Prima di iniziare a
leggere il capitolo, due importanti informazioni:
1.
Ringrazio
immensamente “sundayrose” per avermi fatto notare un errore colossale:
Bellatrix Lastrange era, nella versione originale, rinchiusa nella prigione di
Azkaban durante l’infanzia di Draco! Non so proprio come ha fatto a sfuggirmi
-.- Scusate!!
Ho
deciso di cambiare questo “particolare” a favore dello svolgimento della fan
fiction: Bellatrix Lastrange era una fuggitiva, non è mai stata arrestata
perché, come altri Mangiamorte, si nascondeva per evitare la cattura.
Permettetemi questo piccolo cambiamento.
Ciò
verrà comunque affrontato più avanti.
2. La questione Prefetti –
Capiscuola è veramente molto confusa: ho cercato in vari siti e indagato sui
libri, ottenendo come risultato nessuna certezza! Non si sa quanti debbano
essere i Capiscuola in totale (due in tutto, uno per Casa o due per Casa?), non
si sa se questi debbano venire scelti tra i Prefetti del 5° anno o tra quelli
del 6° anno (si…ci sono alcuni che dicono che anche al 6° si può diventare
Prefetti, io non lo sapevo proprio!).
L’unica
caratteristica indubbia è che devono essere studenti del 7° anno. Ho deciso di
scegliere, tra le appena citate possibilità, la presenza di solo due Capiscuola
per anno: Hermione Granger e Draco Malfoy. Se pensate che ciò sia improbabile,
ho letto che James Potter e Lily Evans erano Capiscuola, nonostante fosse Remus
Lupin il prefetto di Grifondoro. Ce lo vedete James Caposcuola? Ecco….appunto
;)
Grazie per la
cortese attenzione. Se avete dubbi o informazioni diverse, recensite!
Cap 3 – In trappola
Every single day
what you say makes no sense to me
Lettin' you inside,
isn't right, don't mess with me
I never really know
what's really going on inside you
“(Can't Get My) Head
Around You – The Offspring”
Hermione stava camminando diretta alla
Sala Comune dei Grifondoro. Era sola, superava ogni buio corridoio con
tranquillità, immersa nei suoi pensieri. Era stanca e non vedeva l’ora di
toccare finalmente il letto ma non voleva velocizzare il suo passo, intenzionata
a rivivere tutti i momenti che le ricordavano quadri, scale, svincoli e
passaggi segreti che incontrava camminando.
Harry e Ron le mancavano così tanto,
sembrava che ogni angolo della scuola avesse una storia legata ai suoi migliori
amici e alle loro avventure. Ne avevano passate così tante insieme che essere
lì, senza di loro, era quasi assurdo. Mai e poi mai avrebbe pensato di separarsi
da loro, mai avrebbe pensato di vivere un anno ad Hogwarts senza la testa rossa
di Ron e gli occhiali di Harry.
Camminava e più si avvicinava alla Torre
di Grifondoro, più si sentiva solo e sperduta.
Era tutto uguale a come si ricordava,
eppure era tutto così diverso.
Era appena stata ad un colloquio con la
Preside insieme a Malfoy per discutere l’organizzazione dei compiti dei
Capiscuola e degli orari di guardia.
Anche nell’ufficio della Preside tutto
era come ricordava essere quelle poche volte in cui ci era entrata. Solo due piccoli
particolari differivano ma quei cambiamenti la lasciarono stordita: l’assenza
di Fanny, la meravigliosa fenice, e la presenza di due nuovi quadri appesi al
muro dei Presidi. Albus Silente l’aveva osservata per tutto il tempo in cui era
rimasta lì con lo sguardo curioso e divertito; Severus Piton, al solito,
l’aveva degnata solo di un’occhiata diffidente ed infastidita, per poi tornare
a guardare Malfoy, già presente al suo arrivo.
Si era chiesta come avesse fatto ad arrivare
prima di lei.
Quando, alla fine della cena, quel
timido studente del secondo anno aveva interrotto il suo interrogatorio a Nora,
riguardo le meraviglie dell’Italia, per informarla, tutto rosso e balbettante,
che la Preside McGranitt la stava aspettando nel suo ufficio, lei si era subito
congedata dal gruppo dei Grifoni per lasciare la Sala Grande.
Come aveva fatto Malfoy ad arrivare
prima di lei? E, soprattutto, perché era arrivato prima di lei? Non era certo
famoso per la puntualità.
Si era infastidita e si era ripromessa
di non dar modo a Malfoy di fare la parte del ‘bravo ragazzo’ un’altra volta.
Decisero come organizzarsi, la Preside
fece loro le raccomandazioni per una pacifica collaborazione e lì informò che
non avrebbero avuto una stanza solo per loro in quanto era uno spreco di spazio
utilizzare quelle camere personali con i dormitori mezzi vuoti, dovuti alla
determinante diminuzione degli studenti di quell’anno. Loro, non avendo nulla
da obiettare, annuirono, chiedendo però di stare nello stesso dormitorio dei
loro amici.
La McGranitt stava poi iniziando a
raccontare loro la storia di Nora ma, dopo pochi secondi, Malfoy l’aveva interrotta
dicendole che la diretta interessata aveva già provveduto ad informarli in
treno e che, perciò, non era necessario che la Preside sprecasse tempo e fatica
inutilmente nel raccontare ciò che già sapevano. Per concludere il suo
brillante discorso aveva poi affermato, con educazione ed eleganza, che era
tardi e che tutti si meritavano riposo dopo l’impegnativa giornata appena
trascorsa.
Le era sembrato un damerino e, in quel
momento, Hermione non seppe se scoppiare a ridere o se strapparsi i capelli.
Nell’indecisione rimase muta con la
bocca leggermente aperta mentre alternava lo sguardo da una McGranitt stupita
ma soddisfatta a un Malfoy serio e gentile. Era stato tutto paradossale.
Al cenno di assenso della Preside Malfoy
si era alzato, le aveva augurato la buonanotte e si era diretto verso la porta
dello studio per poi rimanere con la porta aperta come in attesa di qualcosa.
Quando Hermione aveva realizzato che
Malfoy, la Preside, Piton e Silente la stavano tutti osservando, aveva capito
di essersi immobilizzata per chissà quanto tempo e che stavano aspettando che
lei facesse qualcosa.
Si era sentita molto stupida, aveva
fatto la seconda figuraccia in pochi minuti ed entrambe per colpa di Malfoy. Si
era alzata indispettita, augurando anch’essa la buonanotte e ringraziando con
il tono più sincero che aveva, per poi girarsi verso Malfoy e uscire
dall’ufficio fulminandolo con gli occhi.
Aveva proseguito per qualche corridoio
senza voltarsi una volta, sentiva che lui la stava seguendo, per poi fermarsi
improvvisamente e girarsi verso di lui, il quale, dopo aver intuito le sue
intenzioni, si era appoggiato al muro più vicino con fare annoiato.
Si era avvicinata a lui decisa, con il
dito indice puntato verso il suo petto, pronta alla guerra.
“Che diavolo credevi di fare con quella
scenetta, Malfoy? Ho capito che vuoi rigirarti la McGranitt e, a quanto pare,
non capisco come, ci sei anche riuscito, ma non provarci con me! So che stai
facendo la parte del pentito ma io so che è, appunto, solo una parte, una
maschera. Tu sei lo stesso furetto di sempre e non riusciresti a convincermi di
questo miracoloso cambiamento neanche se me lo dicesse Albus Silente in
persona. Vedi, perciò, di girarmi al largo e di non interferire in alcun modo
con il mio compito di Caposcuola.”
Si era girata intenzionata ad andarsene
in bellezza, fiera del suo discorso e di come Malfoy l’avesse ascoltata senza
battere ciglio. Le era sembrato troppo facile ma non se n’era preoccupata.
Aveva fatto male.
Sentì una mano prenderla malamente per
il braccio e tirarla indietro. In pochi secondi si era trovata spiaccicata tra
il muro e il corpo di Malfoy.
Si era sentita in trappola.
“Chiariamo alcune cose, Granger. Io non
sto facendo alcuna parte, non sto provando a convincerti e non c’è nessun
malefico piano in atto. Salvare il mondo ti ha dato alla testa, dovresti farti
curare anche tu come Potter.” Aveva detto quelle parole con disprezzo, senza
alcuna traccia della precedente stucchevole gentilezza. Si era poi avvicinato
di più a lei e, guardandola dritta negli occhi, continuò sussurrando. “E,
comunque, sono un Caposcuola tanto quanto te, Granger. Sei tu l’unica che
scassa le palle quindi girami tu al largo.”
Con il battito accelerato dalla rabbia
si erano guardati negli occhi per quello che le era sembrato essere un’infinità
di tempo. Poi Hermione, decisa a vincere la battaglia, lo gelò sul posto.
“Ed ecco il vero e infido Malfoy. Non
sei cambiato affatto furetto, stavi solo fingendo. Avevo ragione, un Mangiamorte è e rimarrà
sempre un Mangiamorte.”
Aveva visto la rabbia aumentare nei suoi
occhi, sembrava infuriato ma anche un po’ ferito.
“Tu vedi solo quello che ti fa comodo
vedere. Credi quello che vuoi, non me ne frega niente.”
Poi se ne era andato, con la stessa
rabbia con cui l’aveva sbattuta al muro.
Era rimasta ferma ed ansante,
completamente sconvolta. Quello sguardo ferito le era sembrato più spontaneo e
sincero di tutte le parole che si erano detti.
Dopo aver oltrepassato il dipinto della
Signora Grassa, Hermione si ritrovò finalmente nella Sala Comune dei Grifondoro.
Cercò di evitare il pugno che le stava stritolando lo stomaco notando che anche
lì tutto sembrava immutato, dirigendosi verso Ginny e Nora, sedute sul
divanetto davanti al camino con in mano la Gazzetta del Profeta.
“E’ un vero peccato che sia impegnato.
E’ un crimine! Quella non può tenersi per sé un uomo così, lui è fatto per
essere di tutte!” disse Nora scuotendo la testa desolata e indicando una foto
sulla pagina aperta.
“Lo dico anch’io ogni volta che lo vedo!
Possiamo solo rifarci gli occhi e fantasticare, cara Nora.” le rispose Ginny,
senza staccare gli occhi dalla foto.
Hermione era in piedi accanto a loro ma
queste non sembravano essersene accorte.
“Di chi state parlando?”
“Herm, sei arrivata! Del nuovo giocatore
del Puddlemere United, Nick Lewis, ovviamente! Guarda tu stessa…non è favoloso?
Non è l’uomo più bello che tu abbia mai visto?” chiese Ginny esaltata,
sventolandole davanti la foto del giocatore.
A Nora, notò Hermione stupida,
luccicavano quasi gli occhi.
Prese in mano la pagina e la guardò, un
po’ scettica ma divertita. Il giocatore era inquadrato mentre rideva, come se
il fotografo avesse fatto una battuta divertente pochi attimi prima di
riprenderlo. Era indubbiamente un bel ragazzo, moro e con una leggera barba che
lo rendeva ancora più intrigante, ma non voleva incrementare la pazzia di
quelle due che si erano, evidentemente, trovate subito in sintonia.
“Carino. Ora, se non vi dispiace, vado a
letto. Sono letteralmente distrutta!” concluse la Caposcuola, dirigendosi verso
le scale dei dormitori, lasciando nel silenzio le altre due Grifone.
Queste, ammutolite, si guardarono
scandalizzate e, capendosi al volo, si alzarono insieme e seguirono Hermione fino
all’interno del loro dormitorio.
“Ma sei cieca? Non vedi quanto ben di
Dio? Se fossi una tipa religiosa pregherei Dio per farmelo trovare sul letto
ogni sera!”
“Non credo che Lui approverebbe, Nora.”
“Oh Hermione, fidati…approverebbe!”
disse la riccia con uno sguardo malizioso che fece arrossire la diretta
interessata. Ginny, invece, scoppiò a ridere buttandosi sul suo letto.
“Non mi riferivo al giocatore!! Ah…siete
impossibili voi due insieme!”
“Herm, lasciatelo dire, mio fratello ti
ha proprio ammattito.”
La discussione si concluse con un
cuscino in faccia a Ginny, uno sguardo minaccioso a Nora e una Hermione
alquanto soddisfatta.
*
“Eccoti, Draco! Com’è andata la serata?”
chiese Blaise, comodamente sdraiato sul letto matrimoniale con una sigaretta in
bocca. Nell’aria risuonava una canzone babbana che Draco apprezzava molto: il
ritmo incalzante ed intenso, così caratteristico, lo trasportava in un’ altra
dimensione ogni volta che la sentiva.
Negli ultimi mesi aveva praticamente vissuto
insieme a Blaise e, essendo lui un’amante del rock babbano, gli aveva fatto
ascoltare migliaia di canzoni diverse di quel genere. Non si era mai lamentato,
erano sempre dei veri capolavori artistici, ma non l’avrebbe mai ammesso o
ringraziato, il moro gongolava già abbastanza di suo.
“Blaise, che cazzo è successo qui?”
La stanza era completamente sottosopra. Intorno
al letto in cui si era buttato Blaise c’erano vestiti ovunque, come se qualcuno
avesse fatto scoppiare il suo baule, gettandone tutto il contenuto in giro per
la stanza. Probabilmente aveva iniziato a sistemare l‘armadio per poi fermarsi
a metà lavoro. Niente di insolito, Blaise lasciava sempre tutto a metà -tranne
le bottiglie di Fire Whiskey, ovviamente.
Il dormitorio che prima conteneva cinque
letti era stato magicamente modificato per ottenere più spazio e comodità:
erano stati eliminati i letti e i mobili in eccesso, tenendo solo quelli
necessari ai tre occupanti. Oltre a Draco e Blaise, infatti, avrebbe condiviso quella
camera anche Theodore Nott. Lui, al contrario di Draco, aveva rifiutato di
seguire le orme del padre e l’anno prima era fuggito per non dover diventare
Mangiamorte. Theo era sempre stato un tipo solitario, non aveva mai fatto parte
veramente del loro ‘gruppo’, non amava eseguire gli ordini, faceva solo quello
che si sentiva di fare, nulla di più e nulla di meno; se lui voleva qualcosa se
la prendeva, che questa fosse una donna, un voto alto o la libertà. Draco
l’aveva sempre segretamente invidiato.
Poche settimane prima Theo aveva
contattato lui e Blaise dal Brasile, chiedendo informazioni sulla loro
situazione. Fortunatamente erano riusciti a convincerlo a tornare ad Hogwarts
con loro, una volta rassicurato riguardo l’integrità ritrovata della scuola.
“Dai
Draco, non rompere! Tra un po’ sistemo.”
“Mi speghi come fa ad essere già tutto
in disordine? Da quanto sei qui, neanche un’ora? Ti basta un movimento della bacchetta
per sistemare questo casino.”
“Mammina, non ti arrabbiare che ti
vengono le rughe!”
“Fottiti.” disse Draco guardandolo
malamente mentre iniziava a spogliarsi.
“Ci penseranno gli elfi stanotte,
rilassati! Sdraiati e fumati una sigaretta anche tu, ne hai proprio bisogno.”
lo incitò il moro lanciandogli il pacchetto sul letto. “Problemi con Hermione?”
“Non ho voglia di parlarne. Theo è in
doccia?”
“Si, è arrivato mezz’ora fa. Era
‘impegnato’ con una tipa.” disse ridacchiando per poi aggiungere: “Dobbiamo
darci da fare, Draco! E’ qui da poche ore e si è già trovato il passatempo.”
“Assurdo. Sarà il fascino del topo di
biblioteca?”
“Di sicuro non avere quel marchio sul
braccio aiuta.” disse ironicamente Theodore Nott entrando nella camera con solo
un asciugamano legato in vita e con ancora i capelli bagnati. Il fisico non era
più secco e smilzo, durante l’anno di lontananza si era fatto molto più
muscoloso.
“Oh Theo, non saprei, a molte donzelle
piace il tipo ‘bello e dannato’ e un tatuaggio del genere possono esibirlo in
pochi.”
“Simpatici come sempre, a quanto pare.
Vado in doccia. Vorrei arrivare al letto senza inciampare in uno dei tuoi
boxer, Blaise.”
“Non ti prometto nulla, Dracuccio!”
Draco stava entrando in bagno quando sentì Theodore sussurare con un tono
abbastanza alto da farsi sentire anche da lui: “Non gli è andata bene con la
Granger?”
“Deve averlo mandato in bianco.”
“Si può sapere che vi passa per la
testa? Io con la Granger? Vi siete fumati qualcosa mentre non c’ero?” sbottò Draco
irato girandosi nuovamente verso le due Serpi.
“Dai, Draco. Non mentire a noi! Dicci
com’è andata con Hermione senza tante storie.”
“Da quando la chiami per nome?”
“Da quando l’hai chiamata tu per nome
ieri notte: ‘Hermione, sì…così…di più’.” disse Blaise con voce roca facendo
finta di stare facendo un sogno alquanto ambiguo, strusciandosi le mani sul
petto.
Theodore alternò lo sguardo da Blaise a
Draco, il primo ridente e l’altro completamente sconvolto, per poi intervenire
con tono serioso ma con un sorrisino che non prometteva nulla di buono.
“Sai, dicono che i sogni sono
l’espressione delle nostre pulsioni più profonde e nascoste, manifestazione dei
nostri più intimi desideri...”
Draco lo guardò così male che sembrava
volesse ucciderlo.
“Andate a farvi fottere tutti e due.”
disse lentamente il biondo. “Non avete pensato che forse stavo sognando di
cruciarla?”
“Oh no, so riconoscere un sogno a luci
rosse, amico mio. E poi è tutto il giorno che sei più scorbutico del solito.
Secondo me te lo ricordi molto bene e, essendo noi i tuoi più cari, se non
unici, amici, hai il dovere morale di condividere con noi certe ‘questioni’.
Non trovi Theo?”
“Assolutamente d’accordo con te,
Blaise.”
“Perché Theo non ha raccontato della sua
serata allora?”
“Quanto la fai lunga, la Granger è decisamente più interessante. Non era male
la tipa, una Serpeverde del quinto anno. Solo che di bocca deve decisamente
migliorare. Ora tocca a te.” disse alzando le sopracciglia dopo essersi vestito
e seduto comodamente sul letto.
Entrambi ora guardavano Draco in attesa
del racconto come due ragazzine in cerca di pettegolezzi. Il biondo sospirò e
poi fece comparire con la bacchetta tre bicchieri e una bottiglia di Ogden della
loro scorta personale, ne aveva decisamente bisogno. Versò il liquido nel suo
bicchiere e bevve tutto d’un fiato. Il calore bruciante in gola che ne conseguì
gli diede la spinta giusta per tirare fuori le parole che, da quando si era
svegliato, erano rimaste lì, intrappolate.
“Ho sognato di scoparmela, sì. Eravamo qui
a Hogwarts ad una festa in maschera, credo, perché indossavamo entrambi una
maschera. Sapevo di averla già vista ma era come se non riuscissi a
riconoscerla. Dopo essermela fatta le maschere sono scomparse; lei, però, dopo
aver capito chi ero, è fuggita.” concluse con tono sprezzante, come se quella
fuga l’avesse infastidito più di averla sognata.
Blaise ridacchiò. “Spero che almeno sia
stata una buona scopata.” disse prima di versarsi da bere nuovamente.
“Secondo me le cose sono abbastanza
chiare. Ora ti senti libero di essere te stesso e non sei più costretto a
comportarti da Mangiamorte perciò inizi a vedere la Granger per com’è realmente
e non più come una sporca mezzosangue, o almeno non solo. E’ una bella ragazza
e, evidentemente, ti attrae.” spiegò Theo con naturalezza e nessuno osò
controbattere, neanche Draco che aveva gli occhi persi nel vuoto con la bocca
leggermente aperta.
Blaise, intuendo che la situazione era
in precario equilibrio, riempì tutti e tre i bicchieri per un altro giro.
Rimasero in silenzio per qualche minuto, il biondo ancora sconvolto mentre gli
altri due aspettavano la sua reazione, la quale non tardò ad arrivare.
“E’ così maledettamente insopportabile, saccente
e orgogliosa. Mi fa imbestialire!” sbottò iniziando a camminare furiosamente
per la camera, inveendo con le mai oltre che con le parole. “Chi cazzo crede di
essere per parlarmi e trattarmi così? Non mi conosce, non sa nulla di me ma si
permette ugualmente di giudicare e di sparare sentenze, senza neanche
preoccuparsi se ciò che dice è vero o no, tanto lei è Hermione Granger, lei è
la Salvatrice, lei è l’amica di San Potter, lei è la cocca di tutti gli
insegnanti, lei è la studentessa perfetta, è la strega più brillante e coraggiosa
della sua età…mi viene la nausea, cazzo! E continua a chiamarmi furetto! Se lo
fa anche solo un’altra volta potrei seriamente rivalutare l’idea del
Cruciatus.”
“Ed ecco, signori e signore, Draco
Malfoy incazzato! Portate via i bambini e gli animali, si potrebbe trasformare
in un orrendo e pericoloso mostro da un momento all’altro!” esclamò Blaise
alzandosi in piedi facendo finta di rivolgersi ad un pubblico immaginario.
L’occhiata di Draco, per l’ennesima volta, lo fulminò e si risedette con il suo
tipico ghigno ironico.
Dopo qualche secondo questo lo guardò
seriamente. “Andiamo, che diavolo ti aspetti da lei? Credi veramente che un
giornata senza subire i tuoi soliti insulti possano bastare a farle cambiare
spontaneamente idea su di te? Ti ricordi meglio di me come ti sei comportato
con lei in questi anni, puoi biasimarla se ora non è al primo posto nella
classifica delle fan più sfegatate del fan-club ‘Ho sempre creduto in Draco’?”
chiese sarcasticamente guardandolo negli occhi intensamente. “Ti ci vorranno
più tempo e più impegno, ammesso che tu voglia farle cambiare idea.”
Draco deglutì, si sentiva confuso e
sotto pressione. Da quando l’opinione della Granger gli interessava? Era tutta
colpa di quel sogno se ora la vedeva così diversamente? Sapeva di averla sempre
trattata male e sapeva di averlo fatto quasi sempre di proposito per ottenere
una sua reazione. Lei era sempre stata un enorme punto di domanda per lui, non
la faceva arrabbiare solo perché si meritava di essere trattata male in quanto
mezzosangue, a lui inspiegabilmente piaceva vederla tremare dalla rabbia e farle perdere il controllo, si sentiva in
qualche modo speciale perché nessun’altro ci riusciva con la sua stessa
facilità. Da questo a desiderare di sbatterla contro il muro di un’aula e
baciarla, però, c’era un abisso di lontananza. Com’era possibile? Quando questi
poli opposti si era avvicinati?
Draco scosse la testa e decise di
lasciare la questione lì in sospeso. Voleva solo immergersi nell’acqua e rimandare
tutto quel dirscorso.
“E’ solo la prima sera e sono stanco. Ci
penserò.” disse dirigendosi verso il bagno e concludendo così il capitolo
Granger, che, secondo lui, si era già dilungato abbastanza. Non aveva nessuna intenzione
di addormentarsi pensando alla stessa persona a cui aveva pensato svegliandosi.
*
La prima settimana era, in qualche modo,
passata tra lezioni e nuove abitudini. Nelle ore di pausa Nora passava il tempo
con Hermione e Ginny ma, visto che la prima sembrava avere il doppio delle sue lezioni
e l’altra aveva orari diversi dai suoi, si trovava spesso in compagnia dei
Serpeverdi più belli di Hogwarts. Probabilmente erano diventati amici anche a
causa del fattore bellezza in comune, oltre all’essere tutti e tre Purosangue.
Nora lo aveva appurato negli anni: i ragazzi fighi si muovevano sempre in branco.
Il
più affascinante dei tre era indubbiamente Blaise con la sua carnagione
scura, resa più intensa dal contrasto con la camicia bianca della divisa, e i
suoi occhi neri così profondi da ricordarle il colore del mare di notte. Era continuamente
e irrimediabilmente attratta da lui, il quale le rendeva le giornate sempre più
intriganti con i suoi continui tentativi di seduzione. Un paio di volte le
aveva perfino fatto apparire una fetta di tiramisù sopra il tavolo davanti cui
si era seduta ma quando si era girata per cercarlo non l’aveva mai trovato;
sapeva però che l’aveva osservava mentre le mangiava. La osservava sempre: a
lezione, in Sala Grande, quando rideva con qualche compagno di classe, quando
canticchiava tra sé e sé, quando parlava con Draco riguardo gli anni vissuti
senza mai vedersi, quando la McGranitt le chiedeva di eseguire trasfigurazioni
non ancora spiegate, quando borbottava ridacchiando con Ginny mentre Hermione
le guardava sospettosa. E a lei piaceva, le piaceva da matti. Gli rispondeva ad
ogni provocazione, cercando di tenergli testa e, anzi, farlo impazzire era
diventato il suo obiettivo. Era un continuo mordi e fuggi, una lotta
incessantemente combattuta per chi faceva più eccitare l’altro. Non vedeva l’ora
che la loro relazione avanzasse al livello successivo, però non voleva
dargliela vinta troppo presto. Doveva stare attenta a non cadere nella sua
trappola.
Era con loro anche quel sabato
pomeriggio, si stavano godendo una delle ultime giornate di caldo in
tranquillità. Nora era distesa sull’erba, con la testa appoggiata sulle gambe di
Draco, il quale era seduto con la schiena contro il tronco dell’albero sotto
cui si erano messi per ripararsi dal sole. Theo era l’unico completamente
sdraiato con le braccia incrociate sotto la testa mentre Blaise era seduto con
una gamba piegata verso il petto e con un braccio appoggiato sopra a questa.
Avevano tutti una sigaretta in mano tranne Nora che, invece, canticchiava una
canzone dei Queen ad occhi chiusi.
Blaise era, come ormai succedeva sempre
più spesso, rimasto stregato da lei e non riusciva a staccarle gli occhi di
dosso. Era come guardare un quadro bellissimo ma così difficile da capire che
era necessario osservarlo attentamente in ogni sua parte per comprenderlo
completamente.
Draco, che aveva notato quanto il suo
amico fosse rapito dalle gambe lunghe e snelle di lei, fasciate da un tessuto
particolarmente aderente che le sottolineava ogni sua forma, ghignando gli
lanciò contro il primo sassolino che si era trovato tra le mani.
“Hei! Che cazzo fai?” chiese il moro
guardandolo sorpreso e infastidito per essere stato interrotto.
“Ti ho chiamato un paio di volte ma non
mi rispondevi.”
“Non mi hai affatto chiamato.”
“Fa lo stesso. La tua compagna dell’altra
notte è in attesa di attenzioni, bel addormentato!” disse indicando con un
cenno una ragazza bionda che lo guardava in trepida agitazione. Quando lui si
voltò per guardarla lei divenne tutta rossa; gli sorrise imbarazzata per poi guardare
per terra, provocandogli un sorriso sghembo che la sciolse ancora di più.
Nora, nel vedere la scenetta, si
immobilizzò. Vederlo sorridere ad un’altra come sorrideva a lei le diede
fastidio e, pensando che probabilmente aveva fatto sesso con lei, sentì tutti i
suoi organi interni stringersi in una morsa che le fece mancare il respiro. Si
sentiva tradita e, nello stesso momento, anche incredibilmente stupida perché non
ne aveva assolutamente motivo. Il fastidio che provava si intensificò
diventando rabbia, si era illusa di interessargli veramente e invece lui si
comportava nello stesso modo con un’altra, se non con altre. Si alzò
improvvisamente facendo voltare Draco verso di lei con espressione corrucciata
chiedendole tacitamente quale fosse il problema. Lei però non aveva voglia di mentire
inventandosi scuse.
“Ci vediamo stasera.” E se ne andò così,
con i capelli ricci che volavano in tutte le direzioni dalla foga con cui si
stava allontanando, lasciando Draco e Blaise confusi e sorpresi.
Theo rimase impassibile come al suo
solito, lanciando solo un’occhiata al moro come se sapesse qualcosa che l’altro
non sapeva.
Blaise stava correndo, era sicuro di
averla vista andare nel corridoio del secondo piano ma ora non la vedeva più.
Doveva trovarla. Dopo essersene andata di corsa ci aveva messo qualche secondo
di troppo a capire che l’unica cosa che voleva fare in quel momento era raggiungerla.
Non era mai corso dietro una donna, mai.
Lei gli stava facendo fare cose che prima non avrebbe mai fatto neanche sotto
tortura.
Poi la vide, stava camminando davanti ad
un gruppo di ragazzini che gli impedivano di vederla bene ma avrebbe
riconosciuto quel culetto ovunque, era lei.
Avvicinandosi, scansò brutalmente il
gruppetto e prese per il polso la Grifona spingendola nella prima aula che si ritrovò
davanti. Lei, così concentrata nei suoi pensieri, quasi non si accorse di
quello che era accaduto. Lo vide, affannato e bellissimo, e si dimenò per
allontanarsi da lui. Le venne l’improvvisa voglia di sfogare su di lui tutta la
rabbia che stava insensatamente provando.
“Che vuoi? Non dovresti deludere le tue
amichette, potrebbero offendersi.”
“Sei gelosa?”
“Ti piacerebbe. Semplicemente odio
essere presa in giro. Evita di fare il deficiente con me d’ora in poi, io non
sono una delle ochette a cui sembri essere tanto abituato.”
“So perfettamente che non sei come le
altre, Nora.” le sussurrò avvicinandosi così tanto che lei, per reazione, indietreggiò
fino a sbattere contro il banco dietro di lei. “Io non ti prendo in giro.”
Il tono era talmente basso e roco che le
si scatenò un tornado dentro che la scaldò tutta. Cercava di evitare con tutta
se stessa di guardarlo negli occhi perché sapeva che se l’avesse fatto ci
sarebbe annegata dentro. Lui, però, le accarezzò delicatamente la guancia con la
mano ed era così vicino che poteva sentire il suo profumo invaderla. Socchiuse
gli occhi e, alla fine, si arrese e lo guardò.
Appena lui vide i suoi profondi occhi
marroni osservarlo spaesati si mosse verso di lei e la baciò.
La baciò una, due, tre, quattro volte.
Più si baciavano e più si stringevano tra di loro. Lui accarezzava il viso di
lei mentre lei lo attirava tirandolo per il colletto della camicia. Il leggero
tocco delle labbra diventò presto molto più appassionato, lasciando entrambi
storditi ma vogliosi di toccare punti sempre più intimi. Le lingue si toccarono
più e più volte, entrambi ansimavano e gemevano sulle labbra dell’altro. Lui
spostò le mani verso i suoi fianchi per stringerli possessivamente ed alzarla
per appoggiarla meglio sopra il tavolo su cui era già praticamente seduta. Lei,
intuendo la direzione dei pensieri del ragazzo, tornò in sé e, ancora ansimante
per l’eccitazione, lo allontanò spingendolo lontano da sé.
In quel momento si odiava perché, da
stupida, era ceduta a lui, era caduta nella sua trappola. Si era ripromessa,
anni prima, che non si sarebbe mai più mostrata così vulnerabile, come una
facile pedina da manovrare a piacere. Nonostante volesse sembrare forte, lei si
legava troppo facilmente alle persone: era il suo problema più grande. Non
voleva assolutamente fare il gioco di Blaise, aveva capito che per lui provava
qualcosa che andava oltre la semplice attrazione. Lo conosceva da così poco
eppure le era già entrato dentro con una semplicità disarmante. Lo odiava.
“Sei tu ad essere esattamente come tutti
gli altri, Blaise.”
If you could only
read my mind
You would know that
things between us ain't right
…
Don’t get me wrong
I know you're only
being good
But that's what's
wrong
I guess I just
misunderstood
“Want You Bad – The
Offspring”
Buona sera!!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto
tanto quanto è piaciuto a me scriverlo!
Grazie a chi legge in silenzio, a chi
segue la storia, a chi l’ha inserita nelle preferite (What? That’s really amazing!)
e a chi ha recensito.
Fatemi sapere opinioni, critiche o
apprezzamenti!
A presto, Giuls.
Curiosità:
·
Ho preso libera
ispirazione a Nick Youngquest per quanto riguarda il giocatore di Quiddich
della rivista. Modello ex-rugbista, semplicemente perfetto.
·
La canzone che Blaise
sta ascoltando quando Draco entra in camera è: The Passanger – Iggy Pop. Se non
la conoscete, ascoltatela! Vero capolavoro.