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Autore: Lelahel    27/09/2013    5 recensioni
Chicago, 1923
"La Leonessa"
È con questo nome che la giovanissima cantante April Ford è conosciuta nella città di Chicago.
"L'Ibrido"
È con questo nome che è conosciuto il temuto e potente vampiro Niklaus.
Due persone completamente diverse, nella loro natura e nella loro personalità, ma le cui vite saranno destinate a incrociarsi proprio in una notte di fine estate, nella città di Chicago.
Il fuoco e il ghiaccio davvero non hanno nulla in comune?
[Dalla storia]
"Possibile che dove la notte è più buia ci sia tu?"
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katherine, Pierce, Klaus, Nuovo, personaggio, Rebekah, Mikaelson, Stefan, Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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http://www.youtube.com/watch?v=DSSfGQU90uY

-Capitolo 12: I'm only the monster you made me-

Take a good look at me now
Do you still recognize me?
Am I so different inside?
This world is trying to change me
And I admit I don't want to change with it
And I admit I can't go on like this anymore


Erase this monster I've become
Forgive me for all the damage done
It's not over
Say it's not over
I'm begging for mercy
I'm only the monster you made me


Finalmente ti sei svegliata.”

April ci mise qualche secondo per metabolizzare quanto le si stava ponendo davanti allo sguardo.

Scattò a sedere rapidamente sul bancone, con una velocità a dir poco sorprendente viste le sue condizioni, e scese poi dal mobile con un balzo, rischiando di slogarsi la caviglia nel durante.

Violet restò seduta, come lei l'aveva trovata: con le gambe accavallate, le mani adagiate fermamente sopra il bancone e il collo proteso verso il corpo dell'altra ragazza.

V-Violet?” April pronunciò il suo nome, quasi fosse una parola celante mille paure.

Vide gli occhi offuscarsi, la testa martellare violentemente come se potesse scoppiare da un momento all'altro e le gambe molli, improvvisamente fatte di pasta-frolla.

Ciao April.”

Violet scese da sopra il bancone, senza provocare il benché minimo rumore quando i suoi piedi atterrarono sul pavimento. Aveva una postura leggermente piegata mentre avanzava verso la figura dell'amica; il capo chino e gli occhi attenti e vacui, fermi sull'esile silhouette di April.

April, d'altro canto, non riusciva a compiere un passo.

Una parte di lei, quella più razionale, aveva già definito la natura della persona che aveva di fronte; l'altra, quella distrutta ma al contempo speranzosa, voleva solamente correre verso l'amica e stringerla più forte che poteva a sé, dirle che le era mancata e che aveva bisogno di lei più di qualsiasi altra cosa al mondo.

Sei davvero tu?” Fu questo, però, tutto quello che lei riuscì a dire.

Violet si fermò, come se la voce rotta d'emozione di April avesse toccato qualcosa in fondo al suo cuore. La fissò a lungo, con fare indeciso.

Sì. In parte.” rispose, drizzandosi lentamente sulla schiena.

April scosse la testa incredula. La sua amica era così diversa da come la ricordava, da come l'aveva vista in sogno: non era altro che il pallido riflesso di una vita troppo presto baciata dalla morte. Niente di lei ricordava la vitalità e la dolcezza che l'avevano caratterizzata.

Ti abbiamo seppellita, Violet.”

E infatti ho fatto un po' di fatica per uscire.” Violet abbassò distrattamente lo sguardo sulle proprie mani e iniziò ad analizzare le dita. “Ho tutte le unghie rovinate.”

Tu dovresti essere morta!” April era sul punto di scoppiare in una vera e propria crisi di nervi. I suoi occhi erano lucidi, le labbra tremanti e il petto scosso da violenti e numerosi singhiozzi.

E lo sono, April.” Violet alzò con uno scatto la testa, puntando gli occhi iniettati di sangue sul volto di April. Sembrava fuori di sé, spinta solo e unicamente da sensi che la ragione non poteva governare. “Ma sono come i tuoi amici ora.”

Violet era un vampiro.

April si portò una mano alle labbra, scuotendo debolmente la testa malgrado avesse intuito tutto sin dal principio. Si sentì tradita, poiché Klaus poteva essere benissimo l'artefice di quanto era successo, malgrado avesse negato di essere colpevole. E si sentì di aver tradito Violet, poiché non era stata capace di proteggerla come lei aveva fatto con April da quando si erano conosciute.

Mi spiace così tanto, Violet.” singhiozzò April, disperata.

Desiderava così tanto gettare le proprie braccia attorno al collo dell'amica perduta, ma sapeva di non poterlo fare.

Perché non aveva alcun diritto.

Perché quella non era più l'amica che aveva avuto e amato, probabilmente.

Ma no, perché dici così?” Violet si lasciò andare a una risata gutturale, che non era mai nata da una voce come la sua. “Io sto bene.” Spalancò le braccia, per dare maggior enfasi al suo entusiasmo. “Sono forte, non ho limiti, posso uccidere senza provare rimorso e, inoltre, posso fare tutto quello che voglio!”

April deglutì, mosse un passo all'indietro, quando vide Violet avanzarne di un paio.

Sarò giovane e bellissima per sempre. Mentre tu, invece, morirai brutta e deperita, a causa del tuo male.” concluse freddamente la vampira, puntandole il dito contro con occhi spiritati.

Quelle parole la ferirono, malgrado April sapesse, in cuor suo, ch'erano state pronunciate da una persona a lei estranea. Quella indossava il volto di Violet, ma era una persona a se stante.

Tu lo sapevi...della mia malattia, vero?” le domandò, conscia che quella non era una domanda da porre a una persona che non voleva perdersi in troppe chiacchiere.

Ma Violet arrestò la propria avanzata di fronte a quella domanda. I suoi occhi si chiusero un poco, tornando ad assumere la loro forma normale, e scrutarono con attenzione il corpo di April. “Era palese, April. Non te ne accorgevi solamente tu.”

April abbassò lo sguardo, senza pronunciare alcuna parola.

Non ti resterà che un mese da vivere, se siamo ottimisti.” Violet scattò verso di lei, tanto che April se la ritrovò ad un palmo dal viso senza nemmeno rendersene conto. Sussultò spaventata, notando che il volto di Violet, più da vicino, risultava essere persino maggiormente diverso di quello che aveva conosciuto.

Era spento, triste, vuoto, non c'era nulla della vitalità che aveva caratterizzato la bellezza di Violet.

Niente in lei ricordava più ad April la persona ch'ella era stata.

Quindi non penso che ti offenderai, se bevo un po' del tuo sangue.”

Le accarezzò il viso dolcemente, lasciando scorrere i polpastrelli lungo la linea della sua guancia. April non riusciva a compiere il benché minimo movimento; le gambe erano molli e le precludevano qualsiasi movimento; gli occhi troppo gonfi di lacrime affinché potesse persino vedere.

Perché ti comporti così, Violet?” piagnucolò disperata, non riuscendo a sopportare il modo in cui la ragazza stava parlandole.

Perché sono tua amica.” Violet rispose con voce soffice e vellutata, ma in maniera falsa e illusoria. Alzò anche l'altra mano, per accarezzarle l'altra guancia. “E ti voglio bene. Tanto da salvarti dalle grinfie di Klaus.”

È...stato lui a trasformarti? A ucciderti?”

Non esattamente. Ma non permetterò che lui trasformi te.”

Detto ciò, Violet strinse violentemente il collo di April con entrambe le mani. Alla ragazza mancò subito il respiro, mentre la vampira la sollevava da terra e la scrutava con con occhi scuri e iniettati di venuzze di sangue. Dalla sua bocca fuoriuscirono due spessi e affilati canini, che andarono a premere ferocemente sulle labbra.

Vil, ti prego...non far..lo.” April provò a pregarla di fermarsi, ma la voce le uscì in un sibilo quasi impercettibile. Le mani della vampira premevano troppo forte attorno alla gola, tanto ch'ella poté sentire nella sua testa il rimbombare della pulsazione della carotide.

Mi spiace, Pril. Ma ho fame. Troppa fame.”

Non ebbe il tempo di compiere nessun'altro movimento, poiché April si ritrovò capitolata a terra e Violet sbalzata contro il bordo del bancone, a pochi metri dal punto in cui si trovava.

April tossì ripetutamente, restando distesa sul pavimento, ma i suoi occhi riuscirono a scrutare un paio di scarpe in pelle nera di fronte a sé, di qualcuno che le stava dando le spalle. Fece scorrere lentamente gli occhi lungo tutta la figura che aveva davanti, scorgendo un paio di pantaloni da smoking nero e una camicia bianca, raggrinzita e sporca.

Di sangue.

Violet restò con la schiena contro il bancone e entrambe le braccia adagiate sopra uno degli sgabelli del bar. I suoi occhi folli erano fermi sulla figura che l'aveva spinta lontano da April.

Eccolo, il mio sire.” lo prese in giro, ridacchiando con una tonalità di voce bassa.

Il cuore è qualche centimetro più sopra, stronza.” La risposta di Stefan Salvatore non giunse inaspettata. Malgrado fosse spettinato, sporco, arrabbiato e impresentabile per i canoni dell'epoca, lui non aveva perso quella verve pungente che April aveva conosciuto e di cui era stata spaventata e inquietata da sempre. Restò seduta sul pavimento, assistendo alla scena silenziosamente, e senza riuscire a pronosticare quello che sarebbe potuto accadere successivamente.

Violet mostrò un sorriso bagnato di sangue, quando Stefan iniziò ad avanzare verso di lei, con passi lenti e metodici, mantenendo gli occhi fissi sul volto della vampira neofita.

Non me ne sono mai intesa di anatomia, purtroppo.” rispose la ragazza, con voce roca.

Ma sono quasi sicuro che avresti potuto benissimo colpirmi dritto al cuore. Eppure non lo hai fatto.” Stefan si fermò quando fu a pochissimi centimetri dai piedi della ragazza. Notò che Violet aveva assunto un'espressione quasi umana, priva di quella sadica vena di follia che aveva caratterizzato i suoi occhi fino a pochi attimi prima. Qualcosa negli occhi verde foglia di Stefan la spinse a provare un brivido, nato dalle più profonde delle sue membra, per poi irradiarsi alla mente, scuotendole i pensieri dal torpore dell'irrazionalità.

April, intanto, era troppo debole per riuscire ad alzarsi in piedi. Ci provò in tutti i modi, tossendo lievemente per il dolore, e facendosi leva sui palmi delle mani e sulle ginocchia, intenta a compiere un movimento che potesse avvicinarla a loro, prevenendo un possibile colpo di testa da parte di Stefan. Poiché, malgrado tutto, lei non voleva che succedesse qualcosa a Violet.

Stefan, però, non compì alcun movimento: rimase immobile a fissare l'esile figura della giovane vampira, con le braccia distese lungo i fianchi e il mento alto. “Chi ti ha trasformata? Avevi sicuramente sangue di vampiro già in circolo prima che venissi uccisa.” domandò.

Violet non rispose; scosse la testa ripetutamente, portandosi le mani alle tempie e prendendo a dondolarsi avanti e indietro come se volesse scacciare la voce di Stefan dai propri pensieri. Rideva e gemeva allo stesso tempo, sembrava che non fosse decisa su che emozione provare. Pareva come se volesse rimuovere qualcosa dentro la sua stessa testa.

Vedendo che lei non avrebbe risposto, Stefan ricorse, imperterrito, a un'altra domanda. “Perché non mi hai ucciso? Sapevi che sarei tornato e te l'avrei fatta pagare....”

Stefan, non farle del male!” Lo minacciò rudemente April, maledicendosi per non essere forte abbastanza, nel fisico e nella mente, da alzarsi in piedi e avanzare verso di loro per bloccare l'eventualità che Stefan la uccidesse.

Il vampiro si chinò davanti a Violet, notando che questa aveva preso a tremare più violentemente dopo che le era stata rivolta quella domanda. Si rannicchiò in se stessa, portandosi le ginocchia al petto e distogliendo lo sguardo dal viso di Stefan.

Perché sapevi anche che avrei potuto fermarti, vero?” Il ragazzo parlò con voce melliflua, sussurrando parole che non poterono giungere alle orecchie di April, ancora a terra alle sue spalle. Questa cercò di affinare l'udito per poter sentire quello che stava dicendole, ma captò solo qualche bisbiglio.

Sapevi che avrei potuto impedirti di ucciderla?”

Non ebbe nemmeno il tempo di terminare la frase, che Violet scattò in piedi di scatto, dirigendosi all'esterno del locale, veloce come una saetta.

April avvertì solo un moto d'aria accarezzarle la pelle e la porta d'ingresso alle sue spalle sbattere con violenza, come se fosse stata una forte folata di vento ad aprirla.

Quando sia lei che Stefan si voltarono, Violet era già scomparsa.

* * * * * *


Perché mi hai salvato la vita?”

April si era alzata in piedi da qualche secondo, ma già sentiva di nuovo il bisogno di sedersi. Era troppo stanca, nel fisico e nella mente, e sentiva troppi pesi gravare sulle sue spalle. Non ne poteva davvero più; avrebbe solamente voluto aprire gli occhi e scoprire che era tutto un incubo.

Che Violet non era morta.

Che lei non era malata.

Che Klaus non era un vampiro.

Anzi, se avesse potuto, avrebbe anche voluto scoprire che i suoi genitori non erano davvero morti. Giusto per rendere quel sogno irrealizzabile ancora più completo.

Stefan, intanto, era nel pieno della sua sfacciataggine: non volendo indossare una camicia sporca del suo stesso sangue, aveva deciso di usufruire di una delle molteplici giacche che erano state dimenticate nel guardaroba del locale. E se ne stava beatamente a petto nudo davanti a lei, mentre sceglieva l'indumento che più si addiceva al suo stile.

Perché hai un bel culetto.” le rispose il vampiro, spostando da un lato all'altro le varie grucce. Le dava le spalle, i muscoli della schiena erano ben tesi e marcati mentre faceva scorrere il braccio all'interno dell'armadio.

April arricciò la bocca, infastidita. “Rispondi e fattela finita, Salvatore.” lo riprese, con tono minaccioso.

Stefan ne rise, quasi risiedesse dell'ironia in quelle parole. “Ma che caratterino!” esclamò, prendendo una delle giacche scure appese. “Ecco perché Klaus stravede per te.”

Si girò verso di lei, portandosi la giacca alle spalle, per poi incrociare lo sguardo rabbioso di April mentre inseriva le braccia dentro le maniche. Sotto quegli occhi color pece carichi di fastidio, il vampiro si ritrovò a deglutire. “Non volevo incappare nell'ira di Klaus, qualora quella t'avesse mangiato la faccia e io non avessi mosso un dito.” rispose. “Sarà, ma io voglio ancora vivere per l'eternità.”

April scosse la testa. “Sei solo un lurido bastardo.” lo rimbeccò.

La risata di Stefan risuonò cristallina all'interno del locale buio. “E tu una sgualdrina morente. Come vedi un epiteto adatto posso trovartelo pure io.”

Calò qualche secondo di silenzio, che nessuno dei due ebbe il coraggio di colmare.

April si alzò debolmente in piedi, apprestandosi a uscire dal locale e andare lontana il più possibile da Stefan. Quest'ultimo, intanto, era tutto intento a sistemarsi i bottoni ai polsi della sua nuova giacca.

Non mi dici nulla...riguardo il fatto che abbia ucciso io Vil?”

April si fermò di colpo, di fronte agli scalini che conducevano all'uscita del locale. Tutti i muscoli del suo corpo si irrigidirono; il martellare insistente del suo cuore divenne l'unico rumore percettibile attorno a loro. Una parte di lei, fino a poco prima, era convinta che potesse essere stato anche Klaus a uccidere la sua amica, così per avere un pretesto in più per diffidare dai sentimenti che nutriva per lui, ma un'altra parte era fermamente convinta che fosse stato Stefan a compiere quell'omicidio. Ricollegò tutti i dubbi, tutti i presentimenti, con gli occhi con cui Violet aveva guardato Salvatore poco prima e le parole che si erano detti , e ne ebbe la conferma.

Non è nel mio interesse giocare il ruolo di benefattore, ma...è me che dovresti odiare, non Klaus. Sì, è vero, lui ha preso parte alla scommessa in cui tu e la tua amichetta dovevate morire insieme quella notte, ma lui poi si è fermato.” Stefan continuava a sistemarsi la giacca con serenità, come se non stesse parlando dell'omicidio di cui si era macchiato. April si girò a guardarlo, con aria vacua. “Io non mi sarei fermato, ti avrei uccisa proprio come ho fatto con Violet.”

Era incredibile come Stefan parlasse di un omicidio con la calma e la pacatezza con cui si parlava di un hobby o di una cosa di poco conto. Tutti i sensi di April erano inondati da un sentimento d'odio puro, per cui quasi venne spinta a mettere le mani addosso al ragazzo e colpirlo fino a fargli male. Ma sapeva che non sarebbe servito a nulla: sarebbe stata solamente lei a farsi male e Violet non sarebbe tornata umana. Poteva solo perseverare nell'odio che nutriva per lui, e basta.

Non hai nemmeno provato un minimo di rimorso nell'ucciderla?”

La voce con cui quella domanda venne pronunciata venne smorzata da un dolore fisico e mentale che bruciava nel petto della ragazza. Guardò il profilo di Stefan, che stava sistemandosi i bottoni frontali della giacca, con fare parecchio apprensivo. Era più interessati nel proprio aspetto estetico che nelle domande di April.

Non mi pento mai dei miei giochi.” Stefan scosse la testa e storse la bocca in un broncio infastidito.

Ed era la verità. Non si poteva nascondere una menzogna con cotanta facilità, pronunciando tale orrore con un'espressione serena e quasi divertita su quel volto di marmo.

April ebbe ribrezzo anche solo nel guardarlo.

Sei solo un cane. Spero che tu muoia presto.” La ragazza ringhiò quelle parole con tutto l'astio che aveva in corpo.

Era solo per colpa di un suo stupido gioco se Violet era morta ed era poi tornata se stessa nelle vesti insanguinate della morte. Era solo colpa sua se aveva perso la sua amica. Lo odiava.

Stefan non si mostrò minimamente scalfito dalle parole della ragazza; ne sorrise, fiero.

Tanto non vivrai tanto a lungo per assicurartene.” rispose, girandosi verso di lei e muovendo un passo verso di lei.

April venne assalita da un moto d'ira, quando vide la sfida con cui il ragazzo la stava fissando. Si divertiva, nel vederla arrabbiata, triste, sofferente. Era così apatico nei confronti dell'umanità da gioire dei dolori provati da terze persone senza il minimo problema.

Non trovando le parole più adatte per rispondergli, e non avendone voglia, April gli diede le spalle e fece per uscire dal locale.

Se vai a cercare Vil, sappi che la probabilità di trovarla cenere è tanta. Non è in possesso di protezioni contro la luce solare come me, povera piccola.” Stefan le gridò quelle parole a gran voce e April si voltò solo un attimo per vederlo mostrarle fiero l'anello che portava al dito.

Ignorandolo, pur di non lasciarsi abbattere dalla collera, la ragazza uscì rapidamente da quel posto.

Stefan, intanto, abbassò lo sguardo con fare pensoso. E il suo sorriso si spense.

* * * * * *

April non seppe perché e per come, ma si ritrovò al cimitero cittadino, di fronte alla silenziosa lapide di Violet.

Era passata da casa solamente per cambiarsi d'abito e per farsi una brevissima doccia, per scacciare lo sporco, il sangue e il tremore che percorreva continuamente le sue ossa. Sudava freddo e in diversi momenti si era sentita come svenire da un momento all'altro, quasi le gambe non potessero sorreggere il peso del suo corpo stanco e spossato. Pensò che, ormai, il tempo stava per scadere e lei stava consumando i suoi attimi nel tentennare su una decisione che, nella sua mente, era ormai ben formata. Eppure, quanto era successo prima con Stefan e Violet, aveva riacceso la fiamma del dubbio e della paura, tanto che la ragazza si ritrovava di nuovo in possesso di mille incertezze.

E il tempo andava avanti, senza aspettarla.

Restò immobile davanti alla lapide, fissando il nome inciso sulla pietra e tacendo le lacrime che urlavano disperate, intrappolate dentro i suoi occhi. Volevano liberarsi, abbatterla definitamente e scorrerle lungo il viso, violente e dolorose, ma lei non volle lasciarle vincere. Anche se era troppo stanca per farlo, non aveva alcuna intenzione di lasciarsi sopraffare da loro. Pensò a Violet, a quanto Stefan aveva detto riguardo alla luce del sole, e si chiese se fosse davvero morta.

In cuor suo, però, lei si era recata in quel luogo di silenzio e morte solamente per rincontrarla.

In qualche modo.

Nel modo meno realistico possibile.

Che ci fai qui?”

April sorrise; malgrado quelle parole avrebbero dovuto scuoterla in brividi di paura, la ragazza rispose con assoluta serenità, continuando a dare le spalle alla persona dietro di sé. “Sei tu che non dovresti essere qui, Violet.”

Sentì Violet schioccare la lingua. “Sotto questa costruzione c'è un'apertura che conduce alle fogne.” disse. “Non disponendo di alcuna protezione, questo è l'unico modo che mi permette di muovermi di giorno.”

Le fornì una spiegazione, malgrado qualcosa le dicesse che April era già, in parte, a conoscenza di tutto.

Non intendevo questo.” April si strinse le braccia al petto. Alzò gli occhi verso il cielo plumbeo, lasciandosi accarezzare dal vento tagliente che aveva preso a soffiare incessantemente sulla terra. L'odore dell'erba appena tagliata si miscelò alla sensazione di angoscia a tristezza che quel posto racchiudeva sempre in sé. Si girò verso la sua amica, ritrovandola nascosta nell'ombra di una cappella funebre, appartenenti a una delle famiglie più antiche e abbienti della città di Chicago. In quel modo, il sole, anche se in quel momento era nascosto dietro un pesante manto di nuvole, non l'avrebbe minimamente scalfita. “Volevo dire che tu non dovresti essere qui. Morta. A parlare con me davanti a una lapide con inciso il tuo nome sopra.”

Violet fissò freddamente il viso di April; il petto si alzava e abbassava in lenti respiri e gli occhi catturarono il luccicore insito nello sguardo della sua amica. Non l'aveva mai vista sofferente prima, nemmeno nei suoi momenti più difficili. Vedere che soffriva così per la sua dipartita, riaccese qualcosa nel suo animo morto. “Non è stata colpa mia se Stefan mi ha preso di mira, quella notte.” disse.

April scosse la testa e strinse le labbra. “Mi spiace così tanto.” le disse, sincera.

Se ti spiace così tanto, smetti di amare Klaus.” Violet alzò la voce, spalancò le braccia e guardò il volto immobile della sua amica con aria spiritata. Stava per perdere di nuovo il controllo; la rabbia e la sete di sangue stavano di nuovo per avere la meglio. “Lui è colpevole quanto Stefan. Se non tu fossi stata malata, avrebbe ucciso anche te!”

Mi sono allontanata da lui, Vil. Ma non posso smettere di amarlo così, nel giro di un baleno.” April si sentì davvero in colpa nel pronunciare quella parole a una persona che aveva perduto la vita, anche se indirettamente, anche per mano del suo uomo. Ma sarebbe stata una grandissima menzogna dirgli che aveva smesso di amare Klaus. Lo odiava per quello che le aveva fatto, che le aveva nascosto, ma nutriva ancora del sentimento nei suoi confronti. Non si potevano cancellare emozioni nate così duramente, affrontando molteplici avversità da entrambe le parti, con una simile facilità. Era una faccenda dolorosa e che richiedeva moltissimo tempo, quella di imporsi di dimenticare una persona.

Violet perseverò nel guardarla con occhi sgranati, ma parve comprendere quanto April aveva appena detto. Una nuvola si scansò da davanti al sole, lasciando che la sua luce irraggiasse tra di loro, su quel terreno desolato, afflitto da mille anime dormienti.

Anime che potevano vedere, ma che non potevano essere viste.

Anime che potevano gridare, ma non potevano essere sentite.

Un po' come lo erano tutti gli esseri umani, in quel mondo così grande. Morti o viventi che fossero.

Perché vuoi uccidermi, Vil? Perché mi ritieni responsabile di quanto ti è successo?” April riuscì difficilmente a trattenere le lacrime, nel pronunciare quelle parole. Ricordò ciò che aveva provato quando Violet strinse la propria mano attorno al suo collo, la sensazione di speranza che le diceva “non aver paura. È Violet, non ti farà mai del male.” quando, invece, la realtà le aveva mostrato che la ragazza l'avrebbe effettivamente uccisa.

Violet rifletté su quella domanda, abbassando lo sguardo. “Perché ho perso il controllo. Ho sempre, perennemente fame, April. Ed è inoltre una cosa che devo fare.” rispose.

Perché devi farlo?!” April parlò con maggiore durezza, quando si accorse di un altro particolare concernente la discussione di Violet e Stefan poco prima. Non era stato lui a trasformarla e, visti i suoi rapporti di fiducia con Klaus e Rebekah, non dovevano essere stati nemmeno loro.

C'era un altro vampiro in città?

Che t'importa? Morirai comunque tra poco.” Violet si strinse le braccia al petto, rispondendo repentina e facendole capire che aveva una verità da nascondere.

April la guardò incredula, così turbata da tutto quello che stava cadendo, da volersi lasciar cadere a terra addormentata, lasciando che il mondo decidesse per lei, affinché lei fosse libera di non lottare più in quell'inferno.

Gli occhi dell'umana spinsero la vampira a fornire una spiegazione più efficiente al riguardo.

Una persona ti vuole morta per fare un torto a Klaus. Io forse ti voglio morta per impedirti di trasformarti in un vampiro.”

April ci mise qualche secondo per metabolizzare quel concetto. Alzò di nuovo gli occhi sul volto di Violet e la vide abbassare il suo, quasi timidamente, in quella maniera che era tutta sua. Decise di non perdersi troppo a lungo in molteplici pensieri, ma di affrontare faccia a faccia le parole di Violet.

Io non voglio morire, Violet.” fu tutto quello che riuscì a dire, con voce incrinata dal pianto. Ripensò a quanto quel ragazzo, Damon, le aveva detto quella mattina e a come l'aveva spinta a prendere quella decisione, malgrado le avesse detto che l'immortalità, il più delle volte, si rivelava essere una dannazione, non un dono. Lei considerava essere la morte più una condanna e non accettava che il fato o che Dio avessero deciso di privarla della sua esistenza così presto. Avrebbe voluto sfidare la natura, mostrare di farcela, perché tutto quello che le stava accadendo era ingiusto. Aveva solo ventidue anni, perché doveva andarsene in quel modo? Senza aver realizzato nessuno dei suoi sogni?

E vuoi diventare come me, Pril?” Violet scoppiò in lacrime, senza che nemmeno April potesse prevederlo. I vampiri passavano da uno stato d'animo all'altro, nel giro di pochissimi secondi. Vide l'amica indicare se stessa, quasi fosse uno dei peggiori incubi che camminavano su quella terra. “Guardami. Non sono che l'ombra di quella che ero. Voglio solo il sangue, la morte e ucciderei persino te in questo momento! Solamente per avere il tuo sangue sul mio palato, te ne rendi conto?”

Violet, ora calmati.” April si fece forza, soffocando le proprie lacrime per fermare il corso di quelle dell'amica. Alzò le mani verso di lei, per farle segno di calmarsi, ma Violet la ignorò, asciugandosi il pianto con il palmo della mano, stretta in se stessa come una bambina spaventata.

Ho paura, April. Ho ucciso tante persone in questi giorni; mi sembra di rivedere i loro volti mentre dormo. Odio quello che sono diventata. Non lo faccio solo perché me l'ha detto lei...ma anche perché non vorrei mai che tu diventassi come me!”

April mosse un passo verso di lei, con più calma possibile. “Violet io...”

Non avvicinarti!” Violet si spinse all'indietro, finendo contro la pietra del mausoleo dietro di sé. I suoi occhi si erano iniettati nuovamente di sangue, non appena l'udito aveva captato il battito del cuore dell'umana. Era di nuovo pronta a scattare verso di lei, affondare i denti nella sua carne e bere il suo sangue fino all'ultima goccia. “Sento il sangue muoversi nelle tue vene!”

Va bene, va bene..” April mosse un passo indietro. Il sole venne di nuovo coperto da una pesante coltre di nuvole. “Ma voglio che tu sappia una cosa. Qualunque cosa accada, io to voglio aiutare. Affronteremo questo, insieme. Ti aiuterò a ritrovare te stessa.”

Violet alzò lo sguardo su di lei; le labbra leggermente socchiuse in un'espressione di stupore.

April le sorrise dolcemente e la speranza le illuminò il volto. La gioia momentanea di quelle parole le accese lo sguardo, sfidando tutte la paure e le angosce che quel mondo le aveva gettato addosso in pochi giorni.

Non sei sola, amica mia. Sarò con te d'ora in poi. Sempre. Fino alla fine. L'affronteremo insieme.”

Violet tirò su con il naso, e sorrise commossa, di fronte alle frasi dell'amica. Quelle risvegliarono qualcosa in lei, qualcosa che sembrava essere andato perduto con Katherine, con la sete di sangue, con il desiderio di vendetta. Quell'oceano di umanità che la investì in quel momento, le strappò via il sorriso dal volto. Guardò il viso luminoso di April, quegli occhi scuri che avevano sorriso assieme a lei nei molteplici attimi insieme, e una nuova consapevolezza avanzò nella sua mente.

Dopo quello che ti ho fatto...saresti disposta a starmi accanto? Per sempre?” rispose, spostò lo sguardo dal sorriso dell'amica, che si era fatto più radioso dopo quell'affermazione, al cielo, dove le nuvole giocavano ancora a rincorrersi per andare a coprire la luce del sole.

April si sentì incredibilmente sollevata nel rivedere il bellissimo sorriso di Violet. Parve come se tutto il dolore, la stanchezza e la paura se ne fossero per sempre andati, come se ci fossero solo lei e Violet, e l'amicizia che le aveva legate fin da subito. “Sì che lo farei.”

E perché?” Violet era seriamente incuriosita. La fece scoppiare a ridere.

Perché sei mia amica. E l'amicizia è uno di quei legami che nemmeno la morte può sconfiggere.”

Si guardarono in attonito silenzio per qualche secondo, continuando a sorridersi a vicenda. Per un attimo, ad April parve di rivedere la luce di vita che aveva sempre illuminato il bel viso di Violet. Una di quelle luci che raramente si incontra in mezzo a una folla di persone, troppo prese dai propri problemi e dai propri drammi di vita per poter apprezzare ogni piccola cosa semplice che li circondava. Violet era capace di sorridere anche solo per il profumo di un fiore o per i raggi del sole.

Grazie mille, amica mia. Staremo davvero insieme.” rispose Violet, continuando a sorridere. Sentendosi ancora più sollevata, April mosse un passo nella direzione dell'amica, con le braccia tese e pronte ad accoglierla in un abbraccio.

Violet sorrise ancora di più. “Ma non sarà qui purtroppo.”

April non comprese quelle parole; si fermò di colpo e affilò lo sguardo con fare pensoso, sbattendo ripetutamente le palpebre. Seguì la traiettoria degli occhi di Violet, puntati verso il sole che stava di nuovo facendo capolino da dietro le nuvole, e comprese troppo tardi quanto stava per accadere.

No!” La sua voce gridò giusto un attimo dopo che Violet mise piede fuori dall'ombra.

Ella chiuse gli occhi, aprì le braccia come per accogliere completamente sul suo corpo i raggi del sole, e avanzò lentamente, muovendo i passi sull'erba. April non fece in tempo a correre verso di lei, che un gridò di dolore si levò dalle labbra dell'amica. Tutto il suo corpo prese fuoco nel momento esatto in cui il sole le sfiorò la pelle, e April si ritrovò di fronte a una torcia umana.

Provò ad avvicinarsi, per gettare il proprio cappotto sul corpo della sua amica, salvandola dalla morte. Ma quella cadde subito sulle ginocchia, il suo grido si fece sempre più smorzato ed ella cadde distesa sul terreno. Smise di divincolarsi nel giro di pochi minuti e tutto quello che rimase di lei fu un corpo carbonizzato, avvolto dalle fiamme e da un alone di fumo.

Far away through the pain, I hear the angels calling
Far away through the pain, I see the demons falling

(Monster You Made by Pop Evil)




Ciao a tutti! :D come state?

Guardando le recensioni dello scorso capitolo, posso dire con certezza che la storia sta probabilmente annoiando...me ne dispiace davvero molto, e sono sicura che andrà ancora peggio dopo quest'ultimo capitolo, di cui non sono assolutissimamente convinta. Voi penserete che me ne esco sempre con queste frasi, ma purtroppo è così: lo penso veramente e non lo faccio per compatirmi xD sono terribilmente autocritica, sempre, e sopratutto quando mi trovo di fronte a miei capitoli che, secondo me, potrebbero essere stati elaborati molto meglio.

Lasciando da parte i miei drammi con cui non voglio tediarvi più di tanto, spero alla fine che il capitolo non vi abbia davvero delusi. Come avete notato, ho dato spazio solamente ad April, Stefan e Violet, con la dipartita poi di quest'ultima. Spero di aver dato lo spazio più giusto alla nostra Vil e al suo rapporto con April e di non essere stata troppo frettolosa nel descrivere tutto quanto.

Alla fine, veniamo a comprendere che April aveva quasi pensato di lasciarsi trasformare, a discapito di quanto le aveva detto Damon nello scorso capitolo, ma Violet, spinta non solo dalla fame e da Katherine, ha cercato in tutti i modi di impedirglielo. Il suo suicidio finale è volutamente ispirato alla morte di Isobel nel corso della seconda stagione, e spero di aver lasciato trasparire il significato nascosto dietro di esso: Violet era un po' fuori di capa, è vero, ma si è resa conto, dopo le parole di April, di essere diventata una persona completamente diversa da quella che la sua amica aveva amato. Presa dalla paura e sentendo il peso di un'eternità di sangue gravarle sulle spalle, Violet ha deciso così di rinunciare a tutto quanto. Non so se la cosa possa risultare banale, ma è la decisione che più mi sembrava in linea con il suo personaggio, ma magari sono conscia che qualcuno avrebbe potuto storcere il naso, leggendo.

Non ho molto altro da dire, ma se ci sono questioni a voi irrisolte, fatemelo pure presente! ;) così come errori grammaticali e sintattici, ovviamente! Tanto, 'sto capitolo è obbiettivamente una caccola!

Grazie mille a tutti, come sempre, per il sostegno donatomi, di cuore. Nell'epilogo ci saranno i giusti ringraziamenti per tutti voi! <3

Quindi, mi dileguo e dico un infinito grazie a chi legge e recensisce, e a coloro che hanno inserito questa storia tra le varie cartelle!

Thank you, merci, danke...e au revoir!

Ciao a tutti! ;3


ps_per farmi perdonare l'orrore appena pubblicato, vi annuncio che nel prossimo capitolo ci sarà, di nuovo, una presenza molto bramata v.v e qualcuno potrebbe incontrare qualcun'altro u.u

   
 
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