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Autore: SaraHiddleston    05/10/2013    5 recensioni
“Non vi sembra semplice, non è questo il vostro stato naturale? È la verità taciuta dell’umanità, voi bramate l’asservimento. Il luminoso richiamo della libertà riduce la gioia della vostra vita ad un folle combattimento per il potere, per un’identità. Voi siete nati per essere governati, alla fine vi inginocchierete sempre” dopo queste parole si avvicinò a Sofia.
Troppo vicino.
Così vicino da puntare lo scettro alla parte sinistra del petto di Sofia.
-Tratto dal II capitolo-
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Un tonfo, le sue ginocchia toccarono subito il freddo pavimento di quella stanza che ormai chiamava prigione. Lacrime incominciarono a rigarle quel viso diafano e lei, questa volta, non riuscì a trattenersi. Pianse. Come non aveva mai fatto.
L’unico amico che la avesse mai accettata senza vederla ora era sparito e non sapeva neanche che cosa dovesse fare in quell’istante. Si coprì il viso con le mani per non far vedere a tutta quella gente in movimento che lei stesse piangendo, perché lei era sempre stata quella forte che andava avanti anche se la vita le offriva occasioni su cui accasciarsi. Incominciò a far scorrere tutta la sua vita e pensò a tutte quelle ingiustizie ricevute fin dalla nascita. Ormai le lacrime solcavano la pelle come dei fiumi in piena, tutto il dolore stava sgorgando anche se secondo lei questo non era il modo migliore per esternarlo. Un pugno in faccia a chi le aveva fatto del male sarebbe stato più utile.
Ma non poté pensare ad altro della sua vita che delle braccia possenti la sollevarono di peso per trasportarla via. Sofia trasalì e annaspò sentendo quel tocco.
“Loki?” aprì subito gli occhi e quello che si presentava non era il dio ma il suo aiutante.
“Barton, ti accompagno nella tua stanza” detto questo rinforzò la presa su di lei per non farla cadere e incominciò a camminare. Mentre quell’agente la portava, Sofia, si sentì terribilmente in imbarazzo. Poteva benissimo camminare da sola e non riusciva a capire il perché di quel gesto, mai nessuno dagli occhi azzurri si era preoccupato di lei se non … 
“Siamo arrivati, ti posso portare qualcosa? Un libro?” lasciò la ragazza sul suo letto ma lei non aveva la forza di rispondere, neanche una semplice parola così si limitò ad annuire.
Aveva paura di mettersi a dormire, non voleva più sognare di Asgard e dei suoi abitanti. Non sarebbe neanche riuscita a dormire se continuava a piangere così. Il pianto, ora che era nel suo letto, aveva ricominciato e lei proprio non riusciva a smettere. Forse perché si aspettava che lui capisse tutto e che finalmente potesse avere un amico, ma così non andò e tutto il suo mondo sprofondò sotto i suoi piedi esattamente come nel sogno.
“Ecco qua, le avventure de ‘I tre moschettieri’ vanno bene? Lo stava leggendo Selvig, ho dovuto prendere quello che c’era. Nei due giorni in cui sei qui hai letto quasi tutti i libri che sono riuscito a trovare. Tra poco dovrò andare a prendere i libri direttamente dalla tana del capo.” a quell’ultima battuta, sul viso di Sofia si aprì un debole sorriso. Si ricordava quanto gli piacesse leggere e quanto veniva preso in giro per questo. Esattamente come lei. Barton si avvicinò per porgerle il libro che subito lei prese e poi si avviò verso la porta per lasciare quella ragazza dagli occhi rossi a piangere o a leggere.
“Aspetta.” lo chiamò.
“Sì?” si voltò l’arciere.
“Grazie per il libro, mi faresti un piacere? Se incontri il tuo capo, per favore …” un singhiozzo le strozzò la voce in gola, odiava piangere. “… digli di venire qui.”
“Non penso di riuscire a convincerlo, se verrà sarà solo perché lo vuole lui.” e detto questo scomparì dietro alla porta.
Erano passati due giorni da quando Loki l’aveva rapita a Stoccarda, da quando lei era andata nel museo.
Due giorni di assoluta tristezza, aveva sperato di potersi risollevare l’animo dopo il magico viaggio che aveva intrapreso nei sogni ma a quanto pareva qualcuno l’aveva presa di mira fin dalla nascita.
Le palpebre stavano incominciando a pesare così come le ossa incominciavano a dolere.
Il cuscino la stava chiamando ma lei non poteva cedere … doveva … resistere …

Dovevano essere passate alcune ore da quando si era addormentata e per questo si maledisse anche se fortunatamente non aveva fatto strani incubi.
La porta si aprì cigolando ma Sofia non aveva la forza di aprire gli occhi per guardare chi fosse entrato a disturbarla. Aveva deciso che non le importava più niente, nessuno la amava quando invece lei sapeva che non era così.
Sentì dei passi avvicinarsi al suo letto ma tutto quello che lei fu in grado di fare fu rannicchiarsi in posizione fetale  dalla parte opposta da cui arrivava il rumore di passi.
“Sai dovresti almeno vedere il tuo aggressore in faccia”
Avrebbe riconosciuto quella voce fino alla fine dell’universo. L’avrebbe seguita, solo perché si sentiva tremendamente protetta quando lui era lì di fianco a lei.
Sentì il letto abbassarsi sotto il peso del dio che si sedeva di fianco a lei.
Lui le dava le spalle e lei gli dava le spalle.
“Non mi interessa” rispose lei.
Il silenzio si impadronì della stanza, tutto ciò era molto surreale.
“Dovrebbe” sussurrò “non voglio che qualcuno ti faccia del male.”
Sofia non poté credere a quello che le sue orecchie avevano appena sentito. Mai e poi mai avrebbe giurato di sentire una tale frase uscire dalla bocca di Loki.
Gli occhi all’improvviso si aprirono. Il cervello era intento nell’analizzare quella frase appena sentita e lei si alzò a sedere sul posto così da poter intraprendere una conversazione a quattr’occhi.
Da quando aveva fatto quel sogno sulla vita di Loki si sentiva molto più libera di parlare con lui, dopo tutto lei era stata la sua unica amica per tutta la vita. Il suo viso ora era tremendamente vicino a quello del gigante di ghiaccio e non poté non osservare le sue iridi, di un azzurro intenso. Si ricordava benissimo come durante tutto l’arco della sua vita lui aveva avuto gli occhi verdi, ma ora? Azzurri? Perché?
“Scusa” sussurrò il moro mentre i suoi occhi non lasciavano mai la presa sugli occhi della ragazza.
“Come?!”
“Hai capito bene, non lo ripeterò un’altra volta” esclamò secco il dio “Eri veramente te? Per tutto questo tempo?” continuò, mentre i suoi occhi si stavano velando di amarezza e rimpianto.
Sofia, che non sapeva che cosa rispondere si limitò ad abbassare la testa. Si sentiva in imbarazzo visto che non sapeva neanche lei cosa fosse accaduto. Subito una mano le toccò il mento e le sollevò la testa; era una mano fredda, piena di timore nel far male e nello stesso tempo così gentile. Dal mento si spostò al collo e sulla mascella, dei brividi freddi le stavano facendo rabbrividire tutta la schiena. Ma a lei non dispiaceva tutto questo, anzi, le piaceva come la toccava e sperò che non la smettesse mai.
“Sai, ho sempre desiderato poterti vedere e toccare e ora sei qui, per qualche scherzo del destino.” la stava studiando. Voleva sapere a memoria ogni centimetro di lei, come Sofia del resto sapeva di lui.
“Che cosa ti è successo dopo che ti sei buttato?” chiese mentre lui passava il pollice sulla sua guancia.
“Ci siamo buttati, Sofia.” la corresse subito e ritirò la mano. Arrossì sentendosi finalmente chiamata per nome e con quella voce che la faceva sentire a casa, per la prima volta.
Sembrava ansioso, tutto d’un tratto lo vide irrigidirsi e cambiare colore mentre osservava la stanza. Non un punto preciso, i suoi occhi non si fermavano per un istante e sembrava come se stesse cercando le parole giuste per iniziare un discorso tortuoso.
“Thanos” fu l’unica parola che uscì dalla sua bocca. Immediatamente si alzò dal letto, ignorando la faccia confusa di Sofia che non aveva assistito a quella parte della sua vita, e si diresse verso la porta.
Inutile aprire la porta, Sofia gli afferrò il polso e cercò di fermarlo.
“Per favore non mi lasciare, so che hai in mente qualcosa ma portami con te, non abbandonarmi come tutti gli altri.” gli ritornò in mente quando poteva sentire la sua voce, nel campo dopo aver scoperto la verità sul suo conto. Si girò lentamente verso Sofia la cui gli lasciò andare il polso aspettando che lui parlasse.
“Ho in mente un piano ma non ti posso portare con me, sarebbe troppo pericoloso. Fidati di me, non mi succederà nulla”
“Proprio come l’ultima volta che me lo dicesti?”
Lo sguardo del dio era pieno di rammarico e un’ondata gelida di odio si fece spazio in quegli occhi azzurri che Sofia per un attimo pensò fossero ridiventati verdi, quel verde smeraldo che aveva così tanto amato.
“So badare a me stesso.” rispose secco.
“Sì, lo so. Ma cerca di tornare per favore.”
Erano a pochi centimetri di distanza, Loki guardava verso il basso quella ragazzina forte e determinata che conosceva da tutta la vita e Sofia invece guardava verso l’alto quel forte e possente dio da cui non voleva separarsi. Una scarica di adrenalina attraversò il corpo della ragazza e si maledisse per la cosa che stava per fare.
Tutto il futuro poteva collassare o tutto poteva fiorire da quel gesto ma d’altronde lei non aveva niente da perdere. Si avvicinò con determinazione a Loki,si alzò sulle punte e le sue labbra furono immediatamente su quelle fredde e gelide del moro. Le sue mani stavano giocando con i capelli corvini, così morbidi e seducenti. Lui, preso alla sprovvista, non si tirò indietro ma ebbe un istante di esitazione. Ora la sua amica immaginaria lo stava baciando, doveva essere un sogno. La strinse stretta a sé, toccando quei suoi fianchi che tanto voleva. Ora erano un unico corpo, i cuori pompavano sangue sempre più velocemente e riscaldavano così il vuoto nel petto dell’altro. Le loro lingue stavano danzando insieme in un lungo ballo lento, assaporandosi e amandosi. Era un bacio dolce al contrario di come si aspettasse fosse con Loki, quello era il suo primo bacio.
“Devo andare via” si staccò lui, appoggiando la fronte su quella di Sofia. Lei, per tutta risposta lo abbracciò stretto, un abbraccio che lo fece sentire a casa anche se una casa lui non ce l’aveva.
“Sei stato te a dire a Barton di portarmi nella mia stanza, vero? Lui non farebbe niente senza la tua autorizzazione.” chiese mentre non lasciava andare il dio.
Per tutta risposta il moro sorrise, le schioccò un bacio e uscì da quella porta, pronto a mettere in atto il suo piano.
“Così avrai un motivo per tornare” gli urlò dietro lei, finalmente felice.


Nuovo capitolo, spero veramente che vi sia piaciuto e che non sia uscita una schifezza.
In effetti a confronto con il capitolo IV questo è solo un lontano parente.
Ho paura di aver fatto una stupidata quindi recensite per farmi capire cosa ne pensate {per favore}.
Ringrazio ancora tutti quelli che lasciano una recensione, che aggiungono la mia FF tra le preferite/seguite/ricordate e tutti coloro che mi stanno vicini e che mi spronano ad aggiornare.
Al prossimo capitolo,
Sara

P.S: -Momento pubblicità- per una cara scrittrice che mi fa sempre un casino di complimenti, grazie Sharleen.
Andate a leggere le sue fanfiction http://efpfanfic.net/viewuser.php?uid=461733 e lasciate una recensione!
   
 
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