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Autore: Julia of Elaja    28/09/2013    3 recensioni
Cell, l'essere perfetto, la creazione più geniale del dottor Gelo, è stato annientato da Son Gohan, un ragazzino che è stato capace di disintegrarlo e annientarlo; il figlio di Son Goku.
Dodici anni dopo, la vita procede regolarmente per la famigliola che abita sui monti Paoz, nonostante la perdita del padre, e così va anche per Nola Degrees, madre dell'unico vero figlio dell'essere perfetto, che ha taciuto la verità per tutti questi anni.
E se dagli inferi due alleati chiedono vendetta contro Goku e suo figlio, lì sulla terra la dottoressa Degrees escogita un piano per poter uccidere Son Gohan e vendicare l'assassinio del suo unico compagno, nonché padre di suo figlio.
Riusciranno gli alleati nel loro intento?
E il dodicenne Cratos verrà coinvolto in questa epica vendetta?
SEQUEL DE "Il piano segreto del Dottor Gelo" (ne consiglio la lettura se siete interessati a questa storia).
NB: Non è una missing moments, perciò se doveste trovare delle incoerenze di tipo temporale nella storia rispetto al manga o all'anime, non fatemene una colpa! :P
Genere: Avventura, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cell, Freezer, Gohan, Goku, Nuovo personaggio
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sono trascorsi ben dieci giorni da quello strano “incontro del terzo tipo” giù in garage: da allora parcheggio la macchina nei parcheggi esterni al grattacielo, e evito di muovermi da sola in luoghi isolati. Il che, purtroppo, mi ha costretta ad approfittare dell’evidente interesse di Pika nei miei confronti per sficcargli l’accompagnamento a casa. A volte, davvero, avevo paura di rincontrare quello strano essere. E la presenza di una persona al mio fianco mi rassicura, convincendomi che quella strana creatura di nome Freezer non mi si avvicinerà fino a quando non sarò completamente sola.
Insomma, essendo un alieno, non può rischiare di farsi vedere da tanta gente all’infuori di me, no?
E anche se preferirei mille volte persino un drago sputa fuoco piuttosto che Akuro Pika, purtroppo mi tocca stare con lui per poter essere più tranquilla.
O, almeno, questo è quello che credo.
“Bene, Nola, siamo arrivati!”.
La voce di Pika mi risveglia dai miei pensieri: mi volto e lo guardo come inebetita.
“Cosa? Scusami, ero sovrappensiero”.
“Ti senti bene? Hai una brutta cera”.
Effettivamente no, non mi sento molto bene. Sarà l’influenza che gira, o forse la stanchezza accumulata in questi giorni, ma in questo momento mi sento decisamente debole.
“No, non mi sento poi così in forma… grazie per avermi accompagnata, Pika, ma ora voglio solo gettarmi in un letto”.
Poverino, mi fa un po’ pena mentre lo vedo allungarsi speranzoso verso di me, illudendosi che possa dargli un bacio; che sciocco! Non gli ho forse detto sempre che io sono impegnata con un altro uomo?
Già, un altro uomo che, se quell’alieno che ho incontrato fosse reale e non un’invenzione della mia mente, potrei rincontrare a breve.
Devo solo attendere, come d’altronde ho fatto per dodici anni.
Eppure non voglio, non posso credere alle parole di quel Freezer, sempre ammesso che sia reale.
A Cratos non ho raccontato nulla, non ho voluto spaventarlo dicendogli che un alieno albino che avevo incontrato in garage mi aveva detto che presto suo padre sarebbe tornato.
Oh, sì, se è quello che vi state chiedendo… ho raccontato da sempre a Cratos di Cell; era giusto che mio figlio sapesse chi fosse suo padre ma, come anche avevo detto ai miei quando tornai a casa con lui neonato in braccio, i veri genitori di Cratos erano morti.
Solo che, a mio figlio, non avevo specificato come… né chi fossero. A parte suo padre.
Naturalmente non gli avevo detto che il nome di suo padre era Cell e che fosse un mostro sanguinario creato da uno scienziato, no: ma gli avevo detto che era un uomo diverso dagli altri, che aveva sempre pensato a lui e prima ancora che nascesse era entusiasta del pancione della sua amata che cresceva a vista d’occhio.
“E la mia vera mamma?” chiedeva spesso Cratos “Lei com’era?”.
E io la descrivevo, o meglio, mi descrivevo: una ragazza giovane e ingenua che grazie al suo uomo era diventata una donna sicura di sé e forte, una vera potenza. Una donna che aveva sempre amato suo figlio sin dal momento del concepimento.
“Peccato che siano morti… avrei voluto conoscerli”.
Ogni volta che vedevo il volto di mio figlio incupirsi a questa frase mi si spezzava il cuore: come potergli dire che io sono la sua vera madre? E che suo padre era un androide, così come la sottoscritta, e che lui era il figlio di Cell, l’essere perfetto, destinato a portare avanti quella generazione? Era un onere troppo grande per un bambino, mi sono sempre detta, così tacevo a quegli occhi lucidi e tristi e lo stringevo a me, dicendogli “Sono io la tua mamma”. Ma lui non può sapere che ciò che dico è reale, e che io lo abbia davvero concepito e messo al mondo.
Eppure un giorno, forse anche tra cinquant’anni, anche al mio capezzale, gli dirò tutta la verità; è una promessa che mi faccio ogni giorno, appena sveglia; “Devo dirglielo, prima o poi”. E lo farò.
“Nola! Hai una cera orribile! Cosa c’è?”.
Alzo lo sguardo su mia madre e faccio un sorrisetto stanco: “Influenza, temo”.
“Va’ subito a metterti a letto, sotto le coperte! Ti preparo una bella camomilla, una bella bevanda calda è quel che ci vuole in questi casi!”.
Sorrido mentre vedo mia madre affaccendarsi in cucina: anche lei appena tornata da lavoro, ancora con il suo tailleur, lascia tutto per pensare a me. Ah, mamma, quanto ti voglio bene!
Mi trascino verso la mia camera da letto e mi getto a peso morto sul letto a due piazze: la testa mi martella sgradevolmente e comincio ad avere i brividi. Diamine, anche la febbre!
Mi sento un ebete mentre mi sfilo i tacchi e la giacca e la gonna, un po’ perché ho dolori dovunque e un po’ perché inizio a perdere la lucidità. Mi sta davvero salendo un febbrone?
Rimango solo con le calze velate alla parigina e l’intimo, scivolo sotto il piumone e chiudo gli occhi, respirando profondamente.
“La mia testa” mi lamento; sembra che qualche operaio abbia deciso di utilizzare il martello pneumatico direttamente sulle mie tempie!
Riapro appena gli occhi quando sento mia madre entrare in stanza e l’inconfondibile rumore di un cucchiaino che mescola qualcosa dentro ad una tazza; allungo le mani e sorseggio la camomilla.
Mamma ha proprio ragione, una bevanda calda può fare miracoli! Mi sento un po’ meglio…
Ma poi, ecco che mi torna in mente il programma della giornata!
“Oh no!” mi passo le mani nei capelli “Alle cinque Cratos ha l’allenamento! E io devo accompagnarlo, non posso permettermi di stare a le…”.
“Tu non vai da nessuna parte!” vedo oscillare a destra e sinistra l’indice di mia madre davanti agli occhi “Rimani qui a letto se non vuoi peggiorare le tue condizioni!”.
“Ma io sto bene!”.
“Mi sembri un’ubriaca; devono essere gli effetti deliranti della febbre! Nola, sta’ qui e riposati: accompagnerò io Cratos. Devo anche sbrigare alcune commissioni, quindi anche per il ritorno posso tranquillamente andarlo a prendere io! Tu stai a letto, intese?”.
Sospiro: “Grazie, ma’”.
“Figurati tesoro”.
E così, quando dieci minuti dopo mia madre e mio figlio vanno via, rimango sola nella mia immensa casa. Il che mi mette un po’ di ansia addosso.
Chiamare Pika? Neanche per sogno! Chissà quali film partirebbero nel suo cervello… no, forse converrebbe chiamare qualche mia amica. Ma non ho nemmeno la forza di cercare il cordless per la casa…
“Salve, Nola”.
Per poco non mi prende un infarto! Chi diamine ha parlato?
Mi volto di scatto e cerco la fonte di provenienza di quella voce: ma non c’è nessuno.
“Chi è là?” chiedo cercando di fare la voce grossa: se sono ladri, se la vedranno con me.
“Vengo in pace, Nola, rilassati”.
E mi volto nuovamente: perché quella strana voce proviene dalla mia sinistra; e, quando mi volto, mi ritrovo lo strano alieno albino dell’altra volta che mi guarda divertito.
“Che cosa vuoi?” chiedo, con il cuore a mille.
Non mi risponde: comincia a camminare avanti e indietro per la grande stanza, soffermandosi a studiare le particolarità del camino e il soffitto ampio.
E io sto zitta: voglio proprio vedere quali sono le intenzioni di questo Freezer.
“Ricordi il messaggio che ti ho riferito, vero?” inizia a parlare continuando a fissare il camino.
“Certo” rispondo “E allora?”.
Finalmente si volta e mi guarda, sogghignando: “Ti avevo detto che sarebbe tornato”.
Se fino a poco fa il mio cuore mi stava praticamente sfondando il petto, ora invece non lo sento più battere: cosa vuol dire quel maniaco di un alieno?
“Cosa intendi dire?” chiedo, con l’affanno: la febbre sta salendo a vista d’occhio, mi sento peggio di prima e ho freddo, sempre più freddo.
“Intendo dire che lui è tornato, Nola. Lui è qui, su questa terra. Siamo fuggiti. Ma ora lui ti cerca, è tornato solo per trovarti. Vuole parlarti, vuole averti. E, soprattutto, vuole vendetta”.
Annuisco: logico che voglia vendetta, quel maledetto moccioso ci ha tenuti separati in due mondi diversi per dodici anni!
“Anche io voglio vendetta” continua Freezer “E penso che anche tu brami dentro di te questa cosa. Quindi, ti chiedo se hai intenzione di unirti a me e Cell nel nostro piano di vendetta contro la famiglia Son”.
Mi irrigidisco: “Io non ho nulla contro la famiglia Son” rispondo dura “Ma solo contro Gohan Son. Gli altri della famiglia, per me, non valgono nulla. Solo quel dannato ragazzino dovrà morire”.
“Io invece ho dei precedenti con suo padre” mi spiega Freezer “Ecco perché lo cerco. Noi vogliamo vendetta, Nola. Lo vedi quanto siamo simili?”.
Inclino il capo da un lato: la vista mi si sta offuscando…
“Arriva al dunque, Freezer” gli dico brusca mentre la testa mi gira più che mai “Qual è il piano?”.
Ma quello ride enigmatico: “Questo te lo spiegherà lui”.
E indica qualcosa, o forse qualcuno, lì sull’uscio della porta; una figura si muove verso di me, con passo sicuro e deciso. Alto, scuro di capelli… ma la mia vista è sbiadita e non riesco a distinguere bene forme e colori e inoltre un forte ronzio nelle orecchie non mi permette di cogliere la sua voce, non riesco a capire cosa stia dicendo…
Un attimo, un battito di ciglia: e mi ritrovo svenuta nel mio letto.
Dannazione: avrei potuto riabbracciare Cell.




N.d.a.

Ta-daa! Secondo capitolo!
Accidenti, ma Nola non puoi farmi questo! Svenire quando stai per riabbracciare LUI dopo DODICI ANNI!
E che cavolo! è.é
Ma torniamo a noi, amici e amiche: a quanto pare Freezer è veramente ostinato e vuole la vendetta, così come anche Nola e Cell.
Chissà come sarà questa alleanza fra titani! Ne vedremo delle belle, secondo me!
E poveri Goku e Gohan! Non sanno nulla di tutto questo! Chissà come reagiranno quando si vedranno sulla soglia di casa loro la bella Nola e i due acerrimi nemici del passato! :P
Ci si aggiorna con il prossimo capitolo! Ora scappo, oggi è il compleanno del mio fidanzato e devo preparare TAAAANTEE COSEEE CARINEE **versione demente**.
Alla prossima!! :D
Julia of Elaja

 
   
 
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