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Autore: FALLEN99    29/09/2013    1 recensioni
“«Derek, cosa sei?» gli chiedo. La mia voce, rotta da una tensione che diviene sempre più palpabile, segue il ritmo affannato del mio respiro.
Passano alcuni istanti, le mie parole restano sospese in aria, provo un rabbioso impulso di voltarmi e andargli incontro, urlargli addosso ciò che ho dentro e sapere la verità.
Ancora un attimo e si muove verso di me, rapido, deciso, l’aria che si trascina dietro fa muovere le foglie secche sollevandole in un turbinio di colori autunnali.
Gli volto le spalle, ma avverto la sua presenza su di me, le sue calde labbra mi sfiorano il collo e risalgono fino all’orecchio costringendomi ad inclinare la testa. Tremo, piccoli brividi di piacere si rincorrono lungo la schiena ed io trattengo a stento l’impulso di scuotermi.
Derek lo ha capito, fa scivolare le sue mani intorno alla vita; sono calde, forti; i brividi si placano, i sensi si rilassano.
«La domanda non è cosa sono io» mi sussurra, stringendomi ancora fra le sue braccia.
Avverto il calore del suo respiro sulla mia pelle, tutto di lui mi stordisce.
«Ma cosa sei tu.»”
Quando l'amore si fa pericoloso, cosa sei disposta a sacrificare?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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§ Capitolo Ventidue §




Il tempo rallenta. I secondi si dilatano all’infinito, frammenti di un’eternità che io non ho vissuto. Il vento comincia a soffiare più forte in tutte le direzioni, i capelli ondeggiano come fruste dorate. Un freddo intenso e penetrante mi impregna la pelle.
La verità è svelata, ogni carta è stata messa sul tavolo di gioco, ora spetta solo a me concludere la partita.
Eppure non ci riesco, dannazione! Ho vissuto sedici anni con la convinzione di non appartenere alla mia famiglia, e ora che ne ho la prova tangibile davanti agli occhi non voglio affrontarla. Ho paura. Sarò pure una codarda, ma questa verità mi fa paura.
Io, una principessa Ninfa? Ma stiamo scherzando?
Sono sempre stata abituata a essere una ragazza mediocre, a essere sempre quella sbagliata, quella che non fa mai niente di giusto, che anche se si impegna non otterrà mai buoni risultati, e questa convinzione ottunde la mia mente, non lasciandole prendere in considerazione nessun altra possibilità.
L’immagine di Tatiana mi si presenta davanti agli occhi.
«Tu non sarai mai come me» dice, negli occhi una scia di pura derisione.
Io non sono importante, tutto ciò che ho attorno lo testimonia.
Derek si sta sbagliando.
«No Derek,  stai sbagliando. Non sono io la persona che cerchi» dico abbassando lo sguardo da quello di Derek, che grava su di me come un macigno.
La sua mano mi sfiora il braccio. Faccio per respingerlo ma lui, rapidissimo, mi solleva il mento, costringendomi a guardarlo.
I suoi occhi sono troppo intensi per sopportarli.
Un sorriso gli incurva le labbra, e sembra che il sole si sia degnato di ricomparire e illuminarci con i suoi raggi.
«Dalla prima volta che ti ho vista qui, quando sei caduta dalla bicicletta, ogni fibra del mio corpo ti ha riconosciuta. Ha riconosciuto il tuo potere.» si ferma un attimo. il respiro gli esce dalle labbra come una nuvola candida che si disperde nell’aria.
«Io so che sei tu, Anita. Lo sento. Puoi dire quello che vuoi, ma niente cambierà ciò che ti ho appena raccontato. Tu non sei umana, sei una Ninfa, come me, una creatura bellissima e pura, che porta solo bene ovunque vada.»
Il suo viso è attaccato al mio. Un soffio divide le nostre bocche.
«Sei la mia principessa. Da sempre e per sempre.»
Una sensazione ubriacante e intensa mi invade, annichilendomi i sensi. Le labbra di Derek sono così rosse e proibite, un invito a infrangere le regole troppo evidente per poterlo ignorare.
Passano alcuni istanti, io e Derek siamo immobili, due stature di pietra che attendono il momento decisivo di un film.
Tutt’a un tratto un fruscio si diffonde nell’aria, un rumore così leggero e impercettibile che non so come io abbia fatto ad avvertirlo.
Qualcosa si allarga alle mie spalle; con la coda dell’occhio intravedo luccichii iridescenti farsi sempre più grandi.
«Le tue ali.» la voce di Derek è un sussurro sulle mie labbra.
Giro la testa e le vedo. Grandi, belle, maestose, le conchiglie che le tempestano sono stelle rubate al firmamento.
«Non ti bastano queste come prova?»
Intreccio i miei occhi con quelli di Derek.
«Sì.» mormoro, sbalordita, come se fosse la prima volta che le vedo.
Derek si ritrae con una smorfia delusa sul volto, che scompare subito, eclissata da un altro sorriso che però non gli contagia gli occhi.
Ma cosa…? Derek non mi lascia tempo di pensare.
«Sarai confusa, e lo capisco, non è una cosa di tutti i giorni scoprire di essere una creatura sovrannaturale che discende dall’antica Grecia. Io sono qui per chiarire tutti i tuoi dubbi, risponderò ad ogni tua domanda.»
Tutti i dubbi che mi opprimevano la mente fluiscono velocemente dalla mia bocca sotto forma di parole senza che possa fermarmi.
«Come avete fatto a portarmi nel mondo degli umani?» chiedo  a bruciapelo.
«Un Messaggero Reale ti ha lasciata davanti alla porta dei tuoi genitori. Subito dopo le Streghe lo hanno ucciso…» 
Derek si rabbuia. «Quel Messaggero era mio padre, e il figlio delle Streghe…» si blocca, ma io continuo al suo posto.
«Vittorio.»
Derek china il capo, cupo in volto.
Istintivamente gli avvolgo le mani fra le mie. Lui ripaga il mio gesto stringendomele a sua volta. Una vampa di calore mi fa arrossare il viso. Siamo così intimi…
«Scusa, non avrei dovuto metterti in imbarazzo…» bisbiglia Derek, gli occhi bassi.
«Non sono imbarazzata, Derek, è che lo starti vicino mi fa uno strano effetto…»
Stupida, stupida, stupida!
Derek mi infilza con uno sguardo, ma per mia fortuna non dice niente. Un’espressione divertita e speranzosa gli aleggia sul viso.
«Immagino avrai altre domande»
Annuisco. «Perché abbiamo le ali se viviamo nell’acqua?»
«Perché ci aiutano a fendere l’acqua quando dobbiamo risalire in superficie, altrimenti saremmo schiacciati dalla pressione. Immaginale come una sorta di elica che ci aiuta ad andare più veloci. Ti è d’aiuto?»
Chino il capo in segno d’assenso. «E le conchiglie?»
«Al loro interno giace l’Acquos, il potere che ogni Ninfa ha in sé.»
«Ed è uguale per tutti questo…» indugio un momento sulla parola «…Acquos?»
«Se fosse così, saremmo tutti uguali, e se siamo tutti uguali, nessuno meriterebbe un ruolo sociale più alto di un altro, e non esisterebbe la razza reale, dunque tu. Quindi, per rispondere alla tua domanda, no, non abbiamo tutti la stessa quantità di Acquos.» spiega con voce esperta.
«E tu…tu hai le ali?» gli domando fissando le sue spalle in attesa che esse si allarghino dietro di lui come un ventaglio.
Derek annuisce, e, quando i nostri occhi si incontrano, senza dire una parola, lui annuisce e due candide ali si innalzano dalle sue spalle, abbagliandomi per il loro chiarore.
Sbatto un attimo la palpebre e le osservo, notando uno squarcio nerastro proprio sulla punta dell’ala destra.
«Cos’hai fatto lì?» la preoccupazione è una maschera che mi arpiona il volto.
«Quando ieri sera ti ho salvata da Vittorio, io e lui abbiamo avuto una colluttazione. Ma non ti preoccupare, mi ha colpito solo di striscio.»
Sollevata, libero l’aria che avevo imprigionato dentro ai polmoni.
«Tu quanto Acquos hai?»
Derek riflette qualche istante, poi le sue labbra si schiudono e mi danno la risposta: «Molto poco. Faccio parte di una delle classi sociali più basse nel nostro Regno. Sono un guerriero, e come tale non ho bisogno di tanto Acquos perché per lo più combatto corpo a corpo.»
«Ma esattamente, cos’è questo Acquos?»
«Magia.»
Rabbrividisco, questa storia si fa sempre più irreale ogni istante che passa; e la cosa più assurda in tutto questo è il fatto che io ci creda veramente.
«Questa è una domanda un po’ imbarazzante…perché io non ho il ciclo?»
Derek sorride, ridacchiando.
«Non essendo tu umana, non hai tutte quelle complicazioni che l’essere umano possiede.» mi confida, un bagliore malizioso che gli attraversa lo sguardo, allarmandomi.
Arrossisco, ma Derek finge di non notarlo.
«Prossima domanda?»
«Che mi dici del dieci che ho preso a scuola? C’è il tuo zampino?» gli chiedo, rammentando le strane sensazioni che mi hanno pervasa mentre completavo la verifica.
Derek annuisce. «Ti ho solo dato un piccolo aiuto…»
«Piccolo piccolo…» lo schernisco, ironica, suscitando il suo sorriso.
«E i sogni che ho fatto?»
«Anche quelli erano opera mia e di Alistair.»
«Chi?»
«Tuo nonno.»
Deglutisco a vuoto; un nodo mi serra la gola.
Non avevo calcolato la possibilità di avere dei parenti.
Parenti veri.
Ignoro le percezioni che questa rivelazione ha suscitato dentro di me, scuotendo la testa.
Un’altra domanda importante mi esce dalle labbra: «I miei genitori?»
«Morti.» la sua affermazioni è una stiletta nel petto.
Prima che possa anche solo avere una reazione, chiedo qualcosa che mi frulla nella testa da un po’ troppo tempo.
«Cosa vuole esattamente Vittorio da me?» domando, mentre i dolorosi ricordi della notte passata visitano la mia mente, tormentandomi.
Tento di lenirli, ma ogni mio tentativo è vano, eclissato dalla forza di quelle immagini troppi vivide.
«Se lui ti avesse, avrebbe in pugno il nostro Lago, e potrebbe chiedere qualsiasi cosa come riscatto.
Non dimenticare che le Streghe sono un popolo rancoroso e sempre in cerca della vendetta che bramano da quando Orfeo le lasciò nell’Inferno.
Qualsiasi Ninfa per loro è un ostacolo che deve essere eliminato, e, in più, se ti avranno, le Streghe potranno succhiare via il tuo Acquos e farlo proprio.»
Un brivido di terrore mi scuote le viscere, facendomi sobbalzare.
La parola risucchiare mi risuona nella testa senza sosta, una litania inquietante che è troppo difficile da scacciare.
Passano alcuni istanti silenziosi, dove elaboro tutte le informazioni che Derek mi ha dato e le archivio con fatica nella mia mente.
Tutto è così assurdo…eppure, una parte di me, si rifiuta di credere a ciò che Derek dice nonostante l’evidenza.
«Anita, non hai altra via di scelta che credermi.» la voce di Derek mi dissuade i timpani.
Lo fisso intensamente. «Io ti credo.»


 
§


Più tardi, con la musica di Ligabue a tutto volume che mi invade la testa, rifletto su ciò che Derek mi ha confidato.
Io gli credo, ma queste nuove rivelazioni sulla mia vera identità sono difficili da accettare.
Appoggio la testa al muro alle mie spalle, il mio plaid preferito che mi scalda e copre le gambe.
È stato facile giustificare la mia assenza ai miei genitori, è bastato dirgli che sono stata a dormire un’altra sera da Linda per una ricerca dell’ultimo minuto, e, benché fosse difficile da credere, lei se l’è bevuta.
Tatiana, nell’altra stanza, parla al telefono con Vittorio da mezz’ora. Non sapete che sollievo è stato vederla tornare a casa questa mattina.
Le ho gettato inaspettatamente le braccia al collo, sollevata che Vittorio non le avesse fatto niente.
Ci deve solo provare…mi ritrovo a pensare, una rabbia infuocata che mi avviluppa il cuore.
Mi irrigidisco a questo pensiero, non è proprio da me provare queste emozioni.
E cosa è da me, allora?
Non so più chi sono. Chi è Anita? Cosa le piace? Quali sono le sue vere abitudini?
Afferro impulsivamente il ciondolo della nonna, stringendolo al petto in un moto di sicurezza.
“Tu sei ciò che vuoi essere.” Una voce nella mia testa mi fa rigare le guance da continue e cristalline lacrime, segno che la mia vita non potrà più essere nemmeno lontanamente quella di prima.






Mi scuso per l’assenza, ma l’ispirazione, si sa, va a viene quando vuole. E, da quando sono tornato dalle vacanze in Irlanda, sembra che lì sia rimasta la mia ispirazione per questa storia.
Ma oggi, inaspettatamente, la voglia di continuare questa storia è diventata così intensa che non ho potuto fermarla.
Ho partorito questo capitolo tutto di getto, e spero possa piacervi.
Cosa ne pensate delle risposte che Derek da ad Anita? Hanno soddisfatto almeno in parte la vostra sete di informazioni?
Spero vivamente di sì.
E i gemelli, vi starete domandando. Ma, non preoccupatevi (LoveForHachi, soprattutto tu) per loro ho altri piani
Al prossimo capitolo, che arriverà mucho mucho presto.
F

 
   
 
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