Mi appostai
in un luogo nascosto e perfetto: un
albero non distante dalla sua stanza.
- Vado a
dormire, mamma – Lo sentì dire circa due
ore dopo che ci eravamo salutati quella sera, il giorno prima del
ballo.
Non so
perché, ma più ci passavo del tempo assieme
e più mi piaceva starci assieme.
A parte per
l’odore che emanava – e questo si era
capito – ma anche perché non riuscivo a penetrare
la sua mente.
“Sarò
stressata da questa nuova avventura”,
continuavo a ripetere, cercando di darmi una giustificazione a questa
mia
‘incapacità’.
Bah, ma i
vampiri non dovrebbero essere stressati.
Facciamo il minimo sforzo per fare qualsiasi cosa. Mi convinsi che era
qualcosa
di momentaneo.
Eppure
riuscivo a leggere la mente di sua madre.
“Edward,
la ragazza che hai portato ieri mi sembra
davvero carina. Perché non le chiedi di uscire? Te lo
propongo domani, dai. Mi
son dimenticata che sei già andato a letto. Che caro ragazzo
che sei.” Solite
cose da madri.
Se sapesse
che la ragazza in questione è una
vampira, penso ritirerebbe il suo pensiero.
Inconsapevole
che io sono su quest albero a
spiarlo, Edward inizia a spogliarsi.
Con la mia
vista molto affinata, cerco di
focalizzare al meglio la scena: il maglione di cotone marrone che
portava
quello stesso pomeriggio finisce sul suo letto, sfilato dalle sue mani
lunghe e
affusolate.
Edward, da
bravo ragazzo preciso e ordinato, lo
piega a modo e lo poggia sulla sua scrivania.
Poi arriva il
turno della camicia.
Lentamente ma
con grazia, slaccia ogni bottone con
cautela finchè non li apre tutti.
Sfila anche
questo indumento con leggerezza nei
movimenti e resta con addosso solo una fine canottiera bianca.
Divento
ancora più bianca di come sono, visto che
non posso diventare né rossa, né accaldata da
cotanta visione divina.
Anche se non
si è ancora sbarazzato di quel capo,
posso notare con occhi bramosi le pieghe dei suoi addominali e
pettorali, ben
delineate e quasi perfette.
Con questa
canottiera, Edward sembrava quasi un
muratore di quelli affascinanti tipo come si vede nei film…
Troppo bello per
essere vero.
Se non
l’avessi mai visto così, senza maglione,
avrei detto che Edward fosse solo un ragazzo troppo magro e
allampanato. Invece
mi sbagliavo.
Sotto quella
grande coltre di indumenti, Edward
era abbastanza muscoloso da poter sembrare quasi un supereroe. Il suo
fisico
scolpito rendeva ancora più appetibile il suo
sangue… Era talmente bello che
avrebbe fatto invidia ad un Dio greco!
Bella, su,
calma. Vedrai che ci riuscirai.
Riuscirai a ‘vedere e non toccare’.
Ma come si
fa…? Come si fa a star calmi davanti a
una meraviglia della natura come lui?!
Non solo
aveva del sangue pregiatissimo… Era anche
un gran bel ragazzo.
Il tipo di
ragazzo che potrebbe entrare nei miei
canoni, direi.
Timido,
studioso e simpatico.
Ma
anche… Bello, attraente e gustoso.
Attirava ancora di più i miei denti vestito
così… No. Ma
cosa fa?
Mi sono persa
il momento migliore, cavoli!
Mentre
pensavo a quanto era bello e saporito, non
ho notato quando si toglieva anche la canottiera.
La luce, poca
e direi fioca, illuminava il suo
petto marmoreo e chiaro, dando alla sua pelle un’apparenza
quasi scultorea. Se
non avessi saputo
che era lui, l’avrei
preso di sicuro per una statua.
Ero in
fibrillazione.
La finestra
della sua stanza era leggermente
aperta; anche da quella piccola fessura, però, usciva il suo
sapore dolce e
terribile allo stesso tempo. Il suo corpo, metà vestito,
mandava alle mie
narici forti fasci di profumo che mi facevano letteralmente girare la
testa,
facendomi scordare chi ero e cosa ci facevo lì, quella sera.
Poi avvenne
l’inimmaginabile.
Non pensavo
di poter essere fin da subito così
fortunata, ma notai con il fiato già corto che Edward si
apprestava a
sbottonarsi anche i jeans.
Credetemi,
sarò pure una vampira, ma resto sempre
una donna.
Una donna che
ci vede e che apprezza ciò che
addolcisce gli occhi… e il palato.
Non mi
decidevo ancora ad ucciderlo? Me lo sarei
goduta in questo modo.
Non avrei
soddisfatto la gola, ma gli occhi sì. E
pure tanto! Per una volta mi sembrava di essere nel paradiso. Un
paradiso fatto
di Edward…
Sto
delirando. No, non sto delirando. Sto proprio
perdendo il lume della ragione!
Ma come si
fa… I pantaloni non ci sono più. Adesso
c’era solo Edward ed i suoi boxer attillati.
Oh
mamma… chiamate l’ambulanza… Ehm. Bella? Sei ancora connessa?
No. Linea
fuori uso. Si è andata a farsi benedire
anche quella… La mia bocca era alquanto spalancata.
Se prima ero
meravigliata per il suo fisico duro e
un po’ rude nel profondo, adesso ne ero estasiata.
Che dico. Non
mi capacitavo fosse vero.
Per la prima
volta nella mia lunga vita, ero
tormentata da ciò che pensavo continuamente: uccidere o non
uccidere questo ben
di Dio?
La voce
remota nel mio cervello mi diceva: “UCCIDILO!
UCCIDILO! UCCIDILO!”.
La voce che
adesso sentivo nel mio cervello al
contrario esprimeva un opinione opposta: “Guarda che miracolo
della natura! Sei
pazza se non lo lasci vivere!”.
La seconda
voce padroneggiava la prima.
Non riuscivo
nemmeno a rielaborare ciò che stavo
osservando: tutto era proporzionato con il resto.
Fisico,
muscoli, viso. Che bellissimo viso.
Lo vidi
osservare il soffitto, incerto o
pensieroso.
Poi, con un
movimento molto leggiadro, andò vicino
alla finestra e chiuse le tende.
Spettacolo
finito. Uffa!
Non sono una
pervertita, eh. Ma i miei piedi non
riescono a farmi scendere da quest albero e i miei occhi non riescono a
chiudersi per evitare di guardare.
Ho perso
l’abitudine di chiuderli da quando sono
diventata vampira…
E
così passò la notte, tra pensieri e pensieri.
Non mi fu
possibile vedere cosa fece Edward dopo,
poiché non riaprì mai le tende; così
mi rassegnai a rivederlo quella sera, al
ballo, poiché il sabato non c’era scuola.
Ero nella
quiete di casa Cullen, quando il
telefono squilla all’improvviso.
- Chi
sarà? – Chiede Emmett, a dir poco sorpreso.
Infatti lì non chiamava mai nessuno.
- Bella
– Mi fa Alice, che velocemente mi viene
accanto e mi passa il telefono – è per te
– mentre mi dice questo mi fa
l’occhiolino. Mha.
- Pronto
– Rispondo.
- Ciao
– Diciamo che me l’aspettavo. Edward.
- Come va?
–
- Bene.
–
- Sei di
poche parole questa sera, eh? –
- So cosa mi
aspetta dopo, ecco perché. –
- Dai, vedrai
che andrà tutto bene. Con un
cavaliere come me… - Sogghigna divertito.
- Ah ah ah,
modesto. –
- Sempre.
– Ci fu una breve pausa, poi riprese a
parlare con la sua voce calda. – Allora a che ora ti vengo a
prendere? –
Guardai
Alice, poi gli altri. Alice annuiva
muovendo la testa dall’alto verso il basso, sussurrandomi
qualcosa che tradussi
con “Staremo alla larga, fallo venire”.
- Bella?
– Mi fece dall’altra parte.
- Scusami, ci
stavo pensando. –
- Ah. Rendimi
partecipe dei tuoi pensieri allora.
– Perché non me ne rendi partecipe anche tu dei
tuoi?
- Alle 7.
Direi che alle 7 va più che bene.
–
- Okey, ci
sarò. Ti dispiace se vengo con la mia
macchina? –
-
Perché dovrebbe dispiacermi? –
-
Perché non è bella quanto la tua. –
- Bah, ne
parliamo dopo. Vieni e basta! –
- A dopo
– E riattaccò.
Grazie alla
mia velocità, fui pronta in meno di
cinque minuti.
Indossai un
abito blu scuro di raso, senza
spalline, con un fiocco dello stesso colore sotto il petto.
Misi dei
decoltè blu scuro di raso aperti in
punta, non molto alti; avevo paura di cadere.
Alice mi
acconciò i capelli per bene, me li alzò e
mi fece scendere due riccioli davanti, che mi facevano sembrare molto
fine.
Bussarono
alla porta verso l’ora prestabilita.
- Mi
raccomando, non respirare e vedrai che ce la
farai – Mi disse Alice.
- Ce la
farò. – La rassicurai.
Alice mi
lasciò quando ormai ero in cima alla
scalinata che portava al piano terra. Cercai di scendere ogni gradino
molto
lentamente per i miei standard, per evitare spiacevoli cadute prima del
tempo.
Avevo infatti previsto che almeno una caduta al ballo l’avrei
fatta.
Aprì
la porta principale e uscì.
Una Mercedes
nera era parcheggiata fuori al viale
di casa Cullen.
Edward,
appoggiato sul cofano davanti, sfoggiava
un aspetto ancora più bello del solito.
Portava il
suo solito montogomery nero, ma questa
volta sotto si intravedeva una giacca a tinta unita e una cravatta blu
scuro
che risaltava sulla camicia bianca.
In mano,
recava una piccola scatolina contenente
un fiore. Dimenticavo il fiore del ballo… I ragazzi ne
portano uno alla ragazza
che li accompagna al ballo e la ragazza lo indossa per tutta la sera.
- E la
macchina? -
-
Cos’è, adesso non si dice nemmeno ciao?
–
Sogghignò.
- Edward, non
dovevi farlo per me. –
- Ma no,
è un prestito, è di mio zio.
–
- Ah.
– Pensavo avesse cambiato macchina perché si
vergognava che io avessi un auto più lussuosa della sua.
Bah, sai quanto mi
interessa… Il valore di una persona non si nota
dall’auto.
Edward mi
porse la scatola con il fiore.
- Non sapevo
qual era il tuo fiore preferito così…
ho scelto il primo che mi è venuto in mente -
- Una rosa
rossa. –
- Non ti
piace? – Mi chiese con sguardo
interrogativo.
- Anzi.
E’ il io fiore preferito. – Gli sorrisi.
Questa volta il sorriso era vero.
- Bene.
– Ricambiò il sorriso e mi aiutò a
fissare
il fiore al polso.
Quando
toccava la mia pelle, sentivo come se
rabbrividisse al tocco con la mia epidermide.
Era naturale
che provasse freddo. Ero gelata come
il ghiaccio…
- Hai freddo?
-
- No,
è che… la tua pelle… mi sembra di una
temperatura strana… -
- Nah,
è sempre stata così. Sarà il freddo.
–
Mi
aprì gentilmente la portiera dell’auto, e
veloci raggiungemmo la scuola.
Per il lungo
tragitto da casa Cullen alla scuola
riuscì a stento a trattenere il respiro parlando di tanto in
tanto, lui era
troppo concentrato sulla strada per parlare.
Poi arrivammo
a scuola.
Una grossa
insegna diceva “Grande Ballo di
Primavera della scuola di Forks.” Che schifo. Ricordati che
lo faccio solo per
te, eh… Muscoli bollenti e gustosi.
Entrammo
nella sala. Tutti i ragazzi intorno
sbarravano gli occhi quando mi vedevano insieme a lui, quasi straniti
dalla
presenza di un ragazzo così normale.
I loro
pensieri recitavano: “No, mica starà
uscendo con quel Masen del terzo? Non stanno proprio bene
insieme!”; oppure:
“Che fortunato, che è. Stare al ballo con una
tanto bella”. Solite cose.
Risi ad ogni
pensiero.
-
Perché ridi? -
- Niente,
niente. Pensavo ad una cosa che ho fatto
ieri – Subito mi ritornò in mente
l’immagine di Edward mezzo nudo nella sua
stanza ed io che lo osservavo senza parole.
- Ah. Andiamo
a ballare? –
- Certo.
Però ricorda la tua promessa. -
Lo minacciai.
- Puoi
contarci. Non ho mai fatto cadere nemmeno un
bicchiere per terra –
- Bravo. Vedi
di non far cadere nemmeno me –
Ci dirigemmo
al centro della sala.
Edward mi
poggiò una mano sul fianco ed una sulla
spalla, come alle prove.
Mi disse di
muovermi piano, proprio come avevamo
fatto a casa sua i due pomeriggi passati da poco. Feci come mi disse,
naturalmente con le dovute precauzioni – il mio respiro si
fermò per più di
mezz’ora – e non caddi mai.
Poi
arrivò un ballo lento e per coppie. Vere
coppie.
- Andiamo
fuori? -
Gli chiesi.
- Non vuoi
ballarlo questo? –
Feci di non
con la testa. Non eravamo mica una
coppia!
- Dai,
su… Basta che poggi la testa qui, sul mio
cuore – mi parlò dolcemente, sorridendomi, quasi
ammaliandomi – io mi muoverò
per entrambi -
-
Ehm… V-va bene. – Mi rassegnai. I suoi occhi erano
troppo convincenti per i miei gusti…
Chiusi ancora
meglio il naso e poggiai
la testa lì, sul suo petto.
Sentivo il
suo cuore, sentivo ogni piccolo
battito. Forse lui non se ne accorgeva, ma sembrava che ogni suo
palpito andava
veloce sempre di più. Che dolce melodia… Non ne
avevo mai udita una simile.
Poi mi mise
la testa sui capelli, quasi
odorandomeli.
- Che bei
capelli che hai – disse – odorano di
vaniglia – In effetti era il mio shampoo.
- G-grazie.
– Dissi, balbettando.
Il ballo
finì prima di subito. Era quasi come se
non fosse durato nulla.
Edward si staccò sull’ultima nota, interrompendo
quell’attimo dolce e leggero.
- Ti va di
uscire fuori? -
- Va bene.
–
Quando fummo
usciti, trovò una panchina e ci
sedemmo, non molto lontani l’uno dall’altra.
-
Beh… Adesso è il tuo turno. -
- Per cosa?
–
- Io ti ho
fatto un favore. Tu adesso hai fatto un
favore a me. E’ tempo che io ti ricambi facendoti un favore a
mia volta. Chiedi
tutto quello che vuoi –
- Ma
Edward… Non mi devi nulla –
In
realtà non sapevo cosa chiedergli. Beh, una
cosa in realtà ce l’avevo. “Posso
ucciderti?” gli avrei chiesto. Ma ricordo che
avevo fatto prevalere la seconda voce. No, non lo ucciderò.
Per adesso.
Guardai la
luna e le stelle e poi chiusi gli
occhi. Cosa avrei potuto chiedergli?
La risposta
arrivò da sola.
Con gli occhi
chiusi, non mi accorsi dei suoi
movimenti.
Sentì
due labbra calde e morbide sulle mie e mi
ritrassi all’improvviso, immobile come una statua.
Quel
comportamento da parte sua era arrivato in
maniera inaspettata.
Mai avrei
pensato che qualcuno fosse così
volenteroso nel baciare un mostro.
Mai avrei
pensato di poter essere baciata.
Per la prima
volta, rimasi immobile e non seppi
cosa fare.
Nota: Come promesso, questo capitolo è un po' più movimentato... Sia all'inizio (sarebbe bello potev vedere uno così bello come ha fatto Bella u.u) e alla fine... hehehe...
Aspettate il prossimo capitolo per vedere cosa succede ^^
Vorrei ringraziare gold eyes , pazzerella_92 , AnimaDannata , Only_a_Illusion , Locke , piper__73 , Midnight Dream e Momob che hanno recensito. Purtroppo nemmeno oggi riesco a ringraziarvi una per una perchè vado di fretta, però al più presto lo farò.
Grazie per il vostro appoggio *_* Vi voglio bene! Bacetti da Yuna