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Autore: Darth Rainbow    29/09/2013    1 recensioni
Nyss e Myrtle sono un duo piuttosto particolare con il pallino per i furti, le astronavi e le pistole. Sono soddisfatte della propria vita fino a quando Thorn, il capo della più influente organizzazione criminale della Galassia, le costringe a entrare nella sua banda. Tra tigri giganti, telepati, alieni viola minacciosi, androidi, pianeti remoti, governatori corrotti, piscine idromassaggio e covi umidi e sgradevoli, le loro vite verranno leggermente sconvolte...
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 CAPITOLO II
 
Dopo che la navicella era stata messa completamente fuori uso, avrebbero dovuto continuare ad andare avanti per inerzia.  Il nemico però le aveva già agganciate con un raggio attrattore, e il contraccolpo, frenato dalle cinture di sicurezza, le mozzò il respiro. Svelte si slegarono con un clic.
“Splendido, cosa facciamo?” chiese Nyss, strizzando gli occhi nella completa oscurità.
“Direi che sia rimasta un’unica cosa da fare: ci armiamo fino ai denti e tentiamo di resistere” rispose l’altra “forse con molta fortuna riusciamo ad ammazzare il capo e a prendere il suo posto.” Nonostante la nota di sarcasmo, era comunque l’unica alternativa possibile.
Myrtle si precipitò quindi a recuperare quante più armi possibili. Si legò due pistole alle cosce, impugnò una mitragliatrice laser, e in extremis si legò un coltello al braccio sinistro. Quindi si assicurò meglio l’asciugamano, che per fortuna era di colore scuro. Ma sapeva che era un gesto inutile: per quanto potesse stringerlo, difficilmente sarebbe rimasto al suo posto. Tuttavia, aveva le sue priorità: vero che era una ragazza timida, ma quando la sua vita era in gioco stava poco a formalizzarsi.
“Nyss, trasformati: mi serve qualcuno che veda bene al buio. E poi sei molto più letale in forma felina che in forma umana.”
“Oh, con grande piacere!” rispose l’altra. Quindi, con un gesto fluido lasciò cadere a terra l’asciugamano, per poi compiere un balzo in avanti e trasformarsi in una gigantesca tigre. Myrtle non resistette e le andò vicino al muso, grattandole un orecchio, e ricevette delle fusa in risposta.
“Nyss, appena entreranno io inizierò a sparare. Tu aspetta che siano un attimo distratti per piombargli addosso, d’accordo?” le sussurrò all’orecchio. La tigre la guardò negli occhi. Lunga tre metri e mezzo, al garrese era alta tanto quanto Myrtle. L’accesa tonalità arancione del suo manto riprendeva esattamente la sfumatura dei capelli di Nyss. Anche i brillanti occhi verdi erano inconfondibilmente quelli della ragazza, e in questo momento la fissavano mostrando determinazione. Myrtle appostò vicino all’ingresso, protetta da un pilone. Dietro di sé aveva tutto il corridoio per potersi permettere di cedere terreno senza ritrovarsi con le spalle al muro. Nyss si era posizionata dalla parte opposta, pronta per scattare in avanti e attaccarli da dietro. La coda si muoveva agitata, ma il corpo era immobile e teso, lo sguardo fisso e intenso, proprio come quello del predatore che osserva la preda. Myrtle impugnò più saldamente il mitra laser, sudando freddo. Il suo sguardo era fisso sulla porta, e le orecchie erano tese a captare il minimo rumore. Le lucine di emergenza lanciavano un sinistro bagliore rosso, e creavano ombre deformi e inquietanti. L’ansia cresceva e l’attesa la stava uccidendo.
Poi all’improvviso, con un leggero soffio, il boccaporto si aprì. Appena intravide la prima figura entrare, Myrtle fece fuoco, ma questa schivò agilmente il colpo e iniziò a rispondere. La ragazza riuscì a tenerla a bada per un po’, almeno fino a che altre quattro figure non si aggiunsero alla prima. A quel punto, silenziosa e letale, entrò in gioco Nyss seminando il panico.
Sentì un grido e un’esclamazione, e tutti iniziarono a sparare a raffica su quel mostro piombato dal cielo. Quel gatto troppo cresciuto però aveva la pelle dura ed era agile a schivare i colpi. Presto due furono messi fuori gioco.
 Myrtle approfittò della confusione e prese una pistola, la incastrò nel pilone e attivò la modalità automatica. Questa iniziò a sparare colpi regolari, e lei cambiò postazione, sperando che i nemici non si accorgessero del trucco e lei potesse sfruttare quel minimo vantaggio. La sua idea funzionò, perché quando la prima figura –la riconosceva bene perché la più alta- si  avvicinò al luogo dove prima era Myrtle, ecco che lei sparò e riuscì a colpirla. Il gemito di sorpresa che l’altro emise fu di grande soddisfazione. Subito questo si girò e rispose al fuoco, riparandosi dietro il pilone, dopodiché con una voce forte e sicura ordinò:
“Voglio che chiunque sia in questa astronave sia catturato vivo!”. Quindi sparò una potente scossa elettrica con la sua pistola che colpì Nyss, che si accasciò pesantemente a terra. Myrtle lasciò andare un grido soffocato, che però rivelò la sua posizione. Iniziò quindi a indietreggiare velocemente sparando alla rinfusa, riuscendo miracolosamente ad evitare le scosse elettriche scagliate al suo indirizzo.
Quando giunse la cabina di pilotaggio, aprì le porte automatiche e si chiuse dentro, bloccò le entrate e si mise in attesa. Purtroppo non ci misero molto ad aprirle. Capendo che insistere era inutile, nel momento che le figure entrarono gettando la pistola a terra gridò:
“Mi arrendo!”. Il cuore le batteva impazzito in gola.
“Davvero? Che peccato, mi stavo proprio divertendo.” La voce apparteneva alla prima figura, ed era bassa e calda, inconfondibilmente maschile. L’uomo estrasse qualcosa dalla tasca, e nel giro di pochi secondi la debole luce di un accendino rischiarò l’ambiente.
La fiamma illuminò un viso dai lineamenti squisiti, due scintillanti occhi neri che la guardavano intensamente, e una bocca distesa in un sorriso malizioso. Le pupille, notò la ragazza, erano di un verde brillante, cosa che rendeva il suo sguardo al contempo estremamente inquietante ma decisamente affascinante. Aveva un piercing al sopracciglio sinistro e tre anellini argentati all’orecchio, più uno sul lobo decorato da un canino verde acido, di qualche predatore sconosciuto. Una folta chioma di capelli neri e lisci contornava il viso, coprendo parte dell’occhio destro, ricadendo fino a metà della schiena.
“Per le lune di Youndoor, è veramente bello” pensò Myrtle, e subito dopo maledì i suoi ormoni, totalmente inappropriati in quella situazione.
“Sono piacevolmente sorpreso” esordì lo sconosciuto “non avrei mai immaginato che una ragazzina umana fosse capace di metter fuori uso due delle mie astronavi.”  
“E  inoltre” aggiunse “devo dire che apprezzo l’abbigliamento.” E osservò il misero asciugamano che la copriva.
“Ci avete colto di sorpresa” borbottò Myrtle di rimando.
“I miei complimenti per i riflessi.” Si congratulò l’altro, accennando a un lieve inchino ironico.
“Perché diavolo stai usando un accendino? Non si vede nulla. Le torce sono fuori moda?”  disse in un disperato tentativo di apparire spavalda.
“Ho un debole per la teatralità. La luce tremolante della fiamma aumenta il mistero” fu la risposta.
“Ma ora basta con le chiacchiere” continuò “portatela via.”
“Ehi, un attimo calma. Possiamo parlarne” protestò l’altra, con la voce che tremava leggermente.
“Di cosa dovremmo parlare? Del tempo?”
“Sono brava a pilotare”  disse lei, sforzandosi di apparire sicura: forse vi era una flebile speranza. L’altro rise.
“Sì, devo riconoscere che hai talento.”
“Io e Nyss siamo una bella squadra, difficilmente qualcuno riesce ad avere il sopravvento.” Abbassò le mani e si appoggiò al pannello di controllo, tentando di apparire rilassata.
“Nyss è la tigre” specificò “ma va in giro anche in forma umana. E’ piuttosto utile come abilità.”
“Sì, vedo dove vuoi arrivare: siete molto in gamba, mi fareste un grande favore a lavorare per me e bla bla bla…” fece un gesto con la mano.
“Ne ho sentite tante di storie così” continuò lo sconosciuto “e io non sono certo a corto di uomini.”
“Oh, perché strisciano tutti da te a implorarti di arruolarli?”
Lui la fissò un secondo. “Non hai capito chi sono, vero?”
“Come sei superbo.”
“No, ma la mia fama di solito mi precede.”
Myrtle lo osservò pensosa, e dopo un po’ sgranò gli occhi: possibile che fosse lui? Quello di cui Enthor parlava sempre. Il capo della più influente organizzazione criminale, che aveva ramificazioni in tutta la galassia. Non era possibile.
“Sei Thorn?” disse, incredula.
“In persona.” le rispose allegramente. “Quindi puoi immaginare che non mi servi, e tu non stai facendo nessuna offerta che potrebbe interessarmi.” Offrirsi di entrare fra le sue file avrebbe voluto dire accettare praticamente qualunque condizione da lui imposta. Ma d’altronde, l’alternativa era essere catturate o uccise. Per questo Myrtle giocò l’ultima carta:
“Ci volevi vive.” Forse se l’avesse invitata lui avrebbe avuto più margine per mercanteggiare.
“Come scusa?” disse Thorn.
“Ci volevi vive” ripeté Myrtle più forte. “L’hai detto chiaramente poco fa. Non è vero che non ti saremmo utili.”
Lui accennò a un ghigno. “Vedo che sei attenta.” Poi si rivolse a un suo compare: “Che dici Liu? Sembra proprio che queste abbiano qualche numero.” Quindi ritornò a parlare con Myrtle:
“Vi chiedo umilmente di unirvi alla mia flotta, mia signora”  disse.
“D’accordo, ma questa astronave la tengo io” replicò con fermezza. Tutti risero.
“Sei tu quella che rischia la vita, scricciolo” replicò Thorn “non sei proprio nella posizione di poter dettare condizioni.”
“Io ci ho provato” brontolò Myrtle.
Si avviò seguendo gli altri nel corridoio, stringendosi le braccia al petto: quella situazione non le piaceva per niente, ma non aveva scelta. Non si erano nemmeno preoccupati di disarmarla.
Quando vide l’immensa figura di Nyss stesa a terra, emise un grido e corse verso di lei. Subito si accertò che il respiro fosse regolare, dopodiché iniziò ad accarezzarle il muso scuotendola dolcemente.
“Nyss? Nyss svegliati…” l’altra emise un grugnito, e aprì faticosamente gli occhi. “Nyss, è finita. Ci siamo dovute arrendere. Ma siamo salve.”
Poi le lanciò uno sguardo divertito. “Se tu riuscissi a trasformarti sarebbe meglio: saresti più facile da trasportare, e ci guadagneremmo subito le benevolenze dei signori qui presenti.”
Nel frattempo Thorn, che aveva dato ordine di disporre dei feriti causati dalla gigantesca tigre, si era avvicinato curioso.
“Che cosa è esattamente?” chiese.
“Una tigre gigante di Youndoor, almeno così io l’ho conosciuta” raccontò l’altra.
“Una volta, quando avevo nove anni, stavo vagando per la foresta quando l’ho trovata che era solo un cucciolo, intrappolata sotto un masso. L’ho salvata e portata a casa, dove l’ho curata. Da quel momento è voluta restare con me e siamo diventate inseparabili. Poi una bella giornata, mentre io mi stavo lamentando di non avere amici, ha pensato bene di trasformarsi in umana per dimostrarmi che sbagliavo.”
Thorn sorrise. “Direi che ho fatto un buon acquisto per la mia flotta.”
“Ancora non so esattamente cosa sia. Né lo sa lei. Però siamo amiche per la pelle” continuò Myrtle.
“Che storia commuovente.”
Myrtle lo ignorò. Nel frattempo Nyss si era alzata leggermente sulle zampe posteriori, e scuotendo un po’ la testa si era ritrasformata in umana, per poi accasciarsi di nuovo a terra, incosciente.
Tutti sembravano entusiasti di questo cambiamento. Liu, un ragazzo alto dai riccioli mori e occhi azzurri, esclamò:
“Certo che è un bel cambiamento!”
“Scommetto che sotto le lenzuola è una belva” fece eco un umanoide dalla squamosa pelle arancione.
“Sicuramente non verrebbe a letto con te” replicò Myrtle acida, accingendosi faticosamente a sollevarla.
“Lascia che ti aiuti, non è cortese far faticare una donzella” disse Liu sornione avvicinandosi.
“Non ti azzardare a toccarla. Se proprio vuoi un contatto più ravvicinato, aspetta che sia sveglia e convincila” ringhiò la ragazza.
“Ci penso io” intervenne Thorn, con la sua voce calda. Sollevò con grazia e senza fatica la bellissima fanciulla, senza nemmeno indugiare con lo sguardo. Myrtle provò una fitta di invidia verso Nyss così morbidamente adagiata tra le sue braccia.
Aprirono il boccaporto, e un’aria gelida investì Myrtle, che rabbrividì e si strinse nelle braccia. Scesero nell’hangar ingombro di navicelle di vari modelli e dimensioni. Vi era un forte odore di macchinari, e il pavimento era sporco e freddo, ma la ragazza ignorò le sensazioni sgradevoli: non voleva abbandonare Nyss per nulla al mondo. Salirono una rampa di scale ed entrarono in un lungo corridoio illuminato da luci asettiche. Durante il cammino incrociarono alcuni membri dell’equipaggio, che li squadrarono con aria stupita, ma la mora proseguì a testa alta e lo sguardo fisso di fronte a sé, cercando di dimenticare il fatto che fosse una prigioniera e per di più fosse vestita come se fosse in un centro benessere. Doveva tuttavia ricordare anche che la maggior parte degli sguardi erano rivolti verso la rossa mozzafiato tra le braccia del loro capo, forse immaginandola come una delle ultime conquiste. Il pensiero non le fece piacere. Perché era sempre così gelosa di Nyss?
Arrivati a un bivio, Thorn congedò con un tono secco i suoi ragazzi, e imboccò la direzione opposta seguito da Myrtle. Quindi si fermò di fronte a una porta automatica che si aprì con uno sbuffo, ed entrò nella camera da letto, adagiando Nyss sotto le coperte.
“La scossa non era grave, avrà solo bisogno di riposo” la rassicurò.
“Beh…grazie.” Forse era fuori luogo ringraziare il proprio carceriere, tuttavia Myrtle era sinceramente grata. Si guardò intorno: era una bella stanza, con un’ampia finestra, due letti dall’aria confortevole, persino un bagno privato. Era rischiarata da luci allegre e il colore predominante era l’arancione.
“Sembra la stanza di un hotel per famiglie” rise Myrtle.
“Io voglio solo il meglio per la mia ciurma” replicò Thorn con tono scherzoso. “Comunque immagino sia di tuo gradimento.”
“Beh, non c’è la piscina idromassaggio come il nostro precedente alloggio, ma mi ci abituerò” sospirò l’altra.
Lui la fissò con un’espressione indecifrabile.
“Cosa c’è?” chiese Myrtle, preoccupata dell’essere fissata in quel modo. Non sapeva come comportarsi.
“Sei uno scricciolo interessante.”
Per le lune di Youndoor, era un complimento? Che cosa avrebbe dovuto rispondere? Nyss sarebbe già riuscita da un pezzo a trascinarlo tra le lenzuola, cosa che non sarebbe dispiaciuta nemmeno a lei, ma non ne sarebbe mai stata capace. Già considerava un miracolo che le stesse semplicemente rivolgendo la parola.
Per cui alla sua uscita rispose semplicemente con un “Ah”, non trovando niente di meglio da dire.
“Forse sarebbe meglio che io vada a raccogliere le nostre cose” aggiunse un po’ imbarazzata.
Con un cenno le fu accordato il permesso. Uscì dalla stanza e fece il percorso inverso, stordita. Ancora faticava a realizzare quanto era accaduto.
Per prima cosa, dopo essere entrata nella navicella, salì al piano superiore. Individuato il mucchietto con i suoi amati vestiti, si tolse velocemente l’asciugamano fradicio e iniziò a rivestirsi. Si era rimessa solo i pantaloni quando udì un suono alle sue spalle e si girò di scatto: vide Liu (Tanto amore anche per lui, tanto.) che cercava di andarsene non visto. Lanciò un grido di esclamazione e con un braccio si coprì, mentre l’altro corse alla pistola e iniziò a sparargli.
“Maledetto maniaco, che diavolo ci facevi lì?” ruggì.
“Ero solo venuto a perquisire la vostra nave, non sapevo ci fossi anche tu!” rispose l’altro, evitando i suoi colpi. “Devo ammettere però che è stato un piacevole diversivo”. La raffica di colpi che ricevette in risposta gli fecero battere ritirata in fretta e furia.
“C’è qualcun altro che devo fare fuori?” gridò Myrtle esasperata. Non ricevendo risposta, continuò a fare ciò che doveva più in fretta possibile.
Si rivestì, e iniziò a raccattare le loro valige: a parte qualche vestito, i computer, armi e gadget non avevano molto con loro, e nel giro di pochi minuti aveva radunato ogni cosa. Quindi ridiscese le scale, aprì nuovamente il boccaporto e si incamminò verso le sue stanze. Tutto d’un tratto la stanchezza della giornata le era piombata addosso, e persino le ossa le facevano male. Si trascinò verso il suo letto e si seppellì sotto le coperte, decisa a dormire per due giorni di fila. Prima che il sonno la avviluppasse però, il suo ultimo pensiero cosciente fu sulle casualità della vita: in meno di ventiquattro ore erano successe cose che mai avrebbe immaginato. Era tutto iniziato con un semplice furto…

Note dell'autrice: ringrazio di nuovo la mia fantastica beta Francesca!!!
  
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