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Autore: rainicornsan    06/10/2013    7 recensioni
"Ma perchè 'Say love'? Cioè, suona bene, ma non penso...".
"Mettilo e basta, Max!".
E' la mia prima ff su Mika! Siate clementi!
Genere: Fantasy, Generale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'When Michael met Mark'
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Salve... Ecco a voi nientepopodimenochè la mia prima ff su Mika <3... Spero vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate! Buona lettura...

Michael Penniman stava cercando senza successo di addormentarsi da più di un'ora.
Osservò i raggi lunari penetrare lievemente da uno scorcio della finestra.
Tenne gli occhi sbarrati su un punto impreciso del soffitto.
Fino a che la vista gli si sfocò lentamente, e, quasi senza accorgersene, scivolò nel sonno.

Si stropicciò gli occhi. Non era possibile che fosse già mattina.
Scattò in piedi, con la sua solita energia sprizzante, e si guardò nella specchiera.
Un attimo... Perchè indossava un pigiama color biscotto? Dov'erano finiti i boxer grigi con cui si era buttato a letto sfinito la sera prima?
"Cosa diavolo..." mormorò confuso.
Si passò una mano fra i capelli, spettinandoli come al solito. Si sentiva particolarmente allegro.
Aprì le persiane, per rimanere senza fiato. Non poteva essere. Non aveva la vista del giardino della sua villa a sinistra, e a destra il marciapiede di Londra.
Un'enorme foresta surrealmente dipinta di tutti i colori gli si aprì alla vista. 
Numerose farfalle colorate si annidiarono fra i suoi capelli mentre apriva la finestra, e un odore di caramello gli invadeva le narici.
Scese di corsa le scale e aprì la porta di scatto.
Prima di pensare a cosa fosse successo, mormorò sognante: "Tutto questo... E' meraviglioso!".
Si chinò e strappò due fili d'erba. Li annusò. Menta.
Scosse la testa. Ne appoggiò uno sulla lingua. Era menta. Mentre lo masticava sovrappensiero avanzò fra gli alberi, perfettamente a suo agio.
Il cielo era rosato. Man mano che si addentrava nel boschetto, scopriva fiori zuccherini, piccole fessure negli alberi ricolme di miele alla nocciola e rametti al cioccolato.
Gli pareva di vivere un sogno. Doveva decisamente esserlo.
Sentì dei lievi passi. Si nascose dietro un cespuglio e guardò.
Una ragazzina sui tredici anni, vestita in modo antiquato, portava un cestino di paglia che faceva dondolare mentre canticchiava.
Aveva in bocca un ciupa-ciupa. Aveva un viso magro dalla pelle chiara, con brillanti occhi scuri e il naso abbastanza sottile.
Aveva le sopracciglia molto marcate, nere e abbastanza folte, che le davano carattere.
Portava i capelli corti, sul castano chiaro, poco più su delle spalle.
Stava camminando tra gli alberi. Michael uscì dal cespuglio.
"Ciao, sono Michael. Volevo chiederti dove siamo.".
"I lupi hanno un nome?" chiese lei perplessa.
"I lupi? Ti sembro un lupo?".
"Sì. La mia mamma mi ha detto di non fidarmi dei lupi, quindi, se mi vuoi scusare, dovrei andare da mia nonna a portarle dei lecca-lecca.
Se non capisci cosa sei, guardati in quel laghetto di limonata. Ti vedrai un pò giallo, ma comunque si nota che sei un lupo.
E vedi di non fare il finto-tonto, con la prossima bambina che incontri." aggiunse duramente.
Lui si avviò al laghetto indicatogli. Era proprio vero. Aveva un folto pelo nero, e due occhiacci verdi e minacciosi.
Dov'erano finiti i suoi amati riccioli ribelli, i suoi occhi castano-dorato e il suo corpo magro e alto?
Si osservò perplesso una mano. Non c'erano peli.
"Sarà un errore. Vedrete le cose strane, voi di qui, perchè io sono una persona, e mi chiamo Michael Holbrook Penniman.".
"Non è vero!" si imbronciò la bambina.
"Come posso dimostrarti di essere una persona?".
"Dì AMORE. I lupi repellono questa parola.".
"Amore. Amore. Amore. Amore. Ecco, vedi?" disse lui perplesso, per poi interrompersi di colpo.
"Un attimo... Say love, say love... Carina... Cercherò di ricordarmene quando mi sveglio.".
Lei lo guardò interrogativa: "Quando ti svegli?".
"Niente niente... Scusa, forse ho mangiato troppi dolci.".
"Vabbè, ora se mi vuoi scusare avrei un pò fretta, mia nonna non sta bene...".
Camminarono per un pò.
Poi una sottile nebbiolina bianca cominciò a farsi strada.
"Che roba è?" chiese lui perplesso.
Lei indicò con la mano davanti a loro.
Era un ponte arcobaleno. Sembrava proprio un vero arcobaleno, e la ringhiera era fatta di ciupa-ciupa.
"Wow. Ma si può attraversare... Voglio dire...?".
"NO! Aspetta, bisogna chiamare le fenici!".
Mise un piede avanti. Toccò il nulla e cadde in un vuoto infinito.

"Ma perchè 'Say love'? Cioè, suona bene, ma non penso...".
"Mettilo e basta, Max!".
   
 
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