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Autore: Tods    27/09/2013    3 recensioni
"A boy like that /Who'd kill your brother/Forget that boy/And find another"
E' un classico. La ragazza sbagliata che si innamora del ragazzo sbagliato.
Credevo che West Side Story fosse l'ultimo remake di Romeo e Giulietta. Ma devo ammettere che la mia vita ci si avvicina parecchio.
"I have a love and it's all that I have/Right or wrong, what else can I do?"
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Diciassettesimo

“La giornata dei genitori si avvicina…indovina un po’ chi ti viene a trovare?”
Con tutti i preparativi per lo spettacolo, i test, con tutti gli impegni che avevo avuto mi ero completamente dimenticata della “giornata dei genitori”.
Come suggeriva appunto il nome, era l’unica giornata dell’anno in cui i genitori potevano accedere al college e venire a trovare i propri figli. Solitamente era una mera formalità, visto che cadeva quasi sempre a ridosso delle vacanze di Natale, quando la maggior parte degli studenti tornava a casa per due settimane.
In due anni, Jad non era mai tornato a casa per le vacanze, e probabilmente non sarebbe tornato nemmeno quest’anno. Credo che il fatto che i nostri genitori lo vedessero così poco spesso non facesse altro che migliorare l’idea che si erano fatti di lui. Si comportava da ragazzo per bene per mezza giornata e pensavano che fosse un gentleman fatto e finito. Beata ignoranza.
Io non sapevo ancora cosa avrei fatto. Lou non sarebbe tornato a casa, ma Liam sì, ed onestamente avevo una voglia incredibile di riabbracciare la mia migliore amica. La notizia che sarebbe venuta a trovarmi per la giornata dei genitori mi rianimò come una ventata d’aria fresca. Cominciai a contare i giorni.
Le avevo raccontato ogni particolare di quello che mi era successo, e Louis non vedeva l’ora di conoscerla. “Se piace a te deve essere davvero una persona speciale!” aveva detto, indicandosi. Eccerto. Modestia a parte, eh.
Non avevo avuto il coraggio di dirle di Zayn e Scarlett, però.
Becky era totalmente ed irrimediabilmente innamorata di mio fratello praticamente da sempre. Erano anche stati insieme (teenage dream!*) per un po’. Due settimane, più o meno, l’estate prima che Zayn partisse per il college. Non so di preciso cosa non avesse funzionato. Lui l’aveva lasciata in tronco un paio di giorni prima di partire, né un messaggio, né una chiamata. Aveva semplicemente preso ad evitarla e, quando non poteva, ad ignorarla. Poi era partito, e lei non l’aveva più visto. Ero talmente incazzata con lui da non essere mai andata a trovarlo. Gli avevo telefonato a mala pena tre volte, da quando era andato via. Aveva ferito la mia Becks a morte, e non gliel’avrei ami perdonato.
Lei si era ripresa molto in fretta, con un sorriso, com’era da Becky. Spesso scherzava su “quella faccia di culo di Jawaad” e sulla loro storia, e mi riprendeva quando parlavo male di lui. Non avevo mai avuto il coraggio di introdurre l’argomento: era una cosa che avrebbe dovuto fare lei, se solo avesse voluto, ma non l’aveva mai fatto, ed io ero rimasta zitta.
Certo, sembrava averlo superato, ma chi me ne dava la certezza? Temevo la sua reazione più di ogni altra cosa. A distanza di due anni la ferita sfrigolava ancora, e l’idillio di Zayn e Scarlett l’avrebbe fatta di sicuro soffrire ancora.
In meno di due mesi di relazione, Zayn e Scarlett avevano stomacato l’intero college. Erano tutti cuoricini, sguardi languidi, carezze segrete, moine, bacetti, sorrisini ebeti e messaggini iperglicemizzanti.
Scarlett Blaine mi era sembrata una ragazza a posto, ma a quanto pare l’amore rende decisamente scemi.
Io e Louis ne ridevamo da morire, ci divertivamo a chiamarli Fidanzatini Bacchettoni o Bigottanzati, e in loro presenza diventavamo molto più intimi del normale, solo per osservare i loro volti indignati, ridicolmente simmetrici, passare da “Oh-Mio-Dio” a “Oh-Mio-Dio-Non-Ci-Credo-Proprio-Davanti-A-Noi!”
Purtroppo ancora non si rassegnavano al fatto che io e Louis stessimo insieme, e continuavano ad ignorarlo manco fosse stato il cugino bello del fantasmino Casper.
Ci capitava anche di pranzare e cenare insieme, tutti e quattro allo stesso tavolo (un paio di volte si erano anche aggiunti Liam e Shandi) e sia Zayn, sia Scarlett ignoravano qualsiasi domanda e tentativo di conversazione di Louis.
Tutto ciò mi faceva schiumare di rabbia, e mi rendeva una vera e propria bomba ad orologeria: se la situazione fosse persistita ancora a lungo, i due Piccioncini avrebbero passato un brutto, anzi pessimo, quarto d’ora.
Dovevano solo ficcarsi in testa che non avevo alcuna intenzione di lasciare Louis, e che avrebbero fatto bene a farselo piacere, perché saremmo rimasti insieme per tanto, tanto tempo.
Louis Tomlinson non è quello che si suol dire un ragazzo premuroso: è pessimo con le date, non è tipo da regali o dichiarazioni smielate, ma bisogna ammettere che con le ragazze ci sa proprio fare. Con lui c’è sempre la giusta atmosfera, riesce a far sembrare ogni momento perfetto e speciale. Credo abbia un dono. Ti fa sentire amata davvero. Come se tutto l’amore del mondo si concentrasse su di te, senza scadere nell’impostato e nel banale. Come se tu non potessi davvero essere amata più di così.
Più passava il tempo più mi accorgevo di quanto mi facesse stare bene e di quanto mi rendesse felice. Condividevamo non poche passioni, ridevamo per le stesse cose, non ci prendevamo mai sul serio, ci spronavamo l’un l’altro a dare sempre il massimo.
Ovviamente però c’era anche un grosso “ma”. Tra le fughe dal college e le ore di lezione saltate, rischiavo che i miei voti colassero a picco, insieme a quell’insignificante possibilità di essere accettata dalla mamma e di ricevere un auto per il mio compleanno. Di notte studiavo gli appunti di Jillian per restare al passo e finivo i miei compiti. Spesso mi addormentavo appena un paio d’ore prima dell’alba, oppure non dormivo affatto.
Mi rendeva felice, okay, ma cominciavo a pensare che la relazione con Tommo mi avrebbe anche fottuto il sistema nervoso.
 
La “Giornata dei genitori” era stata fissata per il ventidue dicembre.
Mancavano solo una manciata di giorni, ed onestamente non vedevo l’ora che passassero: quella sera stessa, Shandi sarebbe tornata a Bradford insieme a Mandi e al povero Liam, che era stato crudelmente strappato alla sua famiglia per passare due settimane a casa di quest’ultima, meglio conosciuta come la Fabbrica-Di-Conigliette-Ossigenate.
Ad ogni modo, la partenza di Shandi poteva significare una cosa sola: una camera tutta per me. E nonostante chiunque avrebbe potuto trovare in tutto ciò una miriade di significati diversi, per me voleva dire solo una cosa: Becky si sarebbe potuta fermare qualche giorno da me. E non avrei potuto chiedere regalo migliore.
Teoricamente solo gli iscritti potevano alloggiare nell’istituto, ma nelle vacanze di primavera Danny, un vecchio amico di Jad, si era fermato da lui una settimana. Serviva solo un letto libero e la tessera di qualcun altro. A sentire lui, nel periodo delle vacanze, la scuola si svuotava completamente, e dei suoi 326 studenti, ce ne erano al massimo una quarantina. Nessuno avrebbe fatto caso a Becks. E poi lei era il mio regalo di Natale, che senso aveva poterla vedere solo un paio d’ore?
Di pari passo alla giornata dei genitori, si avvicinava anche il compleanno di Louis, che cadeva appena due giorni dopo. Lui era un’amante delle feste in grande stile, quelle in cui si balla tutta la notte e ci si ubriaca così tanto da non riuscire nemmeno a stare in piedi, ma capitava in un periodo dell’anno davvero sfortunato. Chi sarebbe venuto? Mi organizzai con alcuni dei suoi compagni di corso, Doug, Miles e Jesse, e con due suoi amici: sarebbero partiti il giorno stesso di Natale per aiutarmi a preparare la festa di Lou. Dovetti ammettere di confidare moltissimo in Becks: quello non era il genere di cose che facevo io, era lei l’esperta di Cose-Da-Persone-Con-Vita-Sociale, e non vedevo l’ora che arrivasse a darmi una mano come ai bei vecchi tempi di Bradford.
 
Il sorriso era sempre lo stesso.
E anche gli occhi. E il maglione di lana grossa con le zip.
Becky trascinava una valigia rossa che aveva visto tempi migliori, e precedeva i miei genitori di almeno una trentina di passi. Ci corremmo incontro come nei film.
Quando mancavano sì e no tre metri fui sul punto di inciampare nei miei stessi piedi, tanta era la foga.
Poi, finalmente, mi ritrovai al sicuro tra le braccia di Becky. Lasciai che mi conficcasse le unghie nella carne attraverso il maglione leggero, che comprimesse la mia cassa toracica contro il suo petto ossuto. Mi abbandonai a quel contatto quasi doloroso, ma assolutamente perfetto. Respirai a fondo l’odore di lavanda che si portava addosso, e per un secondo mi sembrò di essere seduta sul divano di pelle chiara nel salotto di casa sua, a guardare uno di quei film stupidi con Julia Stiles. Come se non fossi mai partita. Come se non l’avessi mai lasciata.
Quando, molti minuti dopo, sciogliemmo l’abbraccio, mi accorsi che stava piangendo.
Piccola, dolce, tenera Becky. Adesso che la guardavo meglio mi sembrava ridicolmente piccola e gracile. Spariva nel cappotto blu con le cerniere metalliche, nei jeans a vita bassa e negli stivaletti di pelliccia. Non dimostrava i suoi sedici anni, a vederla così gliene davi al massimo tredici.
-Ehi.-sussurrai, sorridendole.
-Ehi.-ripeté lei, tirando su col naso.-Ehi.
I miei genitori ci raggiunsero piano, con discrezione.
Mio padre mi strizzò l’occhio e non riuscii a trattenermi dal fiondarmi tra le sue braccia. Solo in quel momento mi resi davvero conto di quanto mi fossero mancati, e di quanto mi mancasse tutta la mia stupida, squallida e inutile vita a Bradford. Le giornate nebbiose in giardino, la pioggerellina sottile alla fermata del bus, le passeggiate a Lister Park, i pomeriggi in biblioteca, le notti passate a guardare le stelle dallo studio di papà. E, soprattutto, le mattinate invernali sul divano davanti alla televisione, con il nostro the e la famiglia Addams.
Sta volta fui sul punto di piangere anche io, ma mi trattenni. Christa non piange. Piangere è per le femminucce. Piangere è per Becky. Per Christa no. Christa è forte.
Mi manchi, papà.
La mamma piangeva senza ritegno tirando rumorosamente su col naso per impedire al muco di andarle giù per il viso tipo pioggia, come aveva già fatto il suo intero trucco. Si scuoteva tutta, tremolando come un budino di semolino, e tossiva forte, manco le fosse andata una tonsilla di traverso.
La abbracciai distrattamente, un po’ rigida, più per dovere che per altro. Lei mi strinse in una morsa d’acciaio da cui mi fu impossibile divincolarmi. Ad essere onesta, non mi era mancata poi così tanto. Non avevo un gran rapporto con la mamma, nemmeno a Bradford. Starle lontana mi aveva reso un po’ più tranquilla, ma mi fece tenerezza vederla in quello stato. “Allora le sono mancata”, pensai. La cosa mi fece sorridere.
-Ohmiodio. ZAYN!-i suoi occhi si spostarono su una figura alle mie spalle e sciolse l’abbraccio frettolosamente.
Te pareva. Zayn Jawaad Malik. Alias luce dei suoi occhi. Nour, dicono gli arabi. Credo di averlo letto da qualche parte. Saranno stati gli appunti di Jillian. Oppure un libro. Oppure non lo so.
-Tesoro della mamma, come sei cresciuto! Diventi sempre più bello, amore mio, sempre più bello! Bravo, bello, intelligente, ah! Che gioiello, che figlio! Fatti abbracciare! –e se lo sbaciucchiò tutto, con un sorriso ebete in volto manco avesse tirato una dose di borotalco. La faccia della completa beatitudine.
-Lasciala perdere, sai com’è la mamma.-disse papà, regalandomi uno dei suoi sorrisi più rassicuranti.
Lo imitai timidamente, poi guardai Becky, che si era girata in direzione della stazione. Aveva l’aria un po’ assente.
-Adesso vi lascio alle vostre Cose-Da-Ragazze. Mi raccomando, Jamila.-aggiunse, voltandosi in direzione di Jad.-Fate le brave.
Mi avvicinai a Becky, e notai con piacere che aveva smesso di piangere. Si stringeva infreddolita nel cappotto, guardandosi la punta dei piedi.
-Allora? Pronta per vedere questa meraviglia di scuola?-cercai di suonare allegra e non troppo malinconica. Lei alzò lo sguardo ed annuì con un accenno di sorriso.
Mi seguì per le scale che portavano all’ingresso con la fedele valigia sfondata al seguito. Lanciò uno sguardo spento a mio fratello, che non lo considerò minimamente. Sembrò fare un grande sforzo per non mettersi di nuovo a piangere.
E poi, all’improvviso, cominciò a nevicare.
 
All’ingresso dei dormitori dei ragazzi del primo anno ci aspettava un Louis Tomlinson in forma smagliante, con un cardigan blu con delle toppe sui gomiti. Gli aderiva addosso così bene che veniva voglia di vedere cosa c’era sotto. Non appena ci vide, ci venne incontro e prese la valigia di Becky, distogliendomi dai miei pensieri.
-Tu devi essere Rebecca.-esordì.
-Tu devi essere Louis.
-Preferisco Mr.T.-la corresse, stringendo gli occhi chiari.
-Preferisco Becky.-gli fece eco lei.
Dopo una pausa preoccupante, ridemmo tutti e tre, ed ebbi la piacevole sensazione che sarebbero andati molto d’accordo.
Oh sì! Ah-ah! Finalmente” Era pure ora, eh. Lou sembrava stare sul cazzo a tutti.
-Trattamela bene.-fece Becks, assestandogli un pugno giocoso sulla spalla.
-La valigia o la ragazza?-ribatté lui, con un sorriso sornione.
-Entrambe.
Arrivammo davanti alla porta della mia stanza e sperai che Shandi fosse in camera di Liam per una delle loro sessioni di stretching estremo.
Le sue valige Burberry erano già perfettamente allineate di fianco al suo letto. Lei non c’era. Sospirai di sollievo.
-Ehi, splendore, Maria, nour dei miei occhi.-fece Lou dopo qualche attimo.-Sai che starei qui tutto il santo giorno a spettegolare con voi, ma ora devo proprio andare. C’è Jo nell’atrio che mi aspetta. È appena arrivata.
-Jo?-fece Becky, curiosa.
-Mia madre.-spiegò Louis, prima di baciarmi piano sulle labbra.-E’ stato un piacere, Rebecca.
-Piacere mio, Louis.
Uscendo mandò piccoli bacetti e sventolò la mano a destra e a manca.
Quando ci ritrovammo sole, la mia migliore amica si lasciò cadere sull’immacolato letto di Shandi Tyler, sempre perfettamente rifatto e pronto ad accogliere chiunque volesse provar le brezza di cavalcare un unicorno con la 38 e la parrucca di Hannah Montana. Con il piede urtò casualmente le valigie lì poggiate, che caddero rovinosamente a terra ad effetto domino. Non se ne curò minimamente.
-Il tuo ragazzo è proprio forte.
Non capii bene a cosa alludesse, ma annuii per farla contenta.
Rebecca si stiracchiò leggermente e si tirò di nuovo su, dirigendosi verso la porta, che Tommo aveva lasciato praticamente spalancata.
Sembrò sul punto di dirmi qualcosa, ma all’improvviso si bloccò, con la mano destra sulla maniglia e la porta socchiusa.
-Becky?-la chiamai, leggermente allarmata. Si voltò e mi zittì con uno “Sst!” perentorio. Ritornò al suo punto di osservazione, e mossi qualche passo verso di lei.
Sembrava una spia di Scotland Yard, era immobile e non respirava quasi.
-Becky mi puoi gentilmente spiegare cosa cazzo stai facendo?-aggiunsi, contrariata, e già un po’ stufa di quel giochetto stupido.
Stavolta non disse niente, ma con l’indice indicò un punto alla nostra sinistra, attraverso lo spiraglio di luce che proveniva dal corridoio.
-Voglio presentarti a mia madre, ti troverà deliziosa!
-Non credo, Zayn, Christa mi ha detto che…-lui la interruppe, sorridendo.
-Ma ancora badi a quello che dice quella tonta di mia sorella? Vuole solo separarci. Fidati di me, Car, ti adorerà.
Scarlett si aggiustò la felpa scura, ed esibì un enorme sorriso, uno di quelli che non faceva mai.
-Pronta!-squittì. Jad la spinse dolcemente contro il muro e la baciò profondamente, facendo aderire i loro corpi alla perfezione.
-Andiamo.-curvò le labbra in un sorriso luminoso, la prese per mano, e sparirono dalla nostra vista.
Anche con le loro risatine civettuole di sottofondo, riuscii a sentire distintamente il cuore di Becks andare in pezzi. 

*
Spazio autrice (lalala)
Eccomi quaaa! Di nuovo, puntuale come sempre (?)
Mi ha fatto piacere leggere le vostre recensioni, anche se
erano un po' pochine rispetto al numero che ricevevo prima,
ma pazienza! Spero ci siano taaante lettrici silenziose...
Ad ogni modo, questo capitolo lo adoro! Finalmente 
conosciamo un po' meglio Becks, e la sua storia
cosa pensate che succederà?
Momento preferito? Perplessità?
Il prossimo capitolo deve ancora nascere (?) Ma so già 
cosa scrivere muahahah

Prima di andare vi faccio notare anche che
il riferimento alla parola "nour" non è casuale. 
Ho recentemente letto "Il cacciatore di aquiloni"
e ve lo consiglio vivamente.
Inoltre è il nome di una mia amica, quindi yo (?)
Un'ultima cosa, aggiornerò solo dopo tre recensioni,
questa volta, quindi se vi interessa schiacciate anche solo
i tasti abc, battete un colpo, ditemi se ci siete e se vi interessa.
Besos, 
Tobs

 
*teenage dream: fidanzarsi con il ragazzo dei propri sogni, dovevo citare per forza Katy, sorry ahaha
  
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