Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Laylath    30/09/2013    3 recensioni
Dal capitolo 1.
Levi vide con orrore che quella donna, senza alcun timore, si stava avvicinando alla gabbia e stava allungando una mano. Il gigante ovviamente cercò di muoversi, spinto dall’istinto di mangiare l’umana che aveva davanti. Ma lei ignorò completamente quel dettaglio e gli accarezzò la mano enorme e sformata.
“E’ tutto a posto, Andy – disse, con voce amorevole, che Levi udì chiaramente in quanto trasportata dal vento della sera – è stato un viaggio faticoso, lo so. Ma è finito”
Perché diamine sta parlando ad un gigante? E perché lo sta accarezzando come se fosse un cagnolino… o peggio ancora un bambino?
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hanji, Zoe
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2. Sentimenti ingiusti, domande sincere.

 
 
 
Levi non avrebbe mai pensato che quella piccola conversazione avuta la sera prima potesse avere ripercussioni sulla sua vita. Ma ebbe modo di accorgersi del contrario già durante la colazione.
Per lui prendere un the in tranquillità era quasi un rito sacro, specie durante le prime ore del mattino: un modo per iniziare la giornata con il giusto piede, in calma e silenzio; per questo preferiva un tavolo isolato, a meno che il comandante Smith non richiedesse la sua presenza.
Tuttavia, quasi gli andò di traverso il liquido caldo quando un terremoto si sedette accanto a lui.
“Buongiorno Levi! – salutò con entusiasmo Hanji – Oggi è una splendida giornata”
Levi guardò la ragazza come se fosse una strana creatura particolarmente esuberante: era allo stesso tempo irritato e profondamente sorpreso.
Che cosa ci fa qui, al mio tavolo?
“Hanji…” si costrinse a salutare, girando poi lo sguardo dall’altra parte e riprendendo a bere il the
“Oggi voglio vedere se Andy si è ripreso dal viaggio. Magari sarà più vivace rispetto a ieri: tutto quello sballottamento nel carro non dev’essere stato piacevole, poveretto”
Di certo è più piacevole avere centinaia di grossi chiodi in tutto il corpo ed essere immobilizzato con le proprie prede naturali a pochi metri di distanza…
“Posso esserti utile in qualche modo?” chiese Levi, cercando di trovare una ragione per la presenza di quella donna così rumorosa e liberarsene al più presto.
“Volevo giusto chiederti se volevi venire con me. – sorrise lei – Credo che tu sia risultato molto simpatico ad Andy”
Ovviamente non ho nessuna intenzione di andare a trovare quella cosa.
“Non credo che la mia presenza sia neces…”
“Oh, dai! Sono sicura che sarà interessante anche per te. Scommetto che non ti sei mai soffermato a pensare ai giganti: dicono che sei veramente rapido ad ucciderli… ma che ne pensi di conoscerli meglio? E’ sempre utile sapere qualcosa in più sul nemico”
Le mani di Hanji si aggrapparono alla sua giacca perfettamente stirata. Irrigidendosi a quel contatto fisico così improvviso e assolutamente non richiesto, Levi si girò a fissare la sua compagna. Gli occhi castani sembravano più grandi del solito dietro le lenti e brillavano d’aspettativa.
“Va bene, – borbottò, capendo che non c’era modo di scappare – vengo con te. Basta che lasci immediatamente la mia giacca”
“Grandioso!” sorrise lei, iniziando a mangiare la propria colazione con appetito entusiasta.
 
Era un gigante di sette metri, corporatura snella, occhi e capelli scuri… chiaramente interessato a mangiare tutti gli umani lì presenti, quelli più vicini, ossia loro due, per primi. Oltre all’espressione ebete della sera prima, Levi non riusciva a vedere altro in quella grossa creatura e dunque si limitava a stare a braccia conserte, con aria profondamente irritata.
Questo gigante non prova assolutamente niente… se non il desiderio di mettere a tacere per sempre quella logorroica.
Hanji infatti era un fiume in piena mentre girava attorno ad Andy, a distanza pericolosamente ravvicinata, e mostrava tutte le meraviglie della creatura, quasi l’avesse fatto con le sue mani.
“Non trovi che sia magnifico? – stava dicendo – E’ la prima volta che prendiamo un esemplare di sette metri! Guarda come nonostante tutto sia proporzionato. Sai, oggi mi sembra molto più reattivo, come sospettavo è nelle ore del giorno che godono di maggiore vitalità… forse è la luce del sole che fornisce loro energia”
Le mani di Levi corsero immediatamente all’impugnatura delle due lame che portava con se. Non aveva il dispositivo per la manovra tridimensionale, considerato che erano in campo aperto, tuttavia per precauzione si era portato dietro quelle armi.
“Fossi in te non gli starei così vicino” avvisò, notando come le mani e le gambe di Andy cercassero spasmodicamente di liberarsi dai chiodi che le imprigionavano.
“Sono anni che glielo diciamo, – sospirò un soldato a poca distanza da lui – ma non ci ascolta mai. Il giorno che farà uno scatto all’indietro con un secondo di ritardo…”
“Non…” iniziò Levi, vedendo che Hanji posava una mano sulla schiena del gigante
“Ah, accidenti, siete così forti e allo stesso tempo così fragili… - sospirò la donna estasiata, accarezzando quella pelle nuda – la vostra anatomia è così delicata che vi dissolvete in pochi minuti se uccisi. Eppure avete un solo punto letale… oh, Andy, sei davvero meraviglioso e… ehi!”
“Ma sei pazza? – la rimproverò Levi prendendola sgarbatamente per un braccio e portandola lontano da Andy – Guarda come cerca di liberarsi. E’ sovraeccitato dalla tua vicinanza… non sei in grado di sapere se e quando si possa liberare”
“Oh, ma sono sicura che…”
“No, tu non sei per niente sicura. – disse Levi, cercando di stare calmo, anche se Hanji aveva la capacità di irritarlo oltre misura – Anche se gli dai un nome carino, quello è sempre un gigante… ed i giganti hanno un solo grande istinto: mangiarci. Eri un topo che giocava sulla schiena di un gatto”
No, proprio non poteva credere che un membro della Legione Esplorativa potesse essere così irresponsabile e sovversivo.
“Diamine, Levi, parlano tutti di te come una persona estremamente impassibile, eppure…” disse Hanji con interesse, quasi avesse trovato un nuovo soggetto da studiare
“Zoe Hanji – dichiarò Levi, recuperando del tutto la sua espressione, per l’appunto impassibile – sei completamente matta. Ed il giorno in cui uno di questi bestioni ti mangerà, te lo sarai ampiamente meritato”
E con una perfetta manovra girò sui tacchi e se ne andò via, stufo di fare da balia a quella mitomane dei titani.
 
“E così, la nostra Hanji ha coinvolto anche te nella sua passione per i titani” disse il comandante Smith
“Coinvolto… - mormorò Levi, fissando davanti a se – mi ha praticamente trascinato. Ma non succederà più”
Il comandante biondo, in genere così serio e composto, si concesse un sorriso
“Imparerai a conoscerla e a capirne il valore. Se ti dicessi che Hanji è un ottimo elemento della Legione Esplorativa, ora come ora, stenteresti a credermi, lo so. Ma sono sicuro che voi due arriverete a comprendervi”
“Sarà come dici tu” rispose piatto Levi, mentre proseguivano la loro passeggiata lungo il portico.
La voce della donna giunse alle sue orecchie e gli occhi azzurri si spostarono leggermente in direzione del grande spiazzo dove Hanji stava tormentando quel gigante. La sua schiena si irrigidì quando vide quello che stava succedendo.
Lei lo sta… ferendo!
E non era Andy ad urlare, ma lei. Come se trafiggendo il gigante con una lancia, fosse lei a provare dolore al posto suo. La vera vittima, invece, sembrava totalmente ignara di quanto stava succedendo e restava con la testa a ciondoloni ed i grandi occhi fissi sulla donna.
“Ah sì, questo è un altro dei suoi studi. – commento Smith – Non è ancora riuscita a spiegarsi perché il loro unico punto debole sia dietro il collo. E dunque prova a ferirli per capire se almeno in qualche altra parte provano qualcosa di simile al dolore”
Ma Levi sentì solo distrattamente quelle parole.
Era impressionato dal reale dolore sul viso di Hanji. Una sofferenza esasperata, così come l’entusiasmo di quella mattina, tanto che sembrava che la stessero scannando viva.
Smettila! – disse mentalmente il giovane – Non devi provare tutto questo per un gigante!
Quello che stava vedendo e sentendo era profondamente innaturale, tanto che scosse il capo con decisione.
Tuttavia, ancora una volta, i suoi occhi azzurri e attenti corsero a quelle mani enormi che, quasi impercettibilmente, cercavano di liberarsi dai chiodi.
 
Quella sera, a cena, Levi si presentò volutamente in ritardo.
Ormai la sala era quasi vuota e, soprattutto, non c’era più Hanji.
Sedendosi ad un tavolo e mangiando in tranquillità, il giovane si godette quella pace. Aveva voluto evitare di incrociarsi di nuovo con la giovane studiosa: da una parte non voleva sentire la sua voce continuare a parlare senza alcuna sosta. Ma quello che voleva evitare maggiormente era di guardarla in faccia e rivedere quella sofferenza così forte che le aveva provocato ferire Andy.
Era qualcosa di totalmente perverso: una persona doveva avere simili reazioni per la morte dei propri cari, dei propri compagni, per le ferite ricevute al proprio corpo.
Non deve provare tutti quei sentimenti per un gigante…
No, decisamente era una cosa che non capiva: le uniche cose che un soldato dovesse provare nei confronti dei giganti erano rabbia, odio, sadismo… lui stesso ogni tanto si permetteva di gongolare mentre stava per uccidere qualcuno di loro: non se ne vergognava assolutamente. Quelle creature mangiavano persone vive, senza alcuna possibilità di redenzione: non aveva senso mostrare pietà.
Non è che non ha senso, è proprio ingiusto.
In cuor suo si diceva che doveva disprezzare profondamente Hanji per il comportamento poco consono che aveva nei confronti dei giganti. Dargli un nome, vezzeggiarli…
E ai soldati che Andy ha sicuramente mangiato non pensa?
Accorgendosi di non avere più fame, si alzò dal tavolo e si diresse verso l’uscita della sala.
Tuttavia, mentre superava gli ultimi tavoli notò alcuni fogli caduti a terra: con curiosità li raccolse e vide che erano appunti sui giganti… ed il nome “Andy” scritto più volte faceva capire che potevano appartenere ad una sola persona.
Levi fu tentato di farli ricadere a terra, o meglio ancora strapparli e buttarli nel fuoco.
Tuttavia, mentre la sua mente pensava queste cose, le sue gambe si mossero verso le camere riservate ai capisquadra.
 
Come la porta si aprì, Levi desiderò aver bruciato quei fogli.
Le stanze riservate ai gradi alti della legione esplorativa non avevano niente di particolare, eccetto il fatto che erano singole: l'arredo si componeva di un letto, un baule per gli effetti personali ed una scrivania, ma niente di più.
Erano piccole e facili da tenere ordinate.
Com’è umanamente possibile creare un caos simile?
“Oh ciao, Levi! – salutò Hanji – Non ti ho visto a cena”
“Questi sono tuoi” disse lui,  pronto a scappare da quella visuale di caos e sporco
“Grazie! – sorrise lei – Mi stavo proprio chiedendo dove fossero andati a finire. Vieni! Devo assolutamente farti vedere una cosa!”
Senza aver tempo di ribattere, il giovane fu preso per un braccio e trascinato nella camera.
A preoccupare Levi non era tanto il fatto di essere solo in una stanza con quella ragazza, quanto il fatto di trovarsi in un ambiente completamente disastrato. Fogli e macchie d’inchiostro ovunque, libri sparsi per terra, la giacca della divisa buttata nel letto dalle lenzuola stropicciate.
“Scusa il lieve disordine – ridacchiò Hanji, stiracchiandosi e sedendosi alla scrivania – ma mi è venuta l’ispirazione per delle cose e mi sono messa subito a lavoro”
“Vedo…” mormorò Levi con disgusto, prendendo la giacca della divisa di lei e mettendola sullo schienale della sedia, in modo che non si sgualcisse troppo.
“Comunque, volevo parlarti di una cosa che mi è venuta in mente a proposito di Andy: credi che… Levi? Perché stai raccogliendo quei fogli. Dai, lascia stare e vieni a vedere!”
“Continua pure: – disse lui impassibile, iniziando a rimettere a posto quel caos insopportabile – tanto ti sento benissimo”
Così, mentre la voce di Hanji continuava a parlare delle meravigliose possibilità del gigante, Levi cercò di portare il giusto ordine nel disastro della stanza. Raccolse almeno una cinquantina di fogli sparsi, trovando il loro giusto ordine ed rimettendoli in una pila ordinata nella scrivania, dispose i libri in maniera ordinata…
Possibile che sia così difficile tenere in ordine una stanza?
“… e quindi mi pare ovvio che la teoria sia giusta – continuò Hanji nel frattempo, fissando con aria sognante il soffitto – Accidenti! E’ fantastico… si sta tutto rivelando meravigliosamente… eh?”
Levi si era portato davanti a lei e, dopo aver preso un fazzoletto dalla propria tasca, glielo porse
“Prima che tu riempia d’inchiostro qualsiasi cosa tocchi, pulisciti le mani... e magari anche la macchia che hai sul naso.”
“Beh… - mormorò lei, fissandolo con malizioso divertimento, mentre eseguiva la richiesta – me l’avevano detto che eri un tipo perfettino, ma non pensavo che fossi così maniacale…”
“Non è mania, è solo senso dell’ordine” rispose Levi impassibile
“Va bene, è solo senso dell’ordine. Comunque, tornando ad Andy che ne pensi di…”
“Perché devi affezionarti così a loro?” le chiese a bruciapelo
“Eh?”
“Sono assassini, sono i nostri nemici: hanno ucciso decine di nostri compagni e chissà quanti altri ne mangeranno prima che riusciamo ad avere la meglio su di loro… se mai ce la faremo. Ci hanno ridotto a vivere dentro queste mura, come animali in gabbia, a tutto questo non ci pensi?”
“Lo so – sospirò lei, abbassando lo sguardo a terra – prima di poterlo catturare, Andy ha ucciso almeno due soldati della spedizione”
“E tu gli dai anche un nome? Posso capire il volerlo catturare per studiarlo, ma…”
“Sì, ho visto quello che ha fatto. – ammise lei tristemente – E’ che…”
Levi rimase davanti alla ragazza, aspettando una minima giustificazione a quell’amore incondizionato verso quella che, a conti fatti, era la morte.
E se mi devi dare una risposta, abbi il coraggio di darmela guardandomi negli occhi…
Passarono diversi minuti, in cui il silenzio diventò surreale.
Poi Hanji si decise ed alzò lo sguardo: stanco, esausto… c’erano ore ed ore di studio in quegli occhi castano chiaro.
“… è che ancora non mi riesco a convincere che ci possano essere creature viventi che uccidono senza una vera motivazione”
Levi sospirò e Hanji abbassò di nuovo la testa, guardando il pavimento.
“Lo so, mi prenderai per stupida. Ma io… se solo riuscissi a capirli…”
“Buonanotte, Hanji” disse in tono piatto Levi, dirigendosi verso la porta e uscendo senza darle tempo di ribattere.
I suoi passi risuonavano tranquilli nel corridoio vuoto e, alla luce delle torce, i suoi occhi azzurri ed infossati parevano impassibili come sempre. In realtà si sentiva profondamente a disagio
Quella mattina il comandante Smith gli aveva detto che lui ed Hanji prima o poi si sarebbero compresi.
E Levi aveva paura di iniziare a capirla.
Hanji andava oltre l’odio e la rabbia contro i giganti.
Dietro la sua follia non c’è altro che la domanda che l’umanità si pone dalla comparsa dei giganti.

 
 
 
  
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