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Autore: Dark Tranquillity    30/03/2008    2 recensioni
"...Il Dio del Tuono è morto, e nulla sembra potersi opporre al potere di Shao Kahn. Chi si ergerà fra la Terra e la distruzione totale, nell'ora più buia?"
POV fic - Sub-Zero / Kitana / Kung Lao / Kintaro / Frost. Accenni di romance, alcuni personaggi OOC.
Genere: Azione, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kitana, Sub-Zero, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Horn Of Betrayal.mp3 - DevilDriver

Silence takes courage
The horn of betrayal
Sounds loudly for the fallen
While mine eyes are world away
Watch cowards as they bend the knee



Kung Lao
Terra
Porto di Hong Kong, Cina
13 Dicembre 2011


Kung Lao era dentro all'hangar.
Era entrato dal retro, attaverso un grosso condotto d'areazione e, senza produrre il minimo rumore, lo aveva percorso fino a portarsi all'interno del vecchio edificio.
"Fosse un po' meno stretto." pensò, mentre oltrepassava l'ennesima grata adibita al circolo dell'aria nel magazzino muovendosi come una specie di ragno, lento ma silenzioso. Attraverso la grata poté vedere due uomini armati di mitra automatici piantonare una porta. Il condotto d'aerazione la sorpassava.
"Bene." pensò proseguendo "Sembra più facile del previsto."

La stanza successiva conduceva al suo obiettivo. Kung Lao sentì del vociare sommesso mentre si avvicinava molto lentamente verso la grata che gli avrebbe permesso di spiare la stanza. La fronte sotto al passamontagna cominciò ad imperlarsi di sudore ed un senso di disagio lo colse improvvisamente. Un paio di voci gli erano familiari. La voce di un uomo - roca e permeata di sarcasmo - e quella di una donna. Trattenendo il fiato si portò sopra alla grata e ci mancò poco che non esclamasse di stupore.

"Kano?!"

Quell'uomo doveva essere morto, eppure il tizio che vide nella stanza, seduto su una cassa ed accerchiato da degli sgherri armati fino ai denti, pareva proprio lui. La placca metallica che copriva l'area fra la tempia, lo zigomo e l'occhio destro era inconfondibile. Di fronte a lui c'era una donna che gli stava parlando, avvolta da un ampio mantello, ma Kung Lao non riuscì a riconoscerla perchè gli dava le spalle. Non c'era tempo per pensare, doveva agire. Prese la microcamera dal taschino pettorale, sfilandola con delicatezza: era un oggetto estremamente costoso, di fabbricazione israeliana, che sembrava una specie di pennino snodabile. Kung Lao la modellò in modo che passasse per la grata e l'obiettivo fosse rivolto verso Kano e la donna. Una pressione sul retro del piccolo congegno, e cominciò a registrare.


### inizio registrazione - 13/12/2011

Kano «...Sei sempre freddina eh? Siamo sulla Terra, dovresti rilassarti un po'.»
Donna «Non ho tempo per queste stupidaggini. Allora, sai dove si trova?» 
Kano «Potrei anche saperlo, però... Visto che sei stata così maleducata da non aver accettato il mio invito a cena, potrei anche fare a meno di dirtelo.» 
Donna «...Non capisco cosa ci trovi l'Imperatore di così utile in un verme come te, Kano.» 
Kano «Te lo spiego subito: il tuo fottuto Imperatore non ha nessuno qui sulla Terra con cui fare affari, mi spiego? Del vecchio Drago Nero rimango solo IO. Questo significa che deve contare su di ME per i suoi progetti qui. Ficcatelo bene in quella tua testa di cazzo.»
Donna «Quando l'Imperatore marcerà sulla Terra...»
Kano «Sì, sì, sì... Mi strapperai il cuore e blah blah blah. Me ne fotto.»
Donna «Basta così. Devo ricordarti del tuo debito, Kano?»
Kano «...»
Donna «Allora dimmi dov'è il Kamidogu e facciamola finita!»
Kano «Non mi piace il tuo tono, Mileena.» 
Mileena «E a me non piace il tuo alito, Kano. Allora vogliamo continuare con questo giochetto, o mi dai l'informazione che cerco?»
Kano «Va bene, facciamola finita, il gingillo si trova... MERDA! Lassù, fate fuoco!»

### registrazione interrotta


Terra
Shanghai, Cina
Due giorni dopo


Kung Lao era piuttosto stanco. Era la terza volta che esponeva il rapporto sulla missione al Consiglio del Loto Bianco, per non parlare delle volte in cui aveva dovuto sorbirsi la registrazione di Kano e Mileena. Sedeva in un tavolo ovale, ascoltando distrattamente le congetture del Consiglio.
La sala riunioni della sede a Shangai del Loto Bianco era spaziosa ed odorava di incensi al limone e la sedia foderata in pelle era un vero invito a schiacciare un pisolino.

Wu-Shen, un anziano di oltre settantanni, lo interpellò nuovamente: «Sei assolutamente sicuro che quello fosse Kano, Kung Lao? La registrazione è piuttosto sfuocata.»  I rimanenti membri del Consiglio, altri tre uomini dai vestiti eleganti, lo osservarono in silenzio. Kung Lao allacciò le mani e le posò sul grembo, oramai esasperato da quella domanda.

«Ne sono sicuro, Venerabile Wu-Shen.»
«Ma dovrebbe essere morto! Non può essere che quello sia uno che ne abbia assunto appositamente l'identità?» protestò il vecchio.
«Questo è vero, Kung Lao.» aggiunse un altro dei quattro, un uomo sulla cinquantina, brizzolato e dallo sguardo severo.

Kung Lao si massaggiò le tempie, poi si alzò improvvisamente in piedi. Ne aveva abbastanza.

«Signori, vi sembra che avrei interrotto la missione così bruscamente per riportare informazioni che non corrispondono a verità? Quello è Kano, il Drago Nero è risorto... E quel che è peggio, sembra abbia dei progetti con Outworld!» indicò il fermo immagine del filmato, su uno schermo al plasma appeso alla parete, puntando il dito sulla figura ammantata di Mileena. 
«Venerabili» prosegui' «Ascoltatemi bene: mentre noi siamo qui a discutere là fuori si sta preparando qualcosa di grosso. Il Loto Bianco deve condividere subito la registrazione con le Forze Speciali. Questo e' quanto, aspetterò qui fuori la vostra delibera.»

Uscì dalla stanza senza attendere risposta, richiudendo la porta dietro di sé e accomodandosi in una delle comode poltrone dell'anticamera. Sospirò pesantemente, massaggiandosi gli occhi con medio e pollice.
Aveva assolutamente bisogno di dormire, era da due giorni che non toccava il letto. La fuga da Hong Kong l'aveva provato, ma almeno era vivo: dopo che l'avevano scoperto era riuscito a ripercorrere il condotto d'areazione fino alla stanza adiacente a quella di Kano, sfondando la grata e cadendo davanti alle due guardie alla porta. Fu costretto ad ucciderle entrambe, con dei letali e fulminei colpi alla gola. Il resto fu solamente corsa, sudore e tante pallottole.

"Wu-Shen su una cosa ha ragione... Kano dovrebbe essere morto." pensò, seduto sulla poltrona "Mileena aveva menzionato un debito... Che significa?" La domanda rimbombava nella sua mente.
Generalmente Kano saldava i suoi debiti con una coltellata fra le scapole "Che genere di debito sarà per garantire la sua fedeltà?" «Devo parlare con Sonya, assolutamente.» si disse ad alta voce.

Sospirò ancora, attendendo il verdetto dei Venerabili. Purtroppo nessuno di loro era mai stato ad Outworld, ed aveva toccato con mano la crudeltà e la feroce determinazione di Shao Kahn, come invece avevano fatto lui... Ed il suo amico Liu Kang. I Venerabili erano saggi e davano tutto per il bene della Terra, ma rimanevano pur sempre dei burocrati che necessitavano di discutere su ogni singola cosa. La politica non cambiava mai, nemmeno nel contesto quasi surreale in cui operava il Loto Bianco...

Quando rientrò nella sala riunioni, trovò i quattro Venerabili tutti in piedi. L'anziano Wu-Shen prese parola: «Kung Lao, abbiamo deciso di passare la registrazione alle Forze Speciali. E' la soluzione più logica.»
Kung Lao annuì con un sospiro di sollievo: «Benissimo. Cominciamo subito?»

I Venerabili annuirono, riprendendo i loro posti. Uno di loro premette un pulsante sul touch screen dello schermo inglobato con il tavolo, chiedendo un video-collegamento satellitare con la base operativa delle Forze Speciali in California, Stati Uniti.
Kung Lao dovette attendere un paio di minuti, prima di vedere il familiare volto del Generale Sonya Blade comparire sullo schermo alla parete. Era bionda e portava un basco militare, due occhi verdi su un volto dagli zigomi alti, poco più che trentenne, Sonya era bellissima come sempre.

«Venerabili. Kung Lao... Già di ritorno?»
Kung Lao chinò il capo in risposta, sorridendo lievemente ma senza rispondere, portando poi lo sguardo sui Venerabili.
Wu-Shen prese parola per primo: «Generale Blade, l'abbiamo contattata per informarla degli importanti sviluppi riguardo all'operazione DG/HK06.» Era il nome in codice della missione ad Hong Kong.
«Sono tutt'orecchi, Venerabile... Sono curiosa di sapere come mai Kung Lao sia già tornato. Immagino tu non abbia trovato traccia del Drago Nero?» la voce di Sonya era piuttosto divertita.
Kung Lao, invece, non rise affatto perchè sapeva bene che quanto stava per dirle non le sarebbe per niente piaciuto... «Ti stiamo inviando una registrazione, Sonya.» rispose piuttosto cupamente.
Il Generale annuì, abbassando lo sguardo, probabilmente su un secondo display. Kung Lao l'osservò, incrociando le braccia al petto ed attendendo. Vide dapprima lo stupore nel volto di Sonya, poi un'espressione di furia crescente.

«Non è possibile!» urlò.


Kung Lao si aspettava una simile reazione: se c'era una persona al mondo che poteva odiare Kano più di chiunque altro, quella era Sonya Blade. Kano aveva rapito lei e la sua famiglia anni addietro, ammazzandole il compagno sotto ai suoi occhi, poi le aveva fatto perdere il figlio che aveva in grembo a pugni. Lo stato d'animo di Sonya era perfettamente comprensibile, tuttavia sapeva che era necessario farle vedere la registrazione.

«Ho ammazzato personalmente questo brutto figlio di puttana! L'ho spinto giù da un dirupo da cui nessuno si sarebbe salvato! Com'è possibile?!»
Sonya pareva aver perso il controllo, tenendosi la testa davanti al display e in procinto di artigliarsi il volto con le unghie. 

«Sonya, ascoltami» cominciò Kung Lao, alzandosi in piedi dalla sedia «sta succedendo qualcosa di grosso, ed abbiamo bisogno che tu sia lucida. Nessuno conosce meglio di te Kano ed il Drago Nero. E se Outworld sta architettando qualcosa assieme a lui sai bene quali saranno le conseguenze. Dobbiamo scendere in campo nuovamente, Sonya, e dobbiamo farlo subito.» cercò di essere il più convincente possibile. Uno sguardo ai quattro Venerabili, che gli risposero con un cenno di approvazione.

Sul display, Sonya era in silenzio - lo sguardo basso, un'espressione di rabbia mista a disperazione e confusione. La vide sospirare, poi disse: «...Va...va bene, Kung. Posso essere da te in meno di un giorno. Ora... Che diavolo è il "Kamidogu"?» Sembrava essersi ripresa, ed era ammirevole... Vedere la sua peggiore nemesi viva e vegeta doveva essere stato uno smacco terribile.

Fece per rispondere, quando vide Wu-Shen alzarsi in piedi e prendere parola «Dovremmo stare qui delle ore a parlare del Kamidogu, Generale, perché la sua storia è lunga e complessa. Ma di certo non abbiamo tempo per tutto ciò, per cui mi limiterò a farle un quadro generale.»

Kung Lao tornò a sedere, ascoltando con interesse le parole dell'anziano Venerabile perchè nonostante lui conoscesse gran parte delle leggende che circolavano attorno al Kamidogu, Wu-Shen era sicuramente più preparato in materia.

«Le sue radici affondano fino all'alba dei tempi, e la sua creazione è opera degli Dei Antichi. Lo scopo del Kamidogu ci è tuttora ignoto nonostante circolino delle teorie... Alcuni affermano che possa dare la vita eterna, altri che è uno strumento per comunicare con gli Dei. Altri ancora credono che funga da tramite fra... Mondi. Durante la storia ha avuto molti nomi... Santo Graal, Scudo di Atena, Martello di Odino. Come ben sa nessuno di questi oggetti e' mai stato trovato, e la maggior parte della gente dubita della loro esistenza... Eppure, qualsiasi nome abbia avuto il Kamidogu, esso esiste davvero.»
«Mh, ok, e come fa uno come Kano a conoscere l'ubicazione del... Santo Graal?» Sonya era scettica.
«La domanda giusta è: perché Shao Khan vuole impossessarsi del Kamidogu?» rispose Wu-Shen.
«Ma se non sappiamo nemmeno dove andare a cercarlo?» la discussione stava prendendo una piega nervosa, tanto che Kung Lao decise di intervenire anticipando il vecchio Wu-Shen «Questo non è del tutto corretto, Sonya... Noi sappiamo benissimo dov'è il Kamidogu.» disse con pacatezza.
«E va bene, Kung Lao, vuota il sacco. Tanto ho smesso di stupirmi da parecchi anni ormai.» la risposta era piuttosto acida.
«Raiden l'ha custodito per migliaia di anni, Sonya» iniziò «poco prima della fine dell'ultimo Grande Torneo, il Dio del Tuono presagì la sua fine e sapendo che il Kamidogu non doveva cadere nelle mani sbagliate decise di darlo in custodia a qualcuno di fiducia.»
«Vai avanti.»
«
Raiden scelse qualcuno al di fuori da qualsiasi schema, al di sopra delle righe...»
«Il Loto Bianco o noi delle Forze Speciali saremmo stati degni di fiducia.» protestò Sonya.
«Le nostre organizzazioni sono legate ai rispettivi governi, Sonya... Sai meglio di me quanto sia difficile mascherare il nostro lavoro con i politici, il Kamidogu sarebbe passato per troppe mani, osservato da troppe persone. Per riassumere, sarebbe stato più a rischio. No, Raiden fece la scelta più giusta.»
«Suppongo Raiden avrà avuto i suoi buoni motivi...»
Dopo una breve pausa, Kung Lao rivelò:
 «Diede il Kamidogu ai Lin Kuei, Sonya.»
«Dannazione! Dobbiamo avvertire subito...

† † † †

Sub-Zero
Terra
Oslo, Norvegia
15 Dicembre 2011


Marshall Winter sedeva nello spazioso ufficio all'ultimo piano della grande sede norvegese della Winter Enterprise, una delle più grandi aziende di refrigeratori mondiale - dal semplice frigorifero agli impianti di raffreddamento degli shuttle spaziali - la quale aveva filiali in tutto il mondo e vantava una delle fette di mercato più grosse del settore. Mr. Winter era il CEO ed aveva la fama di essere un uomo eccentrico e molto riservato, spesso in giro per il mondo, che evitava accuratamente di comparire in pubblico. Ci fu grande stupore nella filiale di Oslo, due giorni addietro, quando fece improvvisamente visita. Siemen Gudjhonsen - il direttore generale della sede - fu eccessivamente prolisso ed ansioso di mostrargli gli ottimi risultati del mercato norvegese dell'ultimo paio d'anni.

Mr. Winter era fin troppo contento di potersi rilassare per qualche ora nel suo ufficio, al riparo dalla logorrea di Gudjhonsen. Chiuse il laptop su cui stava controllando i bilanci della filiale, per girarsi verso la grande vetrata alle sue spalle, ruotando sulla grande sedia girevole. Da lì poteva godere di una vista mozzafiato su Oslo. Si trovò a pensare a quanto aveva creato, un impero totalmente autosufficiente, ai cui vertici aveva messo fra i migliori dirigenti che la Terra poteva offrire.

Dopotutto, per gestire un clan di assassini servivano soldi, un sacco di soldi.

La mano di mr. Winter andò alla vita, ad accarezzare il medaglione che portava sotto alle vesti, assicurato con una cintura. La mente vagò al giorno in cui trovò il medaglione, in una zona dimenticata di Outworld, fra le rovine di un popolo estinto... La vibrazione del cellulare nella sua tasca lo riportò alla realtà.

«Sì?»
«Qui Fang. Missione compiuta.»

Un lieve sorriso affiorò sulle labbra di mr. Winter, alla notizia. Un'altra minaccia eliminata. Perchè laddove non arrivava la giustizia, arrivavano loro.

«Ottimo, Fang. Prenditi una settimana di riposo poi mettiti a disposizione del Maestro Smoke.»
«Sì, Gran Maestro.» 

Mr. Winter rimise il cellulare in tasca, tornando ad osservare oltre la grande vetrata dell'ufficio. Scrutò per un attimo la sua immagine riflessa sul vetro: dimostrava sui trenta - trentacinque anni, sebbene ne avesse molti di più. Pensava che fosse per via del medaglione, che avesse in qualche modo interrotto l'avanzare del tempo sul suo corpo. I capelli erano lisci e ricadevano lievemente ondulati sulla nuca, di un innaturale bianco con riflessi azzurri, lo stesso colore dei suoi occhi. Faceva un certo effetto... Ma andava bene così, perché il personaggio di Marshall Winter era eccentrico e lui non aveva problemi ad interpretarlo. Erano un gruppo di assassini, ma uccidevano solamente coloro che meritavano di scomparire dalla faccia della terra. Terroristi, signori della guerra, politici corrotti, narcotrafficanti... Le sue mani erano oltremodo sporche di sangue. Un lavoro sporco, ma qualcuno doveva pur farlo.

Lui era Sub-Zero, il Gran Maestro del clan dei Lin Kuei.

Tornò con la sedia sulla scrivania, mettendo mano al telefono sul tavolo e componendo un numero.

«Sì, mr. Winter?» la voce della segretaria.
«Signorina, mi porterebbe un elenco dei ristoranti di Oslo, per cortesia?» Sub-Zero aveva intenzione di viziarsi, questa sera.
«Subito, signore.»
«Grazie.»

Mise giù la cornetta, distendendo la schiena sulla sedia ed osservando il soffitto, distrattamente.
Sembrava andare tutto bene, l'operazione nel sud-est asiatico diretta da Fang ed i suoi era andata a meraviglia. Dodici uomini morti, tutto l'alto comando militare che aveva organizzato il sanguinoso golpe nel paese. Il numero di criminali che cadevano sotto i colpi dei Lin Kuei cresceva di anno in anno, al punto che talvolta pensava che non ci sarebbe più stato bisogno di loro in un futuro non troppo lontano... Ma naturalmente erano solo sciocche fantasie. Aveva combattuto per la Terra durante l'ultimo Grande Torneo, era uno dei prescelti di Raiden, il Dio del Tuono e Protettore della Terra, e sapeva bene quali erano i veri pericoli che minacciavano il mondo: Outworld, Shao Kahn... I veri obiettivi dei Lin Kuei, e finchè sarebbero esistiti ci sarebbe sempre stato bisogno di loro.
Il fatto che Raiden fosse stato distrutto, lasciandoli alla mercè di un simile potere, era sconfortante. Un senso di disagio lo colse improvvisamente quando il telefonino vibrò di nuovo.

«Sì?»
«Sono Smoke. Il Tempio è stato violato...»

Rimase impietrito, senza parole, dinnanzi alla notizia. Il luogo più sacro e segreto dei Lin Kuei, il Tempio del Ghiaccio, era stato violato. Con la gola improvvisamente arida, pensò a tutti gli anni passati in quel luogo, l'addestramento, l'intima amicizia con i fratelli, le serate dove - dopo mesi passati lontano dal Tempio per delle missioni - poteva finalmente essere sè stesso al sicuro fra le mura del Tempio, spogliandosi delle innumerevoli identità assunte ed assaporando la sincerità con la quale poteva esprimere il suo pensiero ai compagni di clan, e la successiva ribellione che lo portò ad opporsi al vecchio Gran Maestro ed i suoi discepoli, conclusasi con una nuova elezione - la sua - e le successive ed entusiasmanti serate passate a rifondare e riplasmare i Lin Kuei secondo nuovi dogmi di onore, fedeltà ed implacabile determinazione... Nessun posto al mondo poteva definirsi casa sua come il Tempio del Ghiaccio. E Sub-Zero sapeva che anche per il più giovane dei suoi discepoli il sentimento verso l'antico santuario del clan era il medesimo. I Lin Kuei avrebbero urlato alla vendetta, e lui, promise, gliela avrebbe data.

«Ci sei ancora? Devi venire qui subito, Sub-Zero.»
«Io... Sì. I guardiani?»
«Uccisi.» gli rispose con una vena di rabbia.
«Richiama tutti i Lin Kuei in licenza, ci troviamo al Tempio domani sera.» 
«Dovremmo richiamare anche quelli in missione.»
«Calma amico mio, le missioni hanno la priorità. Raduna quelli che puoi, ci vediamo al Tempio.»

Chiuse la conversazione, rimanendo ad osservare dinnanzi a sé, con le mani sui braccioli della sedia con una gelida rabbia che infuriava dentro: una delle sue maggiori convinzioni - ovvero che il Tempio del Ghiaccio fosse inviolabile, tenuto segreto perfino agli alleati che i Lin Kuei avevano nel Loto Bianco e nelle Forze Speciali - era appena crollata. Solo Raiden sapeva del Tempio, ma Raiden oltre ad essere uno degli Dei Antichi era anche morto. Raramente in vita sua si faceva prendere dalle emozioni, ma ora la rabbia stava minacciando di farlo esplodere.
Non si accorse neppure che il suo corpo aveva istantaneamente richiamato il Kori, tanto che la sedia dove sedeva era un blocco di ghiaccio, la pelle gli era divenuta bianca e la sua figura era circondata da un'aura di condensa ghiacciata.
Prese la cornetta del telefono, ghiacciandola, mentre componeva il numero della segretaria.

«Signorina, annulli ogni appuntamento. Prepari un volo per Shanghai, il primo che riesce a trovare.» la voce era fredda, distante.
«Sì, mr. Winter... Ma... Si sente bene?» azzardò la voce dall'altra parte del telefono.
«Non si preoccupi, faccia solo quanto ho detto. Mandi anche una sedia nuova ed un telefono, ho provato un congegno sperimentale nel mio ufficio e temo di aver combinato un pasticcio. Grazie.» terminò la chiamata, senza attendere una risposta.

Si alzò, inspirando a fondo e comandando al Kori di tornare a riposo. Qualcosa stava per accadere, Sub-Zero lo percepiva chiaramente. 

 

 
† † † †

 
   
 
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