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Autore: Dark Tranquillity    26/03/2008    1 recensioni
"...Il Dio del Tuono è morto, e nulla sembra potersi opporre al potere di Shao Kahn. Chi si ergerà fra la Terra e la distruzione totale, nell'ora più buia?"
POV fic - Sub-Zero / Kitana / Kung Lao / Kintaro / Frost. Accenni di romance, alcuni personaggi OOC.
Genere: Azione, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kitana, Sub-Zero, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Burning Sermon.mp3 - DevilDriver
Oh the webs you've woven, the lies you've chosen
The love in ruins, this fucking betrayal will bring the truth out
Out on the table for all to see

This burning heart is a burning sermon!
 




Kung Lao
Terra
Porto di Hong Kong, Cina
13 Dicembre 2011


La luna risplendeva alta nel cielo di Hong Kong, riflettendo i raggi sul mare lievemente increspato dalla brezza. L'odore salmastro misto a nafta permeava il molo su cui Kung Lao si muoveva con circospezione mentre pensava all'ultima settimana di indagini ed appostamenti: oramai era sicuro che uno dei magazzini in cui scaricavano le navi era il covo del Drago Nero. O quantomeno un luogo di ritrovo. Le informazioni del Loto Bianco, unite a quelle ricavate da teppistelli e criminali di bassa lega con cui aveva avuto a che fare ad Hong Kong, l'avevano messo sulla pista giusta. Grazie agli appostamenti era riuscito ad individuare delle persone sospette nel Molo 66, riconoscendo i volti grazie ai dossier del Loto Bianco che aveva studiato a lungo prima di intraprendere la missione.
Era notte fonda, ma il porto non dormiva mai. Un polo commerciale come Hong Kong teneva occupati i lavoratori portuali giorno e notte. E sebbene Kung Lao doveva passare inosservato le arti Shaolin in cui era addestrato fin da bambino gli permettevano di sfruttare qualsiasi zona d'ombra il porto offrisse, per cui non era realmente un problema nascondersi alla vista dei portuali. La tuta aderente nera - all'ultimo grido per i novelli incursori notturni, come diceva il buon Maggiore Jackson Briggs - era un aiuto in più, ed il materiale sintetico di cui era composta manteneva caldo il suo corpo anche nel freddo invernale.
Ad una ventina di metri dall'hangar si fermò, chinandosi sui talloni e sbirciando oltre l'angolo del grosso container dietro cui si nascondeva.

Tutto taceva. 
Studiò per l'ennesima volta i possibili ingressi e le vie di fuga poi si voltò per dare le spalle al container e fece mente locale. Il Loto Bianco, l'organizzazione segreta per cui lavorava da parecchi anni, aveva intercettato delle voci sulla possibile rinascita del Drago Nero, l'organizzazione criminale più pericolosa al mondo, che si credeva estinta da qualche anno. Il Drago Nero non era una comune organizzazione criminale, perchè esso operava anche al di fuori del mondo conosciuto. Kung Lao diede un languido sguardo a qualche occasionale lavoratore che passava nei pressi, ignaro della sua presenza. Uomini che vivevano le loro vite, nel loro mondo. Non sapevano che esistessero altri mondi al di fuori della Terra. Outworld, Edenia... Perfino l'Inferno come descritto nelle varie religioni esisteva, si chiamava Abisso ed era un luogo da incubo. C'erano poche persone al mondo che sapevano di questo e Kung Lao - in quanto uno di essi - si sentiva spesso e volentieri un emarginato. Le poche organizzazioni segrete che si adoperavano per mantenere pace ed ordine fra i reami, come il Loto Bianco o le Forze Speciali, dovevano fronteggiare medesime organizzazioni dagli scopi criminali: il Drago Nero era stata la più grossa e potente di quest'ultime. Kung Lao non credeva che si fosse riformato, non comunque il vecchio Drago Nero. Forse era solo qualcuno che ne sfruttava il nome.
Forse.

Levandosi il copricapo simile ad un passamontagna Kung Lao sospirò, passandosi una mano sui lunghi capelli neri, tenuti ordinatamente a coda. Le Forze Speciali - l'equivalente occidentale del Loto Bianco - avevano fatto pressioni sulla sua organizzazione per avere una parte diretta ed attiva nella missione. Come biasimarli, pensò, dopotutto furono loro i primi a scoprire il Drago Nero, e furono loro a distruggerlo... O almeno così credevano. E conoscendo il Generale delle Forze Speciali sapeva che avrebbe agito impulsivamente. Così lui aveva fatto pressioni sul Loto Bianco per condurre l'operazione personalmente... Forse si era bevuto il cervello, perché se le informazioni erano giuste si sarebbe infilato dritto dritto nella tana del lupo.
Una missione suicida? Si rinfilò il copricapo, preparandosi ad entrare in azione. Era certo che il suo vecchio amico Liu Kang avrebbe fatto esattamente la stessa cosa, se fosse stato lì. Sì, Liu Kang avrebbe operato la medesima scelta.
Con grazie felina, danzando fra le ombre, si portò sul retro dell'hangar.

 

 
† † † †


Kintaro
Outworld
Città Imperiale
13 Dicembre 2011


Kintaro la vide. Sebbene fosse ad una cinquantina di chilometri ancora, la Città dominava l'orizzonte come una cupa macchia nera sullo sfondo rossastro del cielo malato di Outworld. Il simbolo del potere di Shao Kahn, l'immenso palazzo era una linea scura che tagliava verticalmente le grosse nubi verdastre come una lama. Sviluppatasi a ridosso di una grande formazione di pinnacoli neri, la Città imperiale era cresciuta a dismisura, millenni dopo millenni, come un cancro nello sterile terreno di Outworld, scavando quei monti neri fino ad inglobarli totalmente: al centro - dove un tempo c'era il pinnacolo più imponente - ora si ergeva il Palazzo Imperiale.

Kintaro grugnì sommessamente, rimettendosi a correre. Aveva percorso le strade più impervie di Outworld per un mese, scegliendo le vie meno praticate e più pericolose. Da solo, appiedato. Per un comune uomo sarebbe stato un suicidio... Ma lui non era un uomo. Era uno Shokan, ed il desertico terreno di Outworld tremava ad ogni sua falcata. Alto tre metri, munito di quattro braccia, il gigante aveva poco di cui temere. Il sole - troppo grande sullo sfondo, di un rosso opprimente - rifletteva i suoi raggi sulla sua pelle bronzea che aderiva su quel corpo scolpito di muscoli che sembravano voler scoppiare fuori.

Kintaro impiegò molto poco ad arrivare davanti ai cancelli della Città, perché era sorprendentemente veloce nonostante la mole. Calò il cappuccio sul capo e strinse a sé le falde dell'ampio mantello nero, varcando i cancelli ed entrando nella città.
Era incredibilmente viva e nutrita di persone, nonostante ciò Kintaro provò disgusto per quella gente: dopotutto erano - dal mendicante al nobilotto - solo anime alla mercé dell'Imperatore. 
Più di qualcuno si soffermava ad osservarlo, perché era molto raro vedere uno Shokan nella Città Imperiale, popolata per lo più da umani e sub-mutanti.
"Raro, almeno, dai tempi di Goro." Pensò, rispondendo alle fugaci occhiate dei passati con uno sguardo torvo.

Finalmente giunse ai piedi dell'enorme Palazzo Imperiale, una torre larga quasi quanto il grande quartiere dei Mercanti che aveva oltrepassato prima, a cui si poteva accedere tramite una gigantesca scalinata larga una cinquantina di metri e costellata di enormi bracieri nei parapetti in pietra ai lati, che bruciavano giorno e notte. Quella costruzione, un trionfo dell'ingegneria, faceva sentire minuscolo addirittura lui. L'architettura era gotica e malvagia, la struttura pareva rivestita di una corazza in pietra nera levigata da cui emergevano punte e lame di proporzioni colossali.
"Rispecchia l'anima di Shao Kahn." pensò fra sé Kintaro, cupamente.

«Identificati!» la voce risuonò metallica, ovattata dall'elmo appuntito che la guardia armata di lancia indossava.

Immerso nei propri pensieri, Kintaro aveva raggiunto la sommità della grande scalinata raggiungendo i cancelli del Palazzo opportunamente piantonati da quattro guardie. Kintaro li osservò, torreggiando su di loro.

«Non è chiaro chi sono? Non sei stato informato del mio arrivo?» ammonì il colosso, incrociando le quattro braccia al petto. Udì il deglutire della guardia, dopo un breve silenzio imbarazzato.
«Il capitano ci ha informato dell'arrivo di uno Shokan, ma abbiamo comunque i nostri ordini.» La guardia tentava di tenere un atteggiamento composto, tuttavia Kintaro avvertì distintamene l'odore della paura.
«Hai visto per caso altri Shokan nella Città Imperiale, ultimamente?»
«Ma...»
«Shao Kahn mi attende, verme! Vuoi forse incorrere nella sua ira per avermi fatto tardare? Sono sicuro che mi ordinerebbe di spezzarti la schiena.» minacciò Kintaro, innalzando una mano dalle tre dita con il palmo verso l'alto, per dare enfasi alle parole. Era infuriato. Odiava i soldati dell'Imperatore. Erano solamente cani senza onore, arruolatisi solo per avere un tetto dove dormire ed un pasto caldo al giorno. Parassiti che disonoravano l'arte della guerra, la maggior parte indossava l'uniforme per abusare dei poteri che essa conferiva. "Nessuna sorpresa che Shao Kahn permetta tutto ciò." pensò.
Le guardie lo lasciarono passare senza rispondere.

Dovette attendere più di un'ora, nella grande Sala della Cenere - un'ala del Palazzo riservata alle discussioni importanti ed alle visite di dignitari dei feudi dell'Impero - prima che l'Imperatore comparisse.
"Un mese di viaggio. Un dannato mese e Kahn non viene nemmeno di persona." pensò rabbioso lo Shokan, osservando il viso dell'Imperatore inconsistente come la nebbia emergere dalle acque del Divinatore - una grande coppa di pietra contenente del liquido viscoso, pregna della stregoneria praticata dai Monaci dell'Ombra dell'Imperatore.

«Lord Kahn.» Kintaro piegò un ginocchio a terra, di fronte al Divinatore posto a ridosso di una grande parete della Sala.
«Ah, il grande Kintaro, finalmente ci incontriamo. Sento che il viaggio del Campione di Kuatan è andato bene. Dieci Centauri ed innumerevoli Tarkata morti sotto i tuoi colpi. Sono impressionato, Kintaro.»

Era raro per uno Shokan provare ansia o paura, ma Kintaro sentì uno brivido freddo scorrere lungo la possente schiena. Il viaggio tra il Reame Sotterraneo di Kuatan - la patria degli Shokan - e la Città Imperiale fu effettivamente costellato da episodi di battaglia contro Centauri, Tarkata ed altre creature. Viaggiava da solo, e nessuno poteva sapere delle sue vicissitudini. Significava solo una cosa: avrebbe dovuto stare attento anche ai propri pensieri più intimi al cospetto dell'Imperatore.

«Grazie, Lord Kahn.» rispose semplicemente.
«Ti ho chiamato perché ho un compito per te, Kintaro.»
Il gigante non rispose, attendendo.
«Ad ovest di qui c'è un villaggio» cominciò l'Imperatore «e sono stato informato che nascondono una spia Edeniana.»
A Kintaro non piacque affatto la piega che stavano prendendo gli eventi. Ma evitò qualsiasi pensiero al riguardo.
«Ho motivo di credere che stia custodendo 'qualcosa' di vitale importanza per la sua missione. Voglio che tu la scopra e la uccida, Kintaro.»
Lo Shokan espirò in maniera ferale, prima di rispondere «...Come desideri, Lord Kahn. Come scopro questa spia?»
«Questo è il problema, ed è per questo che ho chiamato te. Sappiamo solamente che si tratta di un giovane dai venti ai venticinque anni. Comanderai una squadra di venti Tarkata.»

Il piano di Shao Kahn stava lentamente prendendo forma nella mente di Kintaro. Venti Tarkata, gli orribili mutanti selvaggi dai denti a lama. Macellai nati. Era una squadra di sterminio. Niente Guerra, niente Onore, niente Gloria. Solo un barbaro massacro di gente indifesa.

«...Lord Kahn...» Kintaro alzò lo sguardo sull'evanescente volto dell'Imperatore sopra alle acque del Divinatore «...Perché non mandi qualcuno dei tuoi assassini? Sono certamente più indicati per guidare un'operazione del genere, e...»
«...E i miei... Assassini, come tu li definisci, sono tutti impegnati in altre importanti mansioni. Se non ti senti all'altezza manderò Motaro a guidare i Tarkata...»
«NO!» ruggì lo Shokan, sfidando l'etichetta ed ergendosi in tutta la sua statura.

Era un colpo all'orgoglio, e Shao Kahn aveva colpito in maniera estremamente precisa. Motaro era un Centauro, la razza nemica per eccellenza degli Shokan. La sanguinosa faida fra le crudeli tribù dei Centauri ed il reame di Kuatan andava avanti dagli albori di Outworld.

«...Farò ciò che chiedi, Lord Kahn.» aggiunse, smorzando subito il livore.
«Bene. Molto bene.» un sorriso affiorò sulle labbra dell'Imperatore, carico di malizia «Recati nel quartiere della Milizia, avrai tutti i dettagli.»
Il volto di Shao Kahn svanì dal Divinatore, come se una impercettibile brezza l'avesse portato via.
Kintaro era ancora con un ginocchio piegato a terra, a ribollire di rabbia.

 

   
 
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