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Autore: giuls_gin    01/10/2013    3 recensioni
Le vite dei Salvatori del mondo magico stanno cambiando e sembrano prendere strade completamente diverse: Ron accetta il corso speciale per diventare Auror offertogli dal Ministero; Harry si è allontanato da tutti trovando rifugio in una stanza d'albergo babbano, accettando di vedere solo Ginny; Hermione invece decide di tornare ad Hogwarts per completare l'ultimo anno.
Ad Hogwarts però niente è più come ricordava: la scuola porta i segni della guerra, cicatrici che ardono nei ricordi di molti studenti, e una nuova studentessa, anche lei lì per frequentare l'ultimo anno, sconvolgerà la vecchia Hogwarts e ne creerà, inconsapevolmente, una più unita e più forte, abbattendo le barriere dei pregiudizi e delle falsità, portando i protagonisti di questa mia storia "dall'altra parte".
Leggere per scoprire.
-E' la mia prima fanfiction, siate crudeli!-
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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CAP4 - In trappola

Prima di iniziare a leggere il capitolo, due importanti informazioni:

 

1.      Ringrazio immensamente “sundayrose” per avermi fatto notare un errore colossale: Bellatrix Lastrange era, nella versione originale, rinchiusa nella prigione di Azkaban durante l’infanzia di Draco! Non so proprio come ha fatto a sfuggirmi -.- Scusate!!

Ho deciso di cambiare questo “particolare” a favore dello svolgimento della fan fiction: Bellatrix Lastrange era una fuggitiva, non è mai stata arrestata perché, come altri Mangiamorte, si nascondeva per evitare la cattura. Permettetemi questo piccolo cambiamento.

Ciò verrà comunque affrontato più avanti.

 

2.      La questione Prefetti – Capiscuola è veramente molto confusa: ho cercato in vari siti e indagato sui libri, ottenendo come risultato nessuna certezza! Non si sa quanti debbano essere i Capiscuola in totale (due in tutto, uno per Casa o due per Casa?), non si sa se questi debbano venire scelti tra i Prefetti del 5° anno o tra quelli del 6° anno (si…ci sono alcuni che dicono che anche al 6° si può diventare Prefetti, io non lo sapevo proprio!).

L’unica caratteristica indubbia è che devono essere studenti del 7° anno. Ho deciso di scegliere, tra le appena citate possibilità, la presenza di solo due Capiscuola per anno: Hermione Granger e Draco Malfoy. Se pensate che ciò sia improbabile, ho letto che James Potter e Lily Evans erano Capiscuola, nonostante fosse Remus Lupin il prefetto di Grifondoro. Ce lo vedete James Caposcuola? Ecco….appunto ;)

 

Grazie per la cortese attenzione. Se avete dubbi o informazioni diverse, recensite!

 

 

 

 

Cap 3 – In trappola

 

 

 

 

Every single day what you say makes no sense to me

Lettin' you inside, isn't right, don't mess with me

I never really know what's really going on inside you

“(Can't Get My) Head Around You – The Offspring”

 

 

 

Hermione stava camminando diretta alla Sala Comune dei Grifondoro. Era sola, superava ogni buio corridoio con tranquillità, immersa nei suoi pensieri. Era stanca e non vedeva l’ora di toccare finalmente il letto ma non voleva velocizzare il suo passo, intenzionata a rivivere tutti i momenti che le ricordavano quadri, scale, svincoli e passaggi segreti che incontrava camminando.

Harry e Ron le mancavano così tanto, sembrava che ogni angolo della scuola avesse una storia legata ai suoi migliori amici e alle loro avventure. Ne avevano passate così tante insieme che essere lì, senza di loro, era quasi assurdo. Mai e poi mai avrebbe pensato di separarsi da loro, mai avrebbe pensato di vivere un anno ad Hogwarts senza la testa rossa di Ron e gli occhiali di Harry.

Camminava e più si avvicinava alla Torre di Grifondoro, più si sentiva solo e sperduta.

Era tutto uguale a come si ricordava, eppure era tutto così diverso.

Era appena stata ad un colloquio con la Preside insieme a Malfoy per discutere l’organizzazione dei compiti dei Capiscuola e degli orari di guardia.

Anche nell’ufficio della Preside tutto era come ricordava essere quelle poche volte in cui ci era entrata. Solo due piccoli particolari differivano ma quei cambiamenti la lasciarono stordita: l’assenza di Fanny, la meravigliosa fenice, e la presenza di due nuovi quadri appesi al muro dei Presidi. Albus Silente l’aveva osservata per tutto il tempo in cui era rimasta lì con lo sguardo curioso e divertito; Severus Piton, al solito, l’aveva degnata solo di un’occhiata diffidente ed infastidita, per poi tornare a guardare Malfoy, già presente al suo arrivo.

Si era chiesta come avesse fatto ad arrivare prima di lei.

Quando, alla fine della cena, quel timido studente del secondo anno aveva interrotto il suo interrogatorio a Nora, riguardo le meraviglie dell’Italia, per informarla, tutto rosso e balbettante, che la Preside McGranitt la stava aspettando nel suo ufficio, lei si era subito congedata dal gruppo dei Grifoni per lasciare la Sala Grande.

Come aveva fatto Malfoy ad arrivare prima di lei? E, soprattutto, perché era arrivato prima di lei? Non era certo famoso per la puntualità.

Si era infastidita e si era ripromessa di non dar modo a Malfoy di fare la parte del ‘bravo ragazzo’ un’altra volta.

Decisero come organizzarsi, la Preside fece loro le raccomandazioni per una pacifica collaborazione e lì informò che non avrebbero avuto una stanza solo per loro in quanto era uno spreco di spazio utilizzare quelle camere personali con i dormitori mezzi vuoti, dovuti alla determinante diminuzione degli studenti di quell’anno. Loro, non avendo nulla da obiettare, annuirono, chiedendo però di stare nello stesso dormitorio dei loro amici.

La McGranitt stava poi iniziando a raccontare loro la storia di Nora ma, dopo pochi secondi, Malfoy l’aveva interrotta dicendole che la diretta interessata aveva già provveduto ad informarli in treno e che, perciò, non era necessario che la Preside sprecasse tempo e fatica inutilmente nel raccontare ciò che già sapevano. Per concludere il suo brillante discorso aveva poi affermato, con educazione ed eleganza, che era tardi e che tutti si meritavano riposo dopo l’impegnativa giornata appena trascorsa.

Le era sembrato un damerino e, in quel momento, Hermione non seppe se scoppiare a ridere o se strapparsi i capelli.

Nell’indecisione rimase muta con la bocca leggermente aperta mentre alternava lo sguardo da una McGranitt stupita ma soddisfatta a un Malfoy serio e gentile. Era stato tutto paradossale.

Al cenno di assenso della Preside Malfoy si era alzato, le aveva augurato la buonanotte e si era diretto verso la porta dello studio per poi rimanere con la porta aperta come in attesa di qualcosa.

Quando Hermione aveva realizzato che Malfoy, la Preside, Piton e Silente la stavano tutti osservando, aveva capito di essersi immobilizzata per chissà quanto tempo e che stavano aspettando che lei facesse qualcosa.

Si era sentita molto stupida, aveva fatto la seconda figuraccia in pochi minuti ed entrambe per colpa di Malfoy. Si era alzata indispettita, augurando anch’essa la buonanotte e ringraziando con il tono più sincero che aveva, per poi girarsi verso Malfoy e uscire dall’ufficio fulminandolo con gli occhi.

Aveva proseguito per qualche corridoio senza voltarsi una volta, sentiva che lui la stava seguendo, per poi fermarsi improvvisamente e girarsi verso di lui, il quale, dopo aver intuito le sue intenzioni, si era appoggiato al muro più vicino con fare annoiato.

Si era avvicinata a lui decisa, con il dito indice puntato verso il suo petto, pronta alla guerra.

“Che diavolo credevi di fare con quella scenetta, Malfoy? Ho capito che vuoi rigirarti la McGranitt e, a quanto pare, non capisco come, ci sei anche riuscito, ma non provarci con me! So che stai facendo la parte del pentito ma io so che è, appunto, solo una parte, una maschera. Tu sei lo stesso furetto di sempre e non riusciresti a convincermi di questo miracoloso cambiamento neanche se me lo dicesse Albus Silente in persona. Vedi, perciò, di girarmi al largo e di non interferire in alcun modo con il mio compito di Caposcuola.”

Si era girata intenzionata ad andarsene in bellezza, fiera del suo discorso e di come Malfoy l’avesse ascoltata senza battere ciglio. Le era sembrato troppo facile ma non se n’era preoccupata. Aveva fatto male.

Sentì una mano prenderla malamente per il braccio e tirarla indietro. In pochi secondi si era trovata spiaccicata tra il muro e il corpo di Malfoy.

Si era sentita in trappola.

“Chiariamo alcune cose, Granger. Io non sto facendo alcuna parte, non sto provando a convincerti e non c’è nessun malefico piano in atto. Salvare il mondo ti ha dato alla testa, dovresti farti curare anche tu come Potter.” Aveva detto quelle parole con disprezzo, senza alcuna traccia della precedente stucchevole gentilezza. Si era poi avvicinato di più a lei e, guardandola dritta negli occhi, continuò sussurrando. “E, comunque, sono un Caposcuola tanto quanto te, Granger. Sei tu l’unica che scassa le palle quindi girami tu al largo.”

Con il battito accelerato dalla rabbia si erano guardati negli occhi per quello che le era sembrato essere un’infinità di tempo. Poi Hermione, decisa a vincere la battaglia, lo gelò sul posto.

“Ed ecco il vero e infido Malfoy. Non sei cambiato affatto furetto, stavi solo fingendo.  Avevo ragione, un Mangiamorte è e rimarrà sempre un Mangiamorte.”

Aveva visto la rabbia aumentare nei suoi occhi, sembrava infuriato ma anche un po’ ferito.

“Tu vedi solo quello che ti fa comodo vedere. Credi quello che vuoi, non me ne frega niente.”

Poi se ne era andato, con la stessa rabbia con cui l’aveva sbattuta al muro.

Era rimasta ferma ed ansante, completamente sconvolta. Quello sguardo ferito le era sembrato più spontaneo e sincero di tutte le parole che si erano detti.

 

 

Dopo aver oltrepassato il dipinto della Signora Grassa, Hermione si ritrovò finalmente nella Sala Comune dei Grifondoro. Cercò di evitare il pugno che le stava stritolando lo stomaco notando che anche lì tutto sembrava immutato, dirigendosi verso Ginny e Nora, sedute sul divanetto davanti al camino con in mano la Gazzetta del Profeta.

“E’ un vero peccato che sia impegnato. E’ un crimine! Quella non può tenersi per sé un uomo così, lui è fatto per essere di tutte!” disse Nora scuotendo la testa desolata e indicando una foto sulla pagina aperta.

“Lo dico anch’io ogni volta che lo vedo! Possiamo solo rifarci gli occhi e fantasticare, cara Nora.” le rispose Ginny, senza staccare gli occhi dalla foto.

Hermione era in piedi accanto a loro ma queste non sembravano essersene accorte.

“Di chi state parlando?”

“Herm, sei arrivata! Del nuovo giocatore del Puddlemere United, Nick Lewis, ovviamente! Guarda tu stessa…non è favoloso? Non è l’uomo più bello che tu abbia mai visto?” chiese Ginny esaltata, sventolandole davanti la foto del giocatore.

A Nora, notò Hermione stupida, luccicavano quasi gli occhi.

Prese in mano la pagina e la guardò, un po’ scettica ma divertita. Il giocatore era inquadrato mentre rideva, come se il fotografo avesse fatto una battuta divertente pochi attimi prima di riprenderlo. Era indubbiamente un bel ragazzo, moro e con una leggera barba che lo rendeva ancora più intrigante, ma non voleva incrementare la pazzia di quelle due che si erano, evidentemente, trovate subito in sintonia.

“Carino. Ora, se non vi dispiace, vado a letto. Sono letteralmente distrutta!” concluse la Caposcuola, dirigendosi verso le scale dei dormitori, lasciando nel silenzio le altre due Grifone.

Queste, ammutolite, si guardarono scandalizzate e, capendosi al volo, si alzarono insieme e seguirono Hermione fino all’interno del loro dormitorio.

“Ma sei cieca? Non vedi quanto ben di Dio? Se fossi una tipa religiosa pregherei Dio per farmelo trovare sul letto ogni sera!”

“Non credo che Lui approverebbe, Nora.”

“Oh Hermione, fidati…approverebbe!” disse la riccia con uno sguardo malizioso che fece arrossire la diretta interessata. Ginny, invece, scoppiò a ridere buttandosi sul suo letto.

“Non mi riferivo al giocatore!! Ah…siete impossibili voi due insieme!”

“Herm, lasciatelo dire, mio fratello ti ha proprio ammattito.”

La discussione si concluse con un cuscino in faccia a Ginny, uno sguardo minaccioso a Nora e una Hermione alquanto soddisfatta.

 

 

 

*

 

 

 

“Eccoti, Draco! Com’è andata la serata?” chiese Blaise, comodamente sdraiato sul letto matrimoniale con una sigaretta in bocca. Nell’aria risuonava una canzone babbana che Draco apprezzava molto: il ritmo incalzante ed intenso, così caratteristico, lo trasportava in un’ altra dimensione ogni volta che la sentiva.

Negli ultimi mesi aveva praticamente vissuto insieme a Blaise e, essendo lui un’amante del rock babbano, gli aveva fatto ascoltare migliaia di canzoni diverse di quel genere. Non si era mai lamentato, erano sempre dei veri capolavori artistici, ma non l’avrebbe mai ammesso o ringraziato, il moro gongolava già abbastanza di suo.

“Blaise, che cazzo è successo qui?”

La stanza era completamente sottosopra. Intorno al letto in cui si era buttato Blaise c’erano vestiti ovunque, come se qualcuno avesse fatto scoppiare il suo baule, gettandone tutto il contenuto in giro per la stanza. Probabilmente aveva iniziato a sistemare l‘armadio per poi fermarsi a metà lavoro. Niente di insolito, Blaise lasciava sempre tutto a metà -tranne le bottiglie di Fire Whiskey, ovviamente.

Il dormitorio che prima conteneva cinque letti era stato magicamente modificato per ottenere più spazio e comodità: erano stati eliminati i letti e i mobili in eccesso, tenendo solo quelli necessari ai tre occupanti. Oltre a Draco e Blaise, infatti, avrebbe condiviso quella camera anche Theodore Nott. Lui, al contrario di Draco, aveva rifiutato di seguire le orme del padre e l’anno prima era fuggito per non dover diventare Mangiamorte. Theo era sempre stato un tipo solitario, non aveva mai fatto parte veramente del loro ‘gruppo’, non amava eseguire gli ordini, faceva solo quello che si sentiva di fare, nulla di più e nulla di meno; se lui voleva qualcosa se la prendeva, che questa fosse una donna, un voto alto o la libertà. Draco l’aveva sempre segretamente invidiato.

Poche settimane prima Theo aveva contattato lui e Blaise dal Brasile, chiedendo informazioni sulla loro situazione. Fortunatamente erano riusciti a convincerlo a tornare ad Hogwarts con loro, una volta rassicurato riguardo l’integrità ritrovata della scuola.

 “Dai Draco, non rompere! Tra un po’ sistemo.”

“Mi speghi come fa ad essere già tutto in disordine? Da quanto sei qui, neanche un’ora? Ti basta un movimento della bacchetta per sistemare questo casino.”

“Mammina, non ti arrabbiare che ti vengono le rughe!”

“Fottiti.” disse Draco guardandolo malamente mentre iniziava a spogliarsi.

“Ci penseranno gli elfi stanotte, rilassati! Sdraiati e fumati una sigaretta anche tu, ne hai proprio bisogno.” lo incitò il moro lanciandogli il pacchetto sul letto. “Problemi con Hermione?”

“Non ho voglia di parlarne. Theo è in doccia?”

“Si, è arrivato mezz’ora fa. Era ‘impegnato’ con una tipa.” disse ridacchiando per poi aggiungere: “Dobbiamo darci da fare, Draco! E’ qui da poche ore e si è già trovato il passatempo.”

“Assurdo. Sarà il fascino del topo di biblioteca?”

“Di sicuro non avere quel marchio sul braccio aiuta.” disse ironicamente Theodore Nott entrando nella camera con solo un asciugamano legato in vita e con ancora i capelli bagnati. Il fisico non era più secco e smilzo, durante l’anno di lontananza si era fatto molto più muscoloso.

“Oh Theo, non saprei, a molte donzelle piace il tipo ‘bello e dannato’ e un tatuaggio del genere possono esibirlo in pochi.”

“Simpatici come sempre, a quanto pare. Vado in doccia. Vorrei arrivare al letto senza inciampare in uno dei tuoi boxer, Blaise.”

“Non ti prometto nulla, Dracuccio!”
Draco stava entrando in bagno quando sentì Theodore sussurare con un tono abbastanza alto da farsi sentire anche da lui: “Non gli è andata bene con la Granger?”

“Deve averlo mandato in bianco.”

“Si può sapere che vi passa per la testa? Io con la Granger? Vi siete fumati qualcosa mentre non c’ero?” sbottò Draco irato girandosi nuovamente verso le due Serpi.

“Dai, Draco. Non mentire a noi! Dicci com’è andata con Hermione senza tante storie.”

“Da quando la chiami per nome?”

“Da quando l’hai chiamata tu per nome ieri notte: ‘Hermione, sì…così…di più’.” disse Blaise con voce roca facendo finta di stare facendo un sogno alquanto ambiguo, strusciandosi le mani sul petto.

Theodore alternò lo sguardo da Blaise a Draco, il primo ridente e l’altro completamente sconvolto, per poi intervenire con tono serioso ma con un sorrisino che non prometteva nulla di buono.

“Sai, dicono che i sogni sono l’espressione delle nostre pulsioni più profonde e nascoste, manifestazione dei nostri più intimi desideri...”

Draco lo guardò così male che sembrava volesse ucciderlo.

“Andate a farvi fottere tutti e due.” disse lentamente il biondo. “Non avete pensato che forse stavo sognando di cruciarla?”

“Oh no, so riconoscere un sogno a luci rosse, amico mio. E poi è tutto il giorno che sei più scorbutico del solito. Secondo me te lo ricordi molto bene e, essendo noi i tuoi più cari, se non unici, amici, hai il dovere morale di condividere con noi certe ‘questioni’. Non trovi Theo?”

“Assolutamente d’accordo con te, Blaise.”

“Perché Theo non ha raccontato della sua serata allora?”
“Quanto la fai lunga, la Granger è decisamente più interessante. Non era male la tipa, una Serpeverde del quinto anno. Solo che di bocca deve decisamente migliorare. Ora tocca a te.” disse alzando le sopracciglia dopo essersi vestito e seduto comodamente sul letto.

Entrambi ora guardavano Draco in attesa del racconto come due ragazzine in cerca di pettegolezzi. Il biondo sospirò e poi fece comparire con la bacchetta tre bicchieri e una bottiglia di Ogden della loro scorta personale, ne aveva decisamente bisogno. Versò il liquido nel suo bicchiere e bevve tutto d’un fiato. Il calore bruciante in gola che ne conseguì gli diede la spinta giusta per tirare fuori le parole che, da quando si era svegliato, erano rimaste lì, intrappolate.

“Ho sognato di scoparmela, sì. Eravamo qui a Hogwarts ad una festa in maschera, credo, perché indossavamo entrambi una maschera. Sapevo di averla già vista ma era come se non riuscissi a riconoscerla. Dopo essermela fatta le maschere sono scomparse; lei, però, dopo aver capito chi ero, è fuggita.” concluse con tono sprezzante, come se quella fuga l’avesse infastidito più di averla sognata.

Blaise ridacchiò. “Spero che almeno sia stata una buona scopata.” disse prima di versarsi da bere nuovamente.

“Secondo me le cose sono abbastanza chiare. Ora ti senti libero di essere te stesso e non sei più costretto a comportarti da Mangiamorte perciò inizi a vedere la Granger per com’è realmente e non più come una sporca mezzosangue, o almeno non solo. E’ una bella ragazza e, evidentemente, ti attrae.” spiegò Theo con naturalezza e nessuno osò controbattere, neanche Draco che aveva gli occhi persi nel vuoto con la bocca leggermente aperta.

Blaise, intuendo che la situazione era in precario equilibrio, riempì tutti e tre i bicchieri per un altro giro. Rimasero in silenzio per qualche minuto, il biondo ancora sconvolto mentre gli altri due aspettavano la sua reazione, la quale non tardò ad arrivare.

“E’ così maledettamente insopportabile, saccente e orgogliosa. Mi fa imbestialire!” sbottò iniziando a camminare furiosamente per la camera, inveendo con le mai oltre che con le parole. “Chi cazzo crede di essere per parlarmi e trattarmi così? Non mi conosce, non sa nulla di me ma si permette ugualmente di giudicare e di sparare sentenze, senza neanche preoccuparsi se ciò che dice è vero o no, tanto lei è Hermione Granger, lei è la Salvatrice, lei è l’amica di San Potter, lei è la cocca di tutti gli insegnanti, lei è la studentessa perfetta, è la strega più brillante e coraggiosa della sua età…mi viene la nausea, cazzo! E continua a chiamarmi furetto! Se lo fa anche solo un’altra volta potrei seriamente rivalutare l’idea del Cruciatus.”

“Ed ecco, signori e signore, Draco Malfoy incazzato! Portate via i bambini e gli animali, si potrebbe trasformare in un orrendo e pericoloso mostro da un momento all’altro!” esclamò Blaise alzandosi in piedi facendo finta di rivolgersi ad un pubblico immaginario. L’occhiata di Draco, per l’ennesima volta, lo fulminò e si risedette con il suo tipico ghigno ironico.

Dopo qualche secondo questo lo guardò seriamente. “Andiamo, che diavolo ti aspetti da lei? Credi veramente che un giornata senza subire i tuoi soliti insulti possano bastare a farle cambiare spontaneamente idea su di te? Ti ricordi meglio di me come ti sei comportato con lei in questi anni, puoi biasimarla se ora non è al primo posto nella classifica delle fan più sfegatate del fan-club ‘Ho sempre creduto in Draco’?” chiese sarcasticamente guardandolo negli occhi intensamente. “Ti ci vorranno più tempo e più impegno, ammesso che tu voglia farle cambiare idea.”

Draco deglutì, si sentiva confuso e sotto pressione. Da quando l’opinione della Granger gli interessava? Era tutta colpa di quel sogno se ora la vedeva così diversamente? Sapeva di averla sempre trattata male e sapeva di averlo fatto quasi sempre di proposito per ottenere una sua reazione. Lei era sempre stata un enorme punto di domanda per lui, non la faceva arrabbiare solo perché si meritava di essere trattata male in quanto mezzosangue, a lui inspiegabilmente piaceva vederla tremare dalla rabbia e  farle perdere il controllo, si sentiva in qualche modo speciale perché nessun’altro ci riusciva con la sua stessa facilità. Da questo a desiderare di sbatterla contro il muro di un’aula e baciarla, però, c’era un abisso di lontananza. Com’era possibile? Quando questi poli opposti si era avvicinati?

Draco scosse la testa e decise di lasciare la questione lì in sospeso. Voleva solo immergersi nell’acqua e rimandare tutto quel dirscorso.

“E’ solo la prima sera e sono stanco. Ci penserò.” disse dirigendosi verso il bagno e concludendo così il capitolo Granger, che, secondo lui, si era già dilungato abbastanza. Non aveva nessuna intenzione di addormentarsi pensando alla stessa persona a cui aveva pensato svegliandosi.

 

 

 

 

*

 

 

La prima settimana era, in qualche modo, passata tra lezioni e nuove abitudini. Nelle ore di pausa Nora passava il tempo con Hermione e Ginny ma, visto che la prima sembrava avere il doppio delle sue lezioni e l’altra aveva orari diversi dai suoi, si trovava spesso in compagnia dei Serpeverdi più belli di Hogwarts. Probabilmente erano diventati amici anche a causa del fattore bellezza in comune, oltre all’essere tutti e tre Purosangue. Nora lo aveva appurato negli anni: i ragazzi fighi si muovevano sempre in branco.

Il  più affascinante dei tre era indubbiamente Blaise con la sua carnagione scura, resa più intensa dal contrasto con la camicia bianca della divisa, e i suoi occhi neri così profondi da ricordarle il colore del mare di notte. Era continuamente e irrimediabilmente attratta da lui, il quale le rendeva le giornate sempre più intriganti con i suoi continui tentativi di seduzione. Un paio di volte le aveva perfino fatto apparire una fetta di tiramisù sopra il tavolo davanti cui si era seduta ma quando si era girata per cercarlo non l’aveva mai trovato; sapeva però che l’aveva osservava mentre le mangiava. La osservava sempre: a lezione, in Sala Grande, quando rideva con qualche compagno di classe, quando canticchiava tra sé e sé, quando parlava con Draco riguardo gli anni vissuti senza mai vedersi, quando la McGranitt le chiedeva di eseguire trasfigurazioni non ancora spiegate, quando borbottava ridacchiando con Ginny mentre Hermione le guardava sospettosa. E a lei piaceva, le piaceva da matti. Gli rispondeva ad ogni provocazione, cercando di tenergli testa e, anzi, farlo impazzire era diventato il suo obiettivo. Era un continuo mordi e fuggi, una lotta incessantemente combattuta per chi faceva più eccitare l’altro. Non vedeva l’ora che la loro relazione avanzasse al livello successivo, però non voleva dargliela vinta troppo presto. Doveva stare attenta a non cadere nella sua trappola.

 

Era con loro anche quel sabato pomeriggio, si stavano godendo una delle ultime giornate di caldo in tranquillità. Nora era distesa sull’erba, con la testa appoggiata sulle gambe di Draco, il quale era seduto con la schiena contro il tronco dell’albero sotto cui si erano messi per ripararsi dal sole. Theo era l’unico completamente sdraiato con le braccia incrociate sotto la testa mentre Blaise era seduto con una gamba piegata verso il petto e con un braccio appoggiato sopra a questa. Avevano tutti una sigaretta in mano tranne Nora che, invece, canticchiava una canzone dei Queen ad occhi chiusi.

Blaise era, come ormai succedeva sempre più spesso, rimasto stregato da lei e non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Era come guardare un quadro bellissimo ma così difficile da capire che era necessario osservarlo attentamente in ogni sua parte per comprenderlo completamente.

Draco, che aveva notato quanto il suo amico fosse rapito dalle gambe lunghe e snelle di lei, fasciate da un tessuto particolarmente aderente che le sottolineava ogni sua forma, ghignando gli lanciò contro il primo sassolino che si era trovato tra le mani.

“Hei! Che cazzo fai?” chiese il moro guardandolo sorpreso e infastidito per essere stato interrotto.

“Ti ho chiamato un paio di volte ma non mi rispondevi.”

“Non mi hai affatto chiamato.”

“Fa lo stesso. La tua compagna dell’altra notte è in attesa di attenzioni, bel addormentato!” disse indicando con un cenno una ragazza bionda che lo guardava in trepida agitazione. Quando lui si voltò per guardarla lei divenne tutta rossa; gli sorrise imbarazzata per poi guardare per terra, provocandogli un sorriso sghembo che la sciolse ancora di più.

Nora, nel vedere la scenetta, si immobilizzò. Vederlo sorridere ad un’altra come sorrideva a lei le diede fastidio e, pensando che probabilmente aveva fatto sesso con lei, sentì tutti i suoi organi interni stringersi in una morsa che le fece mancare il respiro. Si sentiva tradita e, nello stesso momento, anche incredibilmente stupida perché non ne aveva assolutamente motivo. Il fastidio che provava si intensificò diventando rabbia, si era illusa di interessargli veramente e invece lui si comportava nello stesso modo con un’altra, se non con altre. Si alzò improvvisamente facendo voltare Draco verso di lei con espressione corrucciata chiedendole tacitamente quale fosse il problema. Lei però non aveva voglia di mentire inventandosi scuse.

“Ci vediamo stasera.” E se ne andò così, con i capelli ricci che volavano in tutte le direzioni dalla foga con cui si stava allontanando, lasciando Draco e Blaise confusi e sorpresi.

Theo rimase impassibile come al suo solito, lanciando solo un’occhiata al moro come se sapesse qualcosa che l’altro non sapeva.

 

 

Blaise stava correndo, era sicuro di averla vista andare nel corridoio del secondo piano ma ora non la vedeva più. Doveva trovarla. Dopo essersene andata di corsa ci aveva messo qualche secondo di troppo a capire che l’unica cosa che voleva fare in quel momento era raggiungerla. Non era mai  corso dietro una donna, mai. Lei gli stava facendo fare cose che prima non avrebbe mai fatto neanche sotto tortura.

Poi la vide, stava camminando davanti ad un gruppo di ragazzini che gli impedivano di vederla bene ma avrebbe riconosciuto quel culetto ovunque, era lei.

Avvicinandosi, scansò brutalmente il gruppetto e prese per il polso la Grifona spingendola nella prima aula che si ritrovò davanti. Lei, così concentrata nei suoi pensieri, quasi non si accorse di quello che era accaduto. Lo vide, affannato e bellissimo, e si dimenò per allontanarsi da lui. Le venne l’improvvisa voglia di sfogare su di lui tutta la rabbia che stava insensatamente provando.

“Che vuoi? Non dovresti deludere le tue amichette, potrebbero offendersi.”

“Sei gelosa?”

“Ti piacerebbe. Semplicemente odio essere presa in giro. Evita di fare il deficiente con me d’ora in poi, io non sono una delle ochette a cui sembri essere tanto abituato.”

“So perfettamente che non sei come le altre, Nora.” le sussurrò avvicinandosi così tanto che lei, per reazione, indietreggiò fino a sbattere contro il banco dietro di lei. “Io non ti prendo in giro.”

Il tono era talmente basso e roco che le si scatenò un tornado dentro che la scaldò tutta. Cercava di evitare con tutta se stessa di guardarlo negli occhi perché sapeva che se l’avesse fatto ci sarebbe annegata dentro. Lui, però, le accarezzò delicatamente la guancia con la mano ed era così vicino che poteva sentire il suo profumo invaderla. Socchiuse gli occhi e, alla fine, si arrese e lo guardò.

Appena lui vide i suoi profondi occhi marroni osservarlo spaesati si mosse verso di lei e la baciò.

La baciò una, due, tre, quattro volte. Più si baciavano e più si stringevano tra di loro. Lui accarezzava il viso di lei mentre lei lo attirava tirandolo per il colletto della camicia. Il leggero tocco delle labbra diventò presto molto più appassionato, lasciando entrambi storditi ma vogliosi di toccare punti sempre più intimi. Le lingue si toccarono più e più volte, entrambi ansimavano e gemevano sulle labbra dell’altro. Lui spostò le mani verso i suoi fianchi per stringerli possessivamente ed alzarla per appoggiarla meglio sopra il tavolo su cui era già praticamente seduta. Lei, intuendo la direzione dei pensieri del ragazzo, tornò in sé e, ancora ansimante per l’eccitazione, lo allontanò spingendolo lontano da sé.

In quel momento si odiava perché, da stupida, era ceduta a lui, era caduta nella sua trappola. Si era ripromessa, anni prima, che non si sarebbe mai più mostrata così vulnerabile, come una facile pedina da manovrare a piacere. Nonostante volesse sembrare forte, lei si legava troppo facilmente alle persone: era il suo problema più grande. Non voleva assolutamente fare il gioco di Blaise, aveva capito che per lui provava qualcosa che andava oltre la semplice attrazione. Lo conosceva da così poco eppure le era già entrato dentro con una semplicità disarmante. Lo odiava.

“Sei tu ad essere esattamente come tutti gli altri, Blaise.”

 

 

 

If you could only read my mind

You would know that things between us ain't right

Don’t get me wrong

I know you're only being good

But that's what's wrong

I guess I just misunderstood

“Want You Bad – The Offspring”

 

 

 

Buona sera!!

Spero che il capitolo vi sia piaciuto tanto quanto è piaciuto a me scriverlo!

Grazie a chi legge in silenzio, a chi segue la storia, a chi l’ha inserita nelle preferite (What? That’s really amazing!) e a chi ha recensito.

Fatemi sapere opinioni, critiche o apprezzamenti!

A presto, Giuls.

 

Curiosità:

·         Ho preso libera ispirazione a Nick Youngquest per quanto riguarda il giocatore di Quiddich della rivista. Modello ex-rugbista, semplicemente perfetto.

·         La canzone che Blaise sta ascoltando quando Draco entra in camera è: The Passanger – Iggy Pop. Se non la conoscete, ascoltatela! Vero capolavoro.

  
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