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Autore: Marty Andry    01/10/2013    5 recensioni
Siamo nel 28 a.C., a Roma. Una figlia illecita di Giulio Cesare, Tosca, vive con la madre ed uno zio nell'Urbe. Un matrimonio combinato farà in modo che sulla vita di Tosca, calino le tenebre.
Come potrà la ragazza a ritrovare la luce?
Genere: Malinconico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità greco/romana
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Tosca girovagava senza una meta ben precisa nel foro romano. Attorno ad un banco che vendeva oggetti in  terracotta vi era raccolta una grande quantità di gente. La ragazza prese un lembo della tunica candida per sollevarla delicatamente da terra perché non si sporcasse e si avvicinò alla folla. Poco dopo capì cosa fosse l'oggetto di tale attenzione: il proprietario della bancarella stava modellando un vaso in creta. Tosca non si stupì molto, non era la prima volta che vedeva farlo. Un po' delusa, tornò a casa, era quasi ora di pranzo. Ad attenderla, nell'orto, c'era lo zio. Suo padre, insomma. Chi l'aveva generata, assieme a sua madre, era andato via, impaurito dal diventare padre. Ma l'uomo non aveva idea di che meravigliosa creatura era diventata sua figlia. Morbidi capelli castani le ricadevano dolcemente sulle strette spalle, un fisico minuto, e occhi verdi come non se ne erano mai visti. 

Con un gesto veloce salutò lo zio che arava il piccolo appezzamento e, con passo veloce, entrò nella casa per aiutare la madre. La donna sedeva curva vicino al fuoco, non aveva visto la figlia, che le aveva posato la  mano sulla spalla sinistra. 
<< Questa sera conoscerai una persona, figlia mia. >>  
<< Sarebbe? >>
<< Questa sera vedrai. >> tagliò corto la madre. Mentre la ragazza stava salendo le scale, verso la sua, la madre le rivolse la parola. 
<< Ah, Tosca... Prendi la tua veste celeste. Sempre per questa sera. >>
Tosca bramava di scoprire chi fosse il misterioso ospite.

Se lo scopo della madre era quello di farla incuriosire, c'era riuscita. Cercò il vestito che le era stato indicato e lo posò su uno sgabello. Poi si buttò di peso sul letto ed iniziò a fantasticare su chi avrebbe conosciuto. Intanto, era un uomo o una donna? Va bene, non l'avrebbe chiesto. Voleva che tutto fosse una sorpresa. 

Quando arrivò l'imbrunire, il cuore di Tosca iniziò a battere forte. Scese al piano di sotto e prese delle margherite da un cassetto per metterle nei capelli. Si sedette davanti allo specchio ed iniziò ad intrecciare varie ciocche fino a formare una treccia, in cui mise i fiori. Poi  indossò con delicatezza la tunica per poi guardare con  soddisfazione il lavoro una volta ultimato. Scese in fretta le scale e notò che lo zio e sua  madre non erano soli. Un'altra donna, non molto anziana, dava le spalle alla scala e accanto a lei, due uomini.
 
La madre si accorse della sua presenza e la incitò a scendere. La donna che le dava le spalle si voltò di scatto, squadrandola dalla testa ai piedi. Il volto rugoso, scolpito dall’età, occhi sottili come spilli; aspetto molto simile a colui che le stava vicino, probabilmente il marito. Accanto alla coppia, vi era un uomo. Aveva gli occhi grigi e  i capelli castani leggermente mossi. Una figura alta ed imponente avvolta in un morbido tessuto scarlatto. Poco dopo, le presentazioni. Publio Marcello.
 
<< Tosca, >> disse la donna << quest’uomo, mio figlio, sarà il tuo futuro sposo. >>
Quelle parole ebbero su di lei un effetto devastante, il suo castello di carte era crollato con un soffio. Quanti anni poteva avere quell'uomo? Trenta? Sicuramente molti più di lei. La testa iniziò a girarle, le forze l’abbandonarono; per poi cadere tra le braccia dello zio infame.
Quando si risvegliò, si accorse che erano andati via tutti, accanto a lei c’era la madre.
<< Allora, >> le sussurrò accarezzandole i capelli << cosa pensi di Marcello? >>
Tosca iniziò a singhiozzare e, senza profferir parola, si alzò dai cuscini su cui era stata deposta e andò via, dall'amica Adriana. Ripercorse la strada che aveva fatto la mattina, il vasaio era ancora lì , intento a modellare. Lui alzò gli occhi e Tosca vi si perse letteralmente, per pochi secondi. La magia durò poco, la ragazza continuò a correre sotto lo sguardo perplesso del vasaio, seminando le margherite che aveva tra i capelli.
Tosca bussò con forza alla porta della casa dell’amica, che riconobbe subito il colpo, accogliendola tra le lacrime.
 
<< Una cosa è certa: >> concluse Tosca alla fine del racconto << non brucerò tutti i miei giocattoli; perché diventerò vedova quello stesso giorno, l’abito arancione sarà nero come la più atroce delle morti. >>
  
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