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Autore: Backsofangels    27/09/2013    1 recensioni
Quattro persone, quattro storie, quattro obiettivi differenti. Ci penserà l'amicizia, dei lunghi viaggi e la morte rasentata insieme a renderli uniti e a fargli prendere la decisione di stanare il marcio dal mondo in cui vivono.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La luce lunare avrebbe illuminato da lì a poco le strade di Heelia. Oramai si stava facendo buio, e le poche persone che rimanevano ancora in strada si affrettavano a tornare alle proprie case, quasi di corsa, consapevoli che la città dopo una certa ora diventava molto pericolosa. Hyan LePoz continuò a camminare, noncurante della gente che lo guardava male visto che lui, invece di tornare a casa, in quello stesso momento ne era uscito. Si diresse lungo la stradina in penombra, dette una rapida occhiata al sole che in quel momento stava tramontando, per rendersi conto alla buona che ora fosse, e si incamminò di nuovo. Dopo poco, una struttura si parò dinanzi ai suoi occhi. Era chiaramente una locanda, di quelle tipiche dei bassifondi. Un olezzo nauseabondo si spargeva dalle vicinanze, un misto tra sporcizia, vomito di qualche barbone ubriaco e sterco di cavallo. Dall'interno proveniva una fioca luce di lanterne, che si mescolava alla luce crepuscolare illuminando la strada di un colore quasi spettrale. Dette una rapida occhiata al pezzettino di pergamena che aveva con sé e poi all'insegna della locanda, dalla quale pendeva una testa di goblin. “Deve essere questa” pensò. Dette di nuovo una veloce occhiata alla pergamena ed entrò. Si avvicinò lentamente all'oste e chiese:

«Dov'è?»

«Arriverà, e ti dirò io quando. Ma questo è il minore dei problemi. C'è qualcun altro interessato a ciò che serve a te.»

«Davvero? Non me ne stupisco affatto, in effetti è una cosa ambita da molti. Cosa sai dirmi su di lui?»

«Girati, e guarda tu stesso.»

Si voltò, e vide uno strano tipo seduto in un angolo, con la sedia leggermente inclinata verso il muro. Aveva una tunica consunta e sudicia, ma lui non sembrava affatto sporco, come se si fosse lavato da poco, forse nelle stanze della locanda stessa. Era una sua impressione, o quel tizio lo stava fissando? Lo osservò meglio. Aveva un viso con dei lineamenti marcati, nonostante si vedesse fosse di giovane età, forse sui vent'anni. Una barba curata, dei capelli arruffati, per quanto si potesse vedere sotto il cappuccio che indossava, e degli occhi con un iride rosso come il fuoco. Li puntò su di lui, facendo rizzare leggermente i peli sulla sua nuca. C'era qualcosa di strano in quell'uomo, qualcosa che lo inquietava. Ed a tutto questo si aggiungeva il fatto che non lo si era mai visto da quelle parti. Perchè sì, il nostro Hyan LePoz era un buon furfante, di quelli riescono a sopravvivere causando non troppo disagio a coloro che gli stanno intorno, e per questo motivo la definizione che meglio gli si addiceva è "ben informato".Quindi tutto sommato conosceva, per via diretta e non, con chi avere a che fare o stare alla larga; ma quello proprio no, non l'aveva mai visto in giro. L'oste gli si rivolse di nuovo:

«Dev'essere un nuovo arrivo.»

Ridacchiò e aggiunse:

«Io ti consiglierei di badare bene a lui. Da quanto ho capito è uno che sa il fatto suo, non si fa di certo intimorire facilmente. Ha bevuto anche due bicchieri di sputo, pensa!».

Il ridacchiare iniziale strozzò la frase, sfociando in una grossa, fragorosa risata.

LePoz guardò un'ultima volta quello strano personaggio nei suoi occhi rossi, e gli si avvicinò. Gli si parò dinanzi e disse:

«Salve straniero. Devi essere nuovo di Heelia, ma bando ai convenevoli. Cosa ti porta qui?»

Il ragazzo guardò Hyan e disse:

«Ciò che porta qui anche te. Scopriamo le carte in tavola: siamo entrambi interessati ad entrare nella Gilda del Sole Glorioso, non per nulla è la Gilda più importante ed influente di tutto il mondo conosciuto.»

«In effetti non hai tutti i torti, siamo entrambi qui per la stessa cosa. Tanto vale collaborare per un po', poi ognuno prenderà la sua strada e, se saremo fortunati, ci ritroveremo in Gilda. Ma dimmi, chi se-»

LePoz venne interrotto da uno sguardo dell'oste, che fissò prima i due e poi un uomo dall'aspetto poco raccomandabile che da pochi secondi si era seduto ad un tavolo della locanda. Entrambi captarono il messaggio al volo, e gli si avvicinarono.

Appena si sedettero al tavolo, l'uomo li guardò con un'espressione che era a metà tra sorpresa e stranimento. Li guardò entrambi da capo a piede, squadrandoli per bene, poi disse, con aria piuttosto contrariata:

«Siete in due. A me avevano detto che ne sarebbe venuto uno solo, quindi ora la situazione diventa un po' più complessa. La possibilità è, ovviamente, una sola: le informazioni su come entrare in Gilda le avrà chi offrirà di più»

Gesticolò impercettibilmente con la mano, mormorando qualcosa a fior di labbra, e materializzò una pipa, che portò alla bocca. Il ragazzo col cappuccio lo guardò stranito per un attimo, per poi gesticolare leggermente a sua volta. Schioccò le dita, dalle quali partirono delle fiammelle, e le avvicinò alla pipa dell'informatore, ridacchiando. L'uomo lo guardò basito per un attimo, per poi riprendere a parlare:

«Per quello che mi riguarda potete anche ammazzarvi tra di voi. Il prezzo di partenza è di settecento monete d'oro, chi vuole sapere cacci i soldi!»

Il ragazzo col cappuccio sgranò gli occhi:

«Settecento monete?! Mi sembra un po' esagerato come prezzo».

Raddrizzò la schiena e riprese a parlare:

«Facciamo trecento, ed usciremo entrambi contenti da questa locanda, amici più di prima»

L'informatore gli lanciò un'occhiataccia, per poi urlare: «Ragazzo mio, qua i prezzi li decido io, così come detto io le condizioni!».

Riprese poi, a voce più bassa e suadente:

«E poi settecento monete d'oro non sono nulla rispetto a quelle che guadagnerai una volta entrato in Gilda. Apprezzo il tuo tentativo di contrattazione, sai? Mi stai simpatico, quindi il prezzo scende a mille monete d'oro! E che non vi vengano idee strane, a tutti e due».

Indicò fuori dalla finestra, dalla quale si intravedevano due arcieri appostati su un edificio lì vicino.

Il ragazzo col cappuccio sbuffò, per poi lasciarsi andare sulla panca della locanda. Stava per riprendere a parlare, quando intervenne Hyan:

«Signor informatore, io quei soldi ce li ho, ma mi lasci parlare un attimo con il mio compagno. Quanto hai?»

«Trecento.»

«Perfetto, lascia fare a me»

Si rivolse di nuovo all'informatore:

«Insieme riusciamo a raggiungere le milletrecento monete d'oro. Le avrà lei, dalla prima all'ultima, ma darà le informazioni di cui dispone ad entrambi, sono stato chiaro?»

L'uomo tirò dalla sua pipa, ridacchiò e disse:

«Oh, perfetto, ora cominciamo a ragionare! Aprite bene le orecchie che non lo ripeto una seconda volta. Oggi un ragazzo effettuerà il passaggio da membro dell'Accademia Militare di Heelia a membro effettivo della Gilda. Lo chiamano “La Belva”, e vi lascio immaginare il perchè. Il mio compito qui è finito, ora andate lì e vedete di cavarvela da soli.»

Fece per alzarsi, quando il ragazzo col cappuccio sbottò:

«È tutto qui?! Per milletrecento monete d'oro ci avreste dovuto spalancare voi in persona i cancelli della Gilda!»

L'uomo lo guardò dritto negli occhi, indicò di nuovo i due arcieri, e senza proferire una singola parola si diresse verso l'uscita della locanda. Il ragazzo col cappuccio mise la testa tra le mani, sconsolato, e guardò poi Hyan, come per cercare conforto. Egli disse:

«Beh, possiamo sempre riprenderceli quei soldi. Andiamo fuori!»

Si alzarono e varcarono la soglia della locanda. Hyan scrutò rapidamente la strada, con l'aria di chi aveva esperienza nel fare certe cose, poi disse:

«Sta andando via, dobbiamo essere rapidi. E purtroppo non possiamo nemmeno attaccarlo ora. Non è notte fonda, è pur sempre il crepuscolo. Servirebbe un po' di scompiglio.»

Il ragazzo guardò LePoz e cominciò a mormorare parole strane, muovendo le mani, cambiando anche di aspetto. I suoi canini si allungarono, così come le sue unghie, e gli occhi divennero totalmente neri, ad eccezione dell'iride che era diventato di un rosso ancora più scarlatto. Nell'esatto momento in cui finì di compiere questi gesti, si sentì un orribile urlo, come di anime dannate, che sembrava provenire direttamente dall'oltretomba. Le persone che in quel momento erano lì cominciarono a scappar via impaurite, e Hyan LePoz ne approfittò. Nello stesso istante in cui quell'uomo aveva girato in un vicolo, LePoz si mimetizzò perfettamente tra la folla, scattando verso di lui senza fare il minimo rumore, con la stessa grazia di un gatto, e lo accoltellò, uccidendolo all'istante. Il ragazzo dagli occhi rossi, si avvicinò all'entrata del vicolo dove trovò LePoz che aveva appena chiuso un tombino delle fognature. Hyan prese un sacchetto di monete e lo lanciò al ragazzo, dicendo:

«Sono mille. Questo ne aveva altre settecento con sé. Ma ora riprendiamo con i convenevoli. Io sono Ian LePoz, ma gli amici mi chiamano semplicemente Poz. Piacere di conoscerti! Tu, invece?»

Il ragazzo si calò il cappuccio e disse:

«Piacere, io sono Pain».

Poz disse: «Ah, bene. E come mai ti chiamano così?»

Pain rispose: «Perchè chiunque ne abbia scoperto il motivo non è vissuto troppo a lungo per raccontarlo»

Sogghignarono entrambi, capendo che quello poteva essere il principio di una duratura amicizia, ed insieme si incamminarono verso l'Accademia militare di Heelia.



NOTA DELL'AUTORE: la storia che ho cominciato a narrare è tratta da una campagna di D&D che ho giocato e sto continuando a giocare. Quindi i meriti della storia di fondo, cura dell'ambientazione e PNG vanno al Master, mentre l'interpretazione dei personaggi è ovviamente lasciata liberamente a me ed agli altri ragazzi che giocano con me.

  
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