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Autore: Desmond    01/10/2013    0 recensioni
Un uccisore di draghi viene sconfitto per la prima volta, la sua vita cambierà, e vivrà una nuova avventura - anzi, due. Una, però, la vivrà solo con la mente, mentre l'altra sarà reale. Al lettore decidere quale delle due è vera.
Genere: Avventura, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Mi risvegliai frastornato, in preda ai capogiri. Inizialmente non capivo quel che avevo intorno. Sentivo una sensazione soffice sotto la testa, un cuscino. Ero su di un letto, ma non avevo idea sul come ci fossi giunto. Pian piano iniziai a vedere gli oggetti che mi circondavano: un armadio, un piccolo comò e una candela accesa sopra. Di fronte al letto, sulla destra, una porta chiusa. Si aprì lentamente. Apparve una ragazza con un cesto di vimini tra le braccia. Lo appoggiò al bordo del letto e prese in mano uno strano impacco. Alzò la testa e, vedendo che avevo gli occhi aperti, si lasciò cadere il fagotto di erbe appena preso.
«Ah, ti sei svegliato! - mi disse timidamente e con stupore - beh, io sono Myalena, e tu?».
«Tyaasil, l’uccisore di draghi» risposi seccato.
«Ah, bene - sorrise - ma cosa…» cominciò.
«Come sono arrivato qui?» la interruppi bruscamente.
«Non lo so di preciso - rispose - ti ho trovato poco lontano da casa mia l’altra sera, steso a terra come morto. Ho appoggiato la mano sul tuo petto e, sentendo che il cuore batteva ancora, ti ho portato dentro e messo a letto. Sei stato a dormire per tre notti e due giorni»
«Bene, bene. Starò qui il minimo indispensabile, poi me ne andrò, ho una missione da eseguire» tagliai corto. Lei mi guardò perplessa, poi sollevò da terra l’impacco e lo pose sul mio petto.
Le cure proseguirono in modo analogo per tre giorni, con l’aggiunta di due pasti caldi al giorno. Ricominciai ad allenarmi con la mia spada. In pochi giorni il mio polso si riabituò ai movimenti fluidi, agli affondi e alle parate che era solito fare.
Intanto avevo iniziato a dialogare con quella ragazza, Myalena. Per la prima volta nella mia vita mi stavo affezionando a qualcuno, ed era strano per me. Una sera, mentre mi portava la cena come al solito, decise di rimanere a parlare. Sedette su una sedia accanto al letto e, dopo una decina di minuti che discorrevamo, la invitai a sdraiarsi accanto a me, stupendomi di me stesso. La guardai negli occhi, era bellissima. I fluenti capelli bruni le incorniciavano perfettamente il viso, gli occhi castani lasciavano trasparire il suo animo gentile. Estraneo al me stesso che avevo conosciuto sino a quel momento, la baciai con dolcezza sulle labbra. Fu un’eternità che durò un istante. Ci addormentammo abbracciati, lei con la testa sul mio petto. Presi sonno col sorriso sulle labbra. La amavo.
Al mio risveglio tutto era diverso. La sua presenza era per me un fastidio, la sera prima pareva un ricordo lontano, forse un incubo.
Mi liberai da quell’odioso abbraccio e, fatte armi e bagagli, me ne andai, senza curarmi di avvisare o quant’altro. L’unico pensiero era il mio orgoglio ferito da quell’orrido drago, l’unico desiderio era la vendetta. Percorsi i sentieri in fretta e furia, scalai i dirupi alla svelta, tentai di limitare al massimo le soste per raggiungerlo quello stesso pomeriggio.
Quando il sole volgeva a mezzogiorno, notai un paesaggio che aveva un che di familiare, eppure era come se non ci fossi mai stato. Camminai, intorno a me il paesaggio variava continuamente: una quercia, poi un lauro, un pino. Passò un’ora, vidi un fiumiciattolo. Non potevo dimenticare quel rivo, era l’immissario del laghetto accanto alla tana del drago. Ma era diverso, o forse ero cambiato io. Avanzai lentamente lungo la sua sponda, prestando attenzione a non calpestare le preziose stelle alpine che riposavano a terra, notai delle piccole cascatelle nel torrente, e dei vortici, e mille altre geometrie intricate. Giunsi in riva al laghetto, tutto era come l’avevo lasciato: lo sfiatatoio sfondato, un mio pugnale a terra (evidentemente mi era caduto quando la bestia mi aveva scaraventato al muro), il mio laccio dei capelli nel punto in cui mi ero seduto. Sulla nuda roccia, in una zona, erano disegnate delle strane crepe, profonde. Intuii che dovevano essere quelle causate da me. Mi ci rimisi dentro, e mi contornavano perfettamente. Sentivo un leggero mal di testa, e decisi di chiudere gli occhi per un momento.
All’improvviso sentii un tremendo fetore. Il respiro del drago. Spalancai le palpebre e vidi quella fiera imponente. Sembrava ancor più grande della volta precedente. Provai ad urlare con tutto il fiato che avevo in gola, ma nessun suono mi uscì dalle labbra. Tentai di scappare lontano, ma il mostro mi bloccò. Fulmineamente i suoi artigli mi penetrarono il petto, si fecero strada nella mia carne spezzandomi le costole. Mi strappò via il cuore. Fu un istante che durò un’eternità. Spirai.
 
Mi svegliai di soprassalto. Avevo la fronte imperlata di sudore, il cuore mi batteva all’impazzata. Possedevo ancora il mio cuore. Era stato solo un brutto sogno. Tra le braccia stringevo ancora - e non c’è più vergogna nelle mie parole: era la sensazione più bella che si potesse provare - Myalena in un dolce abbraccio.  
  
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