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Autore: Shan    26/09/2013    3 recensioni
Sono passati diciannove anni dalla caduta di Voldemort e va tutto bene. Eppure..
Un amicizia inaspettata, una ragazzina straordinaria, una scala introvabile, una porta che non si apre e una stanza che non c'è. Forse Hogwarts non è destinata a rimanere tranquilla..
Dal testo:
" Il ragazzo trasalì e, girati i tacchi, si allontanò velocemente. Albus e Scorpius rimisero le bacchette nel mantello borbottando “Idiota”, mentre Ruby seguiva con sguardo amorevole la schiena di Nott.
« Sarà brutto il prossimo, uhm? » chiese Albus, a titolo informativo.
« Oh, il peggiore! » considerò Ruby.
« Ottimo. » approvò Scorpius « Tutto okay? » chiese rivolto alla ragazza, che appariva un po’ più scarmigliata del solito." Capitolo Tredici.
Che altro dire? Leggete!
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Draco/Astoria, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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Brevissime note introduttive: siamo rimasti ai nostri tre eroi che entrano finalmente nella Stanza del Caos. Beh, veramente Ruby e Scorpius entrano e Albus non può che seguirli scocciato, ma il risultato è lo stesso! xD Ci vediamo giù alle solite note!

Capitolo Diciannove: Down The Rabbit-Hole

 

 

La prima cosa che venne in mente a Ruby Drake, una volta superata la soglia della porta, fu un pensiero di profondo e sentito rammarico per non aver portato con sé la scopa.
La sua attenzione però, venne subito attirata da un urlo tanto acuto che avrebbe potuto trapanare i timpani ad una mandragola.
Scorpius non la stava affatto prendendo bene.
E, a dirla tutta, Albus anche di meno.

« SE MORIAMO, GIURO SU MERLINO CHE VI AMMAZZO TUTTI E DUEEE!»

Appunto.

Ehi, non era mica colpa sua!
Chi avrebbe mai potuto immaginare che non ci sarebbe stato uno straccio di pavimento?
Aveva messo un piede oltre la porta e puf! Giù.

Continuava ad andare giù.

Cadeva, cadeva, cadeva…

E continuava a cadere.

Dopo il primo minuto di sorpresa anche Scorpius aveva smesso di urlare.
Poi venne la domanda. E c’era da aspettarsi che fosse proprio Albus a farla. Era lui quello abbastanza intelligente e sufficientemente pedante per quel genere di osservazioni.

« Ehi, com’è che non ci stiamo schiantando? » disse, anche in tono piuttosto seccato.

Faceva sempre così, Albus. Se le cose non andavano come era logico che andassero, Merlino ce ne scampi! Una tragedia. E un cattivo umore da record.

« Dove cavolo siamo? » fu invece l’obbiezione più quieta e sensata di Scorpius.

Bella domanda.

Dove diavolo erano finiti?

Mentre continuava a cadere a peso morto verso un fondo che non sembrava arrivare, Ruby cercò di guardarsi attorno per farsi un’idea del posto.

Bell’affare.

Non si capiva niente.

Tutt’intorno a lei galleggiavano oggetti di ogni tipo che la evitavano al suo passaggio, spostandosi, deviando, sbattendosi tra loro e alcuni pure lamentandosi rumorosamente.
E questa era la cosa più normale.
Sembrava di essere finiti nel bel mezzo di quel film che piaceva tanto a suo padre, quella roba… “Odissea nello spazio” le sembrava si chiamasse. C’erano colori, luci, forme straordinarie e indefinite. Indefinite ma allo stesso tempo riconoscibili. Vedeva tutto ma non vedeva niente. Tutto era colorato, ma se un momento dopo le avessero chiesto che colori vedeva, avrebbe risposto solo bianco e nero. Non riusciva ad individuare un inizio o una fine né ai lati, né sotto, né, tanto meno, sopra.

Si girò sulla schiena in modo da guardare in su, verso Scorpius e Albus.
I capelli risalirono verso l’alto ma, sfidando le leggi della fisica, ondeggiavano dolcemente, invece di sferzare l’aria come stava facendo la sua tunica a causa dell’enorme velocità.

« Beh, uno, non ne ho idea  » contò sulle dita, rispondendo alle domande di entrambi « e due, immagino che siamo nella Stanza del Caos, no? » concluse, strizzando gli occhi per mettere a fuoco i due ragazzi.

Scorpius si guardava intorno con meraviglia, cercando di allungare le mani per afferrare qualche oggetto, mentre Albus teneva le braccia conserte e scrutava torvo qualsiasi cosa, dal pianoforte che gli galleggiava tranquillo intorno, a lei e Scorpius.

Come se fosse colpa loro!

Ehm.

« Nella Stanza del Caos, oh? » borbottò, lanciandole un’occhiataccia. Lei meditò per un attimo di rigirarsi dall’altra parte per sfuggirgli. «E qual è il piano adesso, genio? » continuò, gelido « Aspettiamo di schiantarci? »

Ruby fece spallucce.

« Secondo me, a questo punto non ci schiantiamo più! » osservò, indicando intorno a sé con un gesto vago della mano.

« Ah, no? » ribatté Albus piccato « Non è quello che succede in genere a chi cade ad una grande velocità per lunghe distanze? Senza la scopa! »

Ah! Lo sapeva lei che dovevano portare le scope!

« Ammetterai che non è esattamente una situazione normale » s’intromise Scorpius, che con la coda dell’occhio continuava a seguire i movimenti di un calzino arancione che gli fluttuava intorno, come un serpentello un po’ troppo colorato.
« Sembra uno dei tuoi, Rub » osservò, pensieroso.

Ruby gli diede un’occhiata distratta.

« Ah sì, dovrei averne di simili da qualche parte »

« Oh si che ce li hai. Me li ricordo benissimo. Ne avevi uno arancione e uno fucsia. Parola mia, non ho mai conosciuto nessuno con un gusto nel vestire più raccapricciante del tuo! » commentò Albus, in tono saputo.
Il calzino emise uno stridio indignato e, dopo essersi sfogato tirando un colpo sul naso a Scorpius, filò via, strisciando nell’aria.
Ruby ridacchiò e anche Albus non riuscì a reprimere un sorrisetto alla vista di Scorpius che si sfregava la parte lesa, seguendo con uno sguardo risentito l’indumento.

« Perché ha picchiato me? Sei tu che l’hai insultato! » protestò a mezza voce.

Fu prontamente ignorato e Ruby continuò: « Forse dovremmo solo aspettare di arrivare giù »

« E se non ci fosse un giù? »

« Ci deve essere per forza! »

« Magari no! »

La rispostaccia di Ruby venne troncata di colpo da una sorta di contraccolpo che la fece sussultare. Avevano rallentato. Adesso galleggiavano come gli altri oggetti, muovendosi pianissimo verso il fondo, quasi fossero sott’acqua.

« Oh! » esclamò Albus, sciogliendo le braccia per la sorpresa e lasciandole penzolare mollemente ai due lati.  Alzò gli occhi in un’espressione curiosa, la lingua fra i denti, che spuntava dalle labbra, cercando di osservare la sua stessa frangetta che fluttuava dolcemente come dotata di vita propria.
Cercò di appiattirsela sulla fronte ma quella continuava ostinatamente a rimanere su e ben presto fu costretto a lasciar perdere.

Ruby diede un’altra occhiata intorno.

Oh, beh, questo era interessante.

Ora che avevano rallentato distingueva più chiaramente i dintorni. Stavano cadendo in una specie di tunnel che le ricordava vagamente la tana di un animale enorme, le pareti di terra battuta, dalle quali spuntavano sporadicamente radici e piante rampicanti.
Certo, di tanto in tanto c’erano anche finestre, porte, specchi e vetri, ma l’impressione generale era quella.
Dato che l’andatura lo consentiva, si concesse di esaminare gli oggetti intorno.
Sulla destra, un pennello s’intingeva allegramente sul blu pastoso di una tavolozza lì vicino e si scagliava con forza su una tela, creando un cielo agitato e tempestoso; accanto, una trottola girava vorticosamente nell’aria, saltellando di tanto in tanto, mentre una maglietta a righe  viola e gialle, ballava leggiadra un valzer con un frac.
Alla sua sinistra, invece, degli occhiali tondi e dalla montatura dorata inseguivano un manichino spoglio che stringeva convulsamente nelle mani pallide un libro rovinato, cercando di posizionarsi sul volto vuoto.
In uno specchio, una donna dai capelli corvini e dalle labbra rosse e sensuali che mimavano parole invitanti, ammiccò verso di lei.

« Questo posto non ha il minimo senso » proruppe Albus, con uno sbuffo.

Ruby venne distratta dalla voce del ragazzo e quando si rigirò di scatto per capire cosa stesse dicendo la donna, lo specchio rifletté solo la sua espressione stranita.

« Davvero » concordò Scorpius « E io sarei più che altro curioso di sapere come uscire di qui adesso»

Albus mugugnò qualcosa in assenso ma non aggiunse altro.

La ragazza abbandonò la sua immagine allo specchio per incontrare i volti dei suoi amici. Fece spallucce.

« Non lo so prop- EHI! » s’interruppe, agitata, come riprese a cadere a tutta velocità verso il basso.

Sentì distrattamente un altro urletto provenire da uno dei ragazzi, attutito dallo sferzare dell’aria nelle orecchie.
Le sembrava di andare persino più velocemente di prima. Imprecò sottovoce, scocciata, e si rigirò verso il basso, giusto in tempo per poter appurare in prima persona l’osservazione scornata di Albus.

« Quello è il pavimento! » gridò il ragazzo con una leggera nota di panico.

Ruby gettò un’occhiata affranta al di sotto.

E sì, quella superficie piastrellata di mattonelle bianche e nere che si stava inesorabilmente avvicinando era proprio il pavimento.

Unì la sua voce all’urlo di terrore dei ragazzi sopra di lei e serrò gli occhi con forza, a pochi secondi dall’impatto.

Che non venne.

Socchiuse leggermente una palpebra e la sua visuale venne interamente occupata da una scacchiera bianca e nera.

Il pavimento.

Aprì gli occhi del tutto proprio mentre Albus sbottava: « Di nuovo?! »

« Ti stai lamentando, Potter? » grugnì Scorpius, con il fiato corto.

Erano sospesi a venti centimetri dal pavimento, tanto che i capelli di Ruby quasi sfioravano le piastrelle quadrettate.

« Beh, scendiamo, no? » disse lei sollevata e tutti e tre posarono un piede per terra.

 

 

 

 

 

 

                                                                                    ****

 

 

 

 

 

 

«Ahia! »

« Ohi! »

« Ma ti levi? »

« Sco’ spostati! »

« Albus! »

« Sì, sì, ora! »

« Merlino quanto pesi! »

«Umhf! »

Una volta che si fu scrollato Scorpius di dosso, rotolò di lato, liberando Ruby del suo peso.
Il soffitto che entrò nel suo campo visivo era quello solito, monotono e spoglio di Hogwarts.
Si tirò su, esterrefatto, e davanti a sé trovò solo una parete con un quadro piuttosto insignificante, con una sottile striscia d’erba e un cielo azzurro.

« Come? » borbottò stupito, guardandosi intorno freneticamente, scorgendo sulla destra, alla fine di un corridoio vuoto, una finestra buia da cui s’intravedevano rade stelle.

« Vili furfanti! Come osate invadere le mie terre?! »

Albus si rigirò di scatto verso il quadro e individuato il proprietario della voce, sbuffò e alzò gli occhi al cielo.
Un cavaliere basso e tozzo, con un armatura che sembrava pesare diverse tonnellate più di lui, menava fendenti a casaccio nell’aria, minacciando le pene più terribili, seguito da un grasso pony pomellato che brucava l’erba con aria di sufficienza.

« Canaglie! Villanzoni! Malfattori! Vi burlate di me? Voi, codardi, furfanti! » ululò infuriato, agitando la spada di qua di là, finché non perse la presa e la lanciò all’indietro, mancando di poco il pony, che rimase però impassibile come una statua equestre di bronzo.

« Sir Cadogan! Che piacere vedervi! » trillò Ruby, battendo le mani una con l’altra.

Albus sentì Scorpius trattenere a stento un grugnito scornato mentre il cavaliere si sollevava il cimiero per osservare meglio la ragazza.

« Mia buona damigella! Il piacere è tutto mio! È un onore sapere che vi ricordate di un povero cavaliere… » disse umilmente, puntellandosi sulla spada per un inchino traballante.

Ruby ridacchiò e fece l’occhiolino al cavaliere, tirando in contemporanea una gomitata ben assestata a Scorpius che aveva aumentato esponenzialmente il volume del suo grugnito.

« Come potrei dimenticare un compagno d’armi, signore? » ghignò, facendo un mezzo inchino.

« Madamigella, lei mi onora! » cinguettò l’ometto, commosso. « A cosa devo il piacere, Milady? Una nuova ricerca? Una nuova missione? » continuò, passando ad un tono entusiasta e cospiratore.

« Oh, » bisbigliò Ruby, chinandosi verso il quadro « non ancora, cavaliere. Però avrei bisogno di informazioni, Sir ».

« Ma certo, ma certo! » il tozzo ometto abbassò il tono ad un sussurro « Chieda pure, signorina! ».

« Avete visto, per caso, da dove siamo arrivati? » chiese la ragazza con un sorriso smagliante, del tutto incurante dell’assurdità della domanda.

Albus lanciò un’occhiatina di sbieco a Scorpius, indirizzandogli un sorrisetto saputo.
Quella era una buona idea.
Magari riuscivano a capire come mai erano finiti in un corridoio del sesto (o settimo piano, non si ricordava bene dove fosse il quadro dello spostato) dalla Stanza Del Caos.
Davvero, quel posto era proprio fastidioso.

« Oh, ma da nessuna parte, signorina! » assicurò il cavaliere, annuendo vigorosamente. « Siete comparsi così, assolutamente dal nulla, e siete caduti uno sull’altro ».

« Dal nulla? » ripeté lei, inarcando le sopracciglia.

« Esattamente! » confermò lui, disponibile.

« Capisco » borbottò, mettendo su una smorfia contrariata.

Albus vide Scorpius alzare gli occhi al soffitto, in esasperazione, e si trattenne dal fare lo stesso.

« Andiamo, Rub » sospirò scornato, tirandola per un braccio.

Lei si lasciò condurre via, agitando una mano verso il cavaliere, con la promessa che si sarebbero visti presto, “per una nuova avventura”.

Camminarono per un po’ in silenzio, finché non giunsero al secondo piano (o era il terzo- davvero, davvero, davvero, odiava quelle dannate scale!) e sentì Scorpius sbottare: «E adesso che si fa?».

Albus grugnì, ben sapendo la risposta che avrebbe dato la ragazza.

« Ci rientriamo, che domande! » asserì lei, facendo spallucce.

E zaaac! Sono un Veggente.

« Perché la cosa non mi sorprende? » sospirò Albus verso nessuno in particolare, mentre contemporaneamente Scorpius chiedeva: « Perché non siamo riusciti a scendere, secondo voi? »

Albus e Ruby si strinsero nelle spalle all’unisono, storcendo un po’ la bocca, e la ragazza rispose: «Non ne ho la minima idea…» I due ragazzi si scambiarono un sorrisetto compartecipe mentre lei continuava : «Ma lo scopriremo!»

Tipico.

Albus alzò gli occhi al soffitto per quella che sembrava la miliardesima volta quel giorno e cominciò a tirarli verso la cucina.

«Sto morendo dalla fame» tagliò corto e scorse chiaramente Scorpius scuotere la testa, tra il divertito e il rassegnato, alla vista della ragazza che si illuminava e si fiondava a passo di carica verso il regno degli elfi, borbottando mozziconi di parole che gli sembrò di distinguere come “roast beef” e “gelato alla panna”.

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                  ****

 

 

 

 

 

 

« Signorina Drake, vuole prestare un minimo di attenzione a quello che sta facendo? »

Scorpius vide Ruby far scattare indietro la mano dal tagliere, preoccupata, e fissare con apprensione il Maestro di Pozioni che torreggiava su di lei.

«Sono attenta» borbottò contrariata «Non mi sono neanche tagliata questa volta!».

«Ne sono felice» disse Flamel, in un tono piatto e annoiato che rendeva palese la sua indifferenza alla cosa «Ma, a meno che non voglia far saltare in aria anche il calderone del signor Zabini, le consiglierei di allontanare quelle radici di belladonna dal composto».  

Ruby occhieggiò le radici tagliuzzate (o meglio, massacrate) con sospetto.

«Ehi, non dovevano essere radici di asfodelo queste?» protestò, prendendone un po’ fra indice e pollice e portandosele vicino al viso per osservarle meglio.

«Direi di no» sospirò il professore, scuotendo appena la testa.

Scorpius vide la ragazza lanciare un’occhiataccia risentita alle foglioline, con la chiara speranza di incenerirle, e sentì Albus ridacchiare scompostamente al suo fianco. Si girò verso di lui, senza riuscire a trattenere un sorrisetto.

«Non ridere» lo riprese «Come farà agli esami?» chiese poi, in tono preoccupato.

Albus tornò un po’ serio e storse il naso.

«Spero solo che prenda un bel voto nello scritto» disse, ora occhieggiando la ragazza con un cipiglio ansioso «E che Flamel la metta vicino a me alla prova pratica».

Scorpius annuì, anche lui ben consapevole che solo con l’altro ragazzo vicino, Ruby sarebbe riuscita ad evitare di far scoppiare pozione, calderone e, eventualmente, metà dei sotterranei.

«Già mi è sembrato strano che oggi l’abbia messa con Zabini» continuò Scorpius, pensieroso, mentre si chinava in avanti per sminuzzare le sue radici di asfodelo.
Albus fece spallucce.

«Anche a me.» ammise «Immagino che stia cercando di farla abituare…».

Scorpius sbuffò, levandosi un ciuffo biondo da davanti gli occhi, e Albus ghignò apertamente: «Peccato che Zabini sia bravo… ma non abbastanza».

Scorpius fece una smorfia ma non trovò niente da ridire per contraddirlo.

Albus era l’unico sorprendentemente sveglio e pronto per fermare la ragazza nei suoi tentativi suicidi. O omicidi, a seconda della pericolosità dell'esplosione.
Bisognava dargliene atto. In fondo, era davvero il migliore del loro anno in Pozioni.

«Mi chiedo, signorina Drake, come farà a passare la prova pratica agli esami finali di quest’anno» chiese il professore, quasi tra sé e sé, il tono velato di sincera curiosità.
Ruby si produsse in un ghignetto e gli fece l’occhiolino –sì, l’occhiolino!- dicendo: «Non si preoccupi, signore! Qualcosa mi inventerò!».
Flamel la guardò divertito e scosse la testa, allontanandosi dal calderone.
Scorpius non riusciva ancora a capacitarsi di come, il normalmente intransigente e severo professore, potesse essere così indulgente e bonario nei confronti della minaccia più costante al suo prezioso laboratorio.
Il faccino da angioletto di Ruby Drake colpiva ancora.
Ridacchiò fra sé mentre il professore si spostava verso di loro, chinandosi leggermente sul loro calderone con un ghignetto compiaciuto.

«Potter e Malfoy » esordì, uno scintillio soddisfatto negli occhi mentre annusava la loro pozione calmante, «un lavoro eccellente come sempre!».

I due ragazzi si scambiarono un sorrisetto gemello e Scorpius poté distinguere chiaramente Ruby che roteava gli occhi al soffitto e scuoteva la testa nella loro direzione.
Le indirizzò un ghignetto prima di rivolgere nuovamente  la sua attenzione al professore che faceva girare il composto in senso antiorario.

«E’ essenza di valeriana quella che sento?» guardò su verso di loro, incuriosito.

Albus si strinse nelle spalle e mantenne un tono piuttosto piatto, anche se Scorpius poteva capire che era leggermente in imbarazzo dal leggero rossore sulle guance. 

«Sì, abbiamo pensato che poteva aumentare l’effetto calmante, combinata con le radici…» si fermò, piano mentre il professore rimase impassibile.

« Una buona pensata » disse alla fine, con un sorrisetto fiero che riuscì a dissimulare rapidamente, in favore della solita impenetrabile espressione severa.

«Ma quando cominceremo a fare pozioni più complicate, siete pregati di chiedere un mio parere, prima di aggiungere qualcosa. Non vorrei finiste per ferirvi».

Albus annuì brevemente e, dopo un breve cenno del capo, Flamel si allontanò verso il calderone di una ragazzina di Corvonero, che emanava un preoccupante fumo nerastro.

«Ti avevo detto di seguire le istruzioni sul libro» ghignò Scorpius, dando di gomito all’altro ragazzo.

«E io ti avevo detto che sarebbe andata bene» ribatté l’altro, facendo il sostenuto, mentre mescolava piano il liquido scintillante.

«Fortuna» lo provocò Scorpius, incrociando le braccia al petto.

Albus si raddrizzò, lanciandogli un’occhiata divertita ed ebbe appena il tempo di aprire la bocca che fu zittito da un boato assordante.
Prima che una cortina impenetrabile di fumo rosso scuro riempisse i sotterranei, rendendo impossibile distinguere le forme a meno di un palmo dal naso, Scorpius scorse chiaramente Flamel schizzare indietro, agitando la bacchetta furiosamente nel tentativo di aspirare la nebbia.
Sorrise largamente quando sentì una familiare vocetta squillante dichiarare da qualche parte nel mezzo della foschia: «Oops!».

 

 

 

 

 

                                                                            

                                                                                   ****

 

 

 

 

 

 

 

Rose Weasley era una ragazza abbastanza precisa.

Sì, è vero, qualche volta la sua camera non era proprio il massimo dell’ordine, e sì, poteva capitare che i libri nella borsa fossero sistemati un po’ alla rinfusa e il nodo della sua cravatta non fosse sempre dei migliori, ma tutto sommato poteva considerarsi sufficientemente precisa. Non maniacale come Albus, no.

Solo precisa.

Il suo problema infatti, non era la precisione , ma il tempo.
Non ce n’era mai abbastanza, mai.

E non riusciva mai a capire dove andasse a finire.

Cominciava a sospettare che qualcuno lo facesse accelerare quando era distratta.

Ma che ci fosse o meno un genietto malvagio (o, secondo zia Luna, un Nargillo parimenti dispettoso) che le rubava il tempo, il risultato era sempre lo stesso: Rose Weasley era perennemente e costantemente in ritardo.

Quella sera non faceva eccezione, ovviamente.

Le semifinali al Club degli Scacchi erano previste per almeno una mezz’ora prima e lei era ancora in biblioteca.
E diciamocelo, era un po’ difficile fare delle semifinali senza semifinalisti.

Rose sbuffò sonoramente, mentre gettava in borsa un paio di libri e una manciata di piume, chiudendo con uno strattone la tracolla di cuoio strapiena.

Accidenti a lei!

Aveva detto che avrebbe passato solo un’oretta lì in biblioteca, giusto per leggere qualcosina… E invece ne erano passate tre di ore, Merlino santissimo!

Si buttò la borsa sulla spalla con malagrazia e, uscita dalla biblioteca, cominciò a marciare per i corridoi quasi di corsa, gli occhi piantati sul pavimento e sui suoi piedi per non inciampare.

Però quel libro Babbano era così carino, con quel capitano così coraggioso e quella macchina, quel sottomarino! Una trovata davvero ingegnosa, visto che i Babbani non avevano l’Algabranchia.
Le sarebbe proprio piaciuto scendere nelle profondità oceaniche con il capitano Nemo e avere tante, sorprendenti avv-

BAM!

Non era neanche riuscita a girare l’angolo che qualcosa l’aveva rispedita all’indietro di almeno un metro, facendola atterrare sul sedere con un tonfo piuttosto sonoro.

« Ehi! » fu la protesta da davanti a lei.

« Oh scusami tanto, è che sono in- » cominciò Rose  tirandosi su i capelli dal viso, mentre cercava di rimettersi in piedi senza cadere nuovamente.

 «..Malfoy! » strillò come ebbe di fronte la sua brutta faccia pallida.

«Weasley » disse, le costava ammetterlo, in una maniera molto più composta della sua, con la sua solita, disgustosa, parlata strascicata.
«Guarda dove vai » borbottò infastidito, mentre si spazzolava la divisa immacolata con i palmi delle mani, come per togliere degli invisibili granelli di polvere.

«Eri tu in mezzo!» mentì, piccata dal richiamo, rossa come un peperone maturo.

Malfoy inclinò leggermente la testa su un lato, ricordandole preoccupantemente suo cugino, e inarcò un sopracciglio, incredulo.

«Onestamente, Weasley » sibilò « Sei proprio strana, tu».

«Strano sarai tu!» ribatté lei, stringendo i pugni e desiderando ardentemente poterli scaraventare sulla sua faccia senza finire dalla preside.

«Sì, sono io quello che corre per i corridoi senza guardare e butta giù le persone senza neanche scusarsi» disse storcendo la bocca.

Si stava chiaramente innervosendo, le guance che si chiazzavano di viola.

Rose si trattenne dal sorridere trionfante.

E così quel damerino era facile da provocare, eh?

«Perché stavi correndo così, poi?» aggiunse con una smorfia.

«Fatti gli affari tuoi!» lo redarguì lei, trattenendo a stento una linguaccia.

Il ragazzo si raddrizzò di colpo, neanche fosse stato colpito da un colpo di frusta.

«Benissimo, se vuoi scusarmi…» disse, evitando il suo sguardo e tornando al solito, irritante, tono strascicato.

«Tu, piuttosto, cosa ci fai qui da solo? Dove sono mio cugino e Ruby?» si lasciò sfuggire lei, incuriosita.

Del resto, era praticamente impossibile vederlo senza almeno uno dei due al suo fianco.
All’inizio aveva provato  a dissuadere almeno il cugino dallo stare con lui -cosa ci trovavano in quello slavato era davvero incomprensibile!-  ma era stato irremovibile: “E’ il mio migliore amico” l’aveva rimproverata.

Bah! Il suo migliore amico!

Trattenne una smorfia mentre il ragazzo di fronte a lei si lasciava scappare un mezzo ghignetto divertito.

«Non che questi siano affari tuoi, Weasley, ma comunque sono nascosti da qualche parte nei sotterranei».

Rose sollevò le sopracciglia in sorpresa.

«Nascosti? E perché?»

Questa volta il ragazzo si aprì proprio in un ghigno e disse con una risatina: «Albus tenta di insegnarle una pozione senza che distrugga i sotterranei».

«Ah» non trovò niente di più intelligente da dire e si affrettò a raccogliere la borsa da terra.

«Ehm» borbottò, improvvisamente imbarazzata «Ci si vede, suppongo» tentò titubante, salvo poi desiderare di prendersi mentalmente a calci.

Ci si vede?

Con Malfoy???

Gli occhi del ragazzo si illuminarono di una luce maliziosa e divertita.

«Speriamo di no, Weasley» ghignò, dandole le spalle e allontanandosi lentamente, dritto come un fuso.

Rose arrossì furiosamente e gli gridò dietro: «Infatti!  Lo spero anch’io!».

Lui non si girò, limitandosi ad alzare la mano in un vago gesto di saluto, e la ragazza rimase in mezzo al corridoio con le braccia conserte, immaginando di lanciargli dietro tutta la borsa.

«Pomposo idiota» borbottò, contrariata.

Improvvisamente si ricordò degli scacchi e ricominciò a correre come una forsennata per il castello.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                     ****

 

 

 

 

 

 

 

L’aria intorno a lei era fresca e pungente ma Ruby Drake non sentiva ancora la necessità di mettere il mantello, appallottolato invece, lì accanto.
Inspirò profondamente la leggera brezza notturna e socchiuse appena gli occhi, lasciando vagare lo sguardo sulle cime lontane della tenebrosa Foresta Proibita.
Da quell’angolino nascosto e appartato nella Torre d’Astronomia riusciva a vedere tutto il parco di Hogwarts, fino alla foresta e alle montagne lontane.
Veniva sempre lì quando aveva bisogno di pensare e stare da sola. Le piaceva il senso di controllo che riusciva ad avere da lì sopra.

Si sentiva così libera.

Inspirò una boccata d’aria, contenta, mentre con la mente tornava a quegli ultimi giorni.

Erano rientrati nella Stanza altre tre volte, senza il minimo cambiamento. Come tentavano di posare piede per terra, venivano risputati da qualche parte a caso nel castello.

Tutto ciò era terribilmente frustrante.

Scosse piano la testa, cercando di schiarirsi un po’ la mente.
L’arietta fresca l’aiutò nel suo proposito, e si ritrovò nuovamente con lo sguardo perso fra le ombre.

Adorava quel posto.

E non era la sola.

«Salve signor Barone» salutò quietamente, senza spostarsi di un millimetro.

Un soffio gelido le sfiorò il braccio sinistro quando il fantasma le si accostò.   

«Di nuovo qui, Miss» attestò quietamente il fantasma, fluttuandole a fianco.

Lei annuì leggermente :«Lo sa, signor Barone, questo posto è così tranquillo» disse «E c’è una vista grandiosa».

«È così, Miss» concordò lui, ritornando in un piacevole silenzio. Dopo qualche minuto intervenne nuovamente, in una delle rare occasioni nelle quali iniziava una conversazione :«Lei è fuori dalla sua Sala Comune dopo il coprifuoco» osservò, «Ancora».

« Sì » convenne lei, senza spostare lo sguardo dagli alberi.

 Ci fu silenzio per qualche altro minuto, finché il fantasma non sussurrò in tono lugubre, allontanandosi: «Stia attenta a non farsi vedere» per poi sparire oltre il muro con uno sferragliare di catene.

Ruby trattenne un sorrisetto.

Il temuto fantasma del Serpeverde non era spaventoso neanche la metà di quanto credevano tutti.

Rimase seduta per un’altra mezz’oretta, persa  nei suoi pensieri, finché il verso cupo di un gufo in lontananza non la riscosse.
Trattenne uno sbadiglio e decise che era ora ormai di tornare nei sotterranei e di farsi una bella dormita.
L’indomani sarebbero cominciati gli esami, era il caso di non fare tardi.
Non troppo, almeno.
Si avviò per i corridoi con passo felpato, cercando di fare meno rumore possibile e girando cautamente tutti gli angoli.
Era proprio il caso che Derrick non la beccasse quella sera.
Se finiva in punizione, la partita di sabato contro i Grifondoro se la scordava.
E non credeva di poter sopportare il sorrisetto tronfio di Jamie se l’avesse battuta alla finale. Soffiando la Coppa delle Case ai Serpeverde, oltretutto.

Will l’avrebbe uccisa.

E anche Albus.

E la Farley.

E il resto della squadra.

E, oh già, tutto il resto della Casa.

Sospirò, scornata.

Accidenti a lei! Non poteva provare le selezioni per diventare Cacciatrice? Comunque andasse, la colpa sarebbe sembrata sempre sua. Era la croce dei Cercatori. Tutta la gloria, tutta la colpa.

Trattenne un grugnito –producendosi più che altro in un singhiozzo strozzato- e si appiattì in un cono d’ombra, cercando di farsi piccola piccola e di nascondersi parzialmente in una nicchia del muro.
Una risatina le riempì le orecchie mentre due ragazzi passavano per il corridoio, cercando di muoversi silenziosamente ma fallendo clamorosamente.

«Shh, fai piano, David!» ridacchiò uno dei due, il più basso, appendendosi al braccio dell’altro proprio mentre le passavano davanti.

«Fai piano tu, Karl! Sembri un ippogrifo imbizzarrito!» ritorse l’altro, tirandoselo dietro.

«Non è vero!» lo sentì protestare, mentre si allontanavano.

Idioti.

Se volevano tanto farsi scoprire, potevano bussare direttamente all’ufficio di Derrick e grazie tante.

Rimase acquattata nell’ombra, indietreggiando ancora di più verso il muro, scomparendo quasi in una piccola incavatura nel muro.
Non dovette aspettare molto che i passi affrettati del custode furono chiaramente udibili dal corridoio precedente.
Trattenne il respiro mentre l’uomo filava dritto davanti a lei, senza guardarsi attorno, borbottando con una luce maniacale negli occhi “oltre il coprifuoco” e “ma stavolta li pesco io, li pesco”.
Rimase immobile finché non sentì nuovamente i passi strascicati del custode che si portava dietro i due ragazzi, un sorriso enorme e soddisfatto ad illuminargli il volto.

«Una bella punizione coi fiocchi, vi spetta, sì, sì! Lo dico sempre io, alla preside, che è troppo morbida con voi piccoli furfanti, sì, sì. Vi farò pulire tutta la Sala dei Trofei, sì, e senza magia, sì, sì!»  brontolava mentre i due lo seguivano mestamente e trascinando i piedi.

Due Corvonero.

E quelli avrebbero dovuto essere gli intelligenti.

Onestamente.

Rimase nell’ombra finché non ebbe la certezza che si erano allontanati abbastanza, e uscì fuori dal suo nascondiglio, camminando sempre a ridosso del muro. 
Procedette senza problemi per un paio di piani e, arrivata al terzo, dovette aspettare qualche minuto prima di girare l’angolo, in modo che un ragazzo e una ragazza del Grifondoro si dileguassero nel corridoio successivo senza incrociarla.
Meglio non rischiare di essere vista, anche se da altri studenti.
Specie se Grifondoro.
Non era gente affidabile, quella.

Riprese a camminare, gettando uno sguardo distratto intorno.
Tutto tranquillo e in ordine.
Silenzio, nessuno in vista, Derrick impegnato altrove, i Grifondoro lontani. C’erano solo lei, lei e…

Si girò di scatto verso la finestra.

Aveva scorso un lampo di capelli neri nel suo riflesso.

La sua faccia le rimandò uno sguardo sbalordito, i capelli del solito biondo scuro.
Se li tastò, per sicurezza, avvicinandosi una ciocca al viso e osservandoli.

Sempre biondi.

Con una smorfia, risollevò il viso per trovarsi di fronte il viso affilato di una donna dai lunghi capelli color dell’ebano e ammiccanti occhi di un blu pervinca. Mimò qualcosa con le labbra e Ruby si girò indietro, per controllare se ci fosse qualcuno.
Dietro di lei non c’era niente e quando si voltò la donna era scomparsa.

Cosa… É un fantasma?

Incuriosita, sfiorò con la punta delle dita il vetro freddo ma la superficie le rimandò solo la sua espressione insospettita.
Interdetta, rimase qualche altro secondo lì impalata, per poi sbuffare piano ed allontanarsi.

Eppure quel viso le sembrava familiare…

Chi era?

Dove poteva averlo visto, poi?

Magari era un quadro speciale che andava anche nelle finestre, chissà.

Era arrivata quasi all’imbocco dei sotterranei quando le arrivò la risposta, come un fulmine a ciel sereno.

La donna nello specchio!

Quella donna l’aveva già vista nella Stanza del Caos!

Fece retrofront di scatto e, col cuore in gola, cominciò ad imboccare corridoi a caso, sperando con tutta se stessa di non incrociare né Derrick, né nessun altro.

Fortunatamente non dovette aspettare molto prima di svoltare  un angolo e inciampare letteralmente sulla lunghissima scalinata. Prese a correre e, incurante del fiatone, una volta arrivata in cima si tolse una forcina e cominciò ad incidere le lettere sul legno scuro della porta.
Le lettere si illuminarono debolmente e lei vi posò sopra una mano.
Sentì la superficie vibrare leggermente e prese un bel respiro.

Speriamo di non schiantarci neanche ‘sto giro. 

E fece un passo avanti.

Come da copione prese a cadere a tutta velocità lungo quella sottospecie di tana di coniglio formato famiglia, con tutta la miriade di oggetti che le sventolavano allegramente intorno.
Cercò attentamente con lo sguardo lo specchio, ma non ne trovò alcuna traccia.
Sconfortata, continuò a guardarsi intorno, cercando di dare un senso a quel posto e di non sobbalzare ai cambi di velocità.
Le sembrò di scendere all’infinito, senza neanche la magra consolazione delle lamentele di Albus a tenerle compagnia.

Okay, questo è noioso. Da morire.

Cominciava quasi a sperare di aumentare la velocità e magari schiantarsi, giusto per fare qualcosa, che un’iscrizione su un pannello attirò la sua attenzione.

Erano le stesse lettere e rune nella porta di sopra.

Cercò di imprimersele nella mente in modo da poterle poi riscrivere e continuò a cadere senza alcun freno.
Dopo quella che fu sicuramente un’eternità, la velocità aumentò esponenzialmente e, esattamente come era successo qualche giorno prima, si fermò a venti centimetri dal pavimento.
Con lo stomaco annodato, sollevò la testa e vide un lungo corridoio che si snodava di fronte a lei, sempre piastrellato come una scacchiera.
Tentennante, posò il piede sul pavimento e… si sentì sballottare neanche le avesse inchiodato la scopa a mille metri d’altezza.
Quando sbatté pesantemente il didietro sulla pietra gelida si rammaricò ancora una volta di non aversi portato dietro Albus e Scorpius.

Almeno per farle da cuscino.

Dolorante e di umore piuttosto nero, cominciò ad incamminarsi per i cinque piani che la separavano dai sotterranei.

E non aveva neanche visto la donna.

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                   ****

 

 

 

 

 

 

 

 

 

«Quest’esame era veramente stupido!» commentò Scorpius, esultante.

«Eh, ma stupido davvero» borbottò lui di rimando «Ancora non vedo il motivo di studiare una materia così dannatamente noiosa» aggiunse in tono lamentoso.

«Ma se le domande erano facilissime!» protestò Scorpius, particolarmente di buon umore.

Albus lo guardò di sottecchi, dubbioso.

«Sì, certo. Ma comunque dannatamente noiose. Uno non dovrebbe rischiare di addormentarsi agli esami».

Scorpius ghignò, dandogli una pacca sulla spalla e ammiccando verso Ruby che si trascinava dietro di loro, con delle occhiaie da far concorrenza a quelle di Scorpius senza le sue canoniche (e dannatamente necessarie) otto ore di sonno.

«Consolati, amico. Almeno non ti sei addormentato davvero, come qualcun altro, qui».

La ragazza li ignorò o- più probabilmente- non li sentì, chiaramente facendo già abbastanza fatica a tenere gli occhi aperti e a camminare in linea retta.

«Vero, Rub?» la incalzò uno Scorpius ridacchiante.

«Uh?»  fu la distratta risposta.

«Facile l’esame, no?» chiese il ragazzo innocentemente.

Lei fece spallucce e proruppe in un clamoroso sbadiglio.

« See » mugugnò «Una passeggiata».

«Così facile da essere noioso, direi» continuò lui, il ghignetto sempre più evidente, mentre l’altra si riscuoteva il tanto sufficiente da lanciargli un’occhiataccia «Quasi… soporifero, azzarderei?» concluse, cercando di mantenere un’espressione seria.

Albus ridacchiò mentre l’altra inarcava un sopracciglio con aria di superiorità.

«Sul serio!» continuò Scorpius, garrulo «Solo tu potevi addormentarti ad un esame!»

«Non ho dormito!» protestò lei, salvo poi concedere davanti al loro sguardo divertito «Beh, solo un pochino, forse…»

«Rub, hai dormito metà dell’esame!» puntualizzò il ragazzo, con un sorrisetto.

«Non metà!»

«Sì, forse un po’ di più»

«Al massimo un quarto d’ora!» tentò lei, occhieggiandolo dubbiosa.

«Russavi così forte che se n’è accorto anche Rüf » ritorse lui con un espressione malvagiamente soddisfatta.

«Io non russo!» strillò oltraggiata.

«Eccome se lo fai!»

«Non è vero!» ribatté piccata, assottigliando gli occhi pericolosamente.

Scorpius alzò le mani in segno di resa e Albus ne approfittò per chiedere in tono piatto: «Che poi, come mai sei così stanca?»

«Sì, cosa hai combinato, genietto? Qualche sabotaggio notturno per allentare la tensione pre-esame?» ghignò Scorpius, chiaramente sperando fosse davvero così.

Chissà perché, Albus ne dubitava.

Probabilmente c’entrava di nuovo con quella stupida port-

«No, sono rientrata nella Stanza del Caos».

Davvero.

Così prevedibile.

«Oh» fu il commento deluso di Scorpius.

«Già» mugugnò lei.

«Beh, non credo ci dovresti andare da sola!» borbottò Scorpius, contrariato «Perché non ce l’hai detto?».

Beh, in effetti.

Il biondastro aveva ragione.

«Non era un visita programmata» ghignò lei «Altrimenti, certo che te lo avrei detto, Scorpiuccio del mio cuore!»

Il ragazzo inorridì visibilmente al nomignolo e si ritrasse, disgustato.

«Non chiamarmi così!» grugnì, cercando di incenerirla con gli occhi.

«Come? Scorpiu- mmf!» bofonchiò, la bocca improvvisamente coperta dalla mano del ragazzo.

Albus scosse la testa, divertito.
Era un cambio gradito non essere lui quello che stuzzicava Ruby, ogni tanto.
E ne riceveva i colpi punitivi.

«Comunque» s’intromise, per una volta lui il paciere della situazione, «com’è che non era una “visita programmata”?»

«Oh, già. Cioè, è un po’ strana come cosa…»

«Siamo tutti orecchie, Drake» la incoraggiò Scorpius, posandole un braccio sulle spalle con fare amichevole.

Ruby annuì e si lasciò condurre dal ragazzo, probabilmente grata di avere qualcuno a cui appoggiarsi.

«Allora, per farla breve, mentre tornavo dal mio giretto notturno…» s’interruppe per lanciare un’occhiataccia ad Albus che aveva sbuffato- ma andiamo! Giretti notturni? Prima degli esami? Quella ragazza aveva qualche problema!- «ho visto una donna alla finestra».

«Una donna?» ripeterono lui e Scorpius all’unisono.

Ruby annuì.

«Sì, una donna. Mi sembrava di averla già vista… E infatti poi mi sono ricordata dove. Nella Stanza del Caos» concluse semplicemente.

«E dove l’hai vista tu una donna nella Stanza del Caos?» indagò Scorpius sbalordito.

«In uno specchio» fu la calma risposta, disponibile.

«Uno specchio?» borbottarono increduli.

Questa poi.

«Avete intenzione di ripetere tutto quello che dico, gemellini?» grugnì lei, ricordandogli vagamente i nani da giardino nel cortile della Tana durante la disinfestazione.
Trattenne a stento un sorrisetto.

«Ci prendi in giro?» continuò Scorpius, adesso più pensieroso «Io non ho visto nessuna donna in uno specchio».

«No?» chiese Ruby, più incuriosita.

«No» confermò Scorpius.

«Tu, Al?»

«Neanche» rispose lui.

Ci avrebbe fatto caso, no?

«Oh, beh, magari non l’avete notata. C’è un sacco di roba là dentro...» tentò la ragazza, titubante.

« Forse » concesse Scorpius « Ma non capisco comunque com’è che sei rientrata là dentro per questa donna…»

«Boh, l’ho vista per un attimo di sfuggita, e anche questa volta mi mormorava qualcosa che non riuscivo a capire e-»

«Ti ha parlato?» la interruppe Scorpius, adesso più allarmato.

«No, non proprio» rispose lei, più cauta «Sembrava mi stesse dicendo qualcosa ma non c’era suono e tutt’e due le volte è scomparsa immediatamente».

«E quindi sei tornata di là per vedere se riuscivi a rivederla e capire cosa ti stesse dicendo» completò Albus per lei.

Ruby annuì.

Scorpius si bloccò in messo al corridoio e sussurrò: «Non mi piace. Non mi piace per niente».

«Perché?» fece la ragazza, mentre Albus già sentiva crescere la solidarietà verso il ragazzo.

La faccenda non prometteva niente di buono.

«E’ decisamente una cosa strana» disse, storcendo le labbra «Potrebbe essere pericoloso. Conosco storie terribili sugli specchi».

Ruby lo guardò scettica.

«Non guardarmi così!» protestò lui «Si può fare roba molto oscura con gli specchi! So di maghi che ci sono rimasti intrappolati per sempre, attirati da delle anime chiuse là dentro!»

Albus rabbrividì.

Santo Merlino. Non ci voleva più mettere piede dentro quella maledetta stanza.

Ruby invece lo soppesò con lo sguardo.

«E’ possibile?» chiese, interessata.

«Sono sicuro di sì» annuì il ragazzo, riluttante «Dobbiamo stare molto attenti».

La ragazza annuì, gravemente, persa fra i suoi pensieri.

«Beh, potremo anche evitare di andarci, visto che tanto è assolutamente inutile…» propose Albus, cercando di modulare una voce suadente.

«Non abbiamo ancora trovato il modo di atterrare» concordò Scorpius.

«Ah!» Ruby li tirò entrambi per le maniche, voltandoli verso di sé «Quasi mi dimenticavo!».

Frugò un po’ nella tracolla e, dopo qualche minuto di ricerca, tirò fuori un pezzo di pergamena spiegazzato.

«Ho trovato delle altre iscrizioni ieri!» esultò, sventolando il foglietto.

«Fa vedere!» proruppero all’unisono i due ragazzi.

«Ehi, ehi, buoni!» ridacchiò lei.

Albus osservo le scritte copiate nella calligrafia larga e scomposta della ragazza da sopra la spalla di Scorpius, impossessatosene.

ANΩ KATΩ EΣTI.

A-ah! Poteva giurare che quello fosse di nuovo greco! E quelle altre li sotto, Rune Antiche. 

«Sai già cosa vuol dire?» chiese Scorpius, impaziente, una luce eccitata negli occhi.

Albus vide Ruby allargarsi in sorriso enorme.

«E per cosa credi che sia così stanca?» ghignò «Mi sono svegliata orribilmente presto stamattina per andare a fare ricerche!»

Albus e Scorpius ricambiarono un sorriso sfolgorante e Albus la incitò: «Beh, dai, che vuol dire, allora?»

Ruby fece una pausa drammatica e poi replicò, soddisfatta: «Sopra è sotto».

 

 

 

 

 

 

 

                                                               

                                                                                  ****

 

 

 

 

«Non possiamo permettere che accada!»

«Ne sono consapevole, sorella» replicò lei, a denti stretti.

«E’ necessario fermarla. Fermare lei e i suoi.»

Annuì, piano, i riflessi del fuoco che danzavano sul suo viso pallido, creando giochi di chiaroscuro sulla sua cicatrice.

«E’ ora che la Sorellanza se ne occupi. Non possiamo assolutamente lasciarle campo libero, lo capisci.» continuò severamente la donna incappucciata, la cui figura traballante spiccava nel falò «La missione che ti è stata affidata è della massima importanza, sorella».

Chinò leggermente il capo a quelle parole.

Era un grande onore, lo sapeva.

«Non vi deluderò, sorelle» promise appassionatamente.

Dal cappuccio della donna si intravide un sorriso.

«Ne siamo certe. Che i Fati ti proteggano» si congedò, portandosi una mano al cuore.

«Che i Fati proteggano voi, sorella» sussurrò lei, mentre la figura spariva tra le fiamme con un guizzo.

Spense il fuoco e ne fece evanescere le tracce con un colpo di bacchetta, raccogliendo le pietre disposte lì intorno e rimettendole cautamente nel sacchetto.

Si calcò il cappuccio sul viso, fino a coprirglielo del tutto.

Era ora di tornare al castello.

 

 

 

NdA

Ehilà!

Ehm.. C'è nessuno? Uoooooo?
*silenzio di tomba*
Uhm, dopo mesi che non aggiorno, lo capisco se mi avete dato per dispersa. O morta XD
E dire che proprio questo capitolo era pronto da un po' ma non ero convintissima e.. non sto migliorando la situazione, vero?
Okay, cominciamo con delle scuse vere e proprie per questo immenso ritardo a quelle povere anime che mi seguono. SCUSATEEEEE!!!
Poi con le scuse (scuse come giustificazioni): stavo studiando. E quando non stavo studiando e potevo scrivere qualcosa, zero ispirazione. E' andata avanti così per un bel po', però ho deciso di postare almeno questo, mentre lavoro al prossimo. Non dovrebbe volerci molto (è a buon punto) ma visto che lo dico ogni volta, non mi prendete sul serio xD
Detto questo, mancano pochi capitoli alla fine di questa prima parte. Tre, o esagerando quattro. Poi dovrò decidere cosa fare.. se continuare a scrivere anno per anno, o saltare e arrivare agli anni con più materiale. Voi cosa mi consigliate? Tra parentesi, se non si fosse capito, questa sarà una serie- ergo, non vi libererete di me per ora- e ho raccontato a malapena un decimo di tutto quello che ho in programma per i miei piccoli mostri xD 
Poi, note del capitolo:

1. Il titolo "Down the Rabbit-Hole"  è preso pari pari dal primo capitolo di "Alice in Wonderland" -che conosciamo tutti, spero, se no filate a leggere quello invece di perdere tempo con me! No, dai, scherzavo XD Spero che si stia vedendo l'incredibile somiglianza con  Alice, perché questa storia mi è venuta in mente proprio mentre lo leggevo. Chissà, magari un giorno mi prenderò la briga di farvi spiegare da Ruby cosa c'entra il Paese delle Meraviglie con la Stanza del Caos. Mah!
2. Ruby cita il film "2001:Odissea nello Spazio" di Kubrick, film che non ho visto ma che in un pezzo particolare, che mi è capitato di vedere di sfuggita, quello mentre sono nello spazio e cominciano a vedere esplosioni assurde di colori (quello è LSD, lasciatevelo dire, che neanche i Beatles xD), mi sembrava adatto a descrivere la prima parte della discesa ;)
3. La descrizione di Sir Cadogan e mooooolto ispirata a quella del Prigioniero di Azkaban. Tipo, quasi copiata, just so you know XD
4. Nella parte di Scorpius con Rose: NO, Scorpius non è Draco Malfoy e -generalmente- non parla con la "parlata strascicata" dei Malfoy. Solo quando è seccato u.u E' solo che Rose lo indispone. E lui indispone Rose.. Ma comunque xD
5. Avete notato che Albus è l'unico con un po' di senso di autoconservazione? Uno schiaffo alla sua lunga stirpe di Grifondoro!
Okay, quest'ultima non era neanche una nota.
Venendo al dunque, ringrazio coloro che leggono e soprattutto che mi fanno sapere cosa ne pensano, un ringraziamento speciale a Telyn e Albus Severus Potter (sbrigati anche tu ad aggiornare, caro, che hai tempi quasi più geologici dei miei- quasi!) Le critiche, le domande, i chiarimenti, gli insulti per il ritardo spropositato sono tutti ben accetti!
Ultima cosa, questo capitolo è dedicato a
Telyn, perché è una lettrice affezionata, mi lascia delle recensioni calorosissime e perché ho postato questo capitolo solo perché mi è capitato di rileggere una delle sue  splendide recensioni! Un bacione a te!
E a presto, gente!
(spero!)
  
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