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Autore: ChiiCat92    03/10/2013    1 recensioni
La Morte non si è mai chiesta il perchè della sua esistenza, ha sempre e solo svolto il suo compito attraverso i secoli.
Guardando finire le vite degli Umani ha capito che nella sua non-esistenza manca qualcosa, e che può trovarlo solo nel veloce passaggio di una vita mortale.
La Morte ha tre giorni per trovare un sostituto, se riuscirà nel suo intento potrà vivere sulla Terra, altrimenti sarà costretta per l'eternità alla dannazione del suo compito...
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Giorno 3 -

 

La mattina arrivò placida e trovò uno scattante ed energico Tod già pronto per affrontare il primo vero giorno sulla Terra.

Ormai era fatta, perché era più che sicuro che Nathaniel avrebbe accettato la sua proposta.

Per questo, ottimisticamente, di diceva che quella era l'alba del suo primo giorno, e non dell'ultimo.

- Buongiorno Tod! -

Ayra uscì correndo dalla porta di casa; anche lei era già pronta. Indossava una gonnellina al ginocchio e una maglietta bianca. Gli occhi le brillavano come non aveva mai visto.

- Come siamo carine questa mattina. - disse, sorridendo, Tod, e scoccandole un veloce bacio sulle labbra - Che si festeggia? -

Ayra ricambiò il bacio, e gli porse la mano.

Nessuno dei due aveva lo zaino sulle spalle. Quel giorno, niente scuola, era chiusa per disinfestazione.

- Si festeggia il nostro fidanzamento, dato che ieri ho parlato con Al... - Tod le strinse di più la mano, aveva sentito una fitta allo stomaco. Ayra aveva rotto con Alarico? Gli parve troppo bello per essere vero. La ragazza che conosceva, l'Ayra che aveva imparato a conoscere non avrebbe preso una decisione così importante con tanta leggerezza; anche il fatto che si fosse lasciata andare con lui così velocemente gli sembrò strano, ed ora ne ebbe la conferma: le era successo qualcosa. Non che non fosse felice, anzi, era tutto perfetto, ma il seme del dubbio si insinuò ancora nella sua mente. - Allora, non sei contento? -

- Sì...certo. -

Fu la sua risposta titubante. Ormai aveva la netta sensazione che qualcosa si fosse rotto, e tutta la felicità, tutta la contentezza che aveva provata, andava scemando fino a scomparire del tutto.

Rimasero insieme per tutta la mattinata; andarono a zonzo per le stradine della città, senza pensare troppo.

Così, quando tornarono a casa, erano stanchi per la più che lunga passeggiata.

- Ci vediamo stasera. - gli disse Ayra, prima di chiudere la porta - Sii puntuale! -

Avevano in programma di fare un giro con il motorino di lei, per andare a ballare in una discoteca piuttosto rinomata.

Tod era curioso di vedere quel posto, la discoteca. Molte delle anime che raccoglieva, provenivano da un posto del genere. Si era sempre chiesto se fosse un luogo così terribile da uccidere non meno della metà delle persone che ci andavano.

Gli metteva addosso una specie di euforia, andarci da Umano.

Le annuì, e fece per tornare a casa sua, quando da lontano scorse la figura minuta di Nathaniel. Correva a perdifiato verso di lui, facendogli cenni con le braccia.

Si fermò solo quando fu accanto a lui.

- Ci ho pensato... - esordì, ansimando - ...ci ho pensato molto! E...accetto! -

Tod poté dire di aver sentito le campane degli Angeli.

Sorrise, più sorpreso che felice, e di slancio abbracciò il ragazzino.

- Grazie. - gli mormorò, convinto che presto sarebbe scoppiato a piangere - Grazie davvero. -

- Sì, però devi insegnarmi qualcosa, altrimenti credo che sarò una Morte incapace. -

Risero entrambi.

Tod gli fece strada dentro casa.

Nathaniel non aveva tutti i torti. Lui non sapeva nulla di come usare i suoi poteri; doveva dargli un minimo di preparazione, prima di portarlo davanti a Lieben e lasciare per sempre quel Mondo.

Laila li accolse seria, imbronciata, scura in volto.

Ma quando Tod le diede la notizia, si rallegrò, anche se un'ombra di tristezza velava i suoi occhi blu-viola.

Fu lei a dire quello che c'era da dire a Nathaniel.

Solo su una cosa, Tod fu chiaro ed esplicito.

- Quando diventerai la Morte, non avrai un corpo, almeno non come quello che hai adesso. Sarai propriamente morto, non potrai provare fame, sete, freddo, caldo, stanchezza, non ti è permesso dormire e sognare, le sensazioni umane che conserverai, a conti fatti, sono veramente poche. -

Nathaniel era spaventato.

Inutile nasconderlo.” si era detto, mentre correva verso la casa di Tod.

Aveva fatto molti “progetti” per il suo futuro. I suoi genitori erano dei fantasmi nella sua memoria: non li aveva mai conosciuti, quindi non temeva di lasciare qualcuno che avrebbe sofferto per la sua scomparsa. Non aveva molti amici, perché tendeva sempre a isolarsi, date le strane visioni che popolavano il suo mondo da sempre. Alla fin fine, era sempre stato un solitario, che andava avanti perché doveva, perché bisognava vivere. Gli avevano detto così.

Non avrebbe avuto alcun rimpianto a lasciare la terra dei vivi. Anche se, pensare a come sarebbe stata un'esistenza da creatura sovrannaturale, da Morte, lo terrorizzava.

Era qualcosa di non alla sua portata. La sua povera, piccola mente non poteva concepirlo.

Per di più, continuava a pensare che magari Tod lo stesse solo prendendo in giro. Anche se era un pensiero molto piccolo, era un tarlo nel cervello.

A tutto aveva pensato, ma l'annullamento delle sue emozioni e sensazioni non rientravano in quei pensieri...

- Se non puoi provare emozioni...come hai fatto ad innamorarti di quell'anima...? -

Chiese timidamente.

Tod incrociò le braccia, pensieroso.

- Non saprei. - disse, dopo un lungo minuto di silenzio - È solo...successo. -

Il ragazzino era sempre più confuso.

Aveva davvero accettato la proposta di diventare la Morte?

Era una vita che, girando l'angolo dell'orfanotrofio dove viveva, gli capitava di vedere figure nere che lo perseguitavano. Figure che forse erano fantasmi, che forse erano demoni, anime nere sperdute sulla Terra.

Perché non avrebbe dovuto accettare?

Sembrava essere il suo solo, unico Destino. Come se non aspettasse altro da quando aveva capito di essere vivo...aspettava la Morte.

- Come...cosa... -

Non riuscì a formulare quella domanda. Aveva i pensieri aggrovigliati, eppure era così semplice da dire: “Come faccio a diventare la Morte? Cosa mi succederà?”.

Tutto qui.

- Non devi avere paura. - Laila gli si era avvicinata, e l'aveva abbracciato come se fosse stata sua madre - Non proverai mai più dolore, starai bene per sempre, ed io starò al tuo fianco. -

- Devo essere io a farlo. - disse all'improvviso Tod. Nathaniel lo guardò con gli occhi sgranati dal terrore. - Sarò io a farti diventare la Morte. - i loro sguardi si incrociarono - Non sentirai alcun male. - Nathaniel, però, al solo sentir parlare di dolore, si paralizzò. Aveva paura, aveva paura. Paura. - Laila, vai a chiamare mio fratello per favore. -

L'Angelo scomparve in un batter d'occhio, e i due rimasero soli nella stanza.

Nathaniel che tremava dalla testa ai piedi, e Tod che sentiva le mani formicolare. Presto, molto presto, avrebbe usato la sua falce per quella che sarebbe stata davvero l'ultima volta.

Poi...tutto sarebbe scomparso, e avrebbe finalmente cominciato a vivere.

Lieben arrivò in un battito di ciglia, manifestandosi con uno strano tremolio dell'aria.

Nathaniel fece un salto all'indietro, come un gatto spaventato. L'apparizione della Vita era del tutto inaspettata, e l'aveva decisamente colto di sorpresa, facendolo quasi cadere dalla sedia.

- Sarebbe lui? -

Fece Lieben, con un tono di sufficienza, e nel mentre squadrava il ragazzino.

- Sì, è lui. Ha accettato ed è già stato messo al corrente di tutto. Facciamolo subito. -

Tod era decisamente impaziente. Voleva lasciarsi tutto alle spalle, tutta quella storia infinita che gli pesava sulle spalle facendolo sentire più vecchio del tempo stesso.

- Va bene. -

Fu la secca risposta di Lieben. Gli puntò addosso il suo Scettro, e Tod chiuse gli occhi. Sentì nuovamente il potere che lo investiva, tutte le giunture del corpo che scricchiolavano e la Falce comparve fra le sue mani.

Nathaniel, stupito, rimase lì dov'era, nell'assurda e tesa posizione che aveva assunto quando Lieben era comparso.

Quello che aveva davanti, adesso, non era più Tod, era la Morte, la Morte in carne ed ossa. E il ragazzo accanto a lui era il suo esatto opposto: la Vita.

Erano praticamente identici; stessi occhi rosso fuoco, stessi capelli corvini. Cambiava solo il loro abbigliamento, e l'arma che tenevano tra le mani: Tod aveva indosso una cappa nera, lunga fino ai piedi, con un ampio cappuccio; teneva stretta una Falce, ampia, che brillava. Lieben, invece, indossava una tunica bianco latte, con un leggero vero sulla testa che leggeva fino ai piedi, e intorno al collo portava una collana d'oro con un crocifisso.

Messi vicini, sembravano le due facce della stessa medaglia.

L'inizio, e l'inesorabile fine.

- Bhè? Che mi guardi? -

Nathaniel non si era accorto di fissare Tod tanto intensamente. Distolse lo sguardo di colpo, rabbrividendo.

- Ti guarda perché sei proprio affascinante Toddy. -

Scherzò Lieben, dandogli una pacca sulla spalla.

- Se cerchi un modo per farmi cambiare idea, le moine non sono la scelta migliore. -

La Vita s'incupì.

La verità era che gli sarebbe mancato. Mancato davvero.

Avevano passato insieme più anni di qualsiasi creatura mai esistita in tutto l'Universo. Avevano visto nascere la Terra, e il giorno in cui loro stessi erano stati creati gli sembrava vicinissimo, come se l'imminente separazione gli facesse desiderare di avere ancora del tempo da passare con lui.

- È solo che mi mancherà fare coppia con te. -

Tod guardò in tralice Lieben.

- Noi non abbiamo mai fatto coppia. -

Lui voleva solo che quel momento finisse.

L'estrema malinconia che sentiva latente dentro di sé, non aspettava altro che un'altra parola suadente di suo fratello per invaderlo. Forse anche a lui dispiaceva lasciarlo, in fondo. Forse quel Mondo a cui stava rinunciando avrebbe lasciato un vuoto dentro di lui.

Ma il solo pensiero di quello che stava dietro a quel Mondo...lo spingeva a chiudere a chiave la porta dei ricordi, per sempre.

Nathaniel, dal canto suo, fremeva.

La scena era alquanto bizzarra. La Vita e la Morte che discutevano tranquillamente, come fossero stati due normalissimi fratelli che non si sopportavano molto, ma che in fondo si volevano bene.

Gli sembrava più assurdo della richiesta di Tod; ma non poté fare a meno di rimanere in silenzio ad osservarli. Avevano passato milioni di anni insieme, e quello era un addio. Anche se non potevano provare sentimenti veri e propri, quel saluto gli stava sicuramente facendo male.

- Lo so che non abbiamo mai fatto coppia stupido...ma sei pur sempre mio fratello! Uno deve sbatterti in faccia le parole “mi mancherai, ti voglio bene, farò in modo che la tua vita sia meravigliosa fin quando potrò metterci mani” prima che tu lo capisca?! -

Tod fissò il fratello, gustandosi le sue parole fino all'ultimo. Condivideva in parte quello che gli aveva detto, solo che non avrebbe mai potuto dire a sua volta che gli voleva bene; l'unica per cui provava quel sentimento era Ayra, e tutta la sua essenza.

Ma, sì: Lieben gli sarebbe mancato.

- Ok. - disse Tod, fintamente scocciato. Ma Lieben poté cogliere una piccola sfumatura di dolcezza in quell'unico monosillabo. - Vuoi abbracciarmi per caso? -

La Vita annuì, e posò lo scettro sul divano senza farlo scomparire. Poi saltò al collo del fratello e lo strinse forte. Forse, se avesse avuto lacrime da versare, avrebbe pianto.

Nathaniel scoppiò a ridere e ben presto si ritrovò quattro occhi rossi puntati addosso.

- Che hai da ridere?! - disse Lieben, irritato - Non sei ancora la Morte e già mi stai antipatico! -

Il ragazzino arrossì di brutto, e tornò serio.

- Perdonatemi...è che...è strano vedere la Vita e la Morte che si abbracciano, quasi commossi! -

Tod riprese la sua falce, e la puntò su Nathaniel con fare minaccioso. Era irritante che li prendesse in giro in quel modo.

- Sai, potrei anche decidere di tornare a casa con il mio fratellino e portare la tua anima con giù nel locale caldaie. -

- La finisci con 'sto locale caldaie? -

Lo apostrofò Lieben, sbuffando.

- E vuoi che lo chiami Inferno? Sta meglio locale caldaie! -

- Zitto! “Inferno” è troppo esplicito! -

- E allora lasciami usare “locale caldaie”. -

- Scusate! - li interruppe Nathaniel - Ma...cioè...l'Inferno? Siete seri? Esiste? -

La Vita calcò il cappuccio sul viso di Tod, facendogli perdere l'equilibrio e accecandolo, in modo che non rispondesse a quella domanda, e potesse farlo lui al suo posto.

- Non ti riguarda, fa parte del mio lavoro. -

- La Vita lavora all'Inferno? -

Tod riuscì a liberarsi del cappuccio.

Pestò un piede al fratello, che cominciò a saltellare in giro imprecando.

- No. - cominciò la Morte - Però è lui che giudica le anime dei defunti, e decide chi deve andare dove. -

- Tod! Devi stare zitto, mannaggia a te! -

Tod sorrise al fratello. Con nonchalance si spolverò il lungo mantello nero.

- Sì, come vuoi tu. Ora parliamo di cose serie? - si avvicinò a Nathaniel e poggiò la lama della falce sul suo collo - Adesso mi porto via il tuo corpo... - gli venne così vicino, tanto che a dividerli c'erano solo i reciproci respiri. Caldo e agitato, e freddo e lento. Nathaniel sentì un brivido corrergli lungo la schiena, freddo come la lama della falce. - Non sentirai male, Laila non diceva il falso. -

Fu un attimo.

Nathaniel non ebbe neanche il tempo di rendersi conto di essere morto che già era diventato la Morte stessa. Sembrò che il vuoto l'avesse preso nel corpo e nell'anima; non sentiva più nulla. Il silenzio dentro di sé era impressionante: niente battere regolare del cuore, nessun pulsare di sangue nelle tempie. Non sentiva neanche il peso delle braccia; era leggero come il vento, intangibile come un fantasma.

Poi il mondo esplose di nuovo davanti ai suoi occhi, ma erano occhi diversi, non più quelli nocciola profondo del ragazzino che era stato; erano gli occhi rossi della Morte.

Laila, accanto a Tod che era caduto esanime sul pavimento, gli apparve più corporea, mentre all'inizio era più che altro una figura trasparente.

Lieben era immobile accanto al corpo del fratello; aveva dato tutti i suoi poteri al successore, e quel trasferimento l'aveva svuotato di tutte le sue energie, riportandolo al suo aspetto umano.

Adesso, doveva donargli la vita che aveva sempre desiderato.

Si avvicinò al suo volto. Lo carezzo con malinconia. Le sopracciglia aggrottate gettavano un'ombra scura sul suo bellissimo viso.

Cerca di fare buon uso di questa vita, finché non ci rivedremo.” pensò, e soffiò tra le labbra schiuse di Tod.

Subito il suo diaframma si contrasse, e il cuore mandò il primo lungo e doloroso battito.

Nathaniel guardò la nuova vita che fluiva dentro Tod, e provò uno strano giramento, che gli fece perdere per un attimo il senso dell'orientamento.

C'era qualcosa che non andava.

Tod...steso sul pavimento...la sensazione del legno della falce tra le mani...

Improvvisamente, nella sua mente si accesero due parole, secche e dure.

Molto presto.”

Lo sguardo di Lieben lo riportò alla realtà.

Non è ancora il momento.” gli diceva quello sguardo “Non è ancora il momento.”

Tod aprì gli occhi poco dopo. Si alzò traballante e scrollò forte la testa.

Stavolta era finita. Non era più la Morte; era quel ragazzo qualsiasi che aveva sperato di essere per così tanti secoli...

Si guardò intorno. Aveva la sensazione che qualcuno fosse in quella stanza con lui. Ma non vedeva nulla, non vedeva più nulla.

Sorrise, tra sé e sé.

- Da qui, le nostre strade si dividono. - disse ad alta voce, senza smettere di guardarsi intorno, sperando che Laila, Nathaniel e suo fratello fossero ancora lì con lui - Mi sa che mi toccherà cercarmi un altro lavoro, dato che ho appena perso il mio. -

Come aveva pensato Tod, le tre creature erano ancora nella stanza.

Lieben ascoltò le sue parole senza scollargli gli occhi di dosso, sperando che potesse vedere qualcosa di lui...anche solo un riflesso, un'ombra, un movimento agli angoli del campo visivo...

- Allora, piccolo Nathaniel...ci vediamo, eh? Ah, Lieben, un'altra cosa: vedi di mandarmi qualche figlio, che ho tutta l'intenzione di diventare padre, questo sesso di cui tutti parlano me lo voglio godere! -

Anche se lui non poté vederlo, sia Nathaniel che Lieben avevan sorriso, e annuito.

Solo allora lasciarono solo, e Tod non li rivide più.

 

*

 

Erano passati tre anni, tre mesi, e tre giorni, da quando la Morte gli aveva lasciato i suoi poteri, spogliandosi dell'eternità e abbracciando un corpo e una vita mortale.

Nathaniel, mentre affilava la lama della falce, pensava e ripensava a quello che era successo fino a quel momento.

Era tutto cambiato. Ma più che i grossi, importanti cambiamenti, la sua mente non accettava i piccoli. Come le modifiche che il suo fisico subiva giorno dopo giorno. Non si era ancora abituato a vedersi con quegli occhi rosso sangue, specialmente quando “lavorava”; probabilmente era colpa dei sentimenti umani che ancora abitavano il suo petto, al posto del cuore che non batteva più.

A volte, avvertiva il desiderio di cibo, una fame che gli attanagliava lo stomaco; ma poi si riprendeva, ridendo. Non poteva più mangiare.

Erano quelle minuscole sensazioni a mancargli.

Laila non l'aveva abbandonato, come gli aveva promesso. Si occupava ufficialmente del Quaderno: Nathaniel non voleva neanche toccarlo, e dunque era lei ad occuparsene.

- Il prossimo...? -

Laila sfogliò morbosamente le pagine, cercando di non far cadere lo sguardo sul suo nome, come se questo avrebbe potuto allontanarne la morte.

- Ehm... - non poteva più sostituirlo; aveva già accorciato la vita di molti pur di risparmiarlo - C'è...c'è rimasto solo lui, Padrone... -

Nathaniel continuò ad affilare la lama con la pietra lucida, facendola scintillare di mille spruzzi di luce.

- Devo farlo per forza? - disse, senza smettere di fare quello che stava facendo - Insomma, lui l'ha fatto con Ayra, perché io... -

- Non è possibile Nathaniel. -

Lui voltò appena lo sguardo.

Lieben aveva il volto contratto in un'espressione di dolore.

- Non c'è scampo? -

- No. -

Nathaniel smise di affilare la sua lama, e guardò la pallida luce delle stelle oltre la vetrata.

- Allora farò il mio dovere. -

La Vita annuì, mentre la Morte spariva.

 

*

 

L'asfalto era freddo.

Freddo...lo stesso freddo che lo invadeva.

Non riusciva a vedere bene cosa vi fosse intorno a lui.

Forse, quella figura accasciata a pochi metri da lui...era Ayra?

E tutto quel sangue?

Era il suo?

Provava un forte dolore in tutto il corpo, come se lo stessero pugnalando contemporaneamente da tutte le direzioni.

I ricordi erano mescolati e confusi, non capiva. Sapeva solo di essere abbandonato in una pozza di sangue scura, così rotonda e perfetta da non sapere se fosse reale.

Tentò di muoversi, ma il corpo era inchiodato dal dolore.

Era già morto, perché la mente si ostinava a rimanere cosciente?

Era più che chiaro che non si sarebbe mai più potuto rialzare, che la sua vita era finita, ancora prima di cominciare davvero.

Era morto, non c'era altra spiegazione, eppure era ancora presente.

Perché?

Voleva andarsene, e non sentire più quel dolore, non avrebbe potuto sopportarlo oltre.

- Ciao Tod. -

Era la voce che stava aspettando di sentire, la voce che l'avrebbe liberato finalmente da quella sofferenza.

Socchiuse gli occhi, la luce era insopportabile, gli faceva male.

- Ciao. - biascicò lui, con uno sforzo immenso - Cosa mi è successo? -

Nathaniel si inginocchiò accanto a lui. Con gentilezza gli sollevò il capo, in modo che Tod potesse vedere.

Quasi metà del suo corpo era stata strappata via; della sua gambe destra era rimasto ben poco. Più in là, il corpo immobile e riverso nel sangue di Ayra accanto alla carcassa accartocciata di un'auto.

Un incidente stradale, era quello che l'aveva ucciso.

Una festa, Ayra ubriaca addormentata accanto a lui, sobrio e pronto.

Una macchina in contromano nella loro corsia.

Il colpo.

La lamiera.

Sangue dappertutto.

- Oh... - esclamò quasi sorpreso Tod - Ho capito. Sei venuto a prendermi? -

- Prendervi. Anche Ayra...devo portare via anche lei. -

- Capisco. - disse Tod, dopo aver spuntato una grande quantità di sangue - Bene. Sono contento che sia tu, a prenderci. Sei un bravo figlio -

Nathaniel sorrise.

Sapeva già tutto.

Sapeva di essere il figlio di quella ragazzina minuta che era Ayra, e della Morte.

Per un qualche strano scherzo del Destino, quando Tod aveva concesso a se stesso un'unica notte di passione con Ayra, molti secoli addietro, lui era venuto al mondo.

La sua anima si era impregnata dello stesso potere che Tod aveva usato per permettere ad Ayra di reincarnarsi, vita dopo vita.

Così, anche lui aveva seguito la madre che non aveva mai conosciuto, in quei secoli di vita sconclusionata e mai soddisfatta.

Tod non era mai venuto a sapere della sua esistenza. Forse perché neanche Lieben lo era.

Nathaniel era scappato al controllo di ogni legge, sovrannaturale o non, diventando qualcosa di più di un Umano, e di più di una creatura dell'Altro Mondo.

Diventato la Morte, lui aveva appreso della sua vera essenza, e della verità che si nascondeva dietro le sue origini.

La sua inclinazione nel vedere le creature sovrannaturali, era derivata da ciò che era.

Adesso che Tod era più vicino che mai alla morte, al mondo che aveva rinnegato e abbandonato, la consapevolezza di ciò che Nathaniel era lo aveva avvolto come un sudario.

Aveva chiesto un figlio a Lieben, senza sapere di averne già uno.

- Chissà come ho fatto a non accorgermi di te... - Tod alzò la mano per sfiorare il viso di Nathaniel - Forse, se l'avessi saputo, sarebbe stato diverso. Non ti avrei mai lasciato solo. Perdonami per averti creato e abbandonato. - socchiuse gli occhi, con un sorriso - Avanti, fallo. -

Nathaniel poggiò il corpo del padre sull'asfalto. La falce si materializzò tra le sue mani.

Un colpo secco separò l'anima dal corpo, e la Morte fu convinta di aver sentito un “grazie”, sussurrato da labbra che non potevano più parlare.



The Corner

Eccoci alla fine,
spero che abbiate gradito questa piccola storia,
anche se i capitoli erano un po' lunghetti (lo ammetto).
Abbiamo accompagnato Tod e ormai non c'è niente altro da dire...
Bhè, grazie a chi mi ha letto,
a chi mi ha recensito,
grazie a tutti quanti!
Alla prossima,
Chii
   
 
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