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Autore: JulietAndRomeo    29/09/2013    4 recensioni
Dal prologo:
-Non indovinerai mai quello che abbiamo visto- disse Pansy.
-Perché, che avete visto Pan?-.
-Malfoy si è dichiarato- rispose Daphne.
Per chi di voi sarà così coraggioso da leggere questo sclero notturno, tutte le informazioni alla fine del prologo.
E adesso: leggete, leggete, leggete! :D
... e recensite se vi va. xD
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Pansy Parkinson, Theodore Nott | Coppie: Draco/Ginny, Draco/Hermione, Harry/Ginny, Lavanda/Ron
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Capitolo 30




Le urla che accolsero il ritorno degli studenti in ritardo, furono una grande soddisfazione per le Serpi. Tutti nascosti nella loro Sala Comune, addobbata anche quella come se fosse stata distrutta, con qualche trucchetto d’illusionismo, avevano aspettato il ritorno delle loro copie, accompagnate da Stephen Bellaby, Penny Acherton e Philip McCallum. Le aveno fatte sparire in fretta e poi, anche loro come tutto il resto della scuola, erano usciti a lamentarsi e a urlare che la loro Sala Comune era stata distrutta come tutti gli altri luoghi di Hogwarts.
La parte più bella, secondo Hermione, era stata quando la McGranitt aveva cercato, invano, di svenire e Vitious aveva tentato di prenderla. La ragazza si era dovuta controllare dal ridere in faccia ai professori e anzi rimanere seria e scandalizzata.
-Ma che diavolo è successo?- aveva chiesto Blaise con fare teatrale a un tizio di Corvonero.
Il ragazzo si era stetto nelle spalle, dopodiché era tornato a fissare con espressione vuota quell’apocalittico disastro.
-Tornate tutti ai vostri dormitori- aveva detto la McGranitt.
-Io non ci torno! Serpeverde puzza come una fogna a cielo aperto e io non posso morire asfissiata in così giovane età!- aveva protestato Daphne.
La McGranitt, dando segretamente ragione alla ragazza, non aveva ribattuto e insieme agli altri colleghi si era affrettata ad allontanarsi per cercare il custode.
Quest’ultimo dopo essersi ripreso e aver sentito uno strano odore, era uscito fuori dallo sgabuzzino che qualcuno aveva avuto il coraggio di chiamare “stanza”. In anni di lavoro, aveva visto delle cose del genere prima d’ora, ma in così grandi proporzioni mai. Gazza era piombato a terra, come un sacco di patate e così era stato ritrovato. La sua gatta era accanto a lui che tentava di farlo rinvenire, leccandogli la faccia e i pochi capelli unti, alla stessa stregua di quelli di Piton.
Aveva raccontato, alla professoressa Sprite che era andata a parlargli, di aver pensato che dato che tutti i ragazzi erano alla partita, lui avrebbe potuto farsi un sonnellino. Non aveva sentito neanche un rumore e, quando si era svegliato, aveva quasi avuto un infarto alla vista di quel marasma.
La professoressa Sprite aveva annuito, sconsolata, e poi era tornata dagli altri colleghi. Gazza invece aveva girato i tacchi e, appoggiato l’occhio destro contro un telescopio, ritrovato stranamente per terra lì nel corridoio, si era beccato un pugno in faccia, cadendo di nuovo al suolo, più morto che vivo.
 
Nel frattempo, nella torre di Grifondoro, le urla scandalizzate e allarmate delle ragazze erano così alte che ai ragazzi stavano sanguinando le orecchie.
La puzza era indescrivibile e molti si erano sentiti obbligati ad uscire dalla Torre per garantirsi un minimo di possibilità di sopravvivenza.
L’unica che più che disgustata si poteva dire in preda al panico, era Ginny. Il suo cervello era scattato sull’attenti nel momento in cui si era accorta che la Signora Grassa aveva un fazzoletto sul naso. Nessun quadro soffriva così tanto la puzza, a meno che, dall’altra parte del muro, non ci fosse la stessa cosa.
Quando erano entrati dentro la Torre, ormai l’allarme rosso era scattato in tutte le zone del corpo e della mente. Secondo il suo, non erroneo, ragionamento, se qualcuno era riuscito ad entrare in Sala Comune, era anche riuscito a salire nei dormitori.
Si era quindi fatta largo, a morsi e gomitate, tra la folla che invadeva l’esiguo spazio e, una volta arrivata davanti alle scale per i dormitori femminili, aveva tirato un sospiro. Aveva preso a salire di fretta, facendo gli scalini a due a due, tanto che una volta arrivata al sesto piano, i muscoli delle gambe stavano bruciando come fossero un rogo.
Ignorando il fastidio, si era fatta largo tra la puzza e le Paludi Portatili e in un attimo era arrivata davanti alla porta della sua camera. L’aveva aperta, come fosse dentro un racconto horror, di quelli in cui dietro la porta delal casa abbandonata, ci sta sempre qualcuno che cuoce nei pentoloni zuppe di ossa umane.
Il disastro, nonostante le sue esigue speranze, era totale. Le tende dei baldacchini erano state strappate, i comodini rovesciati e distrutti, i bauli bruciacchiati, le coperte smembrate di tutte le loro piume d’oca.
Ginny non si era curata di niente, era andata verso il suo baule, con la fretta di un ricercato evaso, e si era inginocchiata. Il baule, già vecchio di per sé, era stato riempito di pittura indelebile e sopra vi erano state scritte frasi oscene. La ragazza aveva scosso la testa e si era chiesta come avrebbe evitato che sua madre vedesse quello scempio. Come minimo avrebbe cacciato gnomi dal giardino e pulito verdure per tutta l’estate.
Lo aveva aperto, ripromettendosi che avrebbe pensato dopo a come nascondere il baule e aveva cominciato a frugare, fin quando tra le mani non aveva avuto il suo amato, vecchio, caro ed alquanto incriminante diario.
Lo aveva riposto sul fondo del baule e con il cuore più leggero era tornata di sotto, con i suoi compagni.
 
-Siamo stati dei F-E-N-O-M-E-N-I- aveva esclamato Pansy, mentre insieme ad altri ragazzi ripulivano il finto disastro della Sala Comune.
-L’avete vista la faccia di Piton?- ridacchiò Daphne. –Non sapeva se essere dispiaciuto perché non eravamo stati noi a fare questo casino o contento perché per una volta non c’entravamo niente!-
-È stato il miglior Giorno delle Serpi di sempre, quest’anno, con la testimonianza di Piton e della McGranitt siamo salvi- disse Blaise.
-Vogliamo parlare della faccia della McMegera?!- aggiunse Hermione. –Quando è entrata qui insieme a Piton per controllare, sembrava avesse visto Merlino in persona di quanto era sorpresa!-.
-“Aggiustate tutto, ragazzi. Troveremo il responsabile di questo disastro, ve lo prometto”- disse Theodore, facendo una pessima imitazione della professoressa di Trasfigurazione.
Tutti scoppiarono a ridere e poi Pansy aggiunse –“Lo spero, professoressa”- in una perfetta imitazione di Hermione.
-Io non parlo così!- si difese la ragazza.
-Parlando di cose serie, secondo voi il preside lo sa? Voglio dire quell’uomo sa sempre tutto- disse Theodore.
-È ovvio che lo sa. Ma non ha nessun tipo di prova per farci espellere e/o toglierci punti. Noi, ufficialmente eravamo tutti alla partita e persino i professori ci hanno visti. Inoltre Gazza non ha sentito niente, i quadri hanno detto di non aver visto nulla, i fantasmi erano K. O., e i professori rimasti qui non hanno ancora detto niente di niente. Se avessero potuto accusarci avremmo già i bauli in mano e un piede sul treno per casa- disse Pansy, ammiccando.
 
-Secondo voi chi è stato?- chiese Draco, seduto sul divano della Sala Comune che, ripulito da poco, conservava ancora odori orribili.
-Le Serpi ovviamente- rispose Lavanda Brown, studentessa del sesto anno.
-No, non sono stati loro, almeno non questa volta: abbiamo parlato con Zabini e Nott alla partita, hanno detto che dovevano aiutare i Prefetti a tenere d’occhio tutti i gli altri, e poi abbiamo anche visto la Granger che raccoglieva le solite scommesse- disse Harry.
-A parte loro, c’erano anche quasi tutti quelli del quarto, del quinto e del sesto anno e tutta la squadra di Quidditch, e non credo che quelli dei primi tre anni avrebbero fatto una cosa del genere senza che qualcuno li vedesse. I quadri non hanno visto niente, i fantasmi non hanno visto niente, i professori non hanno visto niente. Neanche Gazza e quella malefica gatta di Mrs. Purr non hanno visto niente. Ve lo dico io, è il lavoro di un professionista e per quanto furbi, quelli di Serpeverde non potevano escogitare qualcosa del genere- ribadì Dean.
-Tra l’altro ho sentito che anche la loro Sala Comune è stata vandalizzata e che, a quanto pare, anche Piton e la McGranitt se ne sono accertati- concluse Ron.
-Ok, se non sono stati loro, chi è stato? Gli elfi?!- sbottò Ginny, irritata.
-No, gli elfi no, ma non possiamo dar loro la colpa di qualcosa che non hanno fatto- ribatté Draco, duro.
-Io me ne vado- concluse Ginny, uscendo di malumore dalla Sala Comune.
Appena fuori dal buco del ritratto, una voce acuta, che Ginny riconobbe come quella della Signora Grassa, cominciò a strillare.
-Oh, che dolore!- diceva cantando.
Ginny si voltò per dirle di smetterla di assillare tutti con i suoi ultrasuoni, ma qualcosa la fece bloccare, con la bocca aperta e i polmoni pieni di aria.
Espirò con forza, prima di avvicinarsi al ritratto e staccarvi da sopra un biglietto, le cui frasi, vergate con la scrittura tipica dei bambini, che non sanno ancora tener bene la piuma in mano, le fecero venire un capogiro.
 
Possiedo qualcosa che non vorresti mai far vedere a nessuno. Le tue macchinazioni, i tuoi intrighi e i tuoi tradimenti, sono in mano mia. Divulgherò una pagina al giorno, a partire da domani. Sarai una reietta. Benvenuta all’inferno, piccola Ginny.
 
Nessuna firma.
In quel mentre, due paia di occhi scrutavano attentamente le reazioni della ragazza con i capelli rossi. Due mani, appartenenti a persone diverse si scambiarono un cinque alto ed un sorriso soddisfatto. Nell’ombra un ciondolo in oro giallo, avvolto da rubini rossi, scintillò prepotente.
 
Neville Paciock, quella mattina, si era svegliato con un fastidiosissimo dolore alla gamba destra. Era come se qualcuno fosse stato seduto sul suo arto per tutta la notte e poi si fosse alzato, lasciando che il sangue ricominciasse a circolare solo un minuto prima del suo risveglio.
Si era alzato, con non poche difficoltà, ed aveva zoppicato incerto fino al bagno. Trovando la porta chiusa aveva cominciato a bussare, fin quando un grugnito proveniente da dentro, non gli diede conferma che, attualmente, la stanza fosse occupata.
-Harry, sei tu?- chiese Neville, sedendosi sul letto di Ron, già vuoto, per evitare di stancare la gamba buona.
Il ragazzo non ricevette mai risposta, perché poco dopo, un Harry Potter, con un colorito pallido, tendente al verde, aprì la porta.
-Stai bene?- chiese Neville preoccupato.
-Sto alla grande. Non mi vedi? Il verde vomito mi dona- rispose Harry sarcastico.
-Ci siamo alzati con il piede sbagliato stamattina!- esclamò l’amico.
-Io? Tu, piuttosto, te la senti la gamba destra? Ron ti aveva poggiato il baule di sopra, mentre dormivi- disse Harry, andando a scostare le coperte per infilarvisi sotto.
-Cosa?!-.
-Diceva che era sicuro di aver visto qualcosa strisciare sotto il suo baule e così lo ha sollevato per controllare- disse Harry la cui voce era ovattata dalle coperte che lo ricoprivano per intero.
-Perché non lo ha poggiato sul suo letto?!-.
-Diceva che si sarebbero potute macchiare le coperte nuove e voleva evitare… e poi tu non te ne sei neanche accorto-.
-Non è una scusa, sono mezzo zoppo al momento!-.
-Prenditela con Ron e adesso lasciami dormire. Non mi sento molto bene-.
Neville guardò Harry sprofondare ancora più sotto le coperte, scosse la testa e decise che era arrivato il momento di lavarsi e vestirsi; appena, però, mise la testa dentro il bagno, la ritirò come un lampo.
-C’è una puzza di vomito incredibile!-.
-Ti ho detto che non mi sentivo molto bene, no?- domando Harry in modo retorico da sotto le coperte.
-Ma va a quel paese!- disse Neville prendendo lo spazzolino e i vestiti, per poi uscire zoppicando dalla stanza.
 
In fretta era arrivato al bagno dei ragazzi, nel corridoio del quarto piano. Essendo domenica mattina, tutti i ragazzi più piccoli erano già filati via, corsi a far acquisti ad Hogsmeade. Neville però si rese conto che, con il pigiama con le scope volanti e i boccini, le pantofole a forma di testa di drago, non era decente a mostrarsi né a grandi, né a piccini, quindi fece dietro front e ripercorse il corridoio al contrario, fino ad incontrare nuovamente la scalinata principale.
-Paciock?- chiese qualcuno alle sue spalle, la cui voce spezzata dalle risate, tradiva la nota seria che aveva sentito.
Neville si girò lentamente, sperando che la ragazza che lo aveva visto non fosse di Serpeverde. Si voltò tenendo gli occhi chiusi, con la speranza che, al momento di riaprirli, non ci fosse nessuno davanti a lui. Purtroppo per Neville, una ragazza bassina, con i capelli corti e biondi, lo fissava con un’espressione divertita.
Il ragazzo batté il proprio record, ovviamente molto basso dato che era un ragazzo a modo, di imprecazioni, brutte parole e bestemmie in meno di cinque secondi, ma si sforzò comunque di sfoggiare un finto sorriso di circostanza.
-Sì, sono io- disse Neville. –E tu sei?-.
La ragazza ghignò.
-Ma come? Non mi riconosci?- disse avvicinandosi.
-Uhm… no, direi di no- disse Neville indietreggiando.
Per qualche motivo, aveva la sensazione di aver già incontrato quella ragazza da qualche parte, ma aveva le punte dei capelli colorate di verde acqua, lo stesso colore degli occhi, si sarebbe ricordato un tipo del genere.
-Sono Sam. Ci siamo incontrati sul treno, Paciock, adesso ti ricordi?-.
Neville la guardò meglio e in effetti dovette ammettere che era proprio lei.
-Ho tagliato i capelli e ho cambiato colore, ma la faccia è sempre quella, Paciock. Hai lo spirito di osservazione di una talpa- continuò.
-Beh, grazie- disse Neville, a cui in fondo erano stati dati appellativi peggiori di “talpa”.
-Bene, allora ci vediamo tra venti minuti all’ingresso della Sala Grande, sii puntuale!- disse Sam, superandolo.
-Cosa?!- domandò Neville, girandosi a guardarla.
La ragazza si fermò e sbuffò.
-Ricordi che la mia migliore amica conosce quella tipa ossessionata da te?-.
Il ragazzo annuì, curioso di sapere dove Sam sarebbe andata a parare.
-Beh, questa tipa mi ha dato della stronza e io ho intenzione di farle mangiare il fegato, la milza e tutti gli altri organi interni, quindi tu uscirai con me-.
-E sei io non volessi?- disse Neville, che di quella ragazza aveva una certa soggezione.
-Io dirò al gruppo di amici di Hermione Granger, ho sentito che li conosci, come ti sei conciato. Credo che la tua reputazione sociale avrà un brusco ribasso- disse lei facendo una smorfia fintamente dispiaciuta.
Neville sospirò rassegnato. in effetti aveva più paura della ragazza di Draco che di Sam.
-Tra venti minuti davanti alla Sala Grande. Andata-.
-Sii puntuale!- esclamò lei, mentre già filava via di gran lena.
 
Neville si convinse alla fine ad andare a lavarsi e vestirsi nel bagno degli uomini. Per fortuna, oltre quella infida ricattatrice di Sam, non aveva incontrato nessuno e poteva cullarsi del fatto che anche sotto ricatto, poteva sopportare altri sei mesi di scuola.
Nascose il pigiama e le pantofole in bagno, in un angolino buio, prontamente ripulito con la magia e poi uscì.
Rinforcò la scalinata principale e arrivò quasi di fronte alla Sala Grande.
Un folto campanello di gente, chi rideva, chi lanciava urletti scandalizzati, era piazzato di fronte alla porta e non lasciava il passaggio neanche per quei nani del primo anno che riuscivano ad infilarsi ovunque.
Neville, spintonando qualcuno, tirando una gomitata di qua e una di là, riuscì a farsi spazio fino al punto che tutti osservavano.
C’era una pergamena, piuttosto ingiallita, solcata da una grafia minuta e stretta. In testa al foglio, lasciata con la magia, un’altra scritta diceva “Dal diario di ginny Weasley”
Sulla pagina era riportato:
29 Luglio.
Quella racchi di Lavanda dovrebbe sciaquarsi la bocca, prima di rivolgermi la parola. Merlino, se la odio! Ma mi serve, lei è così stupida che nessuno fa caso a lei quando si avvicina e riesce a sentire tutte le conversazioni private della gente. Poi è così facile farmele riferire e ottenere ciò che voglio. Vorrei tanto che quell’oca trovasse qualcosa su quelle maledette serpi… almeno avrebbe un motivo per continuare a rovinarmi l’esistenza.
 
Il biglietto poi, con altre frasi scritte con la magia, continuava dicendo:
Oh, Weasley, che pensieri maligni! Non credi che quell’idiota della Brown se la prenderà?
Tornerò, cara, non preoccuparti. Hai pestato i piedi a troppe persone.
 
Neville rimase in piedi, a fissare il foglio, cercando di comprendere come qualcuno potesse fare dei pensieri così.
La folla intorno a lui si era zittita, intenta a fissare qualcuno di cui Neville neanche si era accorto, perso com’era nei suoi pensieri…
… fin quando non sentì un rumore umido e sordo di un osso che si rompeva.
Si voltò giusto in tempo per ammirare Lavanda Brown andarsene a testa alta, dopo aver rotto il naso a Ginny Weasley.
 








Sono tornata!
Il problema di fondo è che dovrei far fare al mio computer di mer** un volo di venti metri dal balcone. Potrete anche non credermi, ma ho dovuto riscrivere questo capitolo TRE volte e ogni volta cambiavo delle parti, quindi non è proprio come lo avevo progettato xD
Spero che, nonostante il ritardo e il mio frequente cambio di idee, lo possiate apprezzare lo stesso, mi dispiace anche di non aver risposto alle vostre recensioni e mi scuso con Sam_HP Federica Sindoni VexDominil e Elvass per aver ignorato le loro rencensioni per due settimane... ho battuto il mio record di idiozia personale! xD
Detto questo, alla prossima,
Juliet ;)
Ps: mi sono dimenticata che l'autrice di quella saga, Black Friars, è Savannah (o Virginia de Winter che è il nome sulla copertina dei libri)!
   
 
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