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Autore: fra_eater    30/09/2013    13 recensioni
Rufy cercava qualcosa nel sonno. Quel letto non era il suo, era troppo grande. Toccava il posto caldo accanto a lui. Odore di mandarini nell’aria. Respirò a fondo. Gli piaceva quell’odore. Voleva rivedere la donna a cui apparteneva. Alzò la testa. “Nami?” non c’era nessuno. Si sedette sul letto “Perché non è qui?” .
Questo è uno spezzone della storia, vi prego di essere clementi. È la prima che scrivo :-)
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Rufy/Nami
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Nami era seduta in un angolo della stiva. Teneva le gambe strette vicino al petto e si conficcava le unghie nel braccio. Aveva paura. Temeva che da un momento all’altro Arlong sarebbe venuta a prenderla. L’avrebbe trascinata sul ponte tirandole i capelli e l’avrebbe costretta a vedere i suoi uomini- pesce trucidare tanti essere umani. Lei era solo una bambina. Eppure in quel tatuaggio che aveva sul braccio c’era la speranza di un intero villaggio, la vita di tante persone. La vita di Bellemer era stata stroncata perché non aveva voluto rinnegare lei e Nojiko, e lei l’aveva vista morire sotto i suoi occhi senza poter far nulla. Era solo una bambina.
Il panico la prese. Cominciò a venirle l’affanno. Arlong stava arrivando. L’avrebbe uccisa con lo stesso coltello che lei aveva usato per cancellarsi il suo tatuaggio dal braccio, l’avrebbe uccisa per averlo tradito ma prima l’avrebbe costretta a vedere i corpi agonizzanti e senza vita di tutti gli abitanti di Coconut Village e dei suoi amici, sussurrandole nell’orecchio che era a causa sua, che non era stata in grado di riscattare il villaggio come aveva promesso, che aveva infangato la memoria della sua madre adottiva comportandosi come una ladruncola qualunque.
Le venne un tuffo al cuore, qualcuno stava aprendo la porta. Arlong era vicino.
 
“Dammi le chiavi, svelto”. Usopp obbedì al capitano. Erano tutti radunati intorno alla porta, nessuno sapeva di questa fobia di Nami ed erano mortificati per averle fatto rivivere quel brutto momento.
 
La porta si spalancò. L’ombra di Arlong era scagliata dalla luce del sole. Nami si portò le dita tra i capelli urlando spaventata “No, non voglio!”
“Nami, sono io” la stava prendendo per le spalle, lei si divincolava, urlando. Lui la prese di peso, la costrinse ad alzarsi. Nami era sicura che Arlong l’avrebbe costretta a salire le scale, ma invece l’abbracciò. Nami si impietrì. Arlong non l’avrebbe mai abbracciata.
“Io sono qui per proteggerti” le sussurrò all’orecchio. E quindi capì. Non era Arlong, era Rufy. Lei strinse la sua camicia rossa inzuppandola di lacrime. Rufy la strinse a sé accarezzandole dolcemente i capelli. L’aveva salvata di nuovo. Aveva sconfitto Arlong una volta ed ora aveva sconfitto anche il suo ricordo.
 
Hancock guardò la ragazza che tanto odiava ma che aveva una storia così simile alla sua. Nico Robin, nel trambusto della ciurma che cercava di confortare la ragazza , le aveva raccontato brevemente la sua storia.
Hancock la guardava pensierosa, paragonando le loro due storie. Lei era stata una schiava dei nobili mondiali contro la sua volontà, Nami era stata una schiava per conto di pirati sanguinari di propria iniziativa, per salvare la gente di un villaggio che non era stata capace di salvarsi da sola, lasciando a una bambina il loro destino marchiato a fuoco con un tatuaggio che lei stessa aveva distrutto con le proprie mani, mentre lei non aveva neanche il coraggio di guardare il simbolo che ,come le sue sorelle, portava sulla schiena. Non l’avrebbe mai detto ad alta voce, ma la ammirava molto per questo.
 
“Nami cara” disse Sanji premuroso, accarezzando i lunghi capelli della fanciulla ancora mortificato per quello che le era successo. “Possiamo andare avanti?”
Nami annuì con la testa. Stava meglio.
“La domanda che dobbiamo farti e che prima abbiamo fatto a Hancock è questa: se tu e Rufy dovreste avere dei bambini, come gli chiameresti e perché?”
“Bellemer” rispose subito, senza pensarci “Se dovessi avere una figlia si dovrà chiamare Bellemer Rouge”. Tutti la guardarono sorridenti, evidentemente commossi per la scelta di Nami di onorare la madre adottiva.
“Perché?” chiese l’imperatrice pirata
“Bellemer è il nome della donna più coraggiosa e leale che io abbia mai conosciuto, lei ha dato la sua vita per salvare la mia” rispose “Rouge, invece, è il nome dell’unica donna che il re dei pirati, Gol D. Roger, abbia mai amato veramente. Se sarà la figlia del re dei pirati deve avere il nome di una regina”.
“E se fosse maschio?” chiese Nico Robin, divertita. Nami ci pensò su, non aveva mai pensato di avere un figlio maschio, guardò il suo capitano e ricordò una sera in cui Rufy aveva nominato delle persone con un’immensa nostalgia negli occhi. “Ace Sabo” rispose sorridendo “Sono dei bei nomi, vero?”.
 
Sanji si accese una sigaretta. Mentre Chopper e Robin si occupavano di Nami, il cuoco aveva preso da parte Rufy chiedendogli come sapesse che Arlong chiudeva Nami nella stiva. “Me l’ha detto Nojiko” rispose tranquillamente lui e quando chiese spiegazioni, gli disse che l’aveva chiamata quando Nami si era rifiutata categoricamente di scendere nella stiva per prendergli una cosa molto tempo prima. Era rimasto sbalordito che Rufy ricordasse una cosa del genere. E ora Nami aveva nominato Ace, il fratello tanto amato da Rufy, ma chi era questo Sabo? Era un nome che aveva già sentito, ma non ricordava né dove né chi l’avesse nominato.
 
Rufy rimase a lungo a fissare il vuoto d’avanti  a lui, perso nei suoi ricordi. Ace e Sabo. I suoi fratelli che aveva perduto. Aveva nominato Sabo solo una volta con i suoi compagni. Evidentemente Nami aveva letto la nostalgia nei suoi occhi. Si cullò dolcemente nei ricordi della sua infanzia, ripercorrendo i luoghi e rivivendo le avventure che loro tre avevano affrontato.  Sorrise triste. Gli mancavano.
 
“Bene Rufy” disse Sanji dopo un po’ “È arrivato il momento della scelta”
“Dato che sono alla pari” disse Zoro ghignando “che ne dici di dare un vero bacio alla vincitrice?”
Nami e Hancock arrossirono all’improvviso.
Rufy chiuse gli occhi e appoggiò la mano sotto il mento per pensare meglio.
A tutti i compagni di capello di paglia venne in mente un discorso di una sera, durante una cena, in cui si parlava di cosa si considerasse una dimostrazione di affetto.
“Un bacio vero” aveva detto il capitano.
“Cosa intendi tu per bacio vero?” aveva chiesto Franky, incuriosito.
“Quello che si da sulla guancia” aveva risposto lui “È la migliore dimostrazione di affetto pubblica che si possa fare”. Chi delle due avrebbe ricevuto un bacio sulla guancia sarebbe stata la vincitrice.
 
Rufy si alzò, aveva preso la sua decisione. Si avvicinò a Hancock e le diade un bacio sulla guancia.
 Nami si passò una mano tra i capelli. Aveva perso. Quello era un vero bacio per Rufy. Hancock sarebbe stata la sua sposa. Doveva accettare la sconfitta.  Guardò i suoi compagni. Avevano tutti uno sguardo mesto, dispiaciuto. Hancock, invece, era il ritratto della felicità.
Rufy si avvicinò alla navigatrice e le sollevò il viso prendendola per il mento. Voleva forse chiederle scusa per non aver scelto lei?
“Nami” disse piano “Sorridi”.
La ragazza rimase un po’ sorpresa da quella richiesta, ma obbedì. Fu allora che Rufy la baciò sulle labbra. Tutti esultarono (tranne Sanji che piangeva disperato e Hancock che rimase sotto shock). Nami rispose al bacio con talmente tanto entusiasmo che i due cominciarono a dondolare sul posto senza mai staccare le labbra. Ecco il vero bacio. Rufy era cresciuto e  aveva fatto la sua scelta.
 
I giorni passarono velocemente. Era arrivato il momento di salutare Boa Hancock.
Quando furono raggiunti dalla sua nave, Rufy andò a salutare le guerriere, le quali guardavano incuriosite le strane creature, chiamate uomini che stavano sull’altra nave.
Boa Hancock camminava lenta sulla passerella che la portava alla sua nave, giunta dall’altra parte  si voltò a salutare con la mano. Posò lo sguardo su Nami “Abbi cura di lui” gridò.
“Puoi contarci” rispose la ragazza.
Quando la nave di Hancock sparì all’orizzonte (e quando riuscirono a convincere Sanji e Brook a non buttarsi in mare per seguire le guerriere), Rufy si avvicinò a Nami e la baciò su una guancia.
“Sei pentito della tua scelta?” chiese la ragazza. Rufy la fissò a lungo “Assolutamente no!” rispose abbracciandola.
“Senti, Nami” disse dopo un attimo di silenzio.
“Dimmi”
“Che ne dici se proviamo a far arrivare Ace o Bellemer qui?”
Nami gli tirò una botta in testa, poi lo baciò. “Un giorno, prima o poi sarà qui con noi”.
Si strinsero in un abbraccio mentre osservavano il mare delle mille avventure che gli attendevano nel Nuovo Mondo.
 
●●●●●●●●●FINE●●●●●
 
Eccoci giunti alla fine, spero che sia stata di vostro gradimento. Voglio precisare che la storia della stiva me la sono inventata e che non fa parte del manga di Oda. Ringrazio tutti per averla letta e per le recensioni che avete scritto.
Grazie di cuore
Fra_Eater
  
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