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Autore: N a s h i r a    28/09/2013    3 recensioni
Harry, Ron ed Hermione sono prigionieri a Villa Malfoy, quando Dobby giunge in loro soccorso, ma qualcosa va storto nella fuga. Hermione rimane indietro. Imprigionata e torturata da Bellatrix, viene ridotta ad una pallida ombra di quella che era un tempo. Dopo le terribili sevizie subite, però, ecco il contrordine: la Mezzosangue deve vivere. Così a Draco Malfoy viene ordinato di prendersi cura di lei, e quello che per Hermione era stato, fino a poco prima, un nemico, diviene il suo unico contatto umano, colui che (volente o nolente) veglia su di lei. Un Draco diverso dal tracotante serpeverde che spadroneggiava per i corridoi di Hogwarts, un ragazzo che, suo malgrado, ha scoperto che il mondo è molto diverso da come gli era stato dipinto che nella guerra, nell'infliggere morte e seminare distruzione, non c'è niente di glorioso.
Ma perché Voldemort decide di tenere in vita Hermione?
Che piani ha in serbo per la giovane Mezzosangue?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Capitolo Secondo


 

Si ripeteva che non doveva arrendersi alla compassione, e la compassione lo ascoltava a testa bassa, come se si sentisse colpevole. La compassione sapeva di abusare dei propri diritti, ma si ostinava in silenzio [...].

M.Kundera, L'insostenibile leggerezza dell'essere.

  


 

Incredibilmente, grazie alle attente cure dell'unico erede dei Malfoy, Hermione Granger, la Mezzosangue, riuscì a riprendersi quasi completamente nel giro di due settimane. Nessuno, vedendo lo stato in cui era prima che lui se ne prendesse cura, avrebbe scommesso un soldo sulla sua ripresa, ma se c'era una cosa che Draco sapeva fare bene era curare le persone. In più dalla sopravvivenza della Granger dipendeva la vita di tutta la sua famiglia.

Quindi, oltre ogni previsione, il ragazzo riuscì nel compito affidatogli dal Signore Oscuro.

Inviava ogni cinque giorni notizie sulla salute della ragazza a sua zia Bellatrix la quale, in maniera davvero agghiacciante visto che era stata lei stessa a strapparle quasi l'anima a suon di maledizioni, si rallegrava sempre di più dei progressi.

Draco pensava che, probabilmente, avrebbero cercato di usarla come merce di scambio. Perché darsi tanta pena per quella Mezzosangue che nemmeno consideravano una persona.

Tu per primo non l'hai mai considerata degna di respirare la tua stessa aria.” insinuò una vocina malevola nella sua testa. “Tu per primo le hai augurato ogni male, perché il suo sangue era sporco e questo la rendeva indegna del talento che continuava a dimostrare di possedere”.

“Questo è vero” rispose incerto il suo io più consapevole, “ma non era una mia colpa. Mi era stato insegnato. Avevano riempito i miei occhi di immagini gloriose in cui i Mangiamorte ristabilivano l'ordine e il Signore Oscuro governava con giustizia, ripulendo le vie del mondo magico dalla feccia che lo invadeva. Credevo che giorni gloriosi mi attendessero. Credevo che le urla di terrore dei Sanguesporco avrebbero cullato il mio riposo, che ne avrei gioito sapendo che giustizia era stata fatta e che non avrebbero più osato rubare a noi purosangue ciò che era solo nostro: la magia. Credevo tante cose, ma non sapevo niente. Non capivo niente. Quando mi ordinarono di uccidere Silente, di fare entrare schiere di mangiamorte a scuola...allora iniziai a capire”.

Queste sono parole davvero molto belle, peccato che a pronunciarle sia un ubbidiente mangiamorte che fa da carceriere a una delle sue ex-compagne di scuola” ribattè malevola sempre la stessa voce.

“Io l'ho salvata!” si disse, stizzito. “Stava per morire e io l'ho riportata alla vita!”

E pensi davvero di averle fatto un favore?”

Draco Malfoy non riuscì a darsi una risposta. Semplicemente, prese una statuetta dal tavolo che aveva accanto e la lanciò contro il muro davanti a lui.

Quando aveva comunicato a sua zia che Hermione Granger si era completamente ristabilita, aveva ricevuto l'ulteriore compito di mantenerla viva, in buona salute e, soprattutto, saldamente ancorata alla parete più umida della cella più buia delle prigioni del Malfoy Manor.

Il ragazzo mentre faceva tornare integro il vaso, pensò che, come gli era stato insegnato, aveva abbassato la testa e ubbidito.


 


 

Hermione Granger non avrebbe saputo dire da quanto tempo non vedeva la luce del sole.

Giorni? Settimane? Mesi?

La sua mente, una volta così veloce e brillante, era confusa. Tutto quello che ricordava dell'inizio della sua prigionia era il dolore e la risata di Bellatrix. Poi era arrivato Draco Malfoy.

Avevano sempre odiato quel ragazzo. Forse lei aveva cercato di mitigare il tutto con un po' di raziocinio ma in fin dei conti, lo aveva sempre considerato un essere spregevole. D'altronde chi avrebbe potuto darle torto? Non faceva che ricoprirla di insulti, più o meno pesanti. Non faceva che cercare di prenderli in fallo per togliere punti a Grifondoro o fargli avere una punizione.

La ragazza rise tra sé. Come erano belli i tempi in cui erano questi i loro problemi.

Era pur sempre vero che, per Harry, Ron e lei non c'era mai stato un periodo del tutto quieto, fin dal primo anno si erano trovati ad affrontare cose molto, molto più grandi di loro. Ma non erano mai stati soli. Silente per primo, poi la professoressa McGranitt, Sirius, l'Ordine della Fenice al completo... anche se non sempre erano stati fisicamente presenti c'era stato sempre un che di rassicurante nel poter sempre e comunque aggrapparsi alla speranza che qualcuno sarebbe arrivato per tirarti fuori dai guai, che qualcuno ti avrebbe cercato e trovato.

E anche quando nessuno poteva raggiungerli erano sempre stati almeno loro tre.

Ma non questa volta. Questa volta Hermione sapeva che nessuno sarebbe riuscito a salvarla. La migliore amica di Harry Potter era troppo preziosa e Voldemort non poteva più permettersi errori. Non sarebbero riusciti a farla evadere. Per quello che ne sapeva lei non ci avevano neanche provato, e approvava la scelta. Troppe persone sarebbero morte nel tentativo.

La sorte migliore che potesse augurarsi era di morire lì, in quella cella, in modo veloce e pulito, ma qualcosa le diceva che le cose non sarebbero state così facili.

Malfoy, proprio quel Malfoy che tanto l'aveva disprezzata e odiata, era stato addetto a prendersi cura di lei. Hermione ricordava poco della sua prima visita, solo di avergli detto che era in debito con lui per averli aiutati e che avrebbe fatto il possibile per non morire. E poi delle mani fredde che le sistemavano dietro la schiena morbidi cuscini.

Si ricordava meglio le visite successive.

Era stato estremamente paziente. L'aveva medicata con grande attenzione, sempre attento a non farle male, senza mostrare il minimo disgusto per le sue ferite o per quel sangue che aveva tanto disprezzato. L'aveva imboccata ogni volta, senza metterle fretta. Quando aveva ricominciato a darle cibo solido era capitato più di una volta che il suo stomaco non riuscisse a trattenerlo. Nemmeno allora quello che tutti consideravano un principino schizzinoso aveva fatto una piega.

Certamente gli era stato ordinato di prendersi cura di lei, ma altrettanto certamente nessuno gli aveva chiesto di essere gentile o di avere tatto. Si comportava come si comportava solo perché lo desiderava.

Inizialmente non avevano parlato molto, primo perché Hermione raramente ne aveva le forze e secondo perché nessuno dei due aveva voglia di sottolineare la penosa condizione in cui lei si trovava ma nemmeno di chiacchierare facendo finta di niente.

Però,” pensò Hermione, mentre una familiare testa bionda entrava nel suo campo visivo “ora mi sento abbastanza in forze. E lui potrebbe essere l'ultima faccia amica che vedo..” sobbalzò. Aveva pensato a Draco Malfoy come ad un amico. Che fosse affetta dalla sindrome di Stoccolma? Per quanto la trattasse con gentilezza, lui era pur sempre il suo carceriere.

-Buonasera- le disse lui sottovoce, mentre già esaminava il suo stato di salute e si preparava a recitare qualche incantesimo ricostituente o qualcosa di simile.

-Buonasera- rispose lei, sentendosi molto più in forze non appena l'incantesimo (evidentemente non verbale) iniziò a fare effetto.

-Quindi fuori è sera?- chiese Hermione, più a se stessa che a lui. Avrebbe tanto voluto poter uscire a respirare un po' d'aria fresca. A guardare le stelle.

-Se ti ho detto “buonasera” evidentemente è sera, sì.- sbottò lui, vagamente stizzito. Non voleva parlarle. Già l'aver realizzato che lei era un essere umano lo portava a soffrire, non voleva dover conoscere quell'essere umano, sapere quali erano le sue paure e i suoi desideri... non avrebbe sopportato niente di più di quello che già sapeva.

Perchè qualcosa sapeva.

Lui era un ottimo legilimens e aveva dovuto dare un'occhiata nella sua testa, per sincerarsi che non ci fossero danni permanenti al suo cervello. Ma era bastato un attimo, un attimo solo per perdere il controllo e venire trascinato in un turbinio di ricordi.

Una bambina fin troppo sveglia dai folti capelli crespi e i denti un po' troppo grandi correva con le lacrime agli occhi verso i suoi genitori sventolando una lettera... una ragazzina piangeva perché un compagno l'aveva appena insultata chiamandola mezzosangue... una giovane si guardava allo specchio la sera del ballo del ceppo e tentava di lisciare gli indomabili capelli... un matrimonio... persone felici... Bellatrix troneggiava su di lei ridendo... A quel punto Draco aveva interrotto il flusso ed era scappato via, dimenticandosi il vassoio nella cella.

-Malfoy? Mi senti?- lo riscosse la voce della ragazza. Doveva avergli detto qualcosa che non aveva sentito.

-Mezzosangue se continui a distrarmi in questo modo finirò per sbagliare un incantesimo e friggere la tua preziosa testolina.- le rispose, cercando sempre di apparire un po' seccato.

-Scusa tanto!- rispose lei che, abituata a Harry e Ron, sapeva capire benissimo quando qualcuno non la stava ascoltando e cercava di sviare il discorso. -Stavo solo complimentandomi, non pensavo che fossi così bravo negli incantesimi di guarigione- aggiunse.

-A ognuno la sua croce, Granger!- scherzò lui in risposta.

Dopodichè Hermione non potè più dire nulla, impegnata com'era a far sparire il delizioso arrosto che le era stato portato per cena. “Se questo è il cibo che servono ai prigionieri cosa diavolo mangeranno alla tavola padronale? Ambrosia?” pensò la ragazza.

Non poteva sapere che Draco aveva ordinato, ora che poteva di nuovo mangiare normalmente, di preparare anche per lei tutto ciò che sarebbe stato servito alla famiglia Malfoy e ai loro eventuali ospiti.


 

Dopo aver tirato il vassoio che aveva portato giù alla Granger per la cena contro uno spaventatissimo elfo domestico, Draco si diresse verso la sua stanza.

Era teso, nervoso, stanco. Voleva solo riposare.

-Draco? Scendi subito nel mio studio- lo chiamò una voce familiare dal piano di sotto, ma stranamente priva del consueto tono autoritario.

-Padre, non sono in condizioni di discutere, al momento...- fece lui in risposta. Una volta non si sarebbe mai permesso di non ubbidire all'istante a suo padre. Ma ormai Lucius Malfoy era ridotto a un'ombra di se stesso. Le cose erano cambiate.

-Draco, è urgente, si tratta della... di Hermione Granger.- disse Lucius. C'era una sfumatura supplichevole nella sua voce. E da quando chiamava per nome una Mezzosangue?

Era preoccupante.

L'erede di casa Malfoy sospirò e cominciò a riscendere le scale appena salite, pregando per il suo destino, per quello della sua famiglia e, anche se non lo confessò nemmeno a se stesso, per quello della strega Mezzosangue che giaceva nei sotterranei e per cui lui continuava a sentirsi tanto in colpa.


 

  
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