CAPITOLO
QUARANTATRE
“In
pratica arriviamo lì e prendiamo questo fiore,
no?”
John
fissò gli occhi sulla mappa che aveva
dispiegata davanti e si grattò la nuca con fare pensieroso.
Lui e Joel erano
rimasto da soli in cucina ad osservare gli ultimi particolari del piano.
“Sì,
ma non sarà così semplice”, gli fece
notare il
biondino, senza guardarlo in viso.
Paciock
sospirò. Questo lo sapeva, ma non avevo
certo intenzione di rinunciarci. E poi, un po’ di sana
avventura ero quello che
gli serviva.
“Ragazzi”.
Una voce dietro di loro li sorprese,
facendoli sobbalzare. Si voltarono verso la porta trovandovi James con
una mano
appoggiata allo stipite e l’altra che si reggeva il fianco,
piegato in due.
Probabilmente si era trascinato fin lì con le ultime forze
che gli erano
rimaste.
“James!”
esclamò John, sorpreso di trovarlo lì.
Cercò di raggiungerlo per sorreggerlo, ma Joel lo precedette.
“Non
potete andare”, mormorò il ragazzo in tono basso. Sembrava avere
il fiatone. Si
lasciò andare quasi completamente contro il fratello che,
sebbene più basso di
qualche centimetro, riusciva a reggerlo benissimo.
“E’ troppo pericoloso.
John
alzò gli occhi al cielo. “Jimmy, ti prego, non
fare l’eroe melodrammatico”.
“Ma…”,
cercò di protestare il ragazzo, sforzandosi
di mettersi dritto, ma un gemito gli scappò dalle labbra.
Paciock
allora gli si piazzò di fronte e pose le
mani sui fianchi, ricordando molto la Signora Weasley.
“Niente ma. Non ti
lasceremo morire. Se questa è l’unica soluzione
per salvarti lo faremo, anche a
costo di andare su Marte. Mi sono spiegato? E ora torna a
letto”.
James
lo guardò con un misto di gratitudine e
incredulità. Sembrava che ancora non si rendesse conto di
quello che i suoi
amici sarebbero stati disposti a fare per lui. James dava tutto se
stesso per
quelli a cui voleva bene, ma sembrava che non potesse concepire il
contrario. E,
capendo che non c’era nient’altro da dire, chiuse
la bocca e si lasciò condurre
verso la propria stanza, praticamente trascinato da John e Joel.
Un
deciso bussare alla porta scosse Harry dai suoi
pensieri. Jolie lo osservava ferma all’entrata della stanza,
indecisa se
entrare o meno.
“Ciao”,
la salutò lui con un sorriso, quelli che
riservava sempre a lei.
“Ciao”,
ricambiò la ragazza, decidendosi ad entrare.
Poi si sedette accanto a lui, le mani intrecciate in grembo, lo sguardo
rivolto
verso l’armadio davanti. “Come stai?” gli
chiese, più per rompere il ghiaccio
che non per vero interesse. Prima di venire lì aveva in
mente un sacco di cose
da dirgli, ma ora non sapeva da che parte iniziare. Non era per niente
brava ad
esprimere i suoi sentimenti.
“Sei
venuta anche tu a dirmi di non andare?” fece
Harry, però, ignorando la sua domanda. “Ti ha
mandato la mamma?”
Jolie
prese un grosso respiro e rispose. “No. Non mi
ha mandata nessuno e non ho intenzione di dirti di non
andare”.
“Ah
no?” Harry si voltò verso la sorella, spiazzato
e perplesso.
“No”,
ripeté la rossina, guardandolo con un sorriso
che sembrava voler dire che lei la sapeva lunga. “Tanto
sarebbe inutile, l’ho
imparato con gli altri. Potrei dirti tutte le cose del mondo per farti
rinunciare ma so che non lo farai”.
“Sembra
che tu mi conosca bene”, sorrise il ragazzo,
abbassando lo sguardo.
“Conosco
la nostra famiglia e so che l’orgoglio e la
testardaggine sono una componente terribile. E poi, sembra che agli
abitanti di
questa casa ecciti il pericolo”.
Harry
non poté che trovarsi a ridere e Jolie lo
seguì. Quando si calmarono, lei gli prese una mano tra le
sue. “Solo, Harry,
promettimi una cosa”.
Lui alzò lo sguardo e la osservò negli occhi.
“Cerca di non morire. Abbiamo fatto tanta fatica per venire
qui e abbiamo
bisogno di te. E poi…”, spostò lo
sguardo da un’altra parte, arrossendo
leggermente. “e poi non potrei sopportare di perderti di
nuovo”.
Il
ragazzo sorrise, quasi commosso. Poi si allungò
verso la sorella e la strinse in un forte abbraccio. “Ti
voglio bene, Lie”.
John
cercava una maglietta abbastanza comoda da
mettersi per la spedizione, ma la maggior parte dei suoi vestiti era
composta
da camicie eleganti e magliette costose e di certo non gli andava di
rovinarle.
Infilò la testa nell’armadio e starnutì
per la polvere.
“Cerchi
qualcosa?” gli chiese una voce appena
entrata nella camera da letto.
“Una
maglietta”, rispose l’altro, senza neanche
guardare chi era entrato. Il passo di Charlie l’aveva sentito
quando ancora era
in corridoio.
“Questa
può andare bene?”
Soltanto
allora Paciock estrasse la testa
dall’armadio e rivolse l’attenzione
all’amico che reggeva in mano qualcosa di
rosso. Il ragazzo lo prese in mano e lo dispiegò, scoprendo
che era una
maglietta con un drago disegnato in mezzo.
“E
questa dove l’hai trovata?” gli chiese il biondino
curioso.
Charlie
scrollò le spalle. “Non ha importanza”.
John
se la infilò dalla testa, lasciando che gli
scivolasse sugli addominali scolpiti che il moretto si fermò
ad osservare prima
che la maglietta glieli coprisse.
“Grazie”,
fece John, osservandosi allo specchio.
Sembrava piuttosto contento del regalo. Dire che gli stava bene era un
eufemismo, ma John stava bene praticamente con qualsiasi cosa.
“Tappo?”
“Sì?”
Charlie
si trovò in un battito di ciglia stretto tra
le forti bracci di John che gli premette il viso contro il proprio
petto e inspirò
il suo odore, quell’odore che aveva solo il suo Tappo e che
ogni volta gli
provocava qualcosa di strano dentro.
“E
questo per che cosa è? Per la maglietta?”
John
si sciolse dall’abbraccio e si spolverò la
maglietta. “No, non è per la maglietta”.
E, senza aggiungere altro, si allontanò,
lasciando il povero Charlie confuso e perplesso. Ma mentalmente pregava
Merlino
perché tornasse sano e salvo.
Ariel
stava aiutando Joel a preparare una borsa con
le cose da portare per il viaggio, ma nessuno dei due diceva niente.
Lui non
parlava molto in generale e lei non sapeva che dire che il fratello
già non
sapesse.
Il
ragazzo infilò una cassetta del pronto soccorso
nello zaino quando lo sguardo gli cadde su James, addormentato sul
letto, una
smorfia di dolore che gli deturpava il viso.
“Ci
penso io a lui”, sentì dire alla sorella,
guardando nella sua stessa direzione. “Voi cercate di tornare
presto”.
Joel
si voltò vero di lei e annuì.
“Certo”. Poi si
alzò, afferrando lo zaino.
“Joel!”
lo richiamò la sorella prima che sparisse
oltre la soglia. “Ricordarti: vigilanza costante”.
Il
ragazzo sorrise e sparì dietro la porta.
I
sei avventurieri erano partiti alla ricerca del
fiore della Cometa e in tutta Grimmauld Place alleggiava un silenzio
terribile
e la tensione si poteva toccare con un dito.
Alice e Lily cercavano di tenersi occupate pulendo e spolverando la
cucina, ma senza
neanche scambiarsi qualche parola. Probabilmente non volevano esprimere
le loro
preoccupazioni ad alta voce per paura di farle diventare reali.
Ad
un tratto però, Lily fece cadere un piatto che
stava asciugando e questo si frantumò in mille pezzi
all’impatto col terreno.
Alice fece un balzo sul posto e si voltò verso
l’amica. Questa stava guardando
il pasticcio che aveva fatto come se non credesse ai propri occhi.
“Io…
mi dispiace”.
“Non
ti preoccupare”. La mora si avvicinò
all’altra
e le prese lo straccio dalle mani. “Tranquilla. Ci penso
io”. Estrasse la
bacchetta dalla tasca e, con un colpo veloce, riparò il
piatto. “E’ meglio se
ti siedi”. E la fece accomodare su una sedia.
“Sono
così preoccupata, Ali”, sbottò Lily,
allora,
spostando lo sguardo sull’amica e guardandola come se stesse
per scoppiare a
piangere da un momento all’altro.
“Lo
so, tesoro”, cercò di consolarla Alice,
prendendole una mano tra le sue. “Anche io. Ma dobbiamo
restare concentrate e
occuparci di James finché gli altri non tornano”.
La
rossa annuì mestamente e cercò di aggiungere
qualcosa, quando videro Martha entrare in cucina e dirigersi al
frigorifero
senza nemmeno guardarle. Le due ragazze la osservarono bene. Sembrava
che la
cantante si fosse lasciata parecchio andare; i suoi capelli biondi
erano
spettinati, aveva le occhiaie e gli occhi gonfi, come se avesse appena
pianto,
e non si curava nemmeno di come si vestiva. Non capivano che cosa le
stesse
succedendo e ogni volta che cercavano di chiederglielo lei scappava
via. Forse
avevano una mezza idea, ma non volevano azzardare niente.
“Martha?”
chiamò Alice con un tono cauto, come se
temesse di scatenare una terribile bestia. Martha si voltò
verso di lei e la
guardò come se lei non dovesse trovarsi lì.
“Stai bene?”
L’altra
rimase con la bottiglia d’acqua a mezz’aria.
“Sì, sì. Sto bene”.
“Sei
preoccupata per Sirius, immagino”.
“Un
po’, sì”.
Si
portò la bottiglia alla bocca e la svuotò quasi
del tutto, trangugiando grandi sorsate. Intanto teneva la mano libera
sulla
pancia.
“Bene,
direi che il posto è questo”, commentò
Frank,
non appena atterrarono in mezzo ad una radura. Gli altri si tirarono in
piedi e
si spolverarono i vestiti, guardandosi attorno. “Decisamente
è questo”,
concordò James.
“D’accordo.
Allora da che parte andiamo?” fece
Sirius che non voleva perdere tempo prezioso.
Frank
estrasse la mappa dalla tasca e se la rigirò
tra le mani. “In teoria dovremmo essere in questo
punto”. E puntò l’indice su
un grande spiazzo a destra del foglio.
“Ma
potrebbe anche essere questo”, gli fece notare
John, indicando un altro punto, che stava invece da un’altra
parte.
“No,
secondo me è proprio questo”, lo contraddisse
il padre.
“Maledizione!”
sbottò Sirius, frustrato. “Dobbiamo
deciderci”.
“Stai
calmo, Paddy”, cercò di rassicurarlo James,
posandogli una mano sulla spalla. “Non dobbiamo perdere la
calma. Osserviamo bene
la mappa”.
Tutti
e sei puntarono gli occhi sulla mappa,
scrutando bene entrambi punti indicati. “Io sono
d’accordo con Frank”, concluse
James, passandosi una mano tra i capelli.
“D’accordo,
allora dovremmo procedere verso est”.
Sirius
tirò fuori la
bacchetta e pronunciò l’incantesimo che serviva
per guidarli. Seguendo la
direzione indicata, quindi, si incamminarono tra gli alberi e
l’erba alta,
temendo i pericoli che avrebbero incontrato, ma soprattutto, pregando
di
riuscire ad arrivare in tempo.
MILLY’S
SPACE
Ebbene,
questo è il secondo aggiornamento del giorno ^^
Mi piace avere tempo per scrivere. alloooooraaaa… che ne
dite? I nostri eroi
sono partiti alla caccia del Fiore della Cometa, mentre James
è a letto tra la
vita e la morte. Riusciranno a salvarlo?
Leggete per scoprire ^^ e nel frattempo recensite!!!!
Bacioni,
M.
FEDE15498:
oh
eccoti! Pensavo t’avessero rapita gli alieni e stavo per
mandare gli Auror a
cercarti. E invece sei tornata, bene : )
Be’, se vuoi sapere come andrà a finire con James
continua a seguire la storia,
ma… niente armi qui dentro u.u
PUFFOLA_LILY:
*le porge un fazzoletto* James non vorrebbe vederti piangere. Credo che
tu non
sia l’unica che vuole vedere lui e Jolie insieme, comunque ^^
è una delle
coppie più acclamate, insieme a Charlie e John. Ahahaha.
Spero di risentirti,
bacini.