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Autore: NaruHina_4_ever    02/10/2013    1 recensioni
E se tutto fosse diverso... e se tutto cambiasse... e se tutto quello che fino ad ora sapete su di me non servisse più a niente?? Voi cosa mi rispondereste??
Voglio solo che sappiate che non sarò più quello che sono oggi... voglio solo che sappiate che tutto prima o poi ritorna indietro come un Bumerang.
BENE, eccomi qua con questa nuova FF, so di aver lasciato in sospeso l'altra, ma ho dei cali su come voglio farla continuare, quindi ho deciso di iniziarne un'altra, ma stavolta inizierò dall'inizio, andando a calcare il tutto fino alla fine.
Se avete qualche tipo di Pairing da suggerire vi prego di farlo, lascio la scelta a voi :D
Buona Lettura :D
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kushina Uzumaki, Madara Uchiha, Minato Namikaze, Naruto Uzumaki, Un po' tutti
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
Capitoli:
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Capitolo 2: “Solitudine”
 
Il villaggio fu letteralmente raso al suolo dalla furia distruttrice del suo demone codato, precisamente dal Kyuubi.
Migliaia furono i morti, e la sua furia distruttrice fu tale da far rimanere poco e nulla di integro.
Ma quella sera tutto si completò con un rituale, e con un sacrificio più grosso della vita stessa… il sacrificio di un bambino, il sacrificio che nessun padre vorrebbe fare… il sacrificio che nessuna madre vorrebbe vivere, ma fu un sacrificio inevitabile.
Così quella sera la volpe venne sigillata e relegata all’interno dell’anima di un giovane ragazzo.
Quella sera tutto scomparì, le persone che riuscirono a sopravvivere furono destinate a pianti, chi di liberazione, chi di afflizione, ma quello che quella notte era più udibile era quello di un bambino.
Un bambino che adesso era tra le braccia di un anziano, un neonato che veniva bagnato da delle lacrime amare e calde, la quale rappresentavano il dolore di quel pover’uomo che rappresentava il terzo Hokage.
Non poteva fare altro che guardare il neonato con volto affranto, e piangere… piangere per chi se n’era andato e non sarebbe più tornato, e piangere per il futuro che il piccolo avrebbe dovuto vivere.
Avrebbe voluto parlare con tutte le sue forze al giovane ragazzo dai capelli dorati, avrebbe voluto parlare alla giovane donna dai capelli rosso sangue, ma l’unica cosa che riuscì a pronunciare in quella sera di luna piena furono delle parole che si impresse a fuoco nella memoria e nel cuore.
 
-Dove balla la foglia, arde il fuoco. La fiamma dell'Hokage illumina il villaggio... e con la sua luce la Foglia rinasce.-
 
Un’ultima lacrima amara solcò il suo viso, e poi ci fu solo la notte.
Con quelle parole nel cuore l’uomo anziano con l’aiuto del suo popolo e del suo successore ormai defunto fece rinascere il villaggio, riuscendo a farlo tornare allo stesso splendore del tempo passato.
Dai giorni di quell’oscurità passarono 12 lunghi anni, nella quale il piccolo neonato crebbe diventando un ragazzino.
Ma il destino parve segnarlo sin dalla nascita… niente gli andava per il verso giusto.
Nessuno lo voleva tra i piedi, nessuno lo voleva come amico, nessuno lo voleva come compagno di gioco… e nessuno lo considerava.
Gli adulti erano tutti contro di lui, lo chiamavano “Mostro”, lo allontanavano, lo maltrattavano, lo spintonavano e arrivavano pure a fargli del male.
Ogni singolo giorno il ragazzino tornava a casa con la speranza che tutto quello che aveva vissuto fosse stato solo un brutto incubo… un incubo durato anni, ma pur sempre un incubo, sperando quindi un felice risveglio con accanto i suoi genitori, un risveglio felice che lo avrebbe visto protagonista di una storia differente da quella del suo incubo.
Ma come faceva a volersi risvegliare e quindi trovarsi davanti i propri genitori quando non ne conosceva nemmeno il volto?? O il nome?? O solamente il colore dei capelli??
Ma il destino, la vita… cosa voleva da lui?? Era solo un ragazzino di dodici anni che si divertiva a fare scherzi, un ragazzino che frequentava la scuola ninja, un ragazzino capace di capire il giusto dallo sbagliato… cosa voleva di più da lui??
Ecco, questi erano il genere di pensieri che il ragazzo faceva quella sera del suo compleanno, quella sera in cui camminava da solo lungo le deserte vie del villaggio, quella sera che aveva ricevuto l’ennesimo rifiuto da parte di ragazzini e di adulti, l’ennesima sera in cui aveva ricevuto il soprannome di mostro,  e l’ennesima sera di solitudine.
Camminava lungo le vie del villaggio, si dirigeva verso la sua piccola casetta, casetta che riusciva a permettersi grazie ai soldi che il vecchio Hokage gli dava ogni mese, quella casetta tanto vuota, quanto piena di lacrime, piena di singhiozzi, piena di solitudine.
Camminava lungo le vie del villaggio, solo con i suoi pensieri, solo con le sue lacrime non versate, e solo con la sua tristezza.
Il ragazzino dai folti capelli biondi e gli occhi azzurri come il cielo più limpido, portava una magliettina a maniche corte nera con una spirale arancione, mentre i pantaloni erano di un vivace color arancio con una striscia nera.
Era appena uscito da un vicolo, mentre subito dopo si addentro dentro una piccola porta, la quale lo portò ad un’ampia scalinata.
Scalinata che venne scalata a passo lento e quasi trascinato.
Si vedeva che stava male, ma non avrebbe mai chiesto aiuto a nessuno… ma non perché non volesse, ma perché nessuno gli avrebbe teso la mano, e nessuno lo avrebbe mai aiutato… infondo, lui per gli altri era solamente un mostro… chi lo avrebbe mai aiutato a tirarsi su??
La risposta era nessuno, lui era solo.
Era finalmente arrivato davanti alla porta di legno verde all’ultimo piano di quella palazzina, e prendendo una piccola chiave sotto allo zerbino, il ragazzino cominciò ad infilarla con mano tremante dentro al piccolo tamburo della serratura.
La mano gli tremava, segno inconfondibile che le lacrime sarebbero fuoriuscite da li a poco… e lui non voleva che qualcuno lo vedesse debole, lui voleva che tutti lo guardassero come una normalissima persona e un ragazzo forte e sicuro di se, scherzoso e solare… perché lui era così, ma era il continuo cambiare degli eventi che lo portava a diventare tutt’altra persona.
Nel mentre, la chiave arrivò alla fine del tamburo, e con un giro secco de polso si sentì un leggero “Clack”, e la porta sotto la sua delicata spinta si aprì, lasciando appena lo spazio per far passare il ragazzino, che subito dopo essere “penetrato” all’interno della casa si richiuse la porta alle spalle.
La casa era piccola, perennemente disordinata, e adornata con quale mobile qua e la che venivano poco spesso lucidati o quantomeno puliti.
Era una casetta piccola che dava la possibilità al giovane Naruto di poter trovare i propri spazi e dove potersi sfogare.
Ma quella piccola casetta era tutt’altro che accogliente.
Il sogno di Naruto era quello di vivere una vita felice e serena, con a torno a se amici e familiari, ma come detto prima, quello era solo un sogno… e tutto quello che un sogno ti da, sono delle mere illusioni.
I sogni sono solamente l’esternazione dei desideri che la mente vorrebbe si avverassero, ma che –la maggior parte delle volte- non accadono mai.
Naruto era solo, e ormai aveva imparato a convivere con quella solitudine, rimanendo ogni giorno da solo e piangendo le sue lacrime interiori da solo, con nessuno accanto che lo consolasse.
Era ancora sull’uscio della porta, si sedette a terra e cominciò a sfilarsi dai piedi i suoi sandali ninja.
Fatto ciò cominciò a camminare sopra a quel tatami -che nella sua vita ne aveva viste di cotte e di crude- fino a sbucare in un piccolo corridoio, nella quale aprì la prima porta a sinistra.
La porta una volta aperta rivelò il suo “contenuto” agli occhi di Naruto… era il bagno.
Si avvicinò velocemente al lavandino e aprì il rubinetto, facendo sgorgare acqua fresca dalle tubature.
Aveva il battito accelerato, gli occhi lucidi e il respiro affannoso, era come se un peso terribile gli si fosse stazionato sul petto, ma sapeva come poter rimediare –anche se momentaneamente- a quel problema.
Non aspettò nemmeno un secondo, quando si fiondò con foga sotto lo scorrere dell’acqua.
Lui stesso sapeva che stava per accadere, lui stesso sapeva che da li a poco avrebbe cominciato a piangere, e lui stesso non voleva che ciò accadesse… non voleva più vedersi fragile, non voleva più disperarsi inutilmente, non voleva più far sgorgare quelle calde goccia d’acqua amare come il sale… non voleva più stare male interiormente… anche se questo, non dipendeva da lui.
L’acqua fresca che gli bagnava il volto lo fece calmare, infatti il suo battito ritornò regolare, e il fiato cominciò a tornargli senza nessun intoppo respiratorio dovuto all’eccessivo entrare e fuoriuscire di ossigeno.
Chiuse di botto il rubinetto e afferrò saldamente l’asciugamano che stazionava alla sua destra sopra il porta asciugamani, per poi cominciare a tamponare le goccioline d’acqua che gli continuavano a solcare il volto.
Si specchiò per un secondo, e vide –nel suo riflesso- i suoi occhi gonfi e stanchi… forse era meglio una bella dormita.
Il ragazzino uscì dalla stanza, e andò verso la sua cameretta… era stremato, e comunque anche volendo non poteva fare tardi… il giorno dopo sarebbe venuto il vecchio Hokage a fargli visita, quindi doveva svegliarsi presto.
Aprì l’ultima porta in fondo al piccolo corridoio, rivelando la sua cameretta.
Cosa ci si può mai aspettare da un ragazzino di dodici anni?? Bhe, poster… poster e poster… bhe, la stanzetta di Naruto era tutto il contrario.
Al muro della sua stanzetta vi era appeso solo un simbolo a forma di vortice totalmente arancione, mentre nella sua piccola scrivania vi erano solamente dei Kunai o degli Shuriken… si vedeva che il ragazzo voleva diventare ninja, ma non solo per questo, anche perché per diventare Hokage bisogna diventare per forza un ninja… e beh, quello che ripeteva dalla mattina alla sera il ragazzino era il suo “voler diventare Hokage”.
Naturalmente ne avrebbe dovuta fare di strada… ma forse, un giorno ci sarebbe anche potuto riuscire.
Ma comunque, stiamo divagando.
Il ragazzo si avviò verso il grande armadio a due ante, e –una volta aperto- cominciò a scavare fin nelle sue profondità, alla ricerca del suo pigiama a strisce azzurre e bianche, che naturalmente sarebbero state accompagnate dal suo amato cappellino con la faccia e i dentini di stoffa.
 
-Dove diamine l’ho messo…-
 
Non aveva le forze per cercarlo, così avvicinandosi al letto alzò le coperte, lasciando aperto lo spazio nella quale si sarebbe infilato.
Stava per infilarsi sotto a quelle calde coperte, quando si ricordò di aver lasciato la luce accessa…
 
-Che idiota…-
 
Si girò e andò a schiacciare il piccolo pulsante bianco.
Fatto questo il ragazzo potè accoccolarsi sotto le calde coperte, facendosi circondare sino al collo dal suo caldo tepore.
Quella sensazione di sicurezza e di caldo tempore lo fece cadere in un sonno profondo.
 
Angolo Autore:
 
Bene, sono in ritardo di due giorni, ma non è colpa mia, è colpa della scuola del cavolo .-. comunque, in questi primi due capitoli o forse anche tre sarà tutto molto descrittivo e poco parlato, in quanto voglio far capire quanto Naruto si senta solo e che nessuno lo voglia tra i piedi... voglio che abbia un motivo per arrendersi (da qui il nome della ff) … bene, spero che questo capitolo vi piaccia :) Se si, fatemelo sapere ^.^ magari dandomi anche dei consigli… sapete, quelli sono sempre ben accetti u.u come anche le critiche… comunque, questo capitolo è un po’ più corto del mio standard, ma dovevo farlo per forza così… spero capiate. Con questo vi lascio :) Buona lettura :)
  
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