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Autore: Lou_    30/09/2013    5 recensioni
"Harry...va tutto bene?" il suo tono era preoccupato.
"Vediamo, fammici pensare: sono sempre stato spaventato solo dall'idea di fare un esame del sangue o di tagliarmi con delle forbici mentre adesso mi ritrovo a bere sangue per vivere...si, direi che essere preoccupato nelle mie condizioni è un eufemismo, Niall."
Larry/Ziam// Vampire!Louis// Rating variabile nel corso della storia 
Genere: Dark, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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		2. Changing





Lasciai la stanza di Niall dopo essere riuscito finalmente a reggermi in piedi; la testa mi pulsava incessantemente e continuavo ad avere capogiri, che mi costringevano all'aggrapparmi a qualsiasi superficie solida. Non sapevo esattamente la collocazione della stanza di Niall nella scuola, ma decisi di seguire il brusio di voci che giungevano dal piano inferiore; iniziai quindi a scendere le scale, lentamente, ogni gradino superato un traguardo. Non sapevo cosa mi stava accadendo, ma di certo il tutto era collegato con l'incontro con Liam e il suo strano contatto con il mio corpo. Solo una cosa a questo punto mi sembrava ovvia da fare: dovevo trovare l'unica persona che sembrava perennemente collegata alle mie disgrazie e allo stesso tempo unico centro di tutta quella matassa di fili aggrovigliati. Louis. Iniziai a sudare freddo quando raggiunsi il pavimento alla fine delle scale; tremavo, mi sentivo terribilmente debole e stavo veramente iniziando a preoccuparmi. Vedevo volti di studenti e studentesse sfrecciarmi davanti quasi come in una danza frenetica: sorridenti, tranquilli, annoiati. Nessuno che conoscessi davvero, nessuno cui potessi rivolgermi per chiedere aiuto, nessun punto di riferimento. I pochi che conoscevo, ovviamente da considerare normali, erano Niall e Josh, che però era meglio lasciar fuori da questa storia, loro e i loro continui avvertimenti per non farmi impicciare. In cosa poi? E pensare che la scuola l'avevo sempre considerata noiosa e monotona. Dopo l'ennesimo brivido di freddo lungo la schiena, individuai poco lontano da una colonna in marmo una donna delle pulizie, intenta a giocherellare col suo cellulare. Se fossi stato più in me avrei roteato gli occhi al cielo, ma avevo fretta, e chi meglio di una donna che passava ventiquattr'ore su ventiquattro tra queste mura avrebbe potuto aiutarmi nell'orientamento?
Mi trascinai a fatica verso di essa, schivando di tanto in tanto qualche cartella sbatacchiata qua e là dal continuo flusso di studenti.
A pochi passi di distanza, mi schiarii la voce sforzandomi di richiamarla all'attenzione; pregai di avere un aspetto che non rispecchiasse lo stato orribile in cui mi sentivo.
Quella mi guardò di sottecchi, per poi sgranare gli occhi e abbandonare all'istante in una tasca del suo grembiule il cellulare. Aprì e chiuse la bocca più volte, per poi scuotere la testa e iniziare a trascinarmi per un braccio non so dove.
"Non so cosa tu abbia fatto, ma hai un aspetto orribile, tu vieni subito con me in infermeria!" la sua voce squillante mi trapanò il cranio e la sua agitazione mi mise in allarme: che cosa mi stava accadendo?
Non riuscii a metabolizzare la situazione che, quasi come in un film a rallentatore, scorsi il viso di Louis, serio e impassibile, lungo le scale a chiocciola che conducevano all'ala ovest dei dormitori. Mi impietrii, trattenendo il fiato e opponendo resistenza alla donna; quella rallentò, voltandosi allarmata.
"Scusi ma... Sto bene, davvero, e poi avrei lezione tra pochi minuti e..." il mio tono uscì ben più flebile e roco del normale, ma mi sforzai di apparire in forze.
Quella storse il naso, insicura sul da farsi, ma io mi voltai di scatto a cercare di nuovo Louis con lo sguardo: intravidi la sua schiena sparire dietro un muro e senza troppi convenevoli mi staccai di dosso la donna e provai a correre nella direzione in cui il moro era scomparso. Qualsiasi cosa che prima risultasse normale, ora mi costava uno sforzo tremendo e la mia vista era leggermente sfocata.
Dopo un tempo che mi parve interminabile, raggiunsi quella che doveva essere la stanza del moro e, guardandomi bene attorno, controllando che non ci fossero più in giro studenti a bighellonare tra i corridoi, accostai l'orecchio al freddo legno della porta e, sentendo lo scrosciare di una doccia accesa, capii di poter entrare indisturbato. Aprii dunque la porta il più silenziosamente possibile, accostandomela poi alle spalle. Voltandomi, mi ritrovai una stanza completamente diversa dalle precedenti. Era più moderna, più spaziosa, più...più. Ignorai il moto di invidia che mi invase, facendo mente locale e tornando alla realtà e al mio obbiettivo: scoprire qualcosa riguardo Louis e quello che mi stava accadendo. Il continuo rumore d'acqua dalla stanza che doveva essere il bagno era rassicurante; finché sentivo ció, potevo essere sicuro di non intravedere il moro o la sua sicura furia omicida. Guardandomi attorno, decisi di partire dalla stanza da letto. Mia madre lo diceva sempre: se vuoi scoprire qualcosa di un uomo, devi partire dall'aspetto più privato. Già, mia madre. Chissà dove era ora, se stava bene, o se si immaginava cosa stesse facendo il suo unico figlio maschio in un college.
Superai l'ingresso della camera da letto e anche qui mi chiusi la porta alle spalle con circospezione.
Rimasi deluso nel ritrovarmi davanti un comunissimo letto matrimoniale a due piazze, un armadio in mogano e un enorme specchio a parete di fronte il letto. Mi passai una mano tra i ricci dalla frustrazione, aggirandomi per la stanza alla ricerca di qualcosa di anomalo. Passando davanti lo specchio, intravidi la mia immagine riflessa e quasi non svenni: ero pallidissimo, due enormi occhiaie viola sotto gli occhi e l'angolo del collo piuttosto gonfio e arrossato. Mordendomi il labbro dal nervosismo, mi passai un dito sulla pelle irritata e storsi il naso, percependo un dolore lancinante e ritraendo con uno scatto la mano. Scossi la testa e mi voltai, deciso di uscire da quella stanza e tornarmene nella mia, quando mi apparve davanti la figura statuaria e pallida di Louis.











Era a torso nudo, un asciugamano color porpora gli ricadeva lungo i fianchi scolpiti con eleganza e i capelli umidi erano scompigliati in una massa informe. Deglutii a fatica, imprecando tra i denti per essermi scordato di ascoltare sempre il rumore dell'acqua.
Boccheggiai, sentendomi trapassato dai suoi occhi glaciali.
Passarono secondi, minuti, prima che Louis finisse di osservarmi e che stortasse la bocca in una smorfia di fastidio.
Non feci in tempo ad arretrare di un passo che mi ritrovai schiacciato contro il muro, il torace di Louis premuto contro il mio con forza, le sue mani a stringermi il collo e la spalla, rendendomi inoffensivo.
Non avevo la forza per reagire, il mal di testa si era fatto più insistente, i brividi di freddo più pungenti.
Trattenni una smorfia di dolore mentre sentivo il suo respiro freddo a pochi centimetri dal mio viso.
"L-Louis..." esalai con sforzo.
Quello irrigidì la mascella, aumentando la presa sul mio collo; la sua pelle era spiacevolmente fredda, in forte contrasto con la mia.
"Perché per una buona volta non ascolti quell'idiota del tuo amico irlandese e non mi lasci in pace? Perché tenti ogni fottuta volta di provocarmi, giocando con il fuoco?" la sua voce contro le mie labbra, fredda come una lastra di ghiaccio.
Lo vidi distogliere per qualche secondo lo sguardo, per poi tornare a schiacciarmi contro il muro.
"Perché sei così stupido?" avvicinò le sue labbra al mio orecchio, scandendo le parole una ad una con un sussurro.
Ignorai il brivido lungo la spina dorsale.
"Voglia... di nuove esperienze?" Tentai ironico.
Per un attimo notai la parvenza di un sorriso nel suo viso, che mi fece quasi pensare di aver risolto la situazione, ma poi la sua mano mi prese la testa, facendomela cozzare contro il cemento alle mie spalle.
Gemetti dal dolore, trattenendo un urlo tra i denti.
"Oh, se è per quello, perchè non lo hai detto subito?" e il suo tono e il suo sorriso, chissà perchè, non mi piaquero per niente.
Non sapevo se fosse il mio stato di debolezza a farmi avere una visione distorta della realtà, seppi solo di ritrovarmi schiacciato contro il tessuto della moquette del pavimento in nemmeno un secondo, Louis e il suo corpo a tenermi bloccato, i suoi occhi a scrutarmi insistentemente.
Le sue dita mi sfiorarono il gonfiore del collo, facendomi urlare dal dolore; lui sorrise compiaciuto, mettendosi in ginocchio accanto a me ma tenendomi sempre con una mano contro il pavimento.
"Vedo che Liam ha lasciato qualcosa in sospeso qui" le sue parole mi parvero lontane chilometri.
"Odio le cose lasciate a metà, e in questo caso devo proprio rimediare" concluse con una smorfia divertita in viso, squarciandomi la camicia con uno scatto nervoso quasi fosse un semplice pezzo di carta.
La mia vista era sempre più offuscata, mi sentivo così impotente e tutto ciò era frustrante.
"L-Louis" esalai nuovamente, quel mantra come unico gemito di protesta.
Lui annuì col capo con espressione divertita, trafficando sempre col tessuto della mia camicia, ormai da buttare.
"Si, mi chiamo proprio così" scherzò, fermando le sue dita in modo da lasciarmi scoperto la parte superiore del busto.
"Sai, ammetto di aver immaginato questo momento fin dal primo attimo che ti ho visto sul prato. L'ho anche detto a Stan! 'questo per me, entro neanche tre giorni mi tocca finirlo' e lui che rideva!"
Un attimo, avevo capito bene? Morderlo? Lui mi vuole mordere? Come Liam aveva tentato prima?
Mossi la testa, cercando debolmente di divincolarmi.
"C-che intendi? C-cosa mi sta... succedendo?"
Lui alzò la testa dal mio corpo, guardando verso l'alto e sforzandosi di non ridermi in faccia.
"Bisogna per forza rispondere a tutte le domande stupide con te, eh? Harry, hai mai sentito parlare di vampiri?"
Sgranai gli occhi a quelle parole, rendendomi conto di quanto tutto quello che mi era accaduto fino a quel momento di inspiegabile ottenesse una risposta.
"V-vampiri?" più pronunciavo quella parola più mi sembrava di star vivendo un incubo.
Ancora una volta il moro annuì, non degnandomi di uno sguardo.
Osservavo il suo viso, i suoi lineamenti morbidi, i suoi capelli... Sembrava tutto così normale! Louis era normale, un normale ragazzo all'incirca della mia età con...qualche rotella fuori posto, si.
"Co-come puoi esserlo?" sussurrai senza quasi accorgermene.
Lui si morse il labbro con nervosismo, irrigidendosi all'istante e alzandosi in piedi.
"Solo un secondo, poi sarò tutto per te, riccio" sforzando la vista, osservai la sua schiena muscolosa sparirmi davanti e ricomparire all'istante dopo un minimo spostamento d'aria. Sbattei le palpebre più volte, incredulo, quindi non smisi di scrutare Louis che si rannicchiava di nuovo accanto a me, una forbice tra le mani.
"Ora, questo ti farà un po' male, ma sappi che è solo l'inizio" e non ebbi il tempo di riflettere sulle sue parole che vidi la forbice sfiorargli la carne del polso, gocce di sangue, corposo e scuro come l'ebano defluire dal taglio e il suo braccio premuto contro la mia bocca.
Ebbi quasi paura di soffocare, quando sentii il suo sangue dal sapore metallico, caldo, scendermi lungo la gola.
"Benvenuto tra noi Harry" come basso, ultimo rumore prima del buio più totale.










Sera :)
Allora? passata una bella settimana? AVETE LETTO I RUMOR SUL MATRIMONIO LARRY?! DIO.
*si ricompone*
Come promesso eccovi il 3' capitolo di questa ff!
Vi piace? E' incentrata solo su Harry e Louis, ma dal prossimo....
Comunque, se è uscito un po' più cortino è stato solo colpa della mia innata affinità con la tecnologia (ironia) mi si è cancellato il capitolo...2 volte... sigh. Quindi immaginatemi che sfaso per riscriverlo uguale (ed è impossibile vi giuro)
Comunque, dal prossimo avrete chiarimenti se in questo avete trovato situazioni poco chiare :D ed eccovi il mio puntuale spoiler perfido.


"Harry? Sei tu?" la voce spaventata e tremolante di Niall nel buio.
"Si..." gli sussurrai all'orecchio, cogliendolo alla sprovvista da dietro la schiena.
"Diciamo che sono sempre io..."




Bene, al prossimo lunedì! <3
Lou_

  
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