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Autore: Fiamma Erin Gaunt    04/10/2013    2 recensioni
Kaori non sa nulla delle sue origini, la sua unica famiglia è Itachi: suo amico, mentore e amante. Da perfetto membro dell'Organizzazione Alba sa cosa ci si aspetta da lei e per questo accetta di infiltrarsi tra i Chunin del villaggio della foglia.
*****
Ogni volta che la vedeva con lo sguardo perso nel nulla sapeva che stava pensando a lui.
- Pensi a mio fratello? –
Lei lo degnò appena di un’occhiata e replicò sarcasticamente: - E tu pensi ad Akane ? –
Ogni volta la stessa risposta.
- Stai diventando prevedibile, lo sai? –
Una scrollata di spalle e riecco quel tono che di solito lo divertiva, ma in quel momento lo mandava in bestia.
- E tu stai diventando paranoico, non sapevo che gli Uchiha soffrissero di crisi d’inferiorità. -
Itachi/Kaori/Sasuke
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Itachi, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sakura, Shikamaru/Temari
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie, Naruto Shippuuden
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Cap 6

 

 

Kestrel atterrò con precisione sul corrimano del terrazzo, bussò lievemente al vetro della portafinestra e attese che il padrone di casa le venisse ad aprire. Come ogni volta, rivedere Kakashi fu un gradevolissimo shock.

- Kestrel, mi aspettavo di vederti. – commentò, facendosi da parte per permetterle di entrare.

- Mi conosci bene. –

- No, questo non è affatto vero. –

La bionda sorrise, - Allora diciamo che mi conosci meglio di molti altri. Va bene così? –

Il Jonin annuì, scrutandola in silenzio. Erano passati parecchi mesi dall’ultima volta che l’aveva vista, ma la distanza non aveva diminuito nemmeno un po’ la forza dei sentimenti che provava per lei.

- Allora, Kakashi, non sei nemmeno un po’ contento di rivedermi? –

In nome del cielo, come poteva il suo nome suonare in modo tanto lussurioso? Deglutì leggermente quando Kestrel gli si avvicinò, accarezzandogli il bordo della maschera con espressione contrariata.

- Lo sai che non la sopporto, non sei più nell’ANBU, potresti anche toglierla. –

- La maschera fa parte di me, e poi in certe circostanze è utile. – ribattè, sforzandosi di concentrarsi su qualcosa che non fosse la sensazione delle sue dita che danzavano sulla sua pelle.

- È certamente vero, ma impedisce di fare altre cose… Per esempio questo. – sussurrò, abbassandola quel tanto che bastava per scoprirgli la bocca e permetterle di baciarlo. Fu un bacio lungo e passionale, che non aveva nulla di dolce e tradiva il desiderio reciproco.

Kakashi la strinse a sé, abbandonando per un attimo le labbra voluttuose e baciandole il collo all’altezza della giugulare, lì dove sapeva che l’avrebbe fatta impazzire. Voleva sentirla vicina, più vicina, molto più vicina di così. Un sospiro fu la risposta che cercava, la conferma che anche lei lo voleva.

Le dita della ragazza si strinsero attorno al giubbotto da Jonin, - Via. – sussurrò, strattonandolo leggermente. L’indumento cadde a terra, immediatamente seguito dalla maglietta di Kakashi e dall’elegante caftano di Kestrel.

- Aspetta, aspetta. Così non va bene. – mormorò Kakashi, schiarendosi la voce resa roca dall’impeto del momento e allontanandosi dal muro contro cui l’aveva schiacciata.

- A me sembrava che andasse molto bene. –

La fulminò con un’occhiataccia. Ma certo, aveva capito tutto, avrebbe dovuto aspettarselo. Kakashi Hatake era tutto fuorchè uno stupido.

- Cos’è che mi ha tradito? – domandò, la voce che aveva perso la sfumatura lussuriosa con cui l’aveva accolto e riacquistato il tono sicuro di sempre.

- Il caftano, non l’avresti indossato se non fossi venuta qui con l’intenzione di farmi perdere il controllo. –

Kestrel gli sorrise maliziosamente: - Questo è vero, ma confesso che non mi sarebbe affatto dispiaciuto se avessi perso il controllo. –

Arrossì lievemente, ma non si lasciò coinvolgere. Sapeva benissimo che fosse una serpe insidiosa, capace di carpire i desideri e le paure degli altri e usarle contro di loro, non per niente era il capo degli interrogatori del Villaggio della Sabbia. Lo sapeva, ma non per questo aveva smesso di sperare che per loro due potesse esserci un futuro, qualcosa di reale e non i suoi soliti giochetti.

- Risparmia i tuoi trucchi, lo sia che con me non attaccano. Perché non provi a chiedere a Iruka ciò che vuoi sapere? – aggiunse aspramente. Era ancora difficile accettare che uno dei suoi compagni avesse una cotta per la stessa ragazza che piaceva a lui.

- Non sopravvalutare Iruka, è carino ma non è all’altezza, invece tu lo sei. Sei forte, intelligente… e molto sexy. – aggiunse, facendo scorrere le unghie lunghe sul suo petto muscoloso.

- Arriva al dunque, Kestrel. –

- Quindi avevo ragione, non hai sentito la mia mancanza. – commentò la Jonin, e Kakashi potè giurare di aver visto passare un lampo di delusione nei suoi occhi violacei.

- Già. –

Un nuovo guizzo, questa volta di divertimento, - Non sai mentire, Kakashi, non a me per lo meno. –

Dannazione, gli sembrava di essere tornato ad avere undici anni, quando l’aveva incontrata all’esame di selezione per Chunin. Anche allora era stata capace di capirlo meglio di chiunque altro.

- Cosa sei venuta a cercare, Kestrel? –

Magari se avesse fatto domande precise avrebbe ottenuto una risposta soddisfacente.

- Risposte. Perché tuo fratello ha chiesto di allenare Gaara e Temari? –

Eccola andare dritta al punto, non aveva neanche finto di essere davvero lì per lui.

- Dovresti sapere che io e mio fratello non abbiamo mai avuto una grande complicità. Perché Riko fa quel che fa? Questa è una domanda a cui solo lui può rispondere. –

Bene, aveva ottenuto la risposta. Non le piaceva ciò che aveva scoperto, ma ancora una volta era riuscita a ottenere ciò che le serviva senza doversi sforzare più di tanto. Allora perché non riusciva a sentirsi realizzata come le capitava quando portava a compimento con successo una missione?

Conosceva già la risposta. Erano gli occhi di Kakashi. La guardava con un misto di desiderio e delusione, sembrava avere la certezza che non l’avrebbe mai degnato delle sue attenzioni se non le fosse tornato utile in qualche modo. Per qualche strano motivo la rattristò. Non era la donna adatta con cui mettere su famiglia, ma quel Jonin le piaceva davvero.

Prima che Kakashi avesse il tempo di reagire, si avvicinò, buttandogli le braccia al collo e aderendo al suo petto. La sensazione della loro pelle a contatto senza vestiti d’intralcio le fece correre un brivido lungo la schiena. Lo baciò, cercando di mettere dentro quel gesto tutto ciò che non riusciva a spiegare a parole.

- E questo per cosa era? – domandò a corto di fiato.

- Conosci il detto prima il dovere e poi il piacere? Il mio dovere l’ho fatto, quindi credo di poter passare a ciò che voglio sul serio. – sussurrò di rimando, spingendolo indietro fino a farlo cadere sul letto.

Le mani di entrambi corsero veloci a liberarsi degli ultimi indumenti rimasti. Sì, quello era decisamente un ottimo modo per festeggiare la riuscita di una missione, pensò ironicamente Kestrel, finchè la bocca di Kakashi che esplorava ogni centimetro del suo corpo non la portò a spegnere il cervello. Addio razionalità, ora c’era solo spazio per l’istinto.

 

 

*******

 

 

Itachi rigirava distrattamente il suo anello, simbolo dell’appartenenza all’Organizzazione dell’alba, quando udì un fruscio nell’aria. Alzò lo sguardo trovandosi davanti Riko, appoggiato a un albero con le braccia incrociate.

Si scambiarono un’occhiata, mentre un sorriso si dipingeva rapidamente sul volto di entrambi.

- Cosa ti porta qui, amico mio? –

- Kaori. – replicò.

Negli occhi dell’Uchiha passò un lampo di preoccupazione.

- Sta bene? –

Riko annuì, - Sì, ma mi ha chiesto di aiutarla a scoprire qualcosa sul suo passato. –

- E pensi che io sappia più di quanto abbia detto. –

- Già. Ora guardami negli occhi, Itachi, e giurami che non sai davvero nulla che possa aiutarla ad accettarsi. –

Itachi gli rivolse un sorriso triste: - Se lo sapessi, non pensi che le avrei già detto tutto? –

- Ma hai un’idea. – insistè. Lo conosceva bene e sapeva che non si sarebbe legato così tanto a quella ragazza se non avesse saputo con certezza che non avrebbe rappresentato una minaccia per lui e i suoi scopi.

Annuì. – Sì, in effetti penso di sapere chi possa essere. –

- Ti ascolto. –

- Tempo fa, quando ero solo un ragazzino, ho sentito mio padre parlare di un vecchio Clan. Sembra che fosse formato da Uchiha e Hyuga e che ci fosse un uomo alla ricerca della chiave per trasmettere entrambi i geni delle abilità oculari ai nascituri. Però sembrava che non fosse riuscito a produrre nulla più che una qualche mutazione che portava i bambini a perdere la vista nel giro di pochi mesi dalla nascita. –

- Credi che Kaori sia la prova che ci sia riuscito? – domandò incredulo. Aveva un senso, ovviamente, ma l’idea di qualcuno disposto a mettere a rischio la vita di decine di bambini solo per generare una razza di guerrieri perfetti lo ripugnava.

- Kaori sfrutta le abilità di entrambi i Clan senza alcun problema, credo sia ovvio che faccia parte di uno di loro. Credo che sia la Bambina Perduta. –

La Bambina Perduta? Oh, andiamo, questo era troppo anche per lui.

- Itachi, la Bambina Perduta è solo una storia che ci raccontavano quando eravamo piccoli. Kaori sarà pure il risultato di un esperimento, ma non può essere lei. –

L’Uchiha scosse la testa. Quando ci si metteva, Riko diventava più testardo di tutto il Clan Hatake messo insieme. Avevano le prove, gli occhi di Kaori da soli avrebbero tolto qualsiasi dubbio anche al più scettico, e lui continuava a negare la realtà.

- Torna tutto, Rico. La Bambina Perduta della leggenda non ha famiglia, ha un segno che la contraddistingue da tutti e un potere più forte persino di quello dei Cercoteri. –

- Dimentichi la parte in cui è destinata a distruggere il mondo. – gli fece notare, ironico.

- O a salvarlo. –

Si guardarono negli occhi, tra di loro c’era sempre stata una comprensione assoluta e quella volta non servivano parole per dire ciò che entrambi pensavano: avrebbero fatto tutto ciò che era in loro potere per aiutarla a sviluppare il suo dono nella direzione giusta.

- Devo andare, Ibiki voleva parlarmi. – disse d’un tratto, rompendo quel momento di perfetta intesa.

- D’accordo, e Rico… -

- Lo so, la saluterò da parte tua. – assicurò, rivolgendogli un breve cenno di saluto e tornando verso il villaggio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Rieccomi tornata con una rivelazione bomba: ecco chi è davvero Kaori. Bè, spero che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto. Come sempre vi chiedo di farmi sapere che ne pensate. Al prossimo.

Baci baci,

               Fiamma Erin Gaunt

 

 

  
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