.
“ Bella, posso chiederti di entrare in casa o andare dall’altra parte del giardino? ” Mi chiese con tono sommesso, guardandosi nervosamente alle spalle.
“ Come? ” Ero sicura di non aver capito bene, non poteva chiedermi davvero una cosa del genere.
“ Ti prego, il padrone non vuole essere visto. ”
“ Ma è una cosa allucinante. Lavoro per un fantasma per caso? Non avrò mai il permesso di vedere in faccia l’uomo per cui lavoro. ” Sbottai, senza riuscire a trattenermi.
“ Bella, non mettermi nei guai, il signor Cullen non è un tipo molto paziente. ” Mi supplicò William.
“ Lo faccio solo per te. Ma puoi tranquillamente dirgli che non mi era mai capitato di incontrare dei padroni così maleducati. ” Scesi i gradini e mi diressi verso il cancello della tenuta, non prima, però, di aver lanciato uno sguardo pieno di astio verso la macchina nella quale, ero certa, Edward Cullen avesse spiato tutta la scena.
Sentii il rumore della carrozzella che veniva aperta da William e poi il padrone che lo ringraziava, ma certo non mi sarei mai aspettata che prima di entrare in casa si rivolgesse a me.
“ Signorina Swan, non sono un fantasma ma potrei diventare il suo peggior incubo se lei continua ad essere così impertinente. E le assicuro che lei non ha conosciuto il mio lato maleducato, se lo avesse fatto probabilmente non sarebbe ancora qui: non giudichi prima di conoscere. ”
Rimasi impietrita, come poteva trattarmi così quando era lui ad essere palesemente in torto? Contravvenendo ai suoi ordini, mi voltai pronta a rispondergli, ma lui stava già varcando la porta di casa e decisi di lasciai perdere, ripromettendomi, però, che la prossima volta non mi sarei lasciata trattare così.

 

 Ed ecco a voi il primo capitolo. Ci sono ancora tanti misteri da svelare, ma qualcosa viene fuori, anche se per questa volta non saprete cosa si trova al piano di sopra XD

Volevo ringraziarvi per l'immenso affetto che mi avete dimostrato con lo scorso aggiornamento, è sempre un piacere ritrovarvi mie fedeli :)
Adesso ringraziamo tutte in coro mikkiko 78 (la mia Michy <3) per aver realizzato la copertina del capitolo: grazie Michy!

Ok, lo studio mi ha dato alla testa, quindi vi do appuntamento al prossimo aggiornamento (wow, ho fatto pure la rima), lasciandovi nuovamente il mio indirizzo fb Paola Efp dove potete inviarmi le vostre copertine: su, ci sono ancora tanti capitoli, date libero sfogo alla fantasia u.u

A presto, Paola.

   
 
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