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Autore: Irish_girl8    02/10/2013    2 recensioni
''Io non ho paura di te. Ne del Niall che tutti temono, ne del Lupo che tutti odiano''
Ecco cosa pensavo. Lui non mi faceva paura. Anzi, mi faceva stare bene.
Ma la vita è bastarda. Si ostacola da sola, si pone dei limiti.
Un Lupo. Temuto da tutti, rispettato dalla sua specie.
Un ragazzo. Temuto da tutti, rispettato dai compagni, capo dei bulletti della scuola.
Una ragazza. Orfana, isolata, ''sfigatella''.
Paura-Amore-Sfide-Vita. Queste quattro parole potranno mai camminare vicine?
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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*Pov Nicole*

Sogno:


''Non puoi fare niente per loro. Sono condannati.''

Ero legata ad una quercia, imponente e maestosa. Sentivo la sua forza, era come se la quercia mi comunicasse. Come se potessi sentirla. La brezza serale mi passava sul viso e mi faceva cadere delle piccole ciocche sul viso.
Un ragazzo era davanti a me. Alto, muscoloso. 
La sua voce era profonda, quasi sensuale, eppure la sua voce non prometteva niente di bene.  
I suoi occhi erano spenti, vuoti di sentimento. Il suo sguardo era penetrante e non li spostava di un millimetro dai miei.
Paura.

Era l'unica parola che in quel momento mi passava per la testa. Paura di cosa mi sarebbe successo da li a poco. Paura di come ero arrivata li. Semplice Paura.

''Piccola, non aver paura. I tuoi genitori meritano di pagare.''

Un urlo. 

Guardai dietro di lui e una donna era accovacciata sul corpo, inerme, di un uomo. Le lacrime iniziarono a scendere, gli urli della donna erano strazianti. Una scossa mi fece sobbalzare, ma era quasi piacevole. Adrenalina, pensai. 
Le mie mani si chiusero in un pugno e i mie capelli iniziarono a crescere.
Lenti e sinuosi si fermarono appena sotto i polpacci.
La vista iniziò a diventare più acuta. 
L'udito si sviluppò. 
L'olfatto si amplificò.


''Mamma.'' urlai.

Blocco.

Il terreno si muoveva. La quiete del bosco venne interrotta da qualcuno, anzi qualcosa. Qualcosa di enorme, pesante. 

Un lupo.

Poi sentì un grido. 
La mia attenzione ricadde sul corpo di mia ''madre''. Inerme, su mio ''padre''. 
Le mie gambe cedettero. Le mie guance erano ormai costituiti solo da acqua. Le lacrime avevano formato solchi sulle fossette. Abbassai la testa, impotente. La mia vista era oscurata, le braccia erano deboli. Il corpo si lascio andare, ma la corda mi tenne attaccata alla maestosa quercia che piangeva insieme a me.
Tutto tornò normale.
Ma, Niente aveva più senso.


''Tu ora sei mia.''

Fine Sogno.

***********************************************************
In un lampo senti l'aria gelata della mattina sulla mia pelle. Apri di scatto gli occhi e notai che il mio piumone era stato buttato hai piedi del letto, in modo precario. 
I peli delle braccia si alzarono e l'aria della finestra faceva muovere la tenda come fosse un fantasma. 
La sagoma di mia zia era vicina al mio letto e capi che era stata lei a donarmi questo meraviglioso risveglio. 

''Grazie per avermi svegliato in questo meraviglioso modo, zia'' dissi mentre mi strofinavo gli occhi e cercavo di capire
dove mi trovavo.

''Ti sembro una donna?'' disse indicandosi.

La sagoma si mosse in avanti e senti qualcosa di caldo sulle mie labbra. Mi era mancata questa sensazione di libertà. Quella sensazione di protezione, di dolcezza. I suoi occhi sui miei, i miei sui suoi. Uno zoo nel mio stomaco e una banda nel mio cuore.
Sentii le sue mani poggiarsi sul mio viso. Erano calde, famigliari, dolci

''Buongiorno scricciolo'' disse sfoderando un sorriso che partiva da un orecchio e finiva nell'altro.

Un esile raggio di sole illuminò il suo meraviglioso viso. Era cosi perfetto, anche di mattina. I suoi occhi erano ancora più azzurri, quasi bianchi. La leggera barbetta iniziava a cresce sul suo viso e le labbra, carnose, fecero uscire un abbagliante sorriso. 
Era la fine del mondo.

''Buongiorno Lupetto'' dissi cercando di essere il più normale possibile. 

Non era molto normale trovare un ragazzo nella propria camera, alla mattina.

''Aspetta, ma tu cosa diavolo ci fai qui?'' dissi riprendendo il piumone, che stava per cadere, e riposizionandolo su di me. La pelle riprese calore e una sensazione di piacere mi invase. 

''Sono le sette. Ti sono venuto a svegliare'' disse sorridendo. 

Guardai la sveglia. Aveva ragione. Erano proprio le sette. 

''Ma mia zia?'' dissi pensando a tutte le scuse che avrei potuto dire se, in un momento o nell'altro, fosse sbucata dalla porta di camera mia.

''Tua zia non c'è. E' uscita prima per andare a lavorare.'' disse stendendosi vicino a me. Alzò il piumone e si ficco sotto, attaccando il suo corpo al mio. La sua mano sulla mia si stringeva sempre di più. Il mio cuore iniziò a martellare a un ritmo troppo veloce, le guance esplosero, i miei occhi vagavano nei suoi, come una barca vaga in un oceano. Le sue labbra erano sottili, bramavano le mie, mentre io desideravo le sue. 
Non riuscì più a sostenere i suoi occhi, cosi abbassai lo sguardo e mi stesi vicino a lui, appoggiando la mia testa contro il suo petto.
Le mani, ancora unite, erano strette. Come se avessero paura di non sentire più la presenza dell'altro. E forse, era cosi. 

Il silenzio era interrotto solo dai nostri respiri, troppo emozionati dal nostro contatto, per far finta di essere silenziosi. 

''Nicole, chi sono queste due persone?'' senti dire a Niall. Aprì gli occhi di scatto. 

Guardai il ragazzo che aveva in mano la foto dei miei genitori. 

''I miei genitori.'' dissi sorridendo amaramente. 


''E loro dove sono?'' disse ingenuamente. 

Forse dovrei raccontargli la mia storia, di lui mi fido.

''Sono morti in un incidente stradale, quando io ero piccola. Non ricordo niente di loro. Questa foto è di mia zia'' dissi.

Sentivo che le lacrime volevano uscire, ma impedì tutto questo. Non dovevo piangere.

''Mi dispiace'' disse guardandomi negli occhi. Per un momento pensai che mi stesse leggendo l'anima da come mi guardava intensamente. 
I miei occhi si posarono sulla sua bocca. Desideravo un contatto con lui. Le mie labbra desideravano, bramavano, volevano le sue.
Lo baciai. Istintivamente, stupidamente, disperatamente desiderosa di quel maledetto contatto.
All'inizio rimase sorpreso dal mio gesto. Ma si lasciò andare. 
Era uno di quei baci che si danno per segreto, quasi avaramente. 
Le scintille, la banda e lo zoo non erano niente paragonato a quello che provavo io in quel momento. Il cuore mi stava per esplodere dentro al petto. 
Le nostre mani si stringevano, i nostri corpi più uniti. Il bacio diventò più appassionato. Era come una gara, ma noi giocavamo per la stessa squadra. 


*Pov Niall*

Quando non sentì più il caldo delle sue labbra riaprì gli occhi. 
Nicole era davanti a me, rossa in viso, che sorrideva vergognosa. Risi a mia volta. 

''Vado a prepararmi. E' tardi'' disse alzandosi dal letto. Il suo corpo era perfetto. Non era uno scheletro. Non aveva il famoso spazio tra le gambe. Non aveva la vita stretta  e non aveva un sedere invisibile. 
Era perfetta proprio per questo. Le sue gambe combaciavano, la vita era giusta e il sedere era rotondo.
 
La guardai passare davanti al letto. Prese la biancheria intima e passo davanti allo specchio. Si guardò un attimo e vidi il sorriso spegnersi. Dopo un attimo, sparì dietro la porta del bagno. 
Rimasi un attimo steso. Mi guardai in torno. La camera identificava perfettamente il suo carattere semplice e spontaneo. 
Scesi dal letto e mi diressi in cucina. Le scale terminavano in una grande stanza. In mezzo ad essa c'era un isola con quattro seggiolini. Le pareti, color bianco, erano ricoperti di armadietti color nero con sfumature viola. 
Mi avvicinai ai fornelli e preparai la colazione. 
Ero preso dal mio piccolo mestiere mattutino che non mi accorsi che Nicole era scesa da camera e mi aveva stretto da dietro. Solo la sua meravigliosa voce mi fece ''svegliare''.

''Hai intenzione di bruciarmi casa?'' disse sorridendo. 

''So' cosa faccio, principessa'' dissi guardandola. Con fierezza presi la padella e la feci andare avanti e indietro e,
quando mi senti pronto, feci volare in aria l'Omelette. Per fortuna non si appiccicò al soffitto, ma ritornò dietro la padella. 

''Ma che bravo il mio ometto.'' disse sfoderando un sorriso da trentadue denti.

''In realtà, non sapevo se sarebbe ritornata dentro alla padella'' ammisi grattandomi la testa. 

Sentì un schiaffetto sul fianco, vidi Nicole con le braccia conserte e mi maledissi per la mia confessione.

''E se finiva sul soffitto? O sul pavimento? Chi lo diceva a mia zia? Chi puliva? Dimmelo!'' disse, facendo finta di essere arrabbiata.

''Ero sicuro al 99 percento dissi ridendo.

Un altra pacca. Più forte.

''Perché me ne hai data un altra?'' chiesi, massaggiandomi il fianco.

''Per quell'uno percento'' disse, dirigendosi verso la porta.

''Ma non mangi?'' 

''No, non me lo posso permettere..'' disse guardandosi dall'alto verso il basso. 

Mi avvicinai a lei, la presi per mano e la guardai, più intensamente che potevo

''Tu sei perfetta. Perfetta per me. Perfetta per Rose. Perfetta per Megan. E noi, siamo le persone più importanti per te. Sei perfetta per me, fregatene degli altri.'' dissi baciandola. 
Non avevo detto una bugia. Cavolo, lei era veramente perfetta. 
La ragazza giusta non è quella magra, quella bionda, quella con i capelli lisci o quella con gli occhi azzurri. La ragazza perfetta è la ragazza che ti dimostra amore sempre, ogni volta che ne hai bisogno. Che scherza, che non si nasconde. Che si ama. Che si accetta. Che sbaglia. Quella impacciata. Quella che piange. Più semplicemente, la ragazza che non si odia.

La presi e la portai verso il tavolo. La feci sedere e gli porsi l'omlette con il succo che avevo preso dal frigo. 

''Buon appetito, piccola principessa'' dissi pregando che prendesse quella maledetta forchetta e mangiasse.

*Pov Nicole*

Guardai Niall mentre mangiava e cercai di ripensare alle sue parole. *Tu sei perfetta per me*. 
Non riuscivo a pensare a niente di più falso. Aveva avuto tante ragazze prima di me, molto più belle, molto più magre e molto più.. più tutto. 
Non ci credevo. Non ci avrei mai creduto. Io non sono perfetta. 
Forse, lui merita molto di più..

Spostai lo sguardo verso la forchetta. Avevo fame, seriamente, ma non dovevo. Non potevo permettermelo. 
Guardai Niall. Dall'alto fino a metà busto. Notai dei piccoli lividi alla base dell'occhio e sulle nocche dei piccoli tagli. Ieri non c'e li aveva..

''Cosa ti sei fatto alla faccia e alle nocche?'' chiesi, curiosa come sono.

Vidi Niall diventare pallido e guardarsi le nocche. Gli occhi fissarono i miei e capi che stava elaborando una scusa.

''Mi è venuto a far visita un amico'' disse, arrendendosi all'idea della scusa. ''Mi ha detto che voleva te e siamo venuti alle mani'' disse, concludendo la frase con un abbassata di occhi.

''Come voleva me?'' dissi sconvolta. ''Come si chiama?'

Lui alzò gli occhi. ''Louis. Louis Tomlinson.''

Mi alzai di scatto. 
Cosa voleva lui da me? Come faceva a sapere che io vivevo qui? 

''William. Louis William Tomlinson.. zio.'' furono le uniche parole che uscirono dalla mia bocca prima di cadere per terra, affogando nelle mie lacrime.
Spazio Autore!

Ciao ragazze! 
Mi scuso in anticipo per la lunga attesa.. ma è stata un estate disastrosa.. sono volati in cielo due persone a me molto chiare, e non mi è venuto in mente la fan fiction.
Spero che questo capitolo vi piaccia.. Ci ho messo anima e corpo. Veramente tanto! 
Al prossimo capitolo!
 
Love u xxx
NH.
  
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