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Autore: Mary_    25/09/2013    6 recensioni
-Va bene, voi perché siete dentro?-
La frase ricordava ironicamente una riunione di carcerati.
"Il liceo sperimentale Michelangelo era diviso in quattro indirizzi: artistico; musicale; lingue e recitazione; sportivo. Al terzo piano, ultima porta a sinistra, stava l’aula del Doposcuola Punitivo."
"-Non te ne sei accorta? Qui sono tutti troppo perfetti e diligenti per farsi mettere in castigo. Mirano tutti troppo in alto. E poi ci siamo noi. Se ci pensi non abbiamo fatto niente di esagerato, semplicemente siamo usciti un po’ dagli schemi. Siamo diversi. Noi siamo come dei fuorilegge.-"
"-Non sono una professoressa, non faccio ripetizioni né corsi di recupero. Ma d’ora in poi potete scordarvi l’idea di non fare niente qui con me.-"
Tutti gli studenti del liceo sperimentale Michelangelo andranno a vedere l'opera teatrale inscenata dai ragazzi del Doposcuola Punitivo, senza pensare a cosa potrebbe esserci stato realmente dietro le quinte...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quelle teste di coccio dei ragazzi del Doposcuola Punitivo

 

 


-Pronto?-           

-Ohi.-

-Ehi, Testa a Cespuglio. Ci siamo visti appena tre ore fa. Cos’è, sentivi la mia mancanza?-

-Ti piacerebbe.-

-Cosa? Che mostrassi affetto? Sarebbe interessante, in effetti.-

-Ora non pretendere troppo. Ho sentito Fran, prima. Chiedeva se domani riuscivamo ad andare tutti a trovare Gio all’ospedale. Sai com’è fatto, vuole una “riunione di famiglia”.-

-Ah, la grande famiglia felice del Doposcuola Punitivo. Per me va bene, ma tu non finisci di stare a scuola alle sette di sera?-

Matteo potè sentire chiaramente il rumore della mano di Irina che si batteva sulla fronte.

-Giusto! E Luca e Sara finiscono alle sei!-

-Oh, bè, io, Fran e Marco possiamo aspettarvi all’ospedale. Sarà una visita un po’ tarda, tutto qui.-

Irina sospirò, un po’ delusa dall’evidente breve durata della loro rimpatriata.

-Okay, allora ci vediamo là. A domani, Conti.-

-Conterò le ore!-

-Idiota.-

 

L’orgoglio è una gran brutta bestia. Irina avrebbe voluto mettere da parte il suo e dire chiaramente a Luca e Sara che proprio non aveva voglia di prendere un autobus per raggiungere gli altri all’ospedale. Il suo dannato orgoglio le aveva impedito però di ammettere che quei mostri di metallo la terrorizzavano, e ora che si trovava dentro uno di loro era troppo tardi. Era chiusa nello stomaco del nemico.

Decise che avrebbe preso la patente al più presto per porre fine a questo genere di sofferenze.

Il viaggio in autobus era stata solo la cornice di una giornata che non era andata esattamente secondo le sue aspettative.

Durante la mattina aveva provato a scervellarsi su come annunciare la lieta novella che riguardava lei e Conti ai loro amici, ma non le era venuto in mente niente. Inutile dire che quello scansafatiche del suo ragazzo (chiamarlo così richiedeva un certo sforzo) non aveva nemmeno provato a pensarci, liquidando il tutto con un :”improvviseremo”.

Inoltre i due ragazzi nel corso del doposcuola avevano cercato di ritagliarsi un minuto di tempo per stare soli, ma ogni tentativo era miseramente fallito grazie alle tragiche interruzioni dei loro ignari amici. Alla fine si erano rassegnati a lasciare tutto al caso, anche se Matteo si lagnava in continazione di non essere ancora riuscito a baciarla, e del fatto che il suo orgoglio maschile ne risentiva. Che troglodita. Anche se, a onor del vero, la cosa iniziava a seccare la stessa Irina.

 

“Terra! Beneamata terra!” pensò sollevata quando uscì da quella macchina infernale. L’unico lato positivo di un viaggio in autobus era che non era mai stata tanto felice di incontrare Giovanni Santani.

 

-Volti amici! Entrate, compari! Finalmente qualcuno che rischiari la mia giornata!- il malconcio Giovanni era più teatrale del solito quel giorno, a quanto pareva. Evidentemente fino a un attimo prima si stava annoiando a morte.

La signora Santani, che stava piegando una maglia del figlio,  borbottò infastidita –Che figlio ingrato! È così che ripaghi la compagnia della tua cara vecchia mamma?-

Il responsabile allargò le braccia in segno di protesta, atto che comportò un gemito di dolore.  –Oh, andiamo, mamma! Lo sai che sono il tuo figlio devoto, ma permettimi di desiderare una compagnia un po’ più varia.- Questa si limitò a sospirare e a riporre la maglietta in fondo al letto.

-Sei tutto solo? Credevo che Conti, Marco e Fran fossero già arrivati.- osservò perplessa Irina, afferrando un pezzo di pane dal vassoio sul tavolo e iniziando a sbocconcellarlo.

-Quello sarebbe il mio spuntino serale. Comunque Fran mi ha chiamato e mi ha detto che hanno perso l’autobus. Sarà colpa di Marco, è jellato.-

-Parla quello ficcato in un letto di ospedale.- intervenne pacatamente Luca.

La madre di Giovanni si stava preparando a uscire, carica di buste e sacchetti pieni di chissà cosa, probabilmente libri che sperava che il figlio leggesse nel periodo di convalescenza. Arrivata alla soglia esitò, poi si rivolse al ragazzo. –Tesoro, domani mattina tuo padre pensava di passare… per le nove, penso, più tardi non può perché ha il lavoro.-

-Lascia perdere, starò dormendo. Che vada pure a lavorare, non c’è problema.- la interruppe lui. La donna sospirò, lanciandogli un’occhiata stanca.  –Giovanni…-

-Mamma, digli che non si disturbi, non ho bisogno di chiacchierare con qualcuno, so già farlo benissimo da solo.-

-Su questo non avevo dubbi.- gli rispose squotendo la testa. –Ci vediamo domani, finisci di mangiare. Ragazzi, buona serata.-

-Aspetti, signora, le diamo una mano con le borse!-  Sara le venne incontro, dopo aver scambiato un’occhiata con Luca, e si portò dietro Irina, lasciando i due ragazzi soli nella stanza.

 

Giovanni si guardava intorno fischiettando un motivetto e ignorando bellamente la presenza dell’amico. Conosceva Luca, e sapeva che stava per fargli una ramanzina coi fiocchi, che lui non aveva minimamente voglia di ascoltare. Accidenti a Sara e Irina, che l’avevano abbandonato con lui!

-Gio, devi darci un taglio.- Visto?

Giovanni interruppe il fischiettio. –Come, ora non si può nemmeno più fischiettare?- Occhiata truce in risposta.

-Hai capito cosa intendo. Esattamente cosa pensi di ottenere andando contro a tuo padre, di grazia? Bene sicuramente non ti fa. Non sei geneticamente in grado di litigare con qualcuno, quindi perché ti sforzi tanto?-

Eccoci qui, Luca Grigori si era appena trasformato in un dettatore di sermoni.

Questo litigio con suo padre era cominciato già mesi prima, e nonostante in genere Giovanni fosse davvero incapace di mantenere un malumore, questa volta ci stava riuscendo con successo. Con l’ovvio risultato di starci male.

Il ragazzo somigliava poco a suo padre, a volte così serio e rigoroso. L’unica cosa che avevano in comune era il loro terribile senso dell’umorismo.

Arnaldo Santani faceva l’ingegnere, il lavoro, a parere del figlio, “più palloso dell’universo”. Inutile dire che il desiderio che Giovanni studiasse ingegneria era fortemente contrastato da quest’ultimo, che era fermamente deciso a iscriversi all’accademia di disegno. La storia più vecchia del mondo, insomma: il genitore vuole una cosa per il figlio, il figlio ne vuole un’altra. Che fosse banale o meno, la situazione era pesante lo stesso.

-Senti, decerebrato, non pensi che sarebbe il caso di parlarne, invece che trincerarti qui in ospedale?-

-Ho provato a parlarne! E non sono decerebrato! Il punto non è solo che non voglio diventare un noioso ingegnere, c’è anche il fatto che fare l’accademia e lasciar perdere l’università non è un’idea che gli va a genio.-

Luca rimase in silenzio per un po’, lasciando sbollire l’amico, poi scrollò le spalle e continuò il discorso. –Hai ancora un anno per fargli cambiare idea, no? Non è che deve fare subito i salti di gioia. Se sei veramente deciso a fare l’accademia…- -Certo che lo sono!- -…allora non credo che ti fermerà. Però devi piantarla di fare il cretino, o penserà che non fai sul serio. I genitori ragionano così.-

Giovanni gli lanciò un’occhiata incerta, poi sbuffò scontento. –Odio dovermi mostrare serio.-

-Lo so. Ma non puoi sembrare un idiota ventiquattr’ore su ventiquattro, sennò la gente pensa che lo sei davvero.-

-Non lo sono davvero?-

-No, spiacente. Ma so che t’impegni tanto.-

-Mi hai scoperto.- sospirò teatralmente Giovanni.

-Allora da oggi in poi sarai meno coglione?-

-Sì, sì.-

-Perfetto. Così anche la Nova la pianterà di stressarmi.-

-Martina è preoccupata?-

-Come tutte le ragazze. Mi ha chiesto di farti ragionare.- bofonchiò l’altro.

-Perché senza il suo intervento non mi avresti fatto la predica, vero?- domandò Giovanni con un sorriso scettico, mentre Luca cominciava a trovare seriamente interessante la fantasia delle tende della camera. Il ragazzo si limitò a non rispondere all’insinuazione. Era nella sua natura preoccuparsi per gli altri, ma era estremamente imbarazzante per lui darlo a vedere. Di questo Giovanni si era accorto, e cercava di non prenderlo in giro, anche se spesso la tentazione di chiamarlo Luca-Core-d’Oro era davvero forte.

 

Irina e Sara stavano aspettando all’entrata dell’ospedale i tre dispersi. Irina si chiese se ormai la chiacchierata esistenziale tra Luca e Gio stesse volgendo al termine.

-Penso proprio di sì. Luca non è di molte parole, avrà preferito chiudere in fretta la faccenda.- rispose Sara con un sorrisetto.

-E’ così chiacchierone anche quando siete soli? – domandò l’altra, sperando di non imbarazzare l’amica. Ma Sara ormai aveva fatto allenamento con le domande imbarazzanti di Matteo, e rispose con tutta tranquillità. –Diciamo che se la cava meglio a fatti che a parole.-

Irina ridacchiò. –Non si direbbe.- ammise, facendo ridere anche lei. –No, in effetti no.-

 

-Non mi era mai capitato di perdere un autobus e bucare con il successivo nello stesso giorno. Abbiamo creato un ingorgo pazzesco in pieno centro, è stato allucinante.- sospirò Marco raggiungendo le due ragazze.

-Giovanni ha già dato la colpa a te, dice che sei jellato.-

-Ha parlato quello che si è fatto investire.-

-Luca ha detto più o meno la stessa cosa.-

Fran, che sembrava estremamente sollevata di ritrovarsi in compagnia di Sara e Irina, si avviò verso l’entrata. –Non facciamolo aspettare troppo, allora, ho l’impressione che stia già dando di matto.-

Irina salutò Matteo dandogli un pugno sulla spalla. –E’ andata così male la serata?- domandò osservando la cera della sua migliore amica.

-No, a parte il viaggio in autobus. Siamo stati dei veri gentiluomini. Però ti devo dire una cosa al riguardo. Ciao anche a te, eh.- aggiunse massaggiandosi la spalla.

-Riguardo all’autobus?-

-No, riguardo a Fran. Dopo, comunque. Ti accompagno a casa.-

-Okay. Non è che hai pensato a come dire a questa banda di scalmanati la lieta novella?-

-Quale lieta novella?- Irina gli diede un altro pugno.

-Scherzavo. Quanto sei permalosa! Comunque no, non ci ho ancora pensato, in effetti.-

-Perfetto.- Irina fece una smorfia. Cominciava ad agitarsi. Non aveva idea di come gli altri avrebbero preso la cosa, visto che nessuno sembrava aver mai preso in considerazione l’idea che i due si piacessero, nemmeno Fran, che di solito aveva occhio per queste cose, e che in più la conosceva come le sue tasche.

-Sono sicuro che improvvisando ce la caveremo alla grande.-

 

Avete presente quei bei momenti in cui vi sentite addosso gli occhi di tutti e non avete idea di come proseguire il discorso che avete appena iniziato? Irina aveva solo pronunciato la frase :”Ehi, c’è una cosa che vi dovremmo dire” e si era già impallata. Parlare davanti a tutta la scuola sul palco del teatro era stato niente al confronto. Okay, stava esagerando, ma del resto non le stava nemmeno arrivando nessun aiuto.

Matteo, Mr. Improvvisando-ce-la-caveremo aveva per il momento sbolognato a lei tutta la fatica. Dopo avrebbero fatto i conti.

Fare i conti con Conti! Haha!

No, non era il momento di fare spirito.

Tutti i ragazzi del Doposcuola Punitivo la fissavano incuriositi. Tutti tranne l’inutile Matteo Conti, che era intento a giocherellare con il suo portachiavi.

-Quindi?- domandò Giovanni spazientito, dopo un po’ di borbottii inconcludenti della ragazza.

-…indovinate?- fece lei, nervosa.

-Avete litigato ancora?-

-Avete rubato di nuovo il portafogli a Gio?-

-Come sarebbe “di nuovo”? Mi avete fregato il portafogli?-

-E’ stato tanto tempo fa. E’ pieno di tessere interessanti. Come mai hai la carta di alta fedeltà dell’“Asilo dei Pony”? –

-Affari miei!-

-Avete stipulato un trattato di pace?-

-Ecco, più o meno. Bè, noi… Conti, dillo tu! Non eri bravo a improvvisare?-

-Aspettiamo un bambino.- intervenne il biondo ironicamente. Da come si erano ingigantite le cose sembrava proprio che stessero cercando di annunciare una cosa del genere. Mossa sbagliata la sua, però.

–COSA?!?- esclamarono tutti, infatti.

-CONTI!- Irina lanciò in testa a Matteo il suo astuccio, che aveva tenuto in mano fino a quel momento a mo’ di antistress.

-Non sono incinta!- sbottò ancora più imbarazzata. Mordicchiò nervosamente la matita che aveva in mano, rischiando di staccarla a morsi. –Ovviamente no! Ci siamo messi insieme! Io e Conti, ecco. Ma solo quello!- disse alla fine, consapevole che una dichiarazione secca, priva di una dovuta preparazione psicologica non avrebbe sortito nessun effetto sui suoi amici.

Il silenzio calò sulla stanza di ospedale, rotto solo da Matteo che diceva –Mi hai fatto male…- rivolto a Irina, mentre si massaggiava la testa.

 

-Non ho capito… è uno scherzo?- domandò a quel punto Giovanni.

Come pensava. Inculcare l’idea nei loro cervelli sarebbe stato davvero difficile.

-No che non è uno scherzo!-

-E’ una scommessa?-

-Nemmeno! Scusate, stavate per credere che fossi incinta e non credete a questo?- protestò offesa.

-Bè, quello poteva essere un errore dettato, che so, dall’alcol,  questo invece richiede che tu sia consenziente.-

-Grigori, sei un maledetto cinico.-

Matteo guardava il ragazzo scandalizzato. –Ehi! Che razza di opinione hai di me, tu?-

Luca scrollò le spalle, come suo solito. –Non vi scaldate tanto, volevo solo essere realista.-

Questo discorso aveva però almeno reinserito Matteo nella discussione. Chissà quale miracolo aveva aspettato per ritrovare la sua solita parlantina.

-Oh, dai, davvero non ci crede nessuno? Perché?-

-Perché litigate sempre.-

-Vi scannate a vicenda ogni giorno.-

-Non siete mai d’accordo su niente.-

-Hum… possono essere validi argomenti, in effetti.- ammise lui.

Irina si mise le mani nei capelli esasperata. Sapeva che sarebbe stato difficile, ma fino a quel punto…

Poi le venne un’idea. Un po’ estrema, forse, ma se non funzionava quella…

Attraversò il letto di Giovanni, scavalcò le gambe di Luca, aggirò la sedia di Fran e arrivò a quella di Matteo, che stava ancora parlando.

Lo afferrò per il colletto della maglia, rischiando di farlo cadere, si chinò su di lui e lo baciò.

 

Fu un breve sfioramento di labbra, piuttosto goffo e impacciato, a dir la verità, ma Irina riuscì nel suo intento. Sulla stanza per la seconda volta calò un silenzio di tomba.

Quando si staccarono guardò imbarazzata come non mai le facce sconvolte dei loro amici e bofonchiò –Convinti ora? Non fatemelo rifare, per favore, è già imbarazzante una volta sola.-

Matteo la guardava ancora con gli occhi spalancati e la bocca socchiusa, per niente di aiuto.

 

-Secondo me ancora non ci credono. Mi sembravano poco convinti. Onestamente, però, non saprei proprio cos’altro fare per convincerli.- osservò Irina mentre si allontanavano dal gruppetto di amici, che li osservava ancora poco convinto.

-Giovanni soprattutto mi sembrava parecchio perplesso, penso che dovrò riparlarne con lui.-

-Dopotutto non si può pretendere troppo dalla sua intelligenza.- concordò il ragazzo, che camminava accanto a lei.

Erano ormai quasi le nove di sera, ma il cielo era ancora chiaro, dato che erano i primi di giugno. Tutto preannunciava l’arrivo dell’estate e, come Matteo non faceva che ricordarsi, l’arrivo degli esami di maturità.

-Sicura che non vuoi prendere l’autobus?-

-Sicura. Mi basta una volta, e oggi è stato orrendo.-

-Solo perché non avevi il mio braccio da massacrare.-

-Proprio così. Comunque anche se adesso il tuo braccio c’è preferisco andare a piedi.-

-Anch’io, oggi basta autobus, non vorrei che il prossimo esplodesse, invece che limitarsi a bucare.-

Continuarono a camminare, rimanendo in silenzio. Irina era un po’ imbarazzata, non sapeva come comportarsi, anche se Matteo sembrava a suo agio. Poi le venne in mente il discorso che avevano iniziato prima di andare da Giovanni e si rivolse di nuovo al ragazzo. –Ehi, cosa mi dovevi dire di Fran?-

-Oh, giusto. E’ che ho notato che si comporta in modo più strano del solito quando è in compagnia del nostro buon vecchio Marco. E viceversa, naturalmente. Non so se te n’eri accorta.-

-In effetti no.-

-Certo che no, hai l’intuito di un bradipo.- Matteo si prese il suo meritato e giornaliero scappellotto.

-Ahio. Comunque li osservo da un po’…-

-Impiccione.-

-…li osservo da un po’ e credo che i nostri migliori amici abbiano omesso di confidarci qualcosa.-

-Probabilmente perché sei un pettegolo.-

-Zitta, non interrompere le mie elucubrazioni. Dicevo, li osservo da un po’ e c’è qualcosa che non va. Insomma, prima Fran ce l’aveva con lui perché pensava che dover adattare la sua coreografia al piano le avrebbe complicato la vita. Tipico comportamento lunatico di voi donne, se me lo concedi.- Un altro scappellotto dimostrò che non glielo concedeva. –Poi, quando il problema-piano è stato risolto andavano d’amore e d’accordo. Poi hanno ricominciato a comportarsi in modo strano, ma andavano d’accordo comunque. Infine dalla fine della recita quasi non si parlano più, o se lo fanno c’è comunque tensione. Me ne sono accorto oggi, quando eravamo noi tre soli. Ho parlato quasi tutto il tempo io, loro non hanno praticamente aperto bocca.-

-Questo non è poi così strano, Signor Parlantina Facile. Quindi secondo te c’è qualcosa tra Fran e Marco?- domandò dubbiosa, perché in effetti lei non si era accorta di niente. Era anche vero che in queste faccende non aveva affatto competenza. Nemmeno riguardo a Sara e Luca si era accorta di niente, nonostante le molteplici allusioni di Giovanni, finchè non era andata a sbattere il naso contro l’evidenza interrompendo i due un pomeriggio.

Matteo annuì alla sua domanda. –Qualcosa? Eccome. Io la chiamo tensione sessuale.-

-Scemo. Conoscendo Fran ci sarà anche qualcosa di più.-

-Già, anche conoscendo Marco. Sono sicuro che nasconde un’anima profondamente smielata. Anzi oserei dire che quello più intrippato in questa faccenda è lui.-

Irina alzò le spalle. –Mah, non so. Con tutte le paranoie che si fa normalmente Fran non escludo che anche lei sia parecchio “intrippata”, come dici tu.-

-Però è un po’ inquietante, sai, Conti?- aggiuunse dopo un attimo di silenzio.

-Che cosa?-

-Che tu abbia l’intuito femminile e io no.-

-Non è intuito femminile, è sagacia virile!-

-Ma certo, virile comare di paese. A proposito, sei stato molto cavalleresco, prima, affibiandomi tutta la fatica dell’annuncio.-

Matteo si grattò la nuca imbarazzato, consapevole di essere stato di poco aiuto, se non d’impaccio. –Forse non sono così bravo a improvvisare come credevo.- ammise –Però te la sei cavata bene, alla fine. Certo, sei ricorsa a metodi poco ortodossi, ma efficaci.- E le rivolse un ghigno che la fece arrossire non poco.

-Non sapevo come fare, a parole quelli là non si sarebbero mai convinti!- si giustificò estremamente imbarazzata.

Matteo ridacchiò, peggiorando la situazione della ragazza. –Hai ragione. Però non si può dire che manchi di sorprese, Rainieri.-

Irina non sapeva più da che parte guardare, finchè Matteo non la fermò in mezzo al marciapiede e la baciò come di deve.

 

 

 

 

*Angolo di Mary

Ehilà. Seriamente, c'era qualcuno che si ricordava ancora di questa storia, a parte me? ^^"
Se sì, allora chiedo scusa per il ritardo, davvero.

Ma, gente, mentre Marco e Matteo la devono ancora affrontare, per me la maturità è passata e la storia sta volgendo al termine, ormai. Direi che mancano tre o quattro capitoli, poi il Doposcuola Punitivo sarà archiviato. 

La cosa mi mette nostalgia, ma vabbè. 

Mi spiace che questo capitolo sia un po' corto, ma del resto non riuscivo a immaginarlo diverso, quindi alla fine ho deciso di non allungarlo.

La scena dell'annuncio era nella mia testa da un'eternità, l'ho modificata milioni di volte e alla fine eccola qua. E' stato un parto, ma ce l'abbiamo fatta.

Chiedo ancora scusa per i miei tempi da bradipo in letargo, e grazie a chi continua a seguire e sopportare lo stesso. :)


Mary


  
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