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Autore: LarryTranslations    28/09/2013    3 recensioni
Louis si trasferisce a Holmes Chapel dopo la morte dei suoi genitori in un incidente d’auto. Ha la custodia delle sue cinque sorelle ed è grazie alle più piccole che incontra Harry Styles, un insegnante d’asilo. La vita diventa molto più complicata per Louis.
Larry Stylinson!
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Nessuno dei personaggi reali citati mi appartiene, la storia non è in alcun moda intesa per offendere e/o danneggiare tali persone, i caratteri rappresentati non riflettono la realtà, la traduzione non è stata fatta a scopo di lucro.

Questa fanfiction, è una traduzione. Potete trovare l'originale a questo link.
Questo è il permesso dell'autrice.





Capitolo Cinque (Seconda Parte).

"Ragazze, calma, devo aprire la porta!" urlò Harry, vedendo Lottie e Flick correre verso l'ingresso. Slacciò le cinture a Daisy, Phoebe e Georgia, poi chiuse la macchina e seguì le bambine verso la porta. Entrarono tutte di corsa appena la aprì e si dispersero nelle rispettive stanze.

Harry e Louis avevano concordato che Harry sarebbe stato da Louis mentre lui era in convalescenza, per prendersi cura di lui e delle ragazze. Harry aveva anche suggerito di invitare sua mamma per un po'--massimo una settimana--per tenere d'occhio Louis mentre lui era al lavoro. Louis aveva accettato malvolentieri, dopo che Harry gli aveva casualmente fatto notare che sarebbe stato tutto solo in casa durante il giorno--lui, Zayn e Liam sarebbero stati al lavoro e le bambine a scuola--e oltre che poco sicuro per lui, Louis si sarebbe assurdamente annoiato. Inoltre, la mamma di Harry moriva dalla voglia di incontrarlo. Louis aveva opportunamente fatto notare, dopo aver accettato, che se la mamma di Harry sarebbe stata con loro, allora lui ed Harry avrebbero dovuto condividere la stanza per quel periodo. L'obiezione non aveva fatto niente per aiutare Harry a negare i suoi crescenti sentimenti per l'altro ragazzo, ma l'aveva fatta passare più casualmente che poteva. E no, non era arrossito, quindi smettetela di guardarlo così.

Erano le otto di sera e la piccola e scombinata famiglia era arrivata a casa dall'ospedale molto in fretta. Le bambine avevano reagito sorprendentemente bene, alla vista del fratellone in un letto d'ospedale, avendo capito che Louis era okay e che si sarebbe rimesso relativamente in fretta. Quello che aveva effettivamente richiesto così tanto tempo per uscire dall'ospedale, era la ritrosia di Harry a lasciare Louis. Caroline era andata a casa, perché la sua famiglia aveva bisogno di lei, quindi le ragazze erano rimaste sedute per la camera di Louis, espressioni annoiate stampate su tutti tranne due visi, mentre Harry e Louis chiacchieravano tra di loro per la maggior parte di due ore.

Lottie era andata da loro dicendo "Odio interrompere voi piccioncini, ma abbiamo fame, quindi…Possiamo andare?"  al cui Harry l'aveva guardata con riluttanza stampata in viso. Lei alzò gli occhi al cielo, esclamando "Dai papà, lo vediamo domani!". Louis aveva sorriso sfacciatamente al viso rosso di Harry, ancora non abituato al nuovo vizio della bambina di chiamarlo "papà". Harry acconsentì di malavogli e il resto delle bambine si avvicinò a Louis per baciarlo e salutarlo. Lottie fece lo stesso, abbracciando forte il fratello e sussurrandogli "Ti amo" nell'orecchio. Harry era rimasto vicino al letto nervosamente, non molto sicuro su come avrebbe dovuto salutare l'amico. Louis aveva alzato gli occhi al cielo alla timidezza di Harry, afferrandogli la mano e tirandolo in un abbraccio, in cui l'altro si era subito rilassato. Louis si era poi sollevato e aveva piantato un bacio umido sulla sua guancia, sussurrando "grazie" e "ti amo" sulla sua pelle. Harry rabbrividì, il viso improvvisamente bollente, e il suo stomaco si contorse, mentre il suo cuore batteva senza sosta contro le costole. Aveva realizzato in ritardo, che Louis non aveva inteso quelle parole nel modo in cui lui avrebbe voluto, quindi le ripeté nell'orecchio del più grande, cercando di non far trapelare nella voce, il fastidio che provava.

Poi se n'erano andati e Harry era riuscito in qualche modo a far entrare le bambine e i loro seggiolini nella sua macchina. Aveva guidato fino a casa di Louis, ascoltando distrattamente le chiacchiere delle bambine sul retro e ignorando intelligentemente il sorriso di Lottie.

Aveva fatto della pasta per cena, visto che era facile e veloce e non aveva veramente l'energia di cucinare qualcosa che avrebbe richiesto più tempo; le ragazze l'avevano mangiata felicemente, parlando di come sarebbe stato avere Harry, Louis e la mamma di Harry in casa. Harry poi, le aveva mandate a cambiarsi per andare a letto, aveva aiutato Daisy e Phoebe a mettersi il pigiama e le aveva controllate mentre si lavavano i denti. Le aveva messe a letto, leggendo loro un pezzetto di una storia ("Devi fare le voci, Papi, come fa Louis") e le baciò poi sulla fronte, prima di andare a mettere a letto Georgia.

Una volta rassicurata Flick che Louis non sarebbe morto quella notte nel sonno e che l'avrebbe visto il pomeriggio dopo, Harry era esausto. Aveva chiuso la porta della bambina con un sospiro, appoggiandoci sopra la fronte per tranquillizzarsi, prima di andare a controllare Lottie.

Era stato steso con lei per quasi un'ora, cantando e sussurrando parole tranquillizzanti per farla addormentare. Era rimasta molto scossa dall'incidente--più dalle ferite di Louis che dallo scontro in sé-- anche se non l'aveva fatto vedere in macchina mentre tornavano a casa. Aveva capito che farlo in quel momento avrebbe peggiorato le cose. Ora però, senza nessuna delle piccole presenti per reagire male alla sua dimostrazione di paura e tristezza, cercava conforto--e Harry era l'unico da cui lo voleva, a parte Louis.

Più tardi si era disincastrato dal suo corpo rilassato, aveva chiuso attentamente la porta dietro di sé ed era sceso stancamente al piano inferiore fino al divano, dove aveva chiamato sua madre per poi addormentarsi subito.

***

La mattina dopo, Harry si era svegliato per le sei e mezza. Il divano era scomodo e gli faceva male la schiena--il suo risveglio anticipato non aveva nulla a che fare con il ritorno a casa di Louis, onestamente.

Sua madre sarebbe arrivata intorno alle 10.30, per stare con le bambine, mentre Harry sarebbe andato a prendere Louis in ospedale. Questo le avrebbe tenute fuori dai piedi di Harry e avrebbe dato la possibilità a Louis di prepararsi all'entusiasmo che sarebbe inevitabilmente scoppiato una volta entrato in casa. Non era stato via per così tanto, ma le bambine non avevano passato un singolo giorno degli ultimi quattro mesi senza vederlo--e, nonostante facessero finta di niente, vederlo in ospedale le aveva scosse.

Intorno alle sette, Daisy e Phoebe scesero al piano di sotto, i capelli biondi arruffati dal sonno. Quando videro che Harry era sveglio, iniziarono subito a reclamare dei pancake. Lui accettò senza troppe storie, disperato per qualcosa--qualsiasi cosa--che tenesse la sua mente lontana dal pericoloso e spaventoso posto in cui stavano i suoi sentimenti per Louis.

Daisy e Phoebe si sedettero al bancone della cucina, chiacchierando con entusiasmo mentre Harry le ignorava, fino a che i pancake non furono pronti nei piatti davanti a loro.

"Papi?" Chiese Phoebe facendo sobbalzare Harry--non aveva realizzato che le altre bambine, esclusa Lottie ovviamente, avessero iniziato a chiamarlo così. Non era scuro se fosse una cosa buona o meno.

"Sì, Phoebe?"

"Quando tua mamma arriva, come dobbiamo chiamarla?"

"Questa è una buona domanda, amore," rispose, accigliandosi "Non so veramente la risposta. Dovrai chiederlo a lei."

"Possiamo chiamarla 'nonna'?" fu Daisy a parlare questa volta, "perché tu sei 'papà' e lei è la tua mamma. Quindi lei è nonna, no?" Harry si fermò, un pezzo di pancake a metà tra il piatto e la bocca.

"Daisy, tu sai che io non sono effettivamente tuo padre, vero?" Lei lo guardò confusa.

"Sì, ma praticamente lo sei. Tu ami Louis, che è come se fosse nostro padre e Louis ti ama. Un giorno vi sposerete e sarai effettivamente nostro padre. Quindi possiamo comunque chiamarti così, giusto?" Harry si ingozzò leggermente e arrossì, mentre la sua mente andava. Già, i suoi pensieri andarono . Matrimonio-famiglia-baci-luna di miele-oh dio fermati. Non puoi pensarci mentre le bambine sono nella stessa stanza e Daisy sta aspettando una risposta. Rispondile imbecille.

Harry si schiarì la gola, "Emh, sì, suppongo che vada bene". Le gemelle si illuminarono, apparentemente contente ora che tutto era stato chiarito.

Finita la colazione, Harry le portò al piano superiore per vestirle; trovò anche Georgia sveglia e vestì anche lei. Mise poi le tre davanti al televisore a guardare Spongebob, Georgia con un piatto di pancake appoggiato davanti a lei sul tavolino da caffè e andò a preparare per l'arrivo di sua madre. C'era una camera per gli ospiti nel seminterrato, così mise delle lenzuola pulite e riordinò, attento a non mettere nulla fuori posto.

Ci mise un tempo sorprendentemente lungo e per il momento in cui aveva finito, erano le dieci. Tornò di sopra e trovò tutte tranne Lottie sul divano, davanti alla tv, completamene immerse in Spongebob. Preparò altri due piatti di pancake e li riscaldò, ne appoggiò uno davanti a Flick, prima di andare al piano superiore per svegliare Lottie.

Affacciò la testa nella stanza, sbuffando una risata alla vista della bambina a braccia e gambe completamente spalancate sul letto, che occupava più spazio possibile. Aprì la potrà, arrivò in punta di piedi fino al letto e le scosse delicatamente una spalla.

"Lottie," sussurrò, sorridendo al lamentò che gli arrivò in risposta, "Andiamo, amore, devi alzarti. Voglio tutti vestiti per l'arrivo di mia mamma, quindi alzati."

Lottie sollevò la testa da dove era stata immersa tra le sue braccia, un sguardo assonnato in viso.

"Sto dormendo," borbottò, riaffondando la faccia nella piega del gomito. Harry ridacchiò.

"Sì, me ne sono accorto. Come, non sei eccitata che Louis torni a casa?"

La sua testa scattò su, mentre si affrettava a mettersi a quattro zampe, prima di appoggiarsi ai talloni.

"Louis sta tornando a casa? Oh sì! Sta tornando a casa!" sorrise lei, la felicità che risplendeva negli occhi. Harry le sorrise di rimando.

"Già e mia madre sta arrivando per controllarvi, così io posso andare a prenderlo, quindi tira su quel culo, donna!"

Lei rise, affrettandosi fuori dal letto e verso l'armadio. Harry lasciò la stanza, tornando da basso. Lottie lo raggiunse qualche minuto dopo e accettò i pancake da Harry.

Col passare dei minuti, Harry diventava sempre più ansioso. Era pronto per andare--voleva solo portare a casa Louis. Quando sua madre, Anne, finalmente arrivò, la presentò alle bambine velocemente, visto che era ancora più agitato. Quando arrivò a Daisy, lei sorrise radiosa, la domanda che le passava negli occhi.

"Possiamo chiamarti 'nonna'? Papà ha detto che dobbiamo chiedere a te 'perché lui non lo sa'," chiese innocentemente. Il sopracciglio di Anne scattò verso l'alto  e guardando verso Harry, gli lanciò uno sguardo alla ne parliamo dopo. Lui scrollò le spalle, fin troppo impaziente di mettersi in strada, per potersi sentire del tutto imbarazzato.

"Be'," iniziò lei lentamente, "Non vedo perché no. Per me va bene." Finì con uno sguardo, le gemelle che esultavano leggermente. Harry lanciò un altro sguardo ansioso verso l'orologio, sua madre lo notò con un'espressione esasperata.

"Harry, vai a prenderlo. Mi stai mettendo ansia solo stando lì," gli sbuffò lei. Il sorriso che si aprì sulle sue labbra era accecante. Si allungò per darle un bacio sulla guancia, prima di salutare con un bacio tutte le ragazze e saltellare verso la porta.

***

L'infermiera dai capelli rossi del giorno precedente, lo accolse con un sorriso.

"Si sta vestendo proprio ora, arriverà giù in un attimo, se vuoi aspettare qui," gli disse gentilmente.

Le sorrise in risposta, praticamente saltellando verso una delle sedie nella sala d'aspetto. Non dovrei essere così eccitato di vederlo, pensò, quindi perché lo sono? Mise velocemente da parte il pensiero, non volendo ritrovarsi immerso nel luogo fin troppo confuso della sua mente che stava visitando negli ultimi tempi. Alzò lo sguardo quando le doppie porte si aprirono, una nuova infermiera spingeva una sedia a rotelle davanti a sé. Nella sedia a rotelle, sedeva Louis, il braccio avvolto in un gesso arancione, la testa bendata e l'espressione eccitata. I suoi occhi scattarono subito su Harry, i visi di entrambi i ragazzi si aprirono in identici, brillanti, sorrisi. Harry si alzò, corse verso l'amico, che ignorò le proteste dell'infermiera e balzòin piedi, dritto nelle braccia aperte di Harry. Entrambi risero deliziati, la felicità di Harry nel vedere Louis lasciare un posto in cui sarebbe potuto morire, si unì facilmente con l'eccitazione di Louis nell'uscire dal soffocante, vecchio ospedale, a creare un suono gioioso che risuonò nelle orecchie di chiunque vicino a loro. Si aggrapparono l'uno all'altro, rassicurandosi che erano okay e che stava realmente succedendo.

Harry si staccò, sorridendo alla vista del meraviglioso viso di Louis. Louis gli sorrise radioso di rimando, sollevandosi sulle punte per lasciare un bacio umido sulla guancia dell'amico. Harry si lasciò andare ad un'altra risata.

"Andiamo, loony* Lou. Usciamo di qui," lo prese in giro Harry. Louis lanciò un urlo, barcollando leggermente nello staccarsi da Harry e corse verso la porta. Il sorriso di Harry si addolcì, mentre andava verso di lui per sostenerlo. "Rallenta, tigre. Non farti di nuovo del male, per favore," gli disse gentilmente. Guidò Louis alla macchina, salutando le infermiere mentre andavano.

***
Passarono il viaggio in macchina cantando insieme alla rumorosa radio, fermandosi di tanto in tanto per chiacchierare. Appena si fermarono nel vialetto, però, Louis iniziò a innervosirsi, agitandosi e giocando con le dita. Harry guardò verso di lui.

"Tutto bene lì, Lou?" chiese gentilmente. Louis lo guardò, evidentemente in imbarazzo.

"Sono nervoso di incontrare tua mamma," ammise "E se non le piaccio?"

"Le piacerai," gli promise Harry, " perché a me piaci. Solo...Cerca di non essere troppo nervoso. E' l'unica cosa che non sopporta, quando le persone sono nervose intorno a lei. E' una persona piuttosto avvicinabile, perciò non le piacciono molto le persone che sentono di non poterle parlare e dire quello che gli passa di mente."

Louis sospirò, "Va bene. Facciamola finita, allora," Harry sorrise, dandogli una pacca sulla schiena.

"Questo è lo spirito, amico. Andiamo, allora."

Saltarono fuori dall'auto, Louis leggermente instabile, ma riuscendo a non aver bisogno di aiuto. Harry gironzolava vicino a lui, pronto ad aiutarlo se ce ne fosse stato bisogno. Aprì la porta, entrando prima di Louis. Le ragazze arrivarono correndo lungo il corridoio, ampi sorrisi piantati sulle loro facce, davanti ai quali Harry alzò frettolosamente le mani.

"Ragazze, ragazze--calma. Andateci piano con lui, ok? E' appena uscito dall'ospedale--non è ancora del tutto al cento percento," disse loro severamente. Le bambine annuirono, avvicinandosi al fratello più cautamente, dandogli ognuna un abbraccio. La mamma di Harry stava sulla porta, osservando la scena con interesse.

Un sorriso andò ad abbellire i suoi lineamenti, quando Harry si inginocchiò al livello di Phoebe, chiedendole se si era divertita. Phoebe gli sorrise, annuendo con veemenza e allungandosi per un abbraccio. Harry la tirò a sé, avvolgendo le sue braccia intorno al suo busto e sollevandola sul suo fianco. La bambina lasciò andare la testa contro la sua spalla e un piccolo sospiro le sfuggì dalle labbra. Anne sorrise quando Georgia la raggiunse e si allungò per avvolgere le braccia attorno al suo busto. Questo era quello che aveva sempre voluto. Una famiglia. Nipoti. Sperava solo che Harry non avrebbe rovinato tutto.

Li osservò quietamente durante il giorno, notando che Harry era piuttosto vicino alle bambine, così come a Louis. Lo chiamavano tutte "papà" o "papi", anche se Harry aveva spiegato che era una novità, portata dall'incidente. Passarono la giornata oziando per casa, Harry portò Daisy, Georgia e Phoebe al parco in fondo alla strada per un'ora, dopo che iniziarono a saltellare qua e là, pressando un po' troppo Louis per i suoi gusti.

La cena fu intorno alle sei, le ragazze riempivano la stanza di chiacchiere eccitate, divorando il cibo nei loro piatti. Dopo, Harry mise Shrek e si sedettero tutti per la sala, per guardarlo insieme. Georgia si era accoccolata sul lato di Anne, ridendo assonnata alla televisione. Harry si era steso con la schiena appoggiata al bracciolo del divano, Louis si era sistemato tra le sue gambe, con le sue braccia avvolte intorno al petto. Anne li aveva guardati con la coda dell'occhio per tutta la sera, sorridendo quando Louis aveva affondato il viso nel collo di Harry, che aveva automaticamente sollevato una mano ad accarezzare i capelli dell'altro ragazzo. Louis si addormentò a tre quarti del film, accasciandosi sul petto dell'amico. Anne aveva nascosto un sorriso dietro alla mano, quando suo figlio si era alzato, spostandosi goffamente fino a quando non aveva sistemato bene Louis tra le sue braccia, tipo sposa, e l'aveva portato fuori dalla stanza--a letto, presumeva. Harry tornò qualche minuto dopo, diede un'occhiata alle facce assonnate di tutti e decise di spegnere il film. Ci furono proteste varie, ma tutti erano esausti dalla lunga ed eccitante giornata. Harry portò Phoebe al piano di sopra e la gemella si era attaccata alla sua mano e aveva lasciato che tirasse il suo corpo mezzo addormentato, su per le scale.

Anne aiutò Harry a mettere le bambine a letto, prendendosi per lo più cura di Georgia, che, dopo essere stata messa a letto da Anne, aveva chiesto che facesse sapere a Harry (o "Papà"), che era pronta per il bacio della buona notte. Lei aveva sorriso ed era uscita dalla porta per trovare Harry in corridoio, che chiudeva la porta delle gemelle. Era entrato, aveva dato a Georgia il suo bacio e le aveva sussurrato "Sogni d'oro, amore". Anne si era leggermente emozionata, per poi chiedersi come Harry non riuscisse a vedere quanto quella famiglia lo amasse e avesse bisogno di lui--quanto lui amasse e avesse bisogno di loro. Lui aveva chiuso la porta piano, per poi avvicinarsi alla madre e baciarle la guancia, augurandole la buona notte, prima di andare lungo il corridoio, verso la camera di Flick. Anne scese al piano inferiore piano, non volendo disturbare gli abitanti addormentati della casa mentre andava nella sua stanza.

***

Harry ansimò forte, mentre il sudore gli colava sul collo. Dita delicate afferrarono i suoi ricci, i polpastrelli delle dita dell'altro uomo bruciavano sulla sua pelle ad ogni strattone o carezza. Harry lo spinse più forte contro al muro, i fianchi che si muovevano contro il bacino dell'altro. Si abbassò, mordendo il mento del ragazzo, i denti che afferravano la pelle, la leggera ombra di barba che gli graffiava le labbra. L'uomo si lasciò scappare un gemito acuto, affondò ancora di più le mani nei capelli di Harry e lasciò andare la testa contro il muro. Harry guardò verso di lui attraverso le ciglia, ubriacandosi della sua frangia sottile e dei suoi zigomi delicati. L'uomo notò la sua pausa, aprì gli occhi e guardò verso Harry con gli occhi più blu che Harry avesse mai visto.

Louis tirò i capelli di Harry, incitandolo a continuare con quello che stava facendo. Il gesto strappò un mugolio dalla gola del riccio, i suoi fianchi scattarono e si scontrarono più violentemente con l'inguine di Louis, prima che Harry affondasse il viso nella curva del suo collo.

Spinse il naso contro la pelle dietro al suo orecchio, il profumo così dolce che non poté fare altro che tirare fuori la lingua e assaggiarlo. Louis gemette, forte, dal fondo della gola, e Harry ghignò, la lingua che rispuntava e leccava una larga striscia dietro all'orecchio di Louis, leccando la pelle come un gatto. Il gesto fece muovere i fianchi a Louis, i suoi occhi si chiusero e Harry rispose alzandolo contro il muro, le gambe del più grande si avvolsero automaticamente attorno alla vita di Harry.

Harry gemette, la nuova posizione che gli dava molto più accesso. Spinse il suo inguine contro quello di Louis, quasi svenendo alla sensazione che gli causò. Tornò al collo del castano e iniziò a succhiare e tirare con i denti, sentendo la pelle staccarsi dalla carne.
Lasciò andare, attenuando il livido con la lingua. Louis si dimenò, la schiena che si inarcava un po' , mentre scontrava i fianchi contro quelli di Harry. Allungò il collo, le labbra che sfioravano l'orecchio del riccio.

"Harry" Sussurrò con urgenza, "Harry…Harry, svegliati. Andiamo, Harry."

Non aveva senso. Perché Louis gli stava dicendo di svegliarsi--stavano giusto arrivando alla parte migliore.

"Harry...Oh, dio santo! Harry, non sei un cane, per favore svegliati e piantala di scoparti la mia gamba," la voce di Louis sembrava divertita ed esasperata, il suono raggiunse Harry, e
Lo svegliò di colpo.

La prima cosa che notò, fu che era dolorosamente eccitato. La seconda cosa, fu la faccia di Louis che sbirciava verso di lui divertito. Gli diede un colpo sul petto.

"Credo tu abbia bisogno di andare in bagno e--emh--prenderti cura di te," ghignò, "puoi tornare indietro quando sei a posto."

Harry gemette, l'umiliazione che scorreva nelle sue vene. Dio, pensò, qual'è il tuo problema, Styles? Rotolò giù dal letto e camminò a disagio fino al bagno di fianco alla stanza di Louis, ignorando deliberatamente le risate provenienti dalla camera da letto.

Chiuse la porta e girò la chiave per essere sicuro di non venire interrotto--aveva avuto abbastanza imbarazzo per quella notte.

Infilandosi le mani nei boxer gemette, cercando disperatamente di non pensare al ragazzo che lo aspettava nella stanza. Oh, Dio--mi sta aspettando nella stanza. Questo potrebbe essere facilmente frainteso. Il pensiero gli strappò un altro mugolio e si sfilò velocemente i boxer--non aveva molta voglia di doverne prendere un nuovo paio dopo, visto che avrebbe sicuramente fatto ridere ancora di più Louis. Si sedette nella vasca, la porcellana fresca calmò il bruciore della sua pelle. La sua mano lavorò velocemente---facendo pressione, massaggiando e sfregando--il respiro sempre più irregolare e ansimante con ogni mossa delle sue dita. Il viso di Louis spuntò nella sua mente, all'inizio il Louis del sogno, e l'immagine infuocò il sangue nelle sue vene e bruciò la sua pelle, poi si trasformò nel suo Louis. Il Louis che sparava una battuta ogni volta che gli si presentava l'occasione, il Louis che amava le sue sorelle più di ogni altra cosa, il Louis che era grintoso e affettuoso e bello. Il Louis che gli diceva di amarlo tutti i giorni. Poteva sentire le parole, sussurrate nel suo orecchio come una carezza. Ti amo.

Fu con quel pensiero che venne, la schiena che si incurvava sulla ceramica della vasca, un gemito strozzato che usciva dalla sua gola. Ricadde contro la vasca, i muscoli molli, lo sfinimento più totale nelle ossa.

Guardando il muro, gemette. Aveva fatto un bel casino. Sospirò, alzandosi e chiudendo le tende da doccia, prima di aprire l'acqua. Spruzzò un po' d'acqua sul muro per pulire, contemplando cosa potesse significare.

C'era solo un'unica conclusione ed era stato uno stupido a provare a negarla in precedenza. Si stava innamorando del suo migliore amico.

Non andava per niente bene. Non poteva farlo. Non solo perché non era gay, ma--sorvolando su tutto il resto--Louis era il suo migliore amico e aveva bisogno di tenerlo insieme non di ridurlo in pezzi. Cosa a cui conduceva inevitabilmente l'innamorarsi del suo migliore amico---se i sentimenti non erano ricambiati, avrebbe potuto distruggere entrambi.

Harry si girò leggermente, lasciando che l'acqua cadesse sulle sue spalle. D'altro canto, se il sentimento era ricambiato--no. Non poteva prendere quella strada--l'avrebbe portato a sperare e la speranza porta ad un cuore spezzato.

Girò con poca delicatezza la manopola dell'acqua, spegnendo la doccia e uscì nel bagno. Si avvolse velocemente nell'asciugamano e si asciugò, prima di rimettersi i boxer. Aprì la porta, incespicando leggermente nel buio del corridoio e tornò nella camera di Louis. Aprì la porta, vedendo Louis sul letto, che gli dava la schiena. Camminò lentamente, evitando attentamente l'asse scricchiolante vicino al letto e scansando i vestiti sparsi per il pavimento. Tirò indietro le coperte, scivolando nel letto dietro a Louis. Louis mugugnò leggermente nel sonno, stirandosi e girandosi, infilando il viso sotto a quello di Harry.

"Avuto una buona sega, amore?" mormorò sul collo di Harry. Harry sentì le guance andare a fuoco dall'umiliazione. Gemette.

"Non me lo farai mai dimenticare, vero?" Gli chiese. Sentì il sorriso di Louis contro la sua giugulare.

"No," Ridacchiò Louis, "è fin troppo divertente. Ora dormi. E non svegliarmi di nuovo--cerca di controllarti, ok?" Harry alzò gli occhi al cielo, mettendo attentamente le braccia intorno alla vita di Louis.

"Sì, sì. Zitto, stupido." borbottò.

***

La mattina seguente, fu straordinariamente strana per Harry. Louis non sembrava vederci nulla di male nel prenderlo in giro apertamente di fronte a tutti--inclusa sua madre. Ogni frase uscita dalla sua bocca, conteneva una qualche sorta di riferimento abilmente mascherato e la faccia di Harry non tornava più al suo colore naturale.

Dopo una dolorosamente lunga colazione, Louis annunciò che stava andando a farsi una doccia e fece l'occhiolino ad Harry mentre usciva dalla stanza. La mamma di Harry, ovviamente, aveva visto lo scambio e trascinò Harry in cucina.

"Mamma, devo aiutare Daisy e Phoebe a prepararsi per scuola," protestò debolmente "Dobbiamo essere fuori tra quindici minuti." Sua madre alzò gli occhi al cielo.

"Harry, credo che tu possa trovare un minuto per parlare con tua madre" gli disse aspramente, "Quindi spiegami: quando avete iniziato ad andare a letto insieme tu e Louis?"

"C-cosa? Di cosa stai parlando?"  farfugliò lui, "Non vado a letto con Louis! Bè, intendo, ci vado, ma non in modo sessuale."

"Harry, qualcosa è successo ieri notte," disse sua madre "E adesso mi dirai cosa."

"Emh.." si mosse a disagio, "Io--uh--potrei aver…potrei aver avuto un…ehm…Sogno ieri notte e--oh dio. Non posso dirtelo!"

"Hai avuto un sogno erotico su di lui, vero?"

"Io-no!" esclamò frettolosamente "No--sicuramente io no--okay, sì, l'ho avuto." Sua madre alzò gli occhi al cielo.

"Dio,è così imbarazzante. Ho sognato che ero--lo sai…Con lui e io, uh, ho iniziato…a muovermi contro la sua gamba?" Sua madre strinse insieme le labbra, in uno scarso tentativo di nascondere il divertimento, e annuì per farlo continuare.

"Bè" sospirò "Louis si è svegliato. E dopo mi ha svegliato. E mi ha detto--uh--di prendermi cura di me stesso e di tornare quando ero a posto."

"E così hai fatto, sei andato, ti sei sistemato e dopo sei tornato a letto con lui."

Harry si sfregò il collo a disagio. Non avrebbe mai pensato di parlare di cose simili con sua madre. La amava e si fidava del suo parere e dei suoi consigli, ma questo era sorpassare un confine. Sua madre non doveva sapere che si era fatto una sega--mai. Solo…Solo no.

"Harry ti sto per fare una domanda e voglio che tu mi risponda onestamente," sua madre lo guardò attentamente "Sei innamorato di Louis?" Harry chiuse gli occhi imbarazzato e sospirò.

"No, ma ammetto che ci sono vicino," borbottò piano. Anne sospirò, il figlio sembrava così abbattuto.

"Non è una brutta cosa, Harry. Sai che a nessuno darebbe fastidio se ti piacesse," gli disse gentilmente. La guardò scoraggiato.

"Non è vero. A lui potrebbe. Non posso perderlo, mamma. Preferisco averlo come amico, che non averlo del tutto," sussurrò tristemente. L'espressione di Anne si ammorbidì e aprì la bocca per dirgli cosa pensava di quello, quando Daisy arrivò in cucina, tenendo in mano le sue scarpe. Harry si girò verso sua madre, prima di accettare le scarpe, dicendo "Mi dispiace tanto, ma devo andare a preparare le ragazze--hanno scuola e io ho il lavoro. Ne parliamo più tardi, promesso."

Le baciò la guancia, poi seguì Daisy sulle scale, dov'era seduta Phoebe. Appoggiò le scarpe di Daisy, allungandosi ad allacciare quelle di Phoebe prima, per poi far sedere Daisy e allacciare le sue. I tre urlarono i loro saluti lungo il corridoio, pendendo le loro borse e avviandosi a scuola.


*Lunatico, secondo me non rendeva molto tradotto, quindi l'ho lasciato in inglese.


Note:
Per prima cosa, grazie! Veramente, grazie a tutti quelli che hanno letto e hanno aggiunto la storia a ricordati, seguiti o addirittura preferiti, siete già più di venti e io sono mezza sconvolta; ne sono anche felicissima, perché secondo me questa storia merita veramente tanto e spero che la mia traduzione non faccia così schifo.

Devo ammetterlo, questo è uno dei capitoli che mi preoccupano di più, sono un po' una frana con le scene "hot", quindi spero che quella del sogno sia almeno decente.

Grazie ancora a tutti.
Ems


   
 
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