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Autore: CathCarey    27/09/2013    5 recensioni
Anna, ha trent'anni, un matrimonio fallito per colpa di un marito violento che non esita a picchiarla, e a stuprarla.
Anna decide di ribellarsi, affonterà avventure molto più grandi di lei, per sopravvivere farà di tutto, anche diventare una prostituta.
Riuscirà a vincere la sua battaglia ma il costo sarà molto elevato.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Bondage
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Mi sveglio , sono le nove di sera, l'alcol mi ha distrutta, non dovrei bere così tanto.
Mi alzo, scombussolata.
Mi guardo attorno, la solitudine mi penetra nelle ossa, sono sempre stata sola, ma ormai non mi fa più niente.
Esco fuori, è già buio, le mie compagne si stanno preparando, sono già pronte.
Io mi siedo , ho un gran mal di testa, e sinceramente questa è una di quelle serate dove non ho voglia di fare niente, ma devo.
Elena si avvicina " Signorina preparati "
Io la guardo diffidente " adesso vado."
E così faccio, sinceramente lo faccio per non vedere la sua faccia di merda, l'unica mia consolazione è che tra poco forse me ne andrò.
Sono davanti allo specchio, mi trucco, intanto Michelle, la ragazza dai capelli biondi, si avvina.
" Mettiti un po' di terra, sei pallida"
Sbuffo " lo so"
Mi copro tutta, le occhiaie, i lividi di quelle botte.
Michelle prende una sedia e si siede accanto a me e mi guarda sorridente.
" Non capisco, perchè mi sei sempre attorno."
" Mi piaci" dice " sei una tosta"
Io non do confidenza, sono sempre stata diffidente e non capisco cosa ci trovi in una come me.
" Ti ringrazio." dico fredda.
" Tuo marito ti picchiava vero?"
" Non mi va di parlarne, e non sono affari che ti riguardano sinceramente."
Lei sembra dispiaciuta dalla risposta.
Sospiro " ascolta, ti ringrazio per i tuoi modi di fare, ma l'ultima cosa che voglio è fare amicizia, non voglio creare legami con nessuno"
lei mi prende le mani " lo so, e ti capisco ma non puoi rimanere da sola, nessuno si salva da solo."
" E' il destino, è il mio destino essere sola, ti prego non entrare nella mia vita, non ti conviene,  e io me la sono sempre cavata da sola"
" Lo so, ma prima o poi dovrai tornare a fidarti"
" No, non io."
" Di Elena, ti fidi però"
rido di gusto " Elena? Dio Michelle, sei ingenua se pensi che tu ti possa fidare di una come lei."
Me ne vado arrabbiata. Ne ho abbastanza di fare conversazione.
Esco da quella specie di accampamento e me vado senza dare conto a nessuno, faccio tutto per conto mio come sempre ed Elena lo sa perfettamente.
Vado alla mia solita postazione e aspetto disperata.
Mi accendo nervosamente una sigaretta, ho le mani tremanti.
Mentre aspetto, mi tornano in mente le immagini di mio marito Marco, che mi picchia, che abusa di me, sono ricordi che voglio cancellare.
Devo trattenermi, mi sento un nodo alla gola e allo stomaco mi viene da piangere, si voglio piangere, ma non lo farò, sono troppo forte per piangere, nessuno merita le mie lacrime.
Vengo distolta dai miei pensieri da una macchina, l'auto si ferma e mi fa cenno di avvicinarmi.
Questo è sfondato di soldi , ha una macchina di lusso,  è un ragazzo.
Avrà si e no vent'anni.
Mi abbasso al finestrino " Ehi tesoro, ti va di fare un giro con me?"
Lui sembra incerto, sembra un bambino, insicuro, e ingenuo.
Non parla, allora devo prenderlo di petto.
Salgo , mi siedo sul sedile e lo guardo.
Rido di gusto, ha una faccia di un bambino spaesato.
" Vuoi una sigaretta? " gli dico
Lui fa di " No" con la testa.
" Allora cosa vuoi? " dico maliziosa accarezzandogli il viso, la mia mano scende piano piano su i suoi pantaloni.
Lo guardo dolcemente, si vede che è un ragazzo inesperto e alle prime armi.
Sicuramente è vergine.
" Non mi dici nemmeno come ti chiami?" dico sbuffando.
" Nicholas" dice timidamente.
" Ma come siamo timidi, dobbiamo abbandonarci un po' tesoro."
Incomincio a baciarlo spudoratamente, è strano di solito non bacio mai nessuno, ma lo vedo così ingenuo e mi fa tenerezza, mi bacia anche lui, e nemmeno il tempo di cinque minuti ci lasciamo andare a una straordinaria performance.
----

Mi sistemo la camicetta, e il trucco. Mi ha confessato che per lui è  stata la prima volta e che gli amici lo deridevano per il fatto che lui fosse ancora vergine, così gli hanno consigliato di andare a puttane.
Sembra soddisfatto, ma tremendemente in imbarazzo.
Mi da duecento euro, di solito prendo cento, ma bene così non faccio sconti a nessuno, nemmeno a lui che mi è simpatico, il lavoro è lavoro.
Esco dalla macchina ridendo " Quando vuoi tesoro, alla prossima" mi accendo una sigaretta.
Alcune mie compagne mi dicono " Dio santo, ultimamente non viene nessuno."
" certo se li fa tutti lei" dice Michelle con un sorrisino.
" Che ci vuoi fare tesoro, c'è chi può, e chi non può. "
Aspiro la sigaretta e vedo un'altra macchina, ma questa non mi pensa minimamente.
Attraverso la strada distrattamente e una macchina mi ferma, non vedo il volto del passante, ma io tento salgo e ci provo.
Sorridente e molto sfacciatamente dico " Ti va di stare con me stanotte?"
" Anna." sentirmi chiamare per nome per me è un colpo al cuore, ma soprattutto sentirmi chiamare da quella voce è una coltellata allo stomaco.
Lo guardo è lui.
Marco, mio marito, la mia rovina.
Non ci penso nemmeno due secondi faccio per uscire dalla macchina, ma lui blocca la macchina e mi impedisce di uscire.
" Fammi uscire bastardo!" dico urlando, sono impaurita terrorizzata, o forse più che impaurita non voglio che mi veda conciata così , non voglio dargli la soddisfazione di vedermi così, non voglio che sappia che per colpa sua sono diventata una puttana.
Mi prende per il braccio, ma io non lo guardo.
Ride, ma è sobrio, so riconoscerlo quando è ubriaco e questa volta non lo è.
" Cazzo, ma cosa sei diventata? ti sei ridotta a fare la puttanella adesso?"
" Non è una questione che ti riguarda, la mia vita non ti appartiene più. E adesso fammi uscire."
Devo trattenere le lacrime perchè se no scoppio a piangere, e non posso.
" Torna a casa con me."
" No! io non ci ritorno in quella merda con te! io non vengo con te!" lo sputo in faccia.
Lui rimane impassibile, rimane fermo, e mi fa strano non è da lui.
" Ma dio santo, cosa cazzo hai nella testa?"
" Non ti riguarda quello che faccio"
" Preferisci venderti, piuttosto che venire con me?"
" Di gran lunga, io non mi faccio più picchiare e violentare da un verme come te"
" D'accordo come vuoi, quanto ti prendi?"
Lo guardo malissimo. " Nemmeno per tutti i soldi di questo mondo , io non fotto con uno come te, con un bastardo come te."
" Ma chi l'avrebbe mai detto, ora ti pagano dicendo " spogliati" ci metti un attimo con tutti gli uomini, ti fai comprare.
Ma questa sera mi sono messo in fila anche io. Quindi adesso spogliati."
" No" dico urlando. " Fammi scendere!"
Prendo a calci la macchina " Fammi uscire bastardo! fammi uscire!"
Mi prende violentamente e incomincia a spogliarmi, io cerco di difendermi ma non riesco è troppo forte per me, mi sembra di tornare indietro, e non voglio rivivere tutto questo.
Perchè so per certo che ne morirò.
Mi stupra, contro la mia volontà, mi possiede, gli do un calcio nelle palle, e lui urla dal dolore.
Mi prende violentamente e mi da un pugno violento dritto in viso.
Non ho più forza per proteggermi, per difendermi, adesso aspetto solamente di morire.

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Cammino, anzi barcollo, sanguino, e sono dolorante, ma non è quello a farmi male.
Il mio dolore è dentro.
Non mi sono mai sentita così umiliata. Mi faccio schifo. 
Gli ho permesso che mi stuprasse ancora, e non ho potuto fare niente per difendermi, mi accorgo che sto piangendo, ormai non riesco più a trattenere le lacrime.
Sono una stupida penso.
All'improvviso nell'oscurità della strada mi accorgo di Michelle.
Michelle si avvina preoccupata e mi guarda in viso sconvolta " Anna, santo dio cosa ti è successo?"
Non le rispondo, lei fa per abbracciarmi e questa volta io non ho la forza per spostarmi, non voglio farlo.
Mi faccio avvolgere dal suo abbraccio, e io finalmente scoppio in un pianto amarissimo pieno di rabbia e rancore.
Ho sempre fatto di tutto per mostrarmi forte, ma questa notte mi sento distrutta, mi sento soffocare, e voglio solo piangere, piangere, e piangere.
  
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