Prima parte: L’arrivo alla
residenza
-“Che
qualcuno mi salvi da questo inferno, non voglio
assolutamente scendere!!!”-
Dall’interno
di una macchina color verde spento s’udirono le urla da banshee di una adolescente dai capelli
biondi con qualche grave problema di nervi.
Infatti la suddetta era dall’inizio del viaggio, che l’aveva
strappata alla soleggiata cittadina dove viveva per buttarla in una landa
deserta circondata dal nulla, che non la
smetteva di scalciare e urlare frasi senza senso e/o bestemmie in tutte le
lingue che conosceva (una.), sotto lo sguardo disperato del padre oramai
prossimo al suicidio e di un ragazzo “leggermente”
soprappeso…
-“Noto
una vena d’ironia in quelle virgolette,sa?”-
Non
rompere Chouji, se ti dico grassone non va bene, se ti dico robusto storci il
naso e basta su!!!
Dicevo,
mentre i due cercavano d’ignorare la voce squillante e fastidiosa della
ragazza, impresa difficilissima, la macchina accostò proprio davanti a una strana casa dall’aspetto lugubre.
Un
misto tra la villa della famiglia Addams e il castello del conte Dracula,
potete immaginare la gioia dei due ragazzi quando, non
si sa per quale motivo era improvvisamente calata la notte, si ritrovarono a
dover scendere dalla macchina a fissare quella specie di mattatoio formato
bifamiliare.
Anche l’uomo scese dalla macchina e bussò alla porta della
catapecchia, senza produrre alcun effetto sperato.
I
due giovani, per evitare di rimanere ancora immersi nel buio del bosco che li
circondava, partirono a razzo contro la schiena dell’uomo, nascondendosi dietro
di essa in attesa di qualche barlume di vita
all’interno di quel mini parco degli orrori.
Improvvisamente
la porta si aprì inspiegabilmente, spinta dal vento
pensarono i due ragazzi, ma una figura apparve dietro di essa e in mano
stringeva qualcosa che luccicò alla luce della luna: un macete inzuppato di
sangue!
-“AAAAAAAAAAAAAAAHHHH!!!!”-
Urlarono i due strappando le chiavi della macchina dalle mani dell’uomo e
rientrando di corsa all’interno di essa.
-“Ragazzi!
Ma insomma che diavolo vi prende?!”- Li ammonì lui,
non capendo cosa gli avesse messo così tanta agitazione, incurante della figura
alle sue spalle che impugnava in mano quel macete e che infine si rivelò essere
una donna di mezza età dai capelli corvini.
-“Inoichi!
Allora siete arrivati, scusa se non ho subito aperto ma
stavo tagliando la carne per la cena!”- Disse mostrando con un sorriso il
macete sporco di liquido rosso e facendo rabbrividire per l’ennesima volta i
due con la ragazza che aveva già messo la macchina in moto, non sapendo nemmeno
guidarla, pronta a svignarsela.
-“Coraggio,
venite a salutare la zia Yoshino!”- Disse nuovamente mentre
i due, chi stringeva le chiavi come se fossero un pugnale e chi con le gambe
più tremolanti di una gelatina durante una scossa sismica, si avvicinavano
timidamente alla donna.
-“Buo-Buonasera
io sono Ino Yamanaka…”- Si presentò timidamente la ragazza, senza voler mollare
le chiavi nonostante i tentativi del padre di toglierle dalle mani.
-“I-Io
Chouji Akimichi…”- Disse altrettanto timidamente il ragazzo
mentre cercava con le mani di porre fine al tremolio delle sue gambe grassocce
(EHI!!! Nd. Chou)…
La
donna, dopo avergli sorriso, li abbracciò alla sprovvista con ancora il macete
in mano e il grembiule di una vaga reminescenza di color bianco oramai
completamente rosso.
Chouji
era diventato bianco cadaverico e prossimo allo svenimento mentre Ino sentì
ogni pelo del suo corpo rizzarsi per i brividi ma
entrambi sapevano una cosa: i loro genitori sicuramente li detestavano per
lasciargli lì in quella casa per un mese con quella pazza psicopatica!
-“Papà…Perché
non potevo rimanere con te e la mamma a casa?”- Domandò la ragazza dopo che la
donna la lasciò andare (lasciando Chouji libero di
svenire in pace).
-“Tesoro,
io e la mamma abbiamo delle faccende in “sospeso”,
dei conti da “far tornare”, dei-…”-
-“Papà
taglia corto, dì che dovete far sesso e non mi volete tra i piedi…”- Rispose
bruscamente la ragazza facendo diventare paonazzo il genitore e facendo vomitare
l’anima al povero Chouji, che si era appena ripreso dallo shock dell’ “abbraccio del
serial killer”, per essersi immaginato i genitori della ragazza fare sesso.
-“Insomma
Ino, poi lo sai che cosa ha detto il mio psicanalista…devo stare lontano per un
mese dalle fonti di stress e-…”-
-“Fammi
indovinare, io sono una di quelle vero?”- Disse nuovamente lei storcendo il
naso in direzione del padre che si limitò a voltare la testa nella direzione
opposta e a fischiettare come se non avesse sentito nulla.
-“Coraggio
ragazzi, nonostante mio marito sia fuori per lavoro e ci siamo trasferiti da
poco, c’è la natura che vi circonda e poi potreste far amicizia con mio
figlio…”- Disse la donna in soccorso dell’uomo che non sapeva più come evitare la furia della figlia.
Chouji
vide un barlume di speranza in tutta quella situazione
disperata, almeno avrebbe avuto una persona con cui parlare di cose
diverse dai trucchi e i ragazzi.
Ino,
d’altro canto, cadde nella disperazione più totale scoprendo che per un mese si
sarebbe dovuta sorbire gli squallidi discorsi da
maschi di due adolescenti in pieno “tsunami
ormonale”.
Quanto
avrebbe voluto rimanersene a casa sua o per lo meno
andarsene al mare con la sua migliore amica, ma i genitori erano tanto fissati
con la solita balla del “passare le
vacanze in famiglia” che l’avevano letteralmente legata come un salame per
caricarla in macchina.
-“Coraggio
entrate, avrete freddo…”- Disse amorevolmente la
donna, se quello potesse chiamarsi amorevole sfoderare come fosse una bandiera quel
macete insanguinato.
-“Allora
Ino, ci vediamo tra un mese ok?”- Disse il padre della ragazza, ricevendo come
risposta solo uno sbuffo contrariato della suddetta che non gli degnò neanche
di un saluto.
Chouji
d’altro canto conosceva bene la ragazza, essendo una delle sue migliori amiche,
e preferiva non mettere
becco tra i battibecchi di famiglia Yamanaka, famosi per la propria
irascibilità.
Certo,
nemmeno lui era al settimo cielo di essere stato catapultato nel bel mezzo del
nulla dove il più vicino supermercato distava tre miglia di distanza, si perché la sua più grande preoccupazione era quella di
morire di fame ma da quando aveva incontrato la zia Yoshino, gli era
inspiegabilmente passata la fame.
Una volta entrati i due si disperarono per l’ennesima volta notando
che l’interno della casa era anche peggio.
Una
scala si stagliava davanti all’ingresso e sotto di esse
vi erano delle porte, probabilmente erano le stanze degli ospiti o i ripostigli
ma allora perché erano del tutto buie?
Che quella famiglia avesse il gusto del macabro?
A
guardar la donna di casa si direbbe di si.
-“SHIKAMARU! RAZZA DI SCANSAFATICHE SCENDI IMMEDIATAMENTE A SALUTARE GLI OSPITI!!!”- Urlò
improvvisamente la donna, facendo diventare sorda la ragazza e facendo svenire
per l’ennesima il povero Chouji che era certo di aver avuto un infarto
quadruplo alla Homer Simpson.
Dalle
scale si udirono dei passi e davanti alla loro vista comparve un ragazzo dai
capelli corvini come al donna legati una buffa coda di cavallo e l’aria visibilmente
assonnata.
La
ragazza se lo squadrò con sguardo deluso, non era di certo uno di quei bei
ragazzi che si trovavano per le strade della sua città, anzi a dirla tutta gli
sembrava uno sfigato secchione socialmente emarginato
a scuola( Nient’altro?! Nd. Shika)…
Chouji,
da canto suo, era sollevato per due motivi: il primo era che non sembrava uno
di quei bulli che aveva a scuola che lo prendevano costantemente in giro e gli
rubavano spesso e volentieri la merenda( ma i quali non erano sopravvissuti
abbastanza per raccontarlo…) e il secondo era che gli
sembrava piuttosto magrolino e quindi non avrebbe mangiato molto così ci
sarebbe stato più cibo per lui!
Il
ragazzo, con tutta la finezza di questo mondo, sbadigliò sonoramente e si
grattò il sedere con fare annoiato, sistemandosi anche le mutande da sotto i
pantaloni.
Ino
lo fulminò con lo sguardo, oltre che sfigato era anche
cafone ed era sicura che non avrebbe resistito una settimana a contatto con
quella bestia a forma di ananas, magari puzzava anche!
-“Mamma…cosa
c’è da urlare?”- Chiese svogliatamente, probabilmente il suo neurone dormiente
non gli aveva permesso di capire cosa stava succedendo e così la madre pensò bene di mollargli un pugno in testa giusto per
svegliare sia lui che il neurone.
-“Maleducato,
loro sono i figli di Chouza e Inoichi salutali come si deve!”- Lo ammonì la
madre.
-“Ahi…piacere
Shikamaru…”- Disse il ragazzo rivolto ai due mentre si
massaggiava la testa dolorante.
Oramai
i due ne avevano la certezza: quella donna era una
psicopatica, il figlio era un decelerato mentale e questo mese sarebbe stato
incredibilmente lungo.
TO
BE CONTINUED…
Angolino
dell’autrice
Mi prendo una pausa dalle
mie fic per scrivere questa parodia sul film “Spiderwrick
– Le cronache”, lo feci tempo fa con “Le cronache di Narnia”
ed ebbi un discreto successo ora vediamo come esce
fuori questa XD!!!
A presto!