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Autore: Lux_daisy    01/10/2013    4 recensioni
Dal capitolo 3:
-- Sei fastidioso, feccia. Ti conosco a malapena e già mi verrebbe voglia di massacrarti fino a farti urlare pietà, perciò ti avverto: non continuare a provocarmi --. La sua voce si era ridotta a un sussurro: si insinuò nella pelle di Squalo, strisciando come un serpente e scavò fino a raggiungere la carne e i muscoli e le ossa per poi incidersi nell’anima e mozzargli il respiro. Squalo sgranò gli occhi e per la prima volta in vita sua si accorse di provare paura di fronte a un avversario.
In una prestigiosa Accademia si incrociano le vite di due ragazzi dal passato difficile. Xanxus e Squalo si odiano e si scontrano, si respingono e si attraggono, come le falena di fronte alle fiamme, senza capire quant'è grande il pericolo di bruciarsi.
Genere: Azione, Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Dino Cavallone, Superbi Squalo, Xanxus
Note: AU, Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Bloccati


Dopo le prime settimane trascorse con i Varia, Squalo poteva tranquillamente affermare che il suo odio per Xanxus fosse aumentato in modo esponenziale, dato che il moro sembrava trovare ogni pretesto per provocarlo fino a farlo reagire. Mentre gli altri erano per lo più ignorati, Squalo era diventata la vittima preferita del suo Boss, che si divertiva a metterlo alla prova per vedere fino a quanto avrebbe resistito prima di esplodere.

E Squalo esplodeva, perché arrivava sempre quel momento in cui la sua pazienza – già di per sé esigua – scompariva del tutto, lasciando il posto alla rabbia e all’irritazione; e ogni volta le sue lamentele e i suoi rifiuti si traducevano in una risposta violenta da parte di Xanxus. Così, capitava che la testa di Squalo venisse sbattuta contro la prima superficie dura a disposizione o che diversi oggetti, tra cui libri, lattine e persino scarpe si infrangessero su di lui, provocando l’ilarità degli altri Varia che assistevano alla scena, in particolare di Levi.
Squalo però fu costretto a notare che, nonostante tutto, Xanxus non sembrava avere intenzione di mettere in scena una replica anche peggiore del pestaggio avvenuto in palestra.
“Di sicuro si diverte di più a prendersi gioco di me… fottuto sadico bastardo!” si ritrovò più volte a pensare con odio.
Poi c’erano quei giorni strani in cui il moro ignorava persino lui e dava l’impressione di essere in un mondo tutto suo e di non aver alcuna intenzione di sprecare tempo con i suoi sottoposti, ma a Squalo non importava più di tanto: del resto per lui era meglio essere ignorato che essere punito dai metodi tutt’altro che gentili del suo Boss.

La raccolta di informazioni però non procedeva come Squalo aveva previsto e sperato: tutti i Varia si erano dimostrati molto restii a parlare di se stessi e del loro passato. Tutti tranne Belphegor che si era invece vantato del suo sangue blu: a quanto diceva, infatti, proveniva da un antica e nobile famiglia che era stata addirittura alla corte di Vittorio Emanuele II. Per Squalo, ovviamente, quella notizia era utile tanto quanto sapere che Lussuria era un fan sfegatato di Lady Gaga o che il piatto preferito di Xanxus erano le bistecche al sangue.
“Non me faccio niente di questa roba! Se continua così, non riuscirò mai a scoprire i loro punti deboli!” si diceva depresso, “forse Dino aveva ragione…”
Già, Dino. Ogni volta che la sua mente si ritrovava a pensare a lui, il peso sul cuore di Squalo sembrava aumentare. Anche se ormai tutti avevano dimenticato la storia della chitarra in mensa, Squalo sapeva che Dino non l’avrebbe perdonato tanto facilmente, se mai l’avesse fatto. I rapporti tra loro due erano talmente gelidi che l’argenteo preferiva trascorrere il tempo con i Varia piuttosto che in quella stanza dove ormai non si scambiavano neanche un saluto. Anche le volte in cui Squalo era tornato con dei lividi o tagli – i segni del trattamento che Xanxus gli riservava  – Dino si era limitato a lanciargli un’occhiata infastidita, ma non gli aveva mai chiesto niente.
Così Squalo si era ritrovato insieme ai Varia più spesso di quanto avrebbe pensato, scoprendo, tra l’altro, che Xanxus era l’unico di loro ad avere una stanza tutta per sé, senza doverla condividere con nessuno.
“Questo mondo è davvero pieno di ingiustizie”  aveva pensato con invidia.
 
 
 

<< Una festa di Halloween? >>. Squalo guardò Lussuria con aria scettica, ma quello gli rispose con un sorriso a trentadue denti.
<< Ogni anno il Comitato Studentesco organizza una festa in maschera in palestra: è un evento im-per-di-bi-le! >> squittì entusiasta, sillabando con enfasi l’ultima parola.
<< Non mi interessa. Non sono tipo da feste >> replicò subito Squalo, tornando a concentrarsi sul libro che stava leggendo.
La stanza “privata” di Xanxus si era fatta d’un tratto affollata, dato che tutti i Varia – tranne Viper – si erano radunati là e mentre il moro si riposava sul letto, Belphegor giocava con una console portatile e Levi sfogliava un giornale, Squalo cercava di concentrarsi sulle pagine di “La coscienza di Zeno”, ma inutilmente, dato che Lussuria lo distraeva con le sue chiacchiere.
<< Oh, Squaletto, quando parli così sembri proprio il Boss! >> si lamentò quello mettendo il broncio come un bambino.
L’altro gli lanciò un’occhiataccia infastidita. << Ti ho già detto di non chiamarmi Squaletto! È irritante! E poi io non sono assolutamente come quello là >>.
<< Uffa! E va bene! Ma devi venire anche tu: ci saremo tutti >> insistette Lussuria, avvicinandosi a Squalo che gettò uno sguardo su Xanxus. Sembrava appisolato, ma l’argenteo sapeva che stava ascoltando tutto.
<< Vuoi dire che viene anche il Boss? >> gli domandò allora curioso. In effetti doveva ammettere che almeno nel non gradire le feste, lui e il moro avevano trovato un elemento in comune.
<< Ma certo! >> esclamò l’altro, tornando a sorridere, << ho già preparato i costumi per tutti, tranne il tuo. Da che ti vuoi vestire? >>.
<< Devo proprio? >>.
<< Of course, my darling! È una festa in maschera! >>.
Squalo sbuffò, rassegnato, dicendosi che non aveva alcuna voglia di travestirsi per andare a un’insulsa festa scolastica.
<< Non lo so, scegli tu >> rispose con assoluta mancanza di entusiasmo. Non aveva neanche voglia di scegliere un costume: uno valeva l’altro.
 
 
 
Si guardò allo specchio e il suo volto si contrasse in una smorfia di dubbio e perplessità. << Devo veramente andare in giro conciato così? >> chiese Squalo, voltandosi verso Lussuria.
<< Ma tesoro, questo vestito ti sta d’incanto! >> esclamò quello col tono di una vecchia signora.

Squalo sospirò esasperato e si diede un’altra occhiata: Lussuria gli aveva fatto indossare un elegante completo bianco con cravatta argentata e rifiniture dello stesso colore sulla giacca; sulla schiena, all’altezza delle scapole, aveva cucito un paio di piccole ali bianche piumose che in apertura oltrepassavano le spalle, rendendosi così visibili anche a distanza. I suoi capelli, di solito spettinati e sistemati solo con un po’ di gel, erano stati acconciati in un complesso insieme di ciocche che Lussuria aveva definito “stile visual-kei”.
<< Sembro un incrocio tra un cameriere e un pinguino sbiancato! >> si lamentò Squalo.
L’altro mise su il broncio per un attimo, ma poi sorrise e gli poggiò le mani sulle spalle. << Sei l’angelo più carino che abbia mai visto in vita mia! >>.
<< Ma è una festa di Halloween! Non potevi farmi un costume da zombie, mummia o qualcosa del genere? >>.
Lussuria si staccò da lui. << Tu mi hai chiesto di scegliere al posto tuo e io l’ho fatto, perciò non lamentarti! E poi sei un vero schianto, honey >> e gli fece l’occhiolino. Dato che era travestito da principe azzurro delle fiabe con tanto di calzamaglia, Squalo lo trovò decisamente inquietante, così sbuffò, ma non rispose. In quell’istante la porta della stanza di Lussuria - dove si stavano preparando - si aprì ed entrò Xanxus.
<< Avete finito, fecce? >>. Indossava un completo con giacca e pantalone nero, camicia rosso sangue e un lungo mantello sempre nero chiuso sul petto da un elegante gancio decorato con una pietra color rubino. Gli occhi erano stati truccati di nero e del sangue era stato disegnato agli angoli della bocca.
<< Sì, Boss! >> confermò allegro Lussuria, poi lanciò occhiate alternate agli altri due e un sorriso di soddisfazione si aprì sul suo volto. << Ma guardatevi! Un demone e un angelo >> fece notare, indicando i loro costumi, << una coppia splendida! >>.

Xanxus e Squalo si guardarono, constatando che in effetti i loro abiti si opponevano come lo yin e lo yang: una creatura delle tenebre l’uno e una creatura della luce l’altro. Squalo dovette inoltre riconoscere che al moro, nonostante la pelle scura non propriamente tipica di un vampiro, quel completo donava particolarmente. Si ritrovò a fissarlo più a lungo di quanto avrebbe voluto e se ne accorse solo quando Xanxus parlò. << Che hai, feccia? Ti sei incantato? >>.
Squalo scosse la testa e distolse lo sguardo, imbarazzato. << N-non… non ti stavo guardando! >>.
La bocca del Boss si piegò nel suo tipico sorrisetto di superiorità. << Io non ti ho mica chiesto se mi stavi guardando >>.
Squalo sgranò gli occhi e sperò che il trucco sul suo viso nascondesse l’improvviso rossore.
<< Già! Beh, comunque non ti stavo guardando! >> replicò rapido, per poi fiondarsi fuori dalla stanza, maledicendosi senza sosta. Perché diavolo si era imbarazzato come una ragazzina?
“Quel dannato bastardo!” pensò irritato. Nel suo tentativo di allontanarsi, s’imbatté in Levi, Belphegor e Viper che avevano da poco finito di prepararsi: il primo era vestito da soldato sopravvissuto a uno scontro con gli zombie, il biondino da omicida psicopatico con tanto di capelli, abiti e coltelli sporchi di sangue e la ragazza, in abito nero con pizzo, da gothic lolita.
<< Ushishishi, guarda quant’è carino il nostro angioletto! >> lo prese in giro Bel sghignazzando come al suo solito.
<< Fottiti >> replicò Squalo tra i denti.
<< Ushishishi, così mi ferisci >> continuò quello, portandosi una mano al petto con fare offeso.
Stava per rispondere, quando sentì alle sue spalle la voce di Lussuria. << Su, su, smettetela di bisticciare voi due! È tempo di andare a divertirci! >>. Detto questo, si avviò a passo spedito lungo il corridoio, con la spada finta che gli penzolava al fianco e la mente che fremeva per mettere in atto il suo geniale piano.
 
 

Non appena entrarono in palestra, Squalo dovette almeno in parte ricredersi su tutti quegli studenti figli di papà: avevano fatto un ottimo lavoro nell’organizzare la festa. Dappertutto erano state piazzate decorazioni a tema, persino scheletri di cartone che, attaccati al soffitto, penzolavano sulla folla mascherata che stava già ballando. Diversi tavoli pieni di cibi e bevande erano stati sistemati a una parete; un dj faceva il suo lavoro da un palchetto piazzato dalla parte opposta rispetto alla porta d’ingresso e le luci illuminavano il tutto con i colori del rosso, dell’arancio e del viola. Sembrava davvero di essere in un altro luogo.
<< I ragazzi del Comitato Studentesco hanno superato se stessi quest’anno! >> esclamò Lussuria a voce alta per superare il volume della musica.
La palestra era già affollata e guardandosi in giro si potevano vedere costumi di tutti i tipi: dai classici zombie, streghe e lupi mannari a fate, elfi e guerrieri, da principi e principesse ai personaggi del film horror più famosi.
I Varia si mischiarono tra la folla e dato che Squalo non mangiava dall’ora di pranzo, si fiondò sul buffet, staccandosi dagli altri.

Dopo circa un’ora dal loro arrivo – durante la quale Belphegor aveva terrorizzato a morte un gruppo di ragazze, Xanxus aveva quasi fatto a botte per tre volte con quelli che lo urtavano per sbaglio e Lussuria aveva esasperato il dj per fargli mettere le canzoni che voleva lui – Squalo andò al bagno e al suo ritorno il principe psicopatico lo afferrò per un braccio e gli disse: << Il Boss vuole parlarti in infermeria. Dice che è urgente >>.
L’argenteo lo fissò con sguardo perplesso, ma l’altro prese a spingerlo verso l’uscita, senza dargli il tempo di fare domande.
<< Ho capito, ho capito! Sto andando! >> sbottò irritato e si allontanò a passo spedito.
“Ma che diavolo vuole quello da me?” si domandò più volte, mentre attraversava il giardino ed entrava nell’edificio centrale. Considerato che tutta la scuola era alla festa, quei corridoi erano talmente vuoti e silenziosi che Squalo sentiva solo il suono del suo stesso respiro e i suoi passi che rimbombavano sul pavimento.
 
“Non è che quegli spostati vogliono farmi uno scherzo?” ipotizzò, fermandosi sulle scale. Insomma, non aveva alcun senso che Xanxus l’avesse fatto venire fino all’infermeria solo per parlare. E poi parlare di cosa? “Se deve dirmi qualcosa, può farlo in qualsiasi momento!”
Quella faccenda gli puzzava, ma, nonostante l’allerta del pericolo, Squalo andò avanti e in pochi minuti fu nel corridoio al terzo piano. Dato che l’unica luce era quella della luna che entrava dalle finestre, non riusciva a vedere chiaramente, ma gli sembrò di scorgere un’ombra entrare in infermeria.
“Se pensano di farmi paura con una cazzata del genere, resteranno molto delusi” si disse, continuando a camminare. Qualunque fosse stato il loro piano, non avrebbe dato loro nessuna soddisfazione.

Notò che la porta dell’infermeria era rimasta socchiusa: l’aprì e una volta dentro non fece neanche in tempo a sentire la serratura chiudersi che due mani lo afferrarono per le spalle e lo spinsero contro il muro. Il braccio destro gli venne torto e colse distintamente il respiro di qualcuno dietro di lui.
<< Lasciami, brutta testa di cazzo! >> gridò allo sconosciuto, provando a divincolarsi, ma quella presa era dannatamente salda e per qualche motivo familiare.
<< Che cazzo ci fai tu qua? >>.
Squalo avrebbe riconosciuto quella voce tra mille. << Boss? >> domandò, pur sapendo già la risposta.
Sentì il braccio tornare libero e la pressione sulla sua schiena allentarsi. Si voltò e si ritrovò davanti il volto incazzato e confuso di Xanxus.
<< Che diavolo sta succedendo? >> gli domandò guardandosi attorno.
<< Questo dovrei chiedertelo io, feccia. Viper mi ha mandato qua, dicendomi che Lussuria aveva urgente bisogno di aiuto e invece trovo te >>.
<< Ehi! Guarda che io non c’entro niente! >> si difese subito Squalo, << è colpa di Belphegor: mi ha detto che tu volevi parlarmi qua in infermeria >>. Vide il moro aggrottare le sopracciglia e la linea della sua bocca farsi sottile.
<< Che cazzo stanno combinando quei rifiuti? >> ringhiò lanciando un’occhiata alla porta.
<< Usciamo di qua e scopriamolo, ma se la risposta non mi piace, chiedo il permesso di pestarli a sangue >> dichiarò Squalo con un ghigno.
<< Voglio divertirmi io con loro, ma ti concedo il colpo di grazia >> replicò il Boss col tono di un vero vampiro che sta già pregustando il sapore del sangue della sua vittima.

I due raggiunsero la porta, ma quando Squalo provò ad abbassare la maniglia, la trovò bloccata. Tentò e ritentò più volte, ma quella non si mosse di un millimetro.
<< Merda! Non si apre! >>.
Xanxus lo spostò. << Fa provare me >> disse, ma anche i suoi tentativi furono vani.
<< Fanculo! >> imprecò, assestando un calcio alla porta.
Squalo si guardò attorno: l’infermeria era un locale abbastanza grande, bianco e asettico come un ospedale, con letti separati dalle tende, armadietti di medicinali e utensili, piccole apparecchiature mediche e una scrivania. Oltre alla porta, l’unica altra via d’uscita era costituita dalle due finestre, che erano però chiuse con cancellate che potevano essere aperte solo dalla chiave. Chiave che era custodita dal medico e dall’infermiera.
<< Siamo bloccati qua dentro >> dichiarò con voce grave. Lui e Xanxus si guardarono a lungo, prima di prendere a pugni la porta e di gridare per farsi sentire, ma dopo alcuni minuti l’unica cosa che percepirono fu il silenzio assoluto. Chiunque li avesse chiusi là dentro era già andato via.
Il moro, in un impeto di rabbia, si tolse il mantello e lo gettò a terra con violenza. << Quei fottuti bastardi faranno meglio ad avere una valida scusa per tutto questo, altrimenti farò rimpiangere loro di essere nati! >>.
Squalo lo osservò accomodarsi alla scrivania e incrociare i piedi sul tavolo in un gesto di stizza. Per un motivo che non gli era del tutto chiaro, aveva ormai capito che quella era la posizione preferita del Boss quando si sedeva; aveva anche capito che, quando il moro era incazzato, la cosa migliore da fare era non rivolgergli la parola. Per imparare questa verità però era dovuto passare attraverso le diverse reazioni violente di Xanxus.

Squalo prese allora posto sul lettino per le visite e lasciò che il suo sguardo vagasse senza una meta precisa. Realizzò che non avevano neanche acceso le lampade al neon, ma dato che quella sera la luna brillava piena e luminosa, c’era abbastanza luce per distinguere tutti gli oggetti senza problemi e tutto l’ambiente era rischiarato da un tenue bagliore argentato.
Dopo alcuni minuti, senza che lui lo volesse, i suoi occhi si fermarono sul Boss: aveva le braccia incrociate sul petto, ma Squalo non riusciva a vederne il volto perché in quel momento gli dava le spalle. Si rese conto che quella era la prima volta in cui si ritrovavano completamente soli in una stanza senza che uno volesse prendere a pugni l’altro e in questa consapevolezza il suo cuore prese a battere più veloce. “Che cazzo mi prende?”.
Si ritrovò anche a pensare che quel silenzio diventava ogni secondo più pesante, ma provò a convincersi che fosse solo la sua immaginazione.
Dopo molti altri minuti che parvero interminabili, fu Xanxus il primo parlare. Tolse i piedi dalla scrivania e si girò sulla sedia in modo da poter guardare Squalo.

<< Sai, feccia, girano delle voci su di te >> iniziò, gli occhi seri piantati nei suoi, << dicono che il Preside sia una specie di patrigno e che ti faccia frequentare questa scuola senza sborsare un euro. Vorrei proprio sapere perché Cavallone farebbe una cose del genere per una feccia come te >>.
Squalo rimase spiazzato da quella domanda e deglutì nervosamente. Da quando era entrato nei Varia, il moro non aveva mai mostrato alcun interesse particolare nei suoi confronti, se si escludeva il suo sadico divertimento nel tormentarlo.
<< Non è carino chiamare la gente feccia quando chiedi qualcosa >> replicò, cercando di deviare l’argomento.
<< Ti chiamo come cazzo mi pare e non provare a fare il furbo con me: non ti conviene. Dato che mi sto annoiando, potrei decidere di divertirmi con te, quindi se non vuoi sputare i tuoi denti, faresti meglio a rispondere >>. Il suo tono era calmo e questo spaventò Squalo più di ogni altra cosa, perché sapeva fin troppo bene che quando Xanxus era serio nel minacciare qualcuno, la sua voce era sempre più fredda e tagliente di una lama, esattamente come in quel momento.
<< È vero: il Preside si prende cura di me. Grazie a lui posso studiare qua senza dover pagare la retta >> confermò allora, lo sguardo fisso per terra.
<< Perché? >> domandò semplicemente l’altro.
Squalo rialzò gli occhi, ma rimase in silenzio. Non voleva raccontargli la verità.
<< Ti ho fatto una domanda, feccia. Per il tuo bene, non costringermi a chiedertelo una terza volta >>.

“Questo è un ordine, non una domanda” pensò l’argenteo e avrebbe voluto farglielo notare, ma si disse che stava già mettendo a dura prova la pazienza del Boss. Eppure continuava a non voler parlare: si sentiva stringere la gola e senza accorgersene iniziò a tormentarsi le mani, mentre i suoi occhi non riuscivano più a sostenere lo sguardo indagatore dell’altro.
<< È a causa dei miei genitori: sono stati uccisi >> rispose con voce debole e sofferta, il cuore stritolato in una morsa di dolore.
<< Quindi sei rimasto orfano? >> s’informò il moro, il tono impassibile, come se non gli interessasse davvero quello che aveva sentito.
Squalo mosse la testa in segno d’assenso, ma continuò a guardare a terra. << Tutti i parenti se la sono data a gambe levate non appena è stato confermato che i miei erano stati uccisi dalla mafia. Nessuno voleva avere a che fare con me e dato che comunque i miei non erano in buoni rapporti con le loro famiglie, io sono stato semplicemente abbandonato >>. Per quanto si sforzasse di rimanere calmo, sentì la sua voce farsi tremante e gli occhi iniziare a bruciare.
“Merda! Non voglio piangere davanti a lui!”. Eppure, nonostante il dolore e l’imbarazzo, si rese conto di non riuscire più a fermare le parole.

<< I miei avevano una pasticceria: mia madre faceva le torte più buone del mondo e mio padre si occupava della gestione. Il negozio non era molto grande, ma in poco tempo divenne uno dei più conosciuti: i clienti continuavano ad aumentare e noi eravamo felici. Quando la mafia venne a chiederci il pizzo, i miei non vollero pagare. Provarono anche a denunciare la cosa alla polizia, ma quelli non fecero niente. Un giorno i mafiosi bruciarono la macchina di mio padre, ma loro continuavano a non voler pagare. Poi una sera, poco prima della chiusura, tre tizi fecero irruzione nel negozio: probabilmente erano venuti a prendersi l’incasso come punizione per non aver pagato prima, ma mio padre reagì. Ci fu una colluttazione e in un attimo lui e mia madre si ritrovarono con diverse pallottole in petto >>. Si fermò e provò a ispirare profondamente, ma  il suo corpo iniziò ad essere scosso dai singhiozzi e il volto prese a bagnarsi di quelle stesse lacrime che aveva giurato di non versare mai più. << Io non sapevo niente di tutta questa storia: i miei me l’avevano tenuto nascosto e io ero troppo impegnato a fare a botte per accorgermi che qualcosa non andava. Furono i poliziotti a spiegarmi cos’era successo, ma io non riuscivo a crederci. Non volevo crederci >> si fermò ancora, la voce ormai incrinata dal pianto e il corpo che continuava a tremare piano. Tirò su col naso un paio di volte e si asciugò il viso con la manica della giacca, ma altre lacrime silenziose presero il posto di quelle che venivano tolte, << I miei genitori sono morti solo perché non si sono piegati agli strozzini! Per colpa della mafia io ho perso tutto quello che avevo! >>.

Lacrime di rabbia, disperazione e sofferenza continuavano a sgorgare fuori dagli occhi di Squalo, nonostante lui si sforzasse di fermarle.
Provava una tale vergogna a piangere in quel modo proprio di fronte a Xanxus, di fronte al figlio di un mafioso, ma ormai la diga che lui stesso si era imposto era definitivamente crollata. Aveva giurato a se stesso che non avrebbe più pianto per la morte dei suoi genitori, ma aveva anche fatto di tutto per evitare di pensarci e di parlarne. Ora che invece era stato costretto a rivivere il suo passato, il pianto era diventato la sua unica liberazione. Si sentì piccolo, debole e patetico e il sapere che gli occhi dell’altro erano fissi su di lui gli fece provare l’irrefrenabile desiderio di scappare il più lontano possibile. Aveva sempre odiato mostrarsi debole di fronte agli altri, persino da bambino, ma in quel momento, in quella stanza che d’un tratto sembrava essersi fatta troppo piccola, Squalo pensò che non aveva mai detestato così tanto la sola idea che qualcuno vedesse quel lato di lui.

<< Ancora non capisco perché Cavallone ti abbia preso con sé >> gli disse però Xanxus che non sembrava minimamente toccato dal racconto dell’altro.
Squalo sollevò la testa e tirò ancora su col naso. << Era un caro amico dei miei genitori: ha detto che avrebbe pensato lui a me per sdebitarsi del loro aiuto. Se non ci fosse stato lui, sarei stato affidato ai servizi sociali per poi finire chissà dove >>.
Il moro continuò a fissarlo con sguardo penetrante, mentre Squalo cercava di capire a cosa stesse pensando, ma senza riuscirci.
<< Quindi odi la mafia >>. Più che una domanda, la sua sembrava essere una constatazione.
Squalo sgranò gli occhi per un istante – erano ancora lucidi e gonfi, ma il suo sguardo si fece subito rabbioso. << Più di ogni altra cosa, ma di sicuro tu non puoi capire >>.
<< Non parlare come se mi conoscessi, feccia >> lo mise in guardia Xanxus, il volto contratto in un’espressione irata, << io capisco l’odio e la rabbia più di quanto tu possa immaginare >>.

<< Che… che vuoi dire? >>. Squalo non seppe perché glielo chiese. In realtà non sapeva neanche come fossero finiti in quella discussione. Aveva l’impressione di trovarsi in uno strano sogno, come in una sorta di limbo dai contorni sfocati e confusi, ma allo stesso tempo vividi. Non riusciva nemmeno a credere di avergli raccontato la verità sull’omicidio dei suoi genitori. Anche se era riuscito a calmarsi e a smettere di piangere, provava ancora vergogna nell’aver mostrato all’altro le sue debolezze.
“Dovrei essere io a scoprire i suoi punti deboli e non viceversa…” si disse sconfortato, mentre cercava di dare un senso a quella situazione.
<< Non sono affari tuoi! >> sbottò Xanxus, fulminandolo con lo sguardo. Senza rendersene conto però, si passò una mano sulla cicatrice della guancia: un gesto che non sfuggì a Squalo.
“Può essere che…”.
<< È a causa di quelle tue strane cicatrici, vero? >>.
Gli occhi rossi del Boss si spalancarono e la bocca si schiuse leggermente.
<< Come te le sei procurate? >> continuò Squalo, il sospetto che diventava ogni secondo una certezza.
In quel momento accadde qualcosa che non avrebbe creduto possibile: Xanxus distolse lo sguardo da lui e lo puntò altrove.
<< Dato che ti ho raccontato una cosa che non avevo mai detto a nessuno, non dovresti confidarmi anche tu un segreto? >>.
Il moro si voltò nuovamente verso Squalo, gli occhi stretti e furiosi. << Dove pensi di essere,  a un pigiama party? Vuoi forse parlarmi del tuo primo bacio o della prima volta che ti sei masturbato? >>.
L’altro sbuffò e aggrottò le sopracciglia. << Sei simpatico come un palo nel culo >>.
Un breve ghigno curvò le labbra del moro. << Non ti prendo a cazzotti solo perché non mi va di infierire su uno che ha appena smesso di frignare >>.
Il volto di Squalo si rabbuiò e le sue guance si fecero ancora più rosse. Abbassò gli occhi imbarazzato e scattò in piedi, voltandosi per poi dare all’altro le spalle: era sicuro che prima o poi gli avrebbe rinfacciato di essere scoppiato a piangere davanti a lui, solo che non pensava l’avrebbe fatto così presto.
“Che figlio di puttana!”. Fece a malapena in tempo ad imprecare che venne colto di sorpresa dalla voce dell’altro.

<< Avevo dieci anni >> iniziò all’improvviso Xanxus, con tono piatto e monocorde. Squalo si girò a guardarlo, ma il moro aveva gli occhi fissi nel vuoto. << quando venni rapito dagli scagnozzi di una famiglia nemica dei Vongola. Il figlio del loro Boss era stato ucciso in una sparatoria con gli uomini di mio padre e venne deciso che fossi io a pagare. Quei tizi pensarono che se avessero ucciso il figlio del Boss dei Vongola, avrebbero vendicato la morte di quel ragazzo. Mi tennero segregato in un luogo buio e umido e mi torturano per un paio di settimane >>.

Squalo sentì il respiro mozzarglisi in petto ed ebbe l’impressione che gli mancasse il terreno sotto i piedi. Non riusciva a credere alle sue orecchie e per di più non riusciva a credere che Xanxus stesse raccontando una cosa simile col tono di uno che elencava i piatti sul menù di un ristorante. Non sembrava neanche che stesse parlando di una cosa successa a lui.
“Non è possibile! Questo… questo non può essere vero!”.

<< Non volevano soltanto vendicare il figlio del loro Boss: volevano che mio padre soffrisse, ma alla fine fui io a pagare tutte le conseguenze. Mi torturarono con dei ferri arroventati, lasciandomi ustioni su tutto il corpo; iniziarono dai piedi e risalirono fino ad arrivare al volto. Spesso il dolore era talmente forte che perdevo i sensi, ma i miei ricordi di quei giorni sono piuttosto confusi. Una cosa però non potrò mai scordare: la puzza di carne bruciata che mi invadeva le narici. Questa >> disse, toccandosi la guancia, << me la fecero il giorno in cui i Vongola vennero a liberarmi. Uccisero tutti gli uomini dell’altra Famiglia e pochi giorni dopo anche il loro Boss: fu uno sterminio. Io rimasi in ospedale per un po’ e fui sottoposto ad alcune operazioni chirurgiche, ma quando mi chiesero se avrei voluto far sparire le cicatrici, io risposi di no >>.
“Cosa? Perché?”. Squalo sgranò gli occhi, sempre più incredulo e sconvolto. “Co-come può essere? Era solo un bambino!” 

<< Le ho lasciate come monito per ricordare a me stesso che non avrei mai più permesso a nessuno di farmi del male o di condizionarmi in alcun modo. Ho giurato che non sarei più stato così debole da non riuscire a difendermi e da allora sono sempre stato io il più forte >>.
Si fermò, gli occhi ancora persi nel vuoto, il volto serio e impassibile. Rimasero entrambi in silenzio a lungo. Squalo avrebbe voluto dire tante cose, ma i pensieri nella sua mente erano talmente ingarbugliati da rendergli impossibile articolare una frase di senso compiuto. “Io a dieci anni giocavo a pallone con i miei amici e guardavo i cartoni animati, mentre lui ha dovuto subire tutto questo… non… non è giusto! Nessuno dovrebbe vivere una simile esperienza, soprattutto un bambino!”. Si sentiva indignato, confuso, arrabbiato, frastornato: non riusciva a mettere ordine nella sua mente e nel suo cuore.
<< Mi… mi dispiace >> fu tutto ciò che disse. Allora Xanxus si voltò a fissarlo, ma nei suoi occhi Squalo vide solo un’infinita rabbia.
<< Non voglio la tua pietà, feccia! Non voglio la pietà di nessuno; non ne ho bisogno >> replicò con voce furiosa.
<< La mia non è pietà! >> rispose l’altro, sostenendo il suo sguardo, << io ti odio. Odio quello che rappresenti, quello che sei. Odio il modo in cui tratti gli altri e anche se hai avuto un’esperienza traumatica, questo non ti dà il diritto di comportarti come un fottuto stronzo arrogante! Quindi non pensare che potrei provare pietà per uno come te! >>.
<< Tch, meglio così. Preferisco essere odiato che essere compatito >>.

Solo in quell’istante però Squalo si rese conto che di tutto l’odio che aveva appena professato nei confronti di Xanxus non c’era più traccia.






Ciaossu a tutti!! ^^ innanzitutto mi scuso con i miei tre angeli, Musa07, Kyoite e Sweethell per non avervi risposto personalmente alle recensioni... ragazze, sapete che le vostre parole sono fondamentali per me e senza il vostro supporto non sarei ancora qua <3 <3 <3 quindi, come sempre grazie infinite!
Passiamo al capitolo: finalmente si è scoperto non solo la dinamica dell'omicidio dei genitori di Squalo (su cui, confesso, ho il dubbio che sia, non so, un pò inverosimile, ma vabbè....), ma soprattutto il passato di Xanxus... povero Boss!! ovviamente, se fossero stati i veri xanxus e squalo avrebbero sfondato quella porta in 3 secondi X) ma sono solo due adolescenti senza poteri quindi capiteli! u.u dal prossimo cap le cose si faranno ancora più interessanti, so stay tuned! ;)
bene, non mi dilungo ancora e attendo il vostro parete :D ringrazio tutti voi che seguite e leggete! un abbraccio e a presto!

 
  
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