Capitolo II- La storia di Lucy
“Harry, per tanti anni ti abbiamo tenuto nascosto un grosso
segreto, che non eravamo sicuri di poterti confidare così…” cominciò il preside
avvicinandosi ad Harry per parlargli a voce bassa
“Vieni, ti farò conoscere una persona che ha espresso il desiderio di
incontrarti”.
Harry non capiva. Provava per la ragazza tutta bagnata un’inspiegabile istinto protettore, ma non sapeva perché.
Si girò a guardare i due amici che lo fiancheggiavano per
trovare coraggio.
Hermione e Ron fissavano la ragazza molto
diffidenti, poi il rosso fece un cenno d’assenso a Harry.
Ma chi era quella ragazza
sconosciuta? Una spia di Voldemort? Qualcuno che si era sperduto nella foresta
proibita? A giudicare dai vestiti sembrava che non si cambiasse da giorni…..
Comunque Silente aveva detto che bisognava
proteggerla, perciò, se fosse stato necessario, Harry l’avrebbe protetta.
Cominciarono a camminare verso di lei, rendendosi conto,
man mano che andavano avanti, che la ragazza era molto
agitata.
Finalmente Harry la poté guardare da vicino: era la sua
copia identica, si può dire la versione femminile di Harry Potter.
Aveva i capelli neri lunghi tutti arruffati, gli occhi verdi
profondi che esprimevano non più paura, ma curiosità, ed aveva anche spessi
occhiali scuri, come il ragazzo, ed era poco più bassa
di lui.
”Harry, è giunto il momento di presentarti Lucinda…
Lucinda, questo è Harry... Tuo fratello.”
Harry rimase sbigottito da quelle parole, così insensate.
No, quella ragazza, non poteva essere sua
sorella, la sua famiglia era stata sterminata da Voldemort sedici anni
fa…
Era molto confuso. Ma come poteva
lui, Albus Silente, dire delle cose tanto assurde?
Ma se invece fosse stato così? Se
Harry avesse veramente avuto una sorella, forse anche
gemella, visto che erano identici… ma no, in fondo era tutto uno scherzo, si,
ne era assolutamente sicuro…
“E così, tu sei Harry, mio
fratello? Finalmente ho il piacere di conoscerti” disse la ragazza “Io sono
Lucinda, ma puoi chiamarmi Lucy.”
Cosa stava dicendo quella ragazza? Suo
fratello? Ma allora lo era davvero?
La ragione e l’istinto lottavano nella mente di Harry, che
continuava a non capire.
“T-tu sei mia sorella?” chiese il
ragazzo guardando prima Lucy e poi Silente con aria interrogativa “Ma non può essere. Giusto, professore?”
“Ahimè, Harry, questa è una cosa che ti abbiamo
tenuta nascosta per molto, molto tempo. Perdonaci. Si, questa è la tua sorella
gemella Lucy.” disse Silente.
Adesso Harry ci credeva, si, perché adesso poteva
finalmente spiegare quello strano sentimento che aveva provato nel vederla.
“Ho una sorella….. ho una
sorella…. Non è possibile……” disse Harry gettando le
braccia al collo di Lucy, con le lacrime agli occhi.
“Si, e adesso che ti ho trovato, non ci separeremo mai più,
te lo prometto” rispose la ragazza piangendo anche lei.
“Ora sono sicuro che avrete tante cose da raccontarvi, ma
prima…. Minerva, hai preso il Cappello Parlante?” chiese Silente.
“Ma certo, professore. Eccolo.”
Disse la McGranitt andando a prendere il Cappello al tavolo degli insegnanti.
“Questo,
tesoro, serve a smistare gli studenti quando vengono qui
per la prima volta.” Disse la McGranitt mettendogli il cappello sul capo.
“Ed eccoci
qua… tu devi essere la sorella di Harry Potter, vero? Vedrò
di un posto adeguato” disse cantando il Cappello.
“Vediamo… si…. Quante cose che ci sono qua
dentro….ma dove ti metto? Nei Serpeverde staresti
molto bene, sai?“
“Grifondoro!” disse Harry sottovoce
“Grifondoro, ti prego!”.
Hermione posò un braccio sulla spalla di Harry, guardandolo
con diffidenza, era evidente che Lucy non gli ispirava
fiducia.
“Harry, stai
attento” lo ammonì a bassa voce “non mi
fido di lei”.
Ron
sembrava non aver udito quelle parole, seppur fosse molto vicino
a Hermione, e continuava a fissare il Cappello Parlante con aria rapita.
Harry scosse la testa “E’ mia sorella”
sussurrò.
Lucy sembrava molto attenta a ciò che stava succedendo, e
anche se non capiva cosa stesse dicendo il fratello,
cominciò a pensare anche lei Grifondoro.
“Ne sei proprio sicura, allora? Non a Serpeverde? Allora è meglio….Grifondoro!” esclamò il Cappello Parlante.
Harry era felicissimo, finalmente aveva trovato sua
sorella, e adesso che apparteneva alla sua stessa Casa, non si sarebbero mai
più separati come era successo da piccoli.
“Adesso puoi andare, Lucy. Minerva vai a prendere una
divisa di Grifondoro per la nuova arrivata. Intanto potete andare.” Disse Silente sorridendo “E mi raccomando, Harry, abbi
cura di lei”.
Lucy guardò Hermione con simpatia, anche se o sguardo non
fu ricambiato.
“Non ci siamo presentati. Io sono Ron,
lei è Hermione” disse Ron con un gran sorriso. Lucy strinse la mano ad
entrambi e ricambiò il sorriso di Ron, che arrossì violentemente.
Harry si sentiva tradito: perché per tutti questi anni
nessuno gli aveva mai parlato di Lucy? Loro non sapevano cosa sarebbe significato per lui scoprire di non essere l’unico
superstite della sua famiglia. E poi come aveva fatto
a salvarsi una bambina piccola come lei dalla furia di Lord Voldemort? E come mai era spuntata così senza nessun preavviso?
Tutte queste domande e altre ancora orbitavano nella testa
del ragazzo, creando una gran confusione.
“Ma come…. Perché….. Si, insomma, tu……” farfugliò Harry confuso, mentre si
avviavano nella sala comune di Grifondoro.
“Si, lo so. Avrai tantissime
domande da farmi, non è così?” disse la
ragazza ridendo “Allora, cosa vuoi sapere per primo?”
“Come sei sopravvissuta a tu-sai-chi?” s’intromise Hermione.
Lucy parve non capire, poi Ron mormorò sottovoce:
“Voldemort” e la ragazza annuì.
“Prima che Lord Voldemort uccidesse i miei genitori, io ero
in cucina e lui non mi vide per prima” abbassò la voce e guardò a terra, prima
di continuare “Dopo che li uccise e si stava dirigendo verso di me se non avesse visto Harry, così puntò la bacchetta su di lui, e…. il resto è storia”
Hermione annuì lentamente, ma la sua versione non la
convinceva.
“E com’è che Hagrid non ti ha trovata insieme a lui?” chiese Ron incuriosito.
“Perché dei Mangiamorte mi
trovarono prima di lui, e si presero cura di me. Erano così gentili…non avrei
mai sospettato chi fossero realmente” disse Lucy con un sospiro.
“E come mai….” Cominciò Hermione,
ma fu subito interrotta da Harry, che ebbe uno scatto di rabbia.
“Ma insomma ragazzi!” esclamò “Vi
sembra questo il momento di fare il terzo grado? Non capite quante ne ha passate? E come dev’essere
scioccante per lei scoprire da un giorno all’altro che non è
sola al mondo, ma possiede un ultimo parente, guarda caso un fratello
gemello! Ragazzi, parola mia, non vi riconosco più.”
Sbottò infine.
Ron e Hermione rimasero impietriti di fronte a quel
rimprovero.
Ron era rosso fino alla punta delle orecchie e guardava a
terra.
Hermione sembrava mortificata, ma non abbassò lo sguardo
arrabbiato dell’amico.
Intervenne Lucy per porre fine a questo malinteso “Non ti
preoccupare, capisco che siano curiosi e anche sospettosi, nei confronti di una
che ha vissuto per quasi sedici anni alla presenza di Lord Voldemort” disse con
spensieratezza, quasi fosse la cosa più normale del
mondo.
“Tu hai fatto cosa?” esclamò Ron incredulo “Sei stata a
stretto contatto con lui??? E come sei sopravvissuta?”
“Oh, ma devi sapere che quando Voldemort venne a sapere chi
ero io in realtà, uccise i miei genitori adottivi e mi prese con sé.”
Tutti e tre sgranarono gli occhi e si fermarono a guardarla
a bocca aperta.
“Bè, che avete da guardare in
quel modo, tutti quanti?” chiese la ragazza guardandoli con aria interrogativa
“Trovate strano questo fatto?”
“Ecco, in un certo senso, non è una cosa che accade così
tutti i giorni, sai…..” mormorò
Harry.
Lucy scoppiò a ridere. “Già, o almeno, per voi” c’era una nota di terrore in quelle
parole, e i ragazzi rabbrividirono.
“Insomma,
mi ha insegnato tutto quello che so, ma è proprio per questo che sono fuggita.
Una sera l’avevo sentito che parlava con un Mangiamorte di un progetto
spettacolare, il più grande che avesse mai realizzato, ed al centro, c’ero io.” Abbassò molto la voce, quando pronunciò queste parole.
Intanto erano arrivati davanti al ritratto della Signora
Grassa, che impaziente sbottò “Allora che facciamo?
Parola d’ordine?”
“Oh, si. Nyphitius” disse Harry,
ed entrarono nella sala comune dei Grifondoro, dove, a parte uno studente del
secondo anno che stava cercando di scaldarsi al camino, non c’era nessuno.
“Tu?! Ma….” Farfugliò Ron.
“Si, io. Ma non volli accettare il
mio destino così passivamente, e così scappai e andai a Diagon Alley e…”
“Perché, dove ti teneva
Voldemort?” la interruppe Harry.
“In un immenso palazzo dal quale non sono mai uscita, a
Londra. Riteneva pericoloso per me uscire, ma io non lo ho mai considerato
tale. Ripensandoci, non sarei mai riuscita a fuggire senza l’aiuto di Jim, uno dei servitori che si occupava di me. Lui era sempre stato buono con me, e mi trattava da pari
a pari, non come gli altri, che mi avevano sempre considerato come una statua
di cristallo.”
“Chissà come dev’essere convivere
con tu-sai-chi per sedici
anni…” mormorò Ron.
Lucy rise. No, quei ragazzi non sapevano un bel niente,
pensò a ragazza. Gli amici di Harry erano così insulsi, così pregiudiziosi, non erano degni di lui. E se anche lui fosse stato così? Ma
no. In fondo, lui aveva zittito le domande
impertinenti degli amici per lei. Era evidente che già le voleva
bene. E Lucy sorrise tra sé compiaciuta.
“No, non è come pensate. Tanto per
cominciare non l’ho mai visto in faccia, tranne una volta, quando…..” ma si interruppe. No, non
voleva ricordare, non doveva. Il rimorso era troppo straziante. La ragazza
scacciò immediatamente quei pensieri e si sforzò di sorridere agli amici che la
guardavano interrogativi.
“Vedete, lui mi trattava bene. Mi
ha insegnato molte cose, alcune cattive, ma fortunatamente ben poche.”
La sala comune era ormai deserta, e anche
quell’ultimo studente se n’era andato. I
ragazzi rimuginavano sugli ultimi, sconvolgenti avvenimenti che erano successi
quella sera. Cominciava a fare molto freddo e il fuoco stava per spegnersi,
quando Lucy si alzò, agitò la bacchetta verso il camino, e sussurrò alcune
parole sommesse.
La fiamma ormai spenta scoppiettò un po’, poi diede una
fiammata e crebbe nuovamente, anche più intensa di prima.
Harry la fissò a bocca aperta, imitato immediatamente da
Ron e Hermione.
Lucy sorrise con modestia e arrossì. Provava un
senso di potenza quando riusciva ad ottenere l’attenzione su di sé… che
tuttavia non dava mai a vedere. Era troppo pericoloso mostrare i suoi
sentimenti. Lei lo aveva imparato a sue spese.
“Non ci hai ancora detto come hai fatto ad arrivare qui, Lucy” chiese timidamente Hermione, un po’ invidiosa
della bravura della ragazza che pensava che sarebbe diventata la sua nuova
rivale a scuola.
“Già, è vero. Dunque, come vi
stavo dicendo, Jim mi aiutò a scappare, così presi le
mie poche cose di valore e una cartina di Londra con tutti i relativi portali,
andai alla volta di Diagon Alley, che avevo sentito menzionare da qualche
Mangiamorte. Da lì, arrivai al Paiolo Magico e rassegnata
di dover vagare per tutta la mia vita come una vagabonda, incontrai Hagrid, che
mi riconobbe subito, e mi portò a Hogwarts, il posto più sicuro per me, ora che
mi ero cacciata in quel guaio, come lui stesso disse. Potete facilmente
immaginare la reazione di Lord Voldemort quando lo venne a sapere… spero solo
che a Jim non sia successo niente. Non me lo potrei
mai perdonare.”
Intanto si erano fatte le undici, e già Harry cominciava a
sbadigliare.
“Hai ragione Harry, siamo tutti
stanchi. Perché non andiamo a dormire?” propose Lucy.
“Si, forse hai ragione. Ci vediamo qui domani mattina,
allora?” chiese Ron sbadigliando anche lui.
“A domani. Sogni d’oro, ragazze.”
Disse Harry incamminandosi per le scale che conducevano al dormitorio maschile seguito
da Ron.