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Autore: Yuna Shinoda    29/03/2008    7 recensioni
Arrivai a Forks circa due anni fa, nel 2005.
Gli anni precedenti, ben 17 della mia lunga adolescenza, li avevo trascorsi in Alaska, a Denali. Lì c’era la famiglia di Tanya, un’avvenente ragazza bionda che seguiva la mia stessa dieta.
Bhè, di sicuro vi starete chiedendo cosa centri la dieta. Centra, centra…
Dovete sapere che io non sono propriamente una persona che si nutre di cibo normale.
Purtroppo no.
Per delle strane coincidenze, nell’agosto del 1948, pochi mesi dopo la fine della seconda guerra mondiale, mi ritrovai qui a Forks, in Washington. Che poi era stata anche la città in cui abitavo prima.
Sono nata nel 1931 a Forks, Washington. Mio padre e mia madre erano per così dire separati in casa, visto che non era ancora stata fatta una legge sul divorzio a quel tempo, ed io ero una semplice ragazza di campagna. Mio padre faceva parte della guardia nazionale – l’odierna polizia – e mia madre non lavorava, semplicemente badava a me e mi curava come una qualsiasi madre avrebbe fatto con la propria figlia.[...]
Edward è umano, Bella vampira.
Bella vive assieme ai Cullen a Forks da due anni, quando lei e gli altri decidono di tornare a scuola, vede Edward Masen e non riesce a controllarsi.
Twilight visto da un altro punto di vista, un po' OOC all'inizio, ma cercherò di rispettare le caratterizzazioni dei personaggi dando una nuova visone del libro... Dal POV di Bella.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Mi appostai in un luogo nascosto e perfetto: un albero non distante dalla sua stanza.

- Vado a dormire, mamma – Lo sentì dire circa due ore dopo che ci eravamo salutati quella sera, il giorno prima del ballo.

Non so perché, ma più ci passavo del tempo assieme e più mi piaceva starci assieme.

A parte per l’odore che emanava – e questo si era capito – ma anche perché non riuscivo a penetrare la sua mente.

“Sarò stressata da questa nuova avventura”, continuavo a ripetere, cercando di darmi una giustificazione a questa mia ‘incapacità’.

Bah, ma i vampiri non dovrebbero essere stressati. Facciamo il minimo sforzo per fare qualsiasi cosa. Mi convinsi che era qualcosa di momentaneo.

Eppure riuscivo a leggere la mente di sua madre.

“Edward, la ragazza che hai portato ieri mi sembra davvero carina. Perché non le chiedi di uscire? Te lo propongo domani, dai. Mi son dimenticata che sei già andato a letto. Che caro ragazzo che sei.” Solite cose da madri.

Se sapesse che la ragazza in questione è una vampira, penso ritirerebbe il suo pensiero.

Inconsapevole che io sono su quest albero a spiarlo, Edward inizia a spogliarsi.

Con la mia vista molto affinata, cerco di focalizzare al meglio la scena: il maglione di cotone marrone che portava quello stesso pomeriggio finisce sul suo letto, sfilato dalle sue mani lunghe e affusolate.

Edward, da bravo ragazzo preciso e ordinato, lo piega a modo e lo poggia sulla sua scrivania.

Poi arriva il turno della camicia.

Lentamente ma con grazia, slaccia ogni bottone con cautela finchè non li apre tutti.

Sfila anche questo indumento con leggerezza nei movimenti e resta con addosso solo una fine canottiera bianca.

Divento ancora più bianca di come sono, visto che non posso diventare né rossa, né accaldata da cotanta visione divina.

Anche se non si è ancora sbarazzato di quel capo, posso notare con occhi bramosi le pieghe dei suoi addominali e pettorali, ben delineate e quasi perfette.

Con questa canottiera, Edward sembrava quasi un muratore di quelli affascinanti tipo come si vede nei film… Troppo bello per essere vero.

Se non l’avessi mai visto così, senza maglione, avrei detto che Edward fosse solo un ragazzo troppo magro e allampanato. Invece mi sbagliavo.

Sotto quella grande coltre di indumenti, Edward era abbastanza muscoloso da poter sembrare quasi un supereroe. Il suo fisico scolpito rendeva ancora più appetibile il suo sangue… Era talmente bello che avrebbe fatto invidia ad un Dio greco!

Bella, su, calma. Vedrai che ci riuscirai. Riuscirai a ‘vedere e non toccare’.

Ma come si fa…? Come si fa a star calmi davanti a una meraviglia della natura come lui?!

Non solo aveva del sangue pregiatissimo… Era anche un gran bel ragazzo.

Il tipo di ragazzo che potrebbe entrare nei miei canoni, direi.

Timido, studioso e simpatico.

Ma anche… Bello, attraente e gustoso. Attirava ancora di più i miei denti vestito così… No. Ma cosa fa?

Mi sono persa il momento migliore, cavoli!

Mentre pensavo a quanto era bello e saporito, non ho notato quando si toglieva anche la canottiera.

La luce, poca e direi fioca, illuminava il suo petto marmoreo e chiaro, dando alla sua pelle un’apparenza quasi scultorea. Se non  avessi saputo che era lui, l’avrei preso di sicuro per una statua.

Ero in fibrillazione.

La finestra della sua stanza era leggermente aperta; anche da quella piccola fessura, però, usciva il suo sapore dolce e terribile allo stesso tempo. Il suo corpo, metà vestito, mandava alle mie narici forti fasci di profumo che mi facevano letteralmente girare la testa, facendomi scordare chi ero e cosa ci facevo lì, quella sera.

Poi avvenne l’inimmaginabile.

Non pensavo di poter essere fin da subito così fortunata, ma notai con il fiato già corto che Edward si apprestava a sbottonarsi anche i jeans.

Credetemi, sarò pure una vampira, ma resto sempre una donna.

Una donna che ci vede e che apprezza ciò che addolcisce gli occhi… e il palato.

Non mi decidevo ancora ad ucciderlo? Me lo sarei goduta in questo modo.

Non avrei soddisfatto la gola, ma gli occhi sì. E pure tanto! Per una volta mi sembrava di essere nel paradiso. Un paradiso fatto di Edward…

Sto delirando. No, non sto delirando. Sto proprio perdendo il lume della ragione!

Ma come si fa… I pantaloni non ci sono più. Adesso c’era solo Edward ed i suoi boxer attillati.

Oh mamma… chiamate l’ambulanza… Ehm. Bella?  Sei ancora connessa?

No. Linea fuori uso. Si è andata a farsi benedire anche quella… La mia bocca era alquanto spalancata.

Se prima ero meravigliata per il suo fisico duro e un po’ rude nel profondo, adesso ne ero estasiata.

Che dico. Non mi capacitavo fosse vero.

Per la prima volta nella mia lunga vita, ero tormentata da ciò che pensavo continuamente: uccidere o non uccidere questo ben di Dio?

La voce remota nel mio cervello mi diceva: “UCCIDILO! UCCIDILO! UCCIDILO!”.

La voce che adesso sentivo nel mio cervello al contrario esprimeva un opinione opposta: “Guarda che miracolo della natura! Sei pazza se non lo lasci vivere!”.

La seconda voce padroneggiava la prima.

Non riuscivo nemmeno a rielaborare ciò che stavo osservando: tutto era proporzionato con il resto.

Fisico, muscoli, viso. Che bellissimo viso.

Lo vidi osservare il soffitto, incerto o pensieroso.

Poi, con un movimento molto leggiadro, andò vicino alla finestra e chiuse le tende.

Spettacolo finito. Uffa!

Non sono una pervertita, eh. Ma i miei piedi non riescono a farmi scendere da quest albero e i miei occhi non riescono a chiudersi per evitare di guardare.

Ho perso l’abitudine di chiuderli da quando sono diventata vampira…

E così passò la notte, tra pensieri e pensieri.

Non mi fu possibile vedere cosa fece Edward dopo, poiché non riaprì mai le tende; così mi rassegnai a rivederlo quella sera, al ballo, poiché il sabato non c’era scuola.

 

 

Ero nella quiete di casa Cullen, quando il telefono squilla all’improvviso.

- Chi sarà? – Chiede Emmett, a dir poco sorpreso. Infatti lì non chiamava mai nessuno.

- Bella – Mi fa Alice, che velocemente mi viene accanto e mi passa il telefono – è per te – mentre mi dice questo mi fa l’occhiolino. Mha.

- Pronto – Rispondo.

- Ciao – Diciamo che me l’aspettavo. Edward.

- Come va? –

- Bene. –

- Sei di poche parole questa sera, eh? –

- So cosa mi aspetta dopo, ecco perché. –

- Dai, vedrai che andrà tutto bene. Con un cavaliere come me… - Sogghigna divertito.

- Ah ah ah, modesto. –

- Sempre. – Ci fu una breve pausa, poi riprese a parlare con la sua voce calda. – Allora a che ora ti vengo a prendere? –

Guardai Alice, poi gli altri. Alice annuiva muovendo la testa dall’alto verso il basso, sussurrandomi qualcosa che tradussi con “Staremo alla larga, fallo venire”.

- Bella? – Mi fece dall’altra parte.

- Scusami, ci stavo pensando. –

- Ah. Rendimi partecipe dei tuoi pensieri allora. – Perché non me ne rendi partecipe anche tu dei tuoi?

- Alle 7. Direi che alle 7 va più che bene. 

- Okey, ci sarò. Ti dispiace se vengo con la mia macchina? –

- Perché dovrebbe dispiacermi? –

- Perché non è bella quanto la tua. –

- Bah, ne parliamo dopo. Vieni e basta! –

- A dopo – E riattaccò.

Grazie alla mia velocità, fui pronta in meno di cinque minuti.

Indossai un abito blu scuro di raso, senza spalline, con un fiocco dello stesso colore sotto il petto.

Misi dei decoltè blu scuro di raso aperti in punta, non molto alti; avevo paura di cadere.

Alice mi acconciò i capelli per bene, me li alzò e mi fece scendere due riccioli davanti, che mi facevano sembrare molto fine.

Bussarono alla porta verso l’ora prestabilita.

- Mi raccomando, non respirare e vedrai che ce la farai – Mi disse Alice.

- Ce la farò. – La rassicurai.

Alice mi lasciò quando ormai ero in cima alla scalinata che portava al piano terra. Cercai di scendere ogni gradino molto lentamente per i miei standard, per evitare spiacevoli cadute prima del tempo. Avevo infatti previsto che almeno una caduta al ballo l’avrei fatta.

Aprì la porta principale e uscì.

Una Mercedes nera era parcheggiata fuori al viale di casa Cullen.

Edward, appoggiato sul cofano davanti, sfoggiava un aspetto ancora più bello del solito.

Portava il suo solito montogomery nero, ma questa volta sotto si intravedeva una giacca a tinta unita e una cravatta blu scuro che risaltava sulla camicia bianca.

In mano, recava una piccola scatolina contenente un fiore. Dimenticavo il fiore del ballo… I ragazzi ne portano uno alla ragazza che li accompagna al ballo e la ragazza lo indossa per tutta la sera.

- E la macchina? -

- Cos’è, adesso non si dice nemmeno ciao? – Sogghignò.

- Edward, non dovevi farlo per me. –

- Ma no, è un prestito, è di mio zio. 

- Ah. – Pensavo avesse cambiato macchina perché si vergognava che io avessi un auto più lussuosa della sua. Bah, sai quanto mi interessa… Il valore di una persona non si nota dall’auto.

Edward mi porse la scatola con il fiore.

- Non sapevo qual era il tuo fiore preferito così… ho scelto il primo che mi è venuto in mente -

- Una rosa rossa. –

- Non ti piace? – Mi chiese con sguardo interrogativo.

- Anzi. E’ il io fiore preferito. – Gli sorrisi. Questa volta il sorriso era vero.

- Bene. – Ricambiò il sorriso e mi aiutò a fissare il fiore al polso.

Quando toccava la mia pelle, sentivo come se rabbrividisse al tocco con la mia epidermide.

Era naturale che provasse freddo. Ero gelata come il ghiaccio…

- Hai freddo? -

- No, è che… la tua pelle… mi sembra di una temperatura strana… -

- Nah, è sempre stata così. Sarà il freddo. –

Mi aprì gentilmente la portiera dell’auto, e veloci raggiungemmo la scuola.

Per il lungo tragitto da casa Cullen alla scuola riuscì a stento a trattenere il respiro parlando di tanto in tanto, lui era troppo concentrato sulla strada per parlare.

Poi arrivammo a scuola.

Una grossa insegna diceva “Grande Ballo di Primavera della scuola di Forks.” Che schifo. Ricordati che lo faccio solo per te, eh… Muscoli bollenti e gustosi.

Entrammo nella sala. Tutti i ragazzi intorno sbarravano gli occhi quando mi vedevano insieme a lui, quasi straniti dalla presenza di un ragazzo così normale.

I loro pensieri recitavano: “No, mica starà uscendo con quel Masen del terzo? Non stanno proprio bene insieme!”; oppure: “Che fortunato, che è. Stare al ballo con una tanto bella”. Solite cose.

Risi ad ogni pensiero.

- Perché ridi? -

- Niente, niente. Pensavo ad una cosa che ho fatto ieri – Subito mi ritornò in mente l’immagine di Edward mezzo nudo nella sua stanza ed io che lo osservavo senza parole.

- Ah. Andiamo a ballare? –

- Certo. Però ricorda la tua promessa. -  Lo minacciai.

- Puoi contarci. Non ho mai fatto cadere nemmeno un bicchiere per terra –

- Bravo. Vedi di non far cadere nemmeno me –

Ci dirigemmo al centro della sala.

Edward mi poggiò una mano sul fianco ed una sulla spalla, come alle prove.

Mi disse di muovermi piano, proprio come avevamo fatto a casa sua i due pomeriggi passati da poco. Feci come mi disse, naturalmente con le dovute precauzioni – il mio respiro si fermò per più di mezz’ora – e non caddi mai.

Poi arrivò un ballo lento e per coppie. Vere coppie.

- Andiamo fuori? -  Gli chiesi.

- Non vuoi ballarlo questo? –

Feci di non con la testa. Non eravamo mica una coppia!

- Dai, su… Basta che poggi la testa qui, sul mio cuore – mi parlò dolcemente, sorridendomi, quasi ammaliandomi – io mi muoverò per entrambi -

- Ehm… V-va bene. – Mi rassegnai. I suoi occhi erano troppo convincenti per i miei gusti…

Chiusi ancora meglio il naso e  poggiai la testa lì, sul suo petto.

Sentivo il suo cuore, sentivo ogni piccolo battito. Forse lui non se ne accorgeva, ma sembrava che ogni suo palpito andava veloce sempre di più. Che dolce melodia… Non ne avevo mai udita una simile.

Poi mi mise la testa sui capelli, quasi odorandomeli.

- Che bei capelli che hai – disse – odorano di vaniglia – In effetti era il mio shampoo.

- G-grazie. – Dissi, balbettando.

Il ballo finì prima di subito. Era quasi come se non fosse durato nulla.
Edward si staccò sull’ultima nota, interrompendo quell’attimo dolce e leggero.

- Ti va di uscire fuori? -

- Va bene. –

Quando fummo usciti, trovò una panchina e ci sedemmo, non molto lontani l’uno dall’altra.

- Beh… Adesso è il tuo turno. -

- Per cosa? –

- Io ti ho fatto un favore. Tu adesso hai fatto un favore a me. E’ tempo che io ti ricambi facendoti un favore a mia volta. Chiedi tutto quello che vuoi –

- Ma Edward… Non mi devi nulla –

In realtà non sapevo cosa chiedergli. Beh, una cosa in realtà ce l’avevo. “Posso ucciderti?” gli avrei chiesto. Ma ricordo che avevo fatto prevalere la seconda voce. No, non lo ucciderò. Per adesso.

Guardai la luna e le stelle e poi chiusi gli occhi. Cosa avrei potuto chiedergli?

La risposta arrivò da sola.

Con gli occhi chiusi, non mi accorsi dei suoi movimenti.

Sentì due labbra calde e morbide sulle mie e mi ritrassi all’improvviso, immobile come una statua.

Quel comportamento da parte sua era arrivato in maniera inaspettata.

Mai avrei pensato che qualcuno fosse così volenteroso nel baciare un mostro.

Mai avrei pensato di poter essere baciata.

Per la prima volta, rimasi immobile e non seppi cosa fare.





Nota: Come promesso, questo capitolo è un po' più movimentato... Sia all'inizio (sarebbe bello potev vedere uno così bello come ha fatto Bella u.u) e alla fine... hehehe...
Aspettate il prossimo capitolo per vedere cosa succede ^^
Vorrei ringraziare gold eyes , pazzerella_92 , AnimaDannata , Only_a_Illusion , Locke , piper__73 , Midnight Dream e Momob che hanno recensito. Purtroppo nemmeno oggi riesco a ringraziarvi una per una perchè vado di fretta, però al più presto lo farò.
Grazie per il vostro appoggio *_* Vi voglio bene! Bacetti da Yuna

  
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