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Autore: Dark_soul    01/04/2008    3 recensioni
In una cella una donna attendeva. Nulla decorava le pareti spoglie di quella prigione se non una piccola immagine in bianco e nero su cui tante volte la maga posava lo sguardo. Quell’immagine era il suo obiettivo... Alya è la figlia di Bellatrix e Rodulphus Lestrange, ha una missione da portare a termine..
Genere: Triste, Dark, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Draco Malfoy, Il trio protagonista, Nuovo personaggio | Coppie: Ron/Hermione
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Alya procedeva tranquilla nel folto della Foresta Proibita, tenendo sollevato a mezz’aria il corpo privo di conoscenza di Draco Malfoy.  Tutt’intorno si udivano rumori sinistri, il vento leggero creava strani fruscii, e la fantasia accentuava le sagome contorte degli alberi.  La delicata luce lunare filtrava a malapena dall’intrico dei rami e solo il flebile chiarore della bacchetta illuminava a stento il cammino che percorreva, ma la ragazza si sentiva sicura. Ora che aveva ancora una volta la propria bacchetta in mano sapeva difendersi senza problemi, e nonostante la vista fosse assai penalizzata,  la compensava l’udito fine sviluppato in tanti anni di addestramento. Tuttavia per non imbattersi in animali selvatici notturni, decise di non addentrarsi troppo all’interno della Foresta, tenendosi comunque abbastanza lontano dal parco di Hogwarts per evitare che dei seccatori la disturbassero mentre interrogava Draco. Anche se dubitava fortemente che qualcuno decidesse di passeggiare nella Foresta proibita, specie in una serata così movimentata. 


Giunta in un piccolo spiazzo, da cui la luna si vedeva più chiaramente, si fermò e appoggiò Draco contro un tronco d’albero. Fece un respiro profondo, in apparenza per trovare la concentrazione, e si preparò a lanciare la Maledizione. Odiava doverne fare ricorso, l’odiava soprattutto perché faceva parte del suo essere Mangiamorte, ma non poteva farne a meno. Non aveva più scelta, perché era già stata presa molti anni prima.
“Imperio”


Il corpo di Draco si irrigidì e scattò in piedi, la testa diritta, e nonostante gli occhi chiusi, pronto ai suoi ordini.  La mente del ragazzo era scivolata in un  nuovo torpore leggero, cullato dolcemente in una vaga felicità.
“Draco – sussurrò una voce lontana, dolce e ammaliante – ora parliamo un po’. Ti farò qualche domanda ma tu dovrai essere sincero”.
Sincero. Sì, perché no? Mentire era impossibile in quella pace sconfinata.
“Bene. Tu hai cercato di ricattare Alya Johnson. Anzi Lestrange. Come hai scoperto la sua vera identità?” Sussurrò piano quella voce soave.
E’ stato fin troppo semplice.


In una notte di 4 anni fa, pioveva forte e i tuoni rimbombavano per la casa. Non riuscivo a dormire, così mi sono alzato e sono uscito dalla mia stanza. Volevo andare nelle cucine a bermi una cioccolata calda, ma uno spiraglio di luce mi fermò, e notai che proveniva dalla porta dello studio semichiusa.  All’interno un caldo fuoco bruciava nel camino e sulle comode poltrone di velluto sedevano i miei genitori. Riconobbi subito la voce vellutata di ma madre.
“… Hanno cercato di scappare un’altra volta. A quanto pare suo figlio ce l’ha fatta, ma Alya è stata presa, per fortuna.”
“Infatti. – le rispose mio padre – Anche se non capisco tutto questo zelo per l’educazione di quella ragazzina. Il Signore Oscuro è morto e Bellatrix ormai dovrebbe farsene una ragione. A che scopo continuare?
“Tu non capisci. Mia sorella crede fermamente nella Sua Rinascita, e ha posto in sua figlia Alya tutte le sue speranze e la sua vendetta. Per lei è l’unico modo per sopravvivere ad Azkaban.
“Se non sbaglio la bambina ha la stessa età di Draco. Sarà iscritta a Hogwarts?”
“Si, naturalmente come figlia di Seginus:  Alya Johnson. A quanto pare quest’anno farà la sua comparsa anche Harry Potter, e questa credo sia l’unica ragione per cui …”
Un forte tuono mi fece sobbalzare, e caddi in avanti spalancando la porta. I miei genitori si alzarono di scatto, sorpresi,  e mio padre mi si avvicinò, alzandomi per la collottola.
“Non si origlia alla porta. Non te l’ho mai insegnato?”
Io non sapevo cosa dire, e non riuscivo ancora a capacitarmi di avere una cugina mai incontrata. Per fortuna mia madre si avvicinò e pose la sua mando delicata sulla spalla di suo marito.
“Non importa, Lucius. Lascialo andare. Draco, tesoro mio, cosa hai sentito?”
“Tutto, che ho una cugina, la figlia di Bellatrix , però ora ha un altro cognome, Johnson mi pare.”  Risposi velocemente, mangiandomi qualche parola.
“Ho capito. Devi sapere che questo è uno dei più importanti segreti della nostra famiglia, e noi vogliamo che non si sappia in giro. Sei capace di tenere un segreto Draco?”
“Certo!” dissi, con orgoglio.
“Bene. Non dovrai dirlo a nessuno, neppure al nostro elfo domestico. E d’ora in avanti non ne parleremo più. Sarà come se fosse dimenticato, hai capito?”


 “E tu hai mantenuto la promessa?”
Si. Non l’ho mai rivelato a nessuno, nemmeno a Tiger e Goyle.
“L’hai scritto da qualche parte?”
No.
“Bene. Ma perché allora hai deciso di ricattarla?”
“Perché un giorno alla locanda “Tre manici di scopa” mi ha umiliato davanti a tutta Hogsmeade. E’ stato un affronto che non ho potuto dimenticare. Naturalmente non avrei mai rivelato a nessuno quel segreto, meno che meno a Potter, ma godevo del fatto di tenere in pugno quella ragazza che si era presa gioco di me.”


Alya uscì dalla sua mente, e lasciò che il corpo di Draco si afflosciasse contro l’albero. Era incredibile come tutto quello che era successo, dipendesse solo dal suo stesso orgoglio ferito.
“Che bella famiglia mi ritrovo.” Si ritrovò a pensare la ragazza, con disgusto.
Gli si avvicinò ed estrasse la fiala dalla fascia, svuotandone piano piano il contenuto nella bocca semiaperta del ragazzo, massaggiandogli la gola per farlo scendere.
Il suo corpo si irrigidì una seconda volta, e spalancò gli occhi, tremando visibilmente. Alya gli prese la testa fra le mani e avvicinò il viso a quello del ragazzo.
“Tu dimenticherai quello che è successo quella notte di 4 anni fa. – sussurrò con voce lenta e sicura – per te Alya Johnson è e rimarrà solo una compagna di Serpeverde. Niente vi accomuna. Niente altro. Tu dimenticherai il resto. “
“S- ss- i.” rispose il ragazzo, e svenne.


“Forse ho aggiunto troppa rosa canina.”  Pensò Alya, ma noncurante lo sollevò in piedi e gli sussurrò ad un orecchio: “Ora vai, segui la strada per il ritorno. E quando sarai uscito dalla Foresta Proibita ti risveglierai e non ricorderai niente di quello che è successo qui stanotte.
Il corpo di Draco si mosse, rigido e si avviò verso il castello. La ragazza lo seguì fino a che non raggiunse il limitare del bosco, per assicurarsi che non gli accadesse nulla di grave. Appena uscito, Alya ritornò ella piccola radura e cancellò le tracce. Ora che aveva terminato il suo compito, avrebbe dovuto sentirsi più allegra, ma si sentiva sempre più nervosa. Non ne capiva il motivo, ma quella sensazione di malessere non si placava. Improvvisamente si rese conto finalmente di cosa non andava. Sembrava che la foresta, in cui poco prima si udivano rumori e bisbiglii di ogni sorta, si fosse improvvisamente spenta in un silenzio teso. Non era un buon segno.


Rimase immobile, a occhi chiusi e cercò di aguzzare il più possibile l’udito. Niente. Neppure il più piccolo fruscio. Spense la luce della bacchetta per evitare di attirare l’attenzione con il suo chiarore, ma probabilmente era tardi. Rimase diritta, pronta a captare qualsiasi movimento nella notte, e finalmente sentì dietro di lei un fruscio, che si spense subito. Bene, aveva capito la sua posizione. Delicatamente fece scivolare il piede fuori dalla scarpa, e lo appoggiò sul terreno, seguito a ruota dal secondo. Non sarebbe mai riuscita a correre con i tacchi. Strinse forte la bacchetta, pronta allo scatto.


All’improvviso si voltò e lanciò un incantesimo un in cespuglio. Una figura nera saltò fuori, e correndo si immerse nella boscaglia. Era un mago. La ragazza si gettò veloce dietro di lui, ma l’oscurità era fitta, e il sentiero tutt’altro che agevole, con arbusti e rami che si impigliavano nella gonna, e lo perdette di vista, nelle ombre della foresta. Alya rallentò il passo, e si mosse attenta per il fogliame. Cercava un qualche indizio sulla direzione che aveva preso lo sconosciuto, quando un getto di luce rossa sprizzò da un lato, cogliendola di sorpresa.


Fece appena in tempo a chinarsi e schivarlo. Si slanciò dietro un albero e corse via, zigzagando per la foresta. Trovava spesso rami di rovi ad intralciarle la strada, ma con un colpo di bacchetta li allontanava e correva più veloce di prima. Lanciava dietro di sé incantesimi di ostacolo, ma non sentiva nessuno dietro di sé. Non sapeva dove stesse correndo, ma cercava di non addentrarsi troppo nel bosco, o il suo inseguitore non sarebbe stato il suo unico problema. Ad un tratto vide davanti di sé uno stretto passaggio tra due tronchi d’albero e ci passò in mezzo, fissando un incantesimo di inciampo.
Subito si nascose dietro un masso e cercò di ridurre il fiatone. Fissò lo sguardo su un albero spoglio ricoperto di edera selvatica davanti a sé, e si tese ad ascoltare. Niente rompeva la quiete della foresta, e il silenzio faceva da padrone. Alya si sporse cauta dal suo nascondiglio, e un altro getto di luce colpì la roccia poco sotto il suo viso.

Veloce scappò ancora tra gli alberi, cambiando spesso direzione. Rami si impigliavano alla sua gonna, e i suoi piedi scalzi avevano molteplici ferite. Si nascose più volte in luoghi sempre diversi, ma lo sconosciuto la scovava sempre, costringendola a fuggire.
Cercava di mantenere i nervi saldi e il senso dell’orientamento, ma era un’impresa disperata.  Per la prima volta da tanto tempo, era in difficoltà.
Senza fiato, si infilò in un cespuglio e cercò di prevedere da dove sarebbe arrivato, ma le sembrava inutile. Era come se sapesse esattamente dove fosse, e trovasse il modo di forzare la sua guardia costringendola di nuovo a scappare in un circolo vizioso.
Cercò di riflettere lucidamente, e chiuse gli occhi per concentrarsi. In quella calma apparente sentiva il sangue pulsare sulle lievi ferite procurate nella fuga.

All’improvviso si rese conto di un calore estraneo  al ginocchio destro, in corrispondenza della fascia.
La scoprì e notò che proveniva dalla bacchetta rubata al ragazzo del ballo. La mente di Alya  cominciò  lavorare velocemente. E se …


Un lieve fruscio giunse da una parte, nell’oscurità. Silenzio. Un altro movimento leggero , poco più spostato, e di nuovo più nulla. Ad un tratto la figura venne allo scoperto, tenendo sul palmo aperto della mano la propria bacchetta che indicava il punto in cui Alya si era nascosta poco prima. Si avvicinò quatto e smosse un poco le foglie secche, scoprendo una bacchetta. Non fece a tempo ad alzarsi che Alya da dietro un albero lanciò incantesimo, colpendo il nemico alla schiena e facendolo cadere oltre al cespuglio che poco prima l’aveva ospitata.


Cautamente la ragazza si avvicinò un passo alla volta, tenendo gli occhi e le orecchie bene aperte, ma non appena fu sul posto scoprì che non c’era nessuno steso a terra. Troppo tardi si rese conto del pericolo, e improvvisamente un incantesimo la colpì alla mano destra, facendole cadere la bacchetta.  Fece appena in tempo a voltarsi, che una sagoma spuntò fra le ombre e la bloccò contro un albero, con una mano stretta attorno al suo collo e la bacchetta premuta sotto il mento.
Rimasero immobili, qualsiasi movimento avrebbe significato un rischio, una possibilità per l’altro di reagire. Alcuni raggi lunari filtravano tra i rami contorti della foresta ed Alya sgranò gli occhi nel riconoscere la figura che la sovrastava. Sargas le sorrideva ironicamente, sicuro di sé, con gli occhi scuri puntati su quelli della ragazza.


“Ho vinto” proruppe, con la sua voce calda, senza accennare ad abbandonare la posizione.
“Ne sei sicuro?” gli rispose Alya, con una chiara nota d’orgoglio, alzando un sopracciglio e abbassando il proprio sguardo sul petto del ragazzo.
Sargas abbassò gli occhi e vide la bacchetta che poco prima aveva lasciato sulle foglie di quel cespuglio stretta nel pugno sinistro della ragazza, puntata sul cuore.
Alzò la testa, e scosse lieve il capo, allentando la presa sul collo della ragazza e facendo u passo indietro. “Parità.” Aggiunse con una velo d’amarezza. Alya riconobbe la frase, e un ricordo di tanti anni prima  le riaffiorò in mente.


In una calda giornata di sole due ragazzini giocavano nel prato. La bambina era stesa al terra, con la bacchetta puntata sul petto del bambino più grande, che le era seduto sopra con una bacchetta puntata sulla gola. Entrambi erano immobili ed ansanti, con la faccia seria e tesa per lo sforzo. Ad un tratto il ragazzino scoppiò a ridere e si raddrizzò, alzandosi in piedi. “Parità” le disse con un sorriso, porgendole la mano. “Se se, parità – rispose la bambina allegramente, alzatasi – se sapessi usare l’Avada Kedavra ti avrei già ucciso un milione di volte.”Entrambi risero spontaneamente, spensierati. Il ragazzino con le lacrime agli occhi le pose una mano sulla testa, e le spettinò i capelli, aggiungendo: “Sbruffona.”


“Ora conosci l’Avada Kedavra vero?” disse Sargas, serio, così diverso dal bambino del ricordo.
Alya non gli rispose, ma andò a raccogliere la propria bacchetta senza alzare lo sguardo su quello del ragazzo.  Quel ricordo era così diverso dal presente, da sembrare quasi buffo pensare che il gelo tra i due una volta era qualcosa di assai più profondo e caldo.
“Perché? – domandò Alya, con voce atona –  Perché hai fatto in modo che prendessi quella bacchetta rivelatrice dal tuo amico? Che cosa vuoi?”
“Sapevo che eri senza bacchetta.” le rispose Sargas, e in risposta ad un sguardo dubbioso della ragazza aggiunse: “il giorno della prima prova, al lago. Ero io tra i cespugli.”
Alya non rispose. Ora capiva l’inspiegabile sensazione di disagio, ed era seccata della sua intromissione nelle sue faccende personali. “So cavarmela da sola.”


“Volevo parlarti e ho colto l’occasione.”
“Potevi farlo comunque, senza attaccarmi e correre per la foresta.”
“Hai ragione. Ma ti ricordo che mi ha attaccato tu per prima. “
Alya fece un moto di stizza, e non rispose. Lo guardò, e mai come ora lo sentiva lontano da sé, e mai come ora le mancava. Così vicino, eppure così lontano. Per un attimo provò il folle desiderio di rivelargli tutto, di parlargli del suo sacrificio, di buttare la sua maschera. Ma fu questione di un attimo, e distolse lo sguardo.
“Hai detto che mi devi parlare. Ebbene ora solo qui.” Disse, con noncuranza.


“Sai – sorrise tristemente Sargas, incrociando le braccia – in tutti questi anni mi sono fatto molte domande. Quasi tutte senza risposta. Eppure ora che ti ho qui davanti adesso, mi sembrano inutili.”
“Povero piccolo Sargas. – ghignò Alya – non riuscivi a dormire la notte, pensando alla cattiva Mangiamorte?”
Il ragazzo fece un passo in avanti, irato. “Io sono venuto qui, pensando di ritrovare qualcosa, di ritrovare te. Speravo di poter capire …”
“Capire che cosa? – gli rispose Alya, arrabbiata – Non c’è niente da capire, niente è rimasto. Il passato è passato, e mai più ritornerà.”
Sargas fece un passo indietro, e si passò una mano tra i capelli, abbattuto. “Hai ragione: sono stato proprio uno stupido a tornare. Non so neanche io in cosa speravo, ma ormai è chiaro che la Alya che conoscevo io è morta quello stesso giorno in cui ci siamo separati. Dovevo rendermene conto molto tempo prima, soprattutto dopo quella sera in cui hai cercato di uccidermi.”
La ragazza, che poco prima lo stava guardando con sufficienza, spalancò gli occhi. “Cosa?”

 

Sargas sorrise, triste. “Non dirmi che te lo sei dimenticata. E’ stato così di poco conto per te? Allora facciamo che ti rinfresco io la memoria. Poco dopo la nostra separazione, una notte, hai bussato alla mia porta. Io ti ho accolto felice di rivederti, ma tu eri cambiata già allora. I tuoi occhi non erano mai stati così freddi, la tua voce, gelida e sprezzante. – il ragazzo fece una pausa, cercando di trovare le parole – E’ stato un miracolo che io mi sia salvato, se non mi avesse trovato Karkaroff sarei morto di certo.”


Alya non si mosse, impietrita. Non riusciva a crederci. Non riusciva a trovare una spiegazione. Smarrita continuò a fissare il volto di Sargas.
“Non avrei mai creduto che tu un giorno avresti cercato di uccidermi, proprio tu. La mia unica amica, la mia famiglia. Hai la più vaga idea di come mi sia sentito?”


La ragazza non reagì. Sembrava sprofondata nell’incoscienza, immobile, gli occhi fissi a terra, con un solo pensiero in mente, una sola spiegazione. Seginus. Aveva mancato la promessa. Una notte di tanti anni fa, lo aveva visto tornare di nascosto a casa nel cuore della notte, con una veste più piccola della sua in braccio e i capelli più lunghi del normale. Non ci aveva fatto caso, ma ora le era tutto chiaro. Tutti quegli anni passati, tutto il tempo sprecato con l’unica convinzione di averlo fatto per LUI, di averlo aiutato. Tutto in fumo.


Sargas era furibondo, lei era distrutta. Sulle sue guancie sentì qualcosa di caldo scenderle, una lacrima seguita da un’altra, e un’altra ancora, finchè non divenne un flusso continuo. Tutto inutile, tutto per niente. Fece un passo in avanti per andarsene, prima che lui la vedesse, prima che vedesse le sue lacrime.
Ma Sargas la fermò e la costrinse ad alzare la testa. “Non hai più nemmeno il coraggio per …” ma si interruppe nel vedere i suoi occhi, una reazione che mai si sarebbe aspettato. Alya lo guardava, sofferente, e sconvolta, senza più un appiglio né un punto di riferimento. Cominciò a singhiozzare, cercando uno sfogo per tutto quella sofferenza che sentiva dentro, che le faceva male il cuore di un dolore insopportabile. Sargas la lasciò andare, stupito ed incredulo, ed inditerggiò.


Alya fece un passo indietro, si voltò, e comiciò a correre verso il castello, lasciandolo indietro, solo nella foresta.

 

Salve!! Avevo promesso di aggiornare prima della mia imminente partenza (Puglia, sto arrivanto!!) così eccomi qui, alla vigilia del "grande viaggio" ^^. Prima di tutto devo chiedere scusa, ma io non sono proprio brava a scrivere le scene di azione, così vi dovete accontentare di questa caricatura delle scene di battaglia. Forse potrebbe essere considerato uno dei miei aggiornamenti migliori, ma a me non piace molto la prima parte. L'ultima si, ma la battaglia proprio no. Nelle mie anticipazioni avevo avvertito una svolta, e in effetti scommetto che nessuno si aspettava un crollo così da parte di una dura come Alya. Scommetto che sarete delusi per la reazione di Sargas, ma dovete capire che è stato preso alla sprovvista, non sapeva cosa fare, e sopratutto cosa pensare. Comunque tutto sarà spiegato nel prossimo aggiornamento. Spero vi sia piaciuto il capitolo, nonostante la suspance quasi assente nella foresta. Un bacio! (Recensite please...)

Dark Soul

Fairydreams: mi dispiace averti costretto a recensire, e mi rendo conto che è difficile farlo quando si sa già tutti gli avvenimenti con capitoli in anticipo e si rischia di fare spoiler. Ti ringrazio comunque per lo sforzo, e spero un giorno troverai il tempo per rifarlo.

Nana style: carissima, ti ricordi quanto mi sono arrabbiata quel giorno, quando hai detto quella cosa spiacevole su Alya (solo perchè non avevi letto tutto il capitolo, me ne rendo conto, ma comunque spiecevole)? Ebbene direi che con la recensione ti sei fatta perdonare. Sono proprio curiosa di sapere cosa ne pensi di questo ^^.

Enifpegasus: ti ringrazio per i complimenti, e sono veramente contenta che la mia storia ti abbia appassionato al tal punto da leggerla tutta in una volta. spero di non deluderti mai!

Arya26: grazie! ho aggiornato abbastanza presto?? :p

  
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