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Autore: SashaJohnson    05/10/2013    3 recensioni
Liz Payne: "Nella mia vita non è mai mancato niente, neanche l'amore, anzi, soprattutto l'amore. Ma da quando è successo quello che è successo, l'amore mi manca. Non esiste più l'amore nella mia vita. Ho bisogno di qualcuno che mi dia amore, ma quello vero, che si può fare con un semplice sguardo o una semplice carezza, perchè l'amore è il motore di tutto, senza di esso non c'è vita"
Hope Stevens: "Ho sempre avuto tutto dalla vita, non mi mancava niente, fatta eccezione per una cosa: l'amore. Quel sentimento di cui conosco solo il nome ma che non ho mai provato; quel sentimento che ho cercato per 4 fottutissimi anni ma che non ho mai provato. Qualche anno fa alzavo lo sguardo verso il cielo e sussurravo -Dammi amore-. Ora non credo più nell'amore... le esperienze mi hanno insegnato che l'amore non esiste"
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Finito di ascoltare “Rolling in the deep” di Adele mi levai gli auricolari dalle orecchie e spensi l’Ipod. Non ero riuscita a chiudere occhio: dalle 4:00 del mattino, orario in cui avevo lasciato quello stupido dell’amico di Liam al piano di sotto, fino alle 10:00 del mattino, ovvero quel momento, ero rimasta tutto il tempo ad ascoltare tutte le diverse canzoni del mio Ipod, passando da David Guetta a Pink, dai Coldplay ai Fun. Liz era ancora addormentata, ma stavolta le sue guance erano rigate dalle lacrime.

Durante la notte aveva avuto il solito incubo, lo stesso da due settimane. Un incubo di cui lei non aveva voluto parlarmi ma che sapevo c’entrasse qualcosa con ciò che le era successo. Mi faceva stare male vederla lì, mi sentivi impotente, come se tutto ciò che facessi fosse totalmente inutile. Ma non mi sarei arresa. Posai l’Ipod sul comodino e facendo il minimo rumore uscii dalla stanza con solo un pantaloncino e una maglietta larga di Superman: avevo bisogno di una doccia.

Che poi la cosa strana è che solo sotto la doccia riuscivo a fare pensieri e discorsi filosofici. “Ma pensi davvero che possa importare a qualcuno i pensieri che fai sotto la doccia?!” mi rimproverò la solita vocina nella mia testa. Io alzai gli occhi al cielo in risposta. Dal corridoio sentivo provenire delle voci: molto probabilmente Liam e quel suo amico riccio tutto bellezza ma niente cervello. Entrai in bagno e chiusi la porta a chiave. Mi tolsi la maglietta e la buttai a terra, rimanendo coperta nella parte di sopra solo dal reggiseno nero.

Mi appoggiai al lavello e mi sciacquai la faccia: che strano… di solito non mi sarei aspettata tutto quel calore in un bagno. <<Buongiorno!>> disse una voce alla mia sinistra, direzione della doccia. Io sobbalzai schiacciandomi completamente contro la parete guardando dritto nella direzione dalla quale era provenuta la voce. Da dietro le tende della doccia era spuntata un viso sorridente: ecco di nuovo quelle dannate fossette e quei ricci che stavolta erano bagnati e quindi attaccati alla sua testa.

Ma i suoi occhi verdi lampeggiavano di malizia, la stessa luce di qualche ora fa, quando mi aveva chiesto se io ero chi pensava che fossi. Mi ricomposi immediatamente e appoggiai le mani ai fianchi. <<Sei nudo>> constatai. Lui sorrise di più, mostrando dei denti perfettamente bianchi. <<Anche tu, sotto…>> e mi guardò bene il corpo <<… beh si, sotto quel poco di vestiti che ti sono rimasti.>> disse sorridendo malizioso come se fosse un invito ad unirmi con lui. Io mi abbassai quasi immediatamente, presi la maglietta e me la rimisi.

Poi lo guardai e gli dissi acidamente <<Stronzo!>> Lui fece spallucce, come se fosse abituato a quel genere di offese o come se “Stronzo” in confronto alle altre offese ricevute fosse un complimento. Io sbuffai e me ne andai quando sentii una pazza voglia omicida invadermi il corpo. <<Bel seno!>> lo sentii urlare dal bagno. Diventai subito rossa dalla vergogna. Ma perché facevo così solo con quell’individuo?

Cioè, non avevo mai avuto un gran senso del pudore, non mi vergognavo mica a farmi vedere in reggiseno, ma era anche vero che avevo il complesso del seno: la mia quinta, che mia madre e mia zia avevano più volte sostenuto che delle ragazze avrebbero fatto qualsiasi cosa per averla, era profondamente odiata dalla sottoscritta. Insomma, era un seno enorme! Scesi velocemente le scale e mi diressi in cucina, avevo un urgente bisogno di caffè, o sarei crollata.

Ma arrivata in cucina trovai Liam ed altri due ragazzi che parlavano. Uno di loro era moro, occhi azzurri e un aria da “Peter Pan” stampata in faccia… alle volte mi ricordava un folletto. L’altro era un ragazzo dalla pelle olivastra, capelli e occhi scuri, entrambi belli da mozzare il fiato. Possibile mai che a Londra ci fossero solo ragazzi belli? Anche Liam e quel riccio tutto segatura lo erano. Quando mi videro fermi davanti alla soglia smisero di parlare, poi Liam si alzò dalla sedia su cui era seduto e mi affiancò.

<<Ragazzi, lei è Hope, la cugina di mia cugina.>> mi presentò. Io feci un gesto con la mano per salutarli. <<Hope, lui è Zayn>> e con una mano mi indicò il moro dalla pelle olivastra che mi sorrise e mi salutò con un gesto della mano  <<E lui è Louis>> Liam mi presentò anche l’altro ragazzo, che a differenza del primo mi guardava con curiosità. Dopo un po’ era un po’ inquietante. <<Hai bisogno di qualcosa?>> mi chiese Liam. Io mi concentrai su di lui distogliendo lo sguardo da Peter Pan.

<<Si, un caffè e un bagno libero. Nell’ altro c’è…>> iniziai a dirgli ma lui mi bloccò <<…Harry>> finì la frase al posto mio. Qualcosa mi stava facendo intendere che il riccio doveva già avergli raccontato l’accaduto di quella notte. <<Io mentre ti preparo il caffè… tu siediti>> disse facendo con la testa un cenno verso la sedia su cui era seduto prima. Io annuii e mi sedetti affianco al ragazzo di nome Louis. <<E così tu sei Hope giusto?>> mi chiese lui reggendosi la testa con la mano. Io lo fissai.

Ma in questa casa avete tutti il vizio di prendermi per il culo? Non sei stato attento quando Liam mi ha presentato?” urlai mentalmente. Non risposi. Lui rise. <<Beh… solo perché tu lo sappia… nessuno di noi è un assassino, vorremmo evitare un calcio nei nostri gioielli di famiglia>> mi disse sempre sorridendo. “Ok, questa è una presa per il culo bella e buona”. Lo guardai con gli occhi stretti e poi risposi a tono. <<Beh, tu evita di entrare di soppiatto in casa quasi fossi un ladro e vedi che non ti succederà niente di male.>>

Louis mi guardò, sorrise ancora e poi si voltò verso Liam <<Questa ragazza mi piace>> gli disse. Sentii Liam ridere e Zayn sospirare. <<Non è che dobbiamo dirlo a Eleonor vero?>> gli chiese quest’ultimo. Louis si voltò verso Zayn. <<Io e lei abbiamo una relazione “aperta”>> si giustificò Louis facendogli la linguaccia. <<Ecco perché ieri stavi per picchiare il ragazzo che ci provava con lei, vero?>> Louis diventò rosso, Zayn aveva colpito nel segno.

<<Beh, di certo stare tutta la notte a sentire te e Perrie che urlavate come dei cani in calore non è stato il massimo del conforto>> lo rimbeccò Louis. Ma davvero dovevano parlare di queste cose davanti a me? Li conoscevo da cinque minuti ma loro mi trattavano come se mi conoscessero da sempre. <<Non è colpa mia se tu hai una vita sessuale meno attiva della mia!>> gli rispose Zayn. <<Meno attiva della tua? Se ti raccontassi la mia vita sessuale ti si rizzerebbero i capelli più di quanto lo siano già!>> disse Louis.

<<Ragazzi, sappiamo tutti che qui sono io colui che fa volare il suo uccellino come nessun altro>> disse una voce roca. Tutti e tre ci girammo e vedemmo Harry fare il suo ingresso in cucina. Si era asciugato i capelli e aveva indossato un paio di jeans e una maglietta bianca a maniche corte. <<Scusami se non siamo tutti come te che sembra che c’hai scritto in fronte “Prendetemi, sono vostro!”>> gli disse Zayn. Harry sorrise.

<<Mi dispiace deluderti caro Jawaad, ma sono le ragazze che ogni volta che mi vedono hanno scritto negli occhi “Sono tua!”>> gli rispose semplicemente. Ok, quindi da quello che avevo capito: Zayn era fidanzato con una certa Perrie, Louis con una certa Eleonor mentre Harry era il solito puttaniere che se ne faceva una ogni sera? E Liam cos’era? Un trisex? Maschi, femmine e animali? <<Ragazzi, vorrei ricordarvi che abbiamo una ragazza che non ci conosce in casa>> li rimproverò Liam che doveva essere il più assennato di tutti.

Che sia benedetto! I ragazzi si voltarono verso di me come se si fossero accorti solo in quel momento che io ero lì. Ma mi avevano vista cinque minuti fa! Possibile che l’unico sano di mente fosse Liam e che tutti gli altri sembravano essersi strafatti?  <<Louis, prendimi qualcosa per girare lo zucchero>> gli chiese il cugino di Liz. Louis fissò prima Liam, poi me, poi un cassetto e sulla sua faccia comparve un sorriso… beh, il sorriso di chi sta architettando un piano diabolico.

Mi guardò e sussurrò <<Primo cassetto>> e con il dito indicò il cassetto che aveva guardato prima. Io mi avvicinai diffidente: non mi era piaciuto il suo sguardo. Aprii il cassetto, ma non c’era niente di strano: era un normale cassetto pieno di posate. Presi un cucchiaino e mi avvicinai a Liam. <<Tieni>> gli dissi porgendoglielo. Lui si girò verso di me e…. saltò in aria. Si allontanò urlando come se in mano tenessi una pistola. <<Non ti avvicinare!>> mi disse maneggiando un mestolo.

Mentre io lo guardavo spaesata gli altri scoppiarono a ridere. Io li guardai ad uno ad uno. <<Ma siete tutti pazzi?>> urlai. Loro continuarono a ridere e Zayn si avvicinò a me. <<Liam ha paura dei cucchiai>> mi informò continuando a ridere. Paura dei cucchiai? Ma stava scherzando? E come prendeva la minestra? Con la cannuccia? Scoppiai a ridere anche io a quel pensiero, (una risata vera, di quelle che non facevo da tempo) facendo cadere a terra il cucchiaino e continuando a ridere insieme agli altri. Ok, forse erano pazzi, ma non erano male.

 
Liz’s POV
Continuai a guardare fuori dalla finestra… ma in realtà non vedevo niente. Non ne ero capace. Da quando se ne erano andati mi sembrava di non essere più capace di fare qualcosa: non ero più capace di parlare, di mangiare… l’unica cosa che riuscivo a fare era dormire. Ma anche quando dormivo i ricordi mi perseguitavano. Vedevo nei miei incubi i miei genitori, immersi in un alone bianco, che mi guardavano con odio e iniziavano a dirmi che era tutta colpa mia se erano morti. E avevo iniziato a crederci.

Perché se invece di uscire di nascosto per andare alla festa di Meredith tutto questo non sarebbe accaduto. I miei genitori non sarebbero usciti alle 2:00 di notte alla mia ricerca e non si sarebbero imbattuti in quell’ubriaco al volante che… Non avevo il coraggio di continuare. Il solo pensiero mi faceva sentire peggio di quanto mi sentissi già. Avevo come una voragine nel petto, un vuoto che nessuno sarebbe stato in grado di colmare. Nella mia vita non mi è mai mancato l’amore, avevo una vita perfetta.

Ora invece l’amore mi mancava e senza di esso non sapevo se sarei riuscita ad andare avanti. Sentii la porta aprirsi e mi girai lentamente. Sulla soglia c’era Hope, mia cugina, l’unica che sentivo vicina, ma dalla quale cercavo di rifiutare ogni tipo di aiuto. <<Come stai?>> mi chiese. Come stai? Che domanda stupida da fare a qualcuno che ha perso i genitori. In tutta risposta mi voltai verso la finestra, cercando di estraniarmi dal mondo.

Mi aspettavo che lei mi lasciasse in pace, come aveva sempre fatto, ma non fu così <<Adesso basta!>> urlò. Io mi voltai verso di lei scrutandola piano. <<Muovi quel cazzo di culo, va bene? Smuoviti prima che ti prenda a calci nel sedere!>> urlò ancora. La finezza non era mai stata il suo forte, e se non fossi stata in quelle condizioni sarei potuta anche scoppiare a ridere, ma non sapevo più come si facesse, non sapevo più cosa fosse la felicità.

<<Io sono venuta in questa fottuta città da questo tuo fottuto cugino solo per te e tu mi tratti come se fossi nessuno? Vaffanculo!>>
Nessuno ti ha mai chiesto di venire
<<So che i tuoi genitori sono morti, e anche se non posso capire il dolore che provi…>>
Esatto, non puoi capire
<<…devi trovare la forza di andare avanti. Pensa ai tuoi genitori: pensi davvero che vorrebbero vederti come un’asociale? Come una depressa in stato vegetale? Anche una persona legata a mille flebo all’ospedale sta meglio di te!>>
Preferirei morire piuttosto che stare qua!
<<Anche Liam, quel poveretto, aspetta solo che tu scenda da queste dannate scale e gli dica qualcosa, qualunque cosa. Ma non dirgli che qui stai una merda, perché questo è il posto migliore dove saresti potuta capitare!>>
Si, un posto pieno di sconosciuti, il mio lato della famiglia che mi ha rinnegato
<<Solo una cosa: non fare il mio stesso errore! Non fare ciò che ho fatto io per quattro anni schifosi, non farlo
!>>
Si che lo so di cosa stai parlando… ma non posso prometterti nulla
<<Alzati, reagisci cazzo! Scendi da quelle minchia di scale e vivi!>> urlò alla fine per poi uscire fuori sbattendo la porta. Io mi voltai verso la finestra ma stavolta con gli occhi umidi: ammetto che le parole di Hope mi avevano colpito molto, ma non pensavo potessero farmi quell’effetto. Aveva ragione, troppo, ma non sapevo se sarei stata in grado di seguire i suoi consigli. Gli occhi si inumidirono sempre di più, iniziai a vedere tutto confuso, poi… il bianco.
  
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