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Autore: Ragazza da Parete_    06/10/2013    3 recensioni
Harry, il classico cattivo ragazzo bello e dannato. Julia, una ragazza che non sa che questo ragazzo le cambierà radicalmente l'esistenza. Come fuoco e pioggia due anime apparentemente incompatibili si scontrano, ma sono destinate a distruggersi al loro primo bacio.
BASATO SU UNA STORIA VERA.
< Ti dispiace? >, e senza aspettare la risposta del ragazzo con un sorriso beffardo prese per i fianchi Julia e la portò al centro della sala.
< Ma che vuoi? >, sbottò Julia infastidita.
< Taci >, disse facendola ballare con forza.
Julia lo fulminò con gli sguardo e sospirò come darsi coraggio.
< E dai, non fare quella faccia, ora ci divertiamo >, e sorrise facendola rabbrividire.
< No >, e si liberò dalla presa del ragazzo. < Sono stanca, Harry. Sono stanca di non poter fare ciò che voglio, stanca di dover sopportare i tuoi cambiamenti d’ umore, stanca di non poter baciare un ragazzo perché tu spunti dal nulla e decidi per me, io sono stanca di te. >, e con le lacrime agli occhi lo lasciò lì, solo. In balia dei suoi sentimenti, del suo ego, del suo orgoglio.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I giorni passavano ed Harry non andava a scuola da settimane. I ragazzi non conoscevano il motivo ed erano visibilmente preoccupati, lo chiamavano ogni volta che potevano e tutte le volte non rispondeva o addirittura staccava.

Louis e Liam preoccupati decisero di andare a casa sua per avere notizie. Bussarono e la madre di Harry aprì. Anne era stupenda, una bellissima donna che sembrava essere rimasta a vent’anni, perennemente sorridente e positiva.

<< Ciao Anne! >>, disse sorridente Louis. I quattro erano di casa e non davano nemmeno del “lei” ai genitori di Harry.

<< Louis, Liam che piacere! >>, Anne li trattava come se fossero dei figli e ovviamente odiava vederli buttare il loro futuro come se niente fosse. << Come
mai qui? >>, continuò la madre di Harry. 
Non sapevano come formulare la risposta e si scambiarono una veloce occhiata preoccupata mentre entravano in casa seguiti da Anne.

<< Volevamo sapere qualcosa di Harry … >>, buttò lì Liam.
Anne fece un’ espressione confusa.  << Perché, non v’incontrate ogni giorno a scuola? >>.
Dannazione … pensò Liam mordendosi a sangue le labbra. Louis rimase impassibile, come se in fondo si aspettasse una risposta del genere.

<< Sì, ovviamente. Ma ci sembra strano ecco … non parliamo molto ultimamente. Proprio come se non ci fosse … >>, disse Louis con aria disinvolta.
Liam non era mai stato bravo a mentire  ma il caro Peter Pan, l’aveva tolto dai guai.

<< Ehm, anch’io ho notato qualche cambiamento, almeno quando è a casa. Quando mi alzo lui è già uscito per andare a scuola, il pomeriggio non lo vedo quasi mai e poi beh, stanotte è rimasto a dormire da Niall, quindi … >>.
I ragazzi si scambiarono un’occhiata e poi sfoggiarono un sorriso falso. << Ok, grazie Anne >>.

Si alzarono per farle capire che dovevano andare. Si salutarono e lei li accompagnò all’uscita. << Volete che gli dica qualcosa da parte vostra? >>, disse
Anne prima che entrassero in macchina.

Liam alzò le spalle e rispose. << Che se usa il cellulare qualche volta, non gli farà di certo male >>.

La madre non capì ma non ebbe il tempo di chiedere poiché i ragazzi erano già andati via con l’auto.

<< Ovviamente non è da Niall >>, disse Liam guardando la strada.

Louis scosse la testa. << Dove diavolo è finito!? >>, sbuffò e guidò fino a casa di Zayn, dove c’erano anche Niall e Serena.

<< Notizie? >>, chiese Zayn appena entrarono. Tomlinson scosse il capo seguito da Liam che sospirava.

<< Stanotte non è rientrato a casa, ha detto di essere andata a dormire da te, Niall >>.

Niall sgranò gli occhi per un istante. << Se Anne chiama a casa, inizieranno i problemi >>.

C’era preoccupazione nell’aria, tutti volevano sapere dove fosse finito.

Tutti, nessuno escluso.

Anche Julia, aveva il cuore velato di preoccupazione. Una preoccupazione diversa, che non accettava e che non avrebbe mai ammesso di sentire.

Era distesa sul letto con il pc sulle gambe e i libri di francese accanto. Non aveva fatto nessun compito per il giorno dopo, e non aveva nemmeno intenzione
di farli, era ferma a fissare il profilo Facebook di Harry.

Sperava di trovare notizie, ma non aggiornava il suo profilo da esattamente due settimane. Si sentiva  un po’ in colpa, per come gli aveva parlato alla festa
ma dopo un po’ scosse la testa come per togliersi quei pensieri dalla testa.

Perché doveva sentirsi in colpa lei? Era lui che sbagliava con lei in ogni cosa.

Sbuffò e si tolse il pc dalle gambe spegnendolo senza attendere il corretto arresto del sistema, ed andò al piano di sotto dove sua madre guardava la
televisione mentre preparava la cena.

La ragazza prese un bicchiere di latte ed inavvertitamente si scoprì l’ avambraccio.

<< Che sono quei lividi? >>, chiese Lane preoccupata.

Julia si coprì il braccio scoperto. << Lividi? Quali lividi? >>, disse cercando di fare la disinvolta.

<< Quelli che stai cercando di coprire >>.

La ragazza sbuffò capendo che non l’avrebbe liquidata con niente. << Sono caduta in palestra a scuola >>.

E la madre parve convinta. << E perché non me l’hai detto? >>.

Julia la guardò con lo sguardo di una che a momenti sarebbe scoppiata a piangere. << A volte sei tu che non ti accorgi di quello che ti capita sotto il naso
>>,  e con la sua solita abilità di concludere i discorsi, uscì di casa.

Camminò senza meta finché non arrivò in una specie di stadio abbandonato. Si andò a sedere nell’esatto centro del campo con il cappuccio del giubbotto
alzato e guardava il vuoto.

<< Ei, splendore! >>, disse una voce ubriaca seguita da risate.

Julia non capì a chi appartenessero quelle voci e si voltò istintivamente. Vide cinque ragazzi dai volti sconosciuti e si alzò guardandoli uno ad uno mentre avanzavano verso di lei.

<< Buonasera principessa >>, disse uno dei ragazzi.

<< Che volete? >>, buttò lì Julia.

I cinque risero ancor di più e uno di loro disegnò la sagoma del fisico della Fields con le dita.

E poi si avvicinarono sempre di più a lei che si alzò velocemente e indietreggiò con lo sguardo sicuro ma spaventato.

<< Dove scappi? Ci divertiamo su! >>, uno dei ragazzi, quello che sembrava il meno ubriaco, aumentò la velocità e poco dopo Julia si trovò faccia a faccia
con quel tipo. Aveva un po’ di barbetta e degli occhi azzurrissimi sprecati su quel volto così cupo.

<< Allontanati >>, disse Julia con fermezza.

Ai ragazzi scappò una risatina. Julia continuò ad indietreggiare ma inciampò e cadde per terra. Non ebbe il tempo di alzarsi che quel tipo si chinò
mettendosi quasi a cavalcioni su di lei.

<< Gentile da parte tua facilitarmi il lavoro >>, disse il ragazzo guardandola dritto negli occhi. La paura della ragazza era palese, e la stava travolgendo ogni
istante di più, gli occhi color cioccolato rigati dal terrore e dalla consapevolezza di non poter scappare da quell’ incubo.  Pochi istanti dopo due mani le
bloccarono i polsi da dietro impedendole di muoversi e nonostante si dimenasse per cercare di liberarsi, quelle mani erano troppo forti per lei.

Il ragazzo dagli occhi color ghiaccio avvicinò il viso a quello della ragazza e le sfiorò il naso con il proprio, scatenando il disgusto di Julia che allontanò il
volto per quanto possibile.

<< Levati >>, ordinò lei con la voce tremante.

Per tutta risposta il ragazzo le sbottonò il cappotto e infilò una mano sotto la sua maglietta e Julia sussultò riempiendo gli occhi di un terrore mai provato.

E chiuse gli occhi, come in segno di arresa a qualcosa di più grande di lei, qualcosa che sapeva l’avrebbe travolta e che pian piano le stava togliendo le forze.
Il ragazzo sembrò anche lui sorpreso da quell’azione, vedeva quella ragazza come una sorta di tigre che non si sarebbe arresa. Si sbagliava.

E proprio quando tutto sembrava remarle contro, accadde qualcosa.
<< Lasciatela! >>, ringhiò una voce che si stava avvicinando.

La Fields non riaprì gli occhi, non capì subito. Ma quando li aprì vide una sagoma familiare, ma la vide sotto una luce diversa. Una sorta di angelo venuto apposta per salvarla.
I ragazzi si voltarono verso Harry che li guardava sputando rabbia da tutti i pori.
<< Ma guarda chi abbiamo qui … >>, disse il ragazzo che teneva ancora la mano sul ventre di Julia. << E’ un piacere Styles, è un po’ che non ci si vede >>.
<< Levale le mani di dosso, Dave>>, e la rabbia del riccio si faceva più grande sempre di più.
Dave rise di gusto. << Perché invece non ti godi la scena? >>, disse facendo salire la mano fin sotto il seno di Julia che respirava affannosamente e fissava terrorizzata la sua mano.
Quel ragazzo non aveva la più pallida idea di cosa stava facendo. Un attimo dopo il pugno di Harry stava fracassando il volto di Dave sotto gli occhi spaventati e impotenti di Julia. Gli altri ragazzi erano scappati via, probabilmente per paura di ricevere lo stesso trattamento. La ragazza era come pietrificata davanti a quei corpi che incassavano colpi sempre più pesanti. Non aveva mai visto Harry così arrabbiato, non l’aveva mai visto così violento. Ma quando vide Dave accasciato a terra che non si muoveva mentre il riccio continuava a colpirlo, decise di intervenire. Tirò Harry per le spalle con tutta la forza che aveva in corpo senza risultati.
<< Lo ammazzi così! >>, urlò la ragazza tirandolo di più. Harry si girò con gli occhi iniettati di rabbia e il pugno sospeso in aria.
Si guardarono e lo sguardo caldo di Julia riuscì a calmare Styles che guardò Dave con una smorfia.
<< Toccala di nuovo e sei morto >>, disse a Dave che aveva una smorfia di dolore dipinta in viso.
Harry si girò e guardò Julia che si era tranquillizzata.
<< Andiamo >>, ordinò lui. E per la prima volta, lei non osò ribattere.
***
<< Che ci facevi lì? >>, chiese Harry mentre guidava senza meta. Julia era seduta sul sedile del passeggero e non riusciva a non pensare a quello che era successo poco prima.
<< Volevo  stare sola >>, ammise lei.
Harry non rispose e poco dopo con una manovra maldestra accostò in mezzo alla strada e si girò verso di lei avvicinandosi pericolosamente al suo viso.
<< Dopo quello che hai visto, hai paura di me? >>, mormorò lui guardandola.
Lei rimase a guardarlo. << No >>, disse in un sospiro.
A lui scappò un sorriso, forse di sollievo.
<< Sbagli >>.
<< Dovrei avere paura? >>, chiese lei senza staccare gli occhi dai suoi.
<< Mi sembra ovvio >>, mormorò il riccio.
<< Non mi fai paura >>.
<< E cosa provi per me? >>, buttò lì Harry.
Julia sorrise appena. << Ti odio >>.
Ad Harry scappò una risata. << E sbagli ancora >>.
 
***
Harry tornò a scuola dopo aver raccontato dell’accaduto ai ragazzi. Conoscevano Dave e la sua sorta di setta, erano amici una volta. Ma i comportamenti di Dave iniziarono a stancare i ragazzi e si allontanarono. Erano convinti che lui fosse in un’altra città e di certo non sapevano che fosse tornato.
<< E lei come sta? >>, chiese Zayn prima di entrare in classe.
<< Bene, per la prima volta l’ho vista davvero spaventata >>, ammise Styles.
Cercarono di non riprendere l’argomento per tutto il resto della settimana e ricominciò la vita di sempre per tutti.
Niall e Serena erano la classica coppietta felice che sembrava il ritratto della perfezione, mai un litigio, mai una discussione nemmeno il più piccolo disguido. Era tutto tremendamente perfetto.
Ai ragazzi faceva piacere, non avevano mai visto Niall così preso da qualcuno. Evidentemente, Serena era una sorta di salvezza per lui. Iniziava addirittura ad andare ogni giorno a scuola!
Sembravano tutti aver messo la testa a posto, o perlomeno, sulla strada giusta per ritornare quelli di pochi anni prima. Non erano perfetti e comunque c’era ancora molto su cui lavorare, ma era pur sempre un inizio.
Julia però iniziava a peggiorare. Aveva tre materie sotto la sufficienza e non sembrava voler recuperare. Tutti pensavano che quella specie di cambiamento fosse dovuto a quello spiacevole incontro fatto pochi giorni prima, ma la verità era che nemmeno la ragazza stessa sapeva che cosa le stava succedendo. Era come se si sentisse diversa. Come se quel corpo che credeva fosse suo, obbedisse a ordini altrui, non capiva come si sentiva, non capiva e questo la innervosiva.
Per sfogare la rabbia e il nervosismo, passava moltissimo tempo nella scuola di ballo e nonostante non azzeccasse un passo, Helena non la richiamò nemmeno una volta, probabilmente si era accorta che qualcosa non andava. Nonostante non seguisse le coreografie, quando ballava era diversa, nuova. Seguiva il suo istinto, lasciava che braccia e gambe si muovessero da sole senza l’accompagnamento della testa e ciò che ne veniva fuori non era affatto male.
Un giorno, dopo la solita lezione, Helena la chiamò prima che uscisse dalla sala.
<< Devo dirti una cosa >>, iniziò la donna, appoggiandosi alla sbarra.
Julia si girò e la guardò. << Sì? >>.
Helena sorrise e prese un foglio dalla sua carpetta. << Spero che tu non ti arrabbi, ma qualcuno doveva pur farlo… >>.
La ragazza non capì, si limitò a prendere tra le mani il foglio e lesse velocemente.
Signorina Julia Fields,
siamo lieti di annunciarle che la sua domanda di iscrizione per la nostra scuola di ballo, la Royal Ballet School, è stata accettata.
La preghiamo di venire presso i nostri uffici il 4 febbraio, alle ore 15, per l’ ultima audizione decisiva.
Distinti saluti,
la Royal Ballet School.
 
Pietrificata? No.
Sconvolta? Troppo poco.
Euforica? Un eufemismo.
Era semplicemente su di giri.
 
Sorrideva, sorrideva e sorrideva.
Sognava la Royal dai tempi delle elementari, quando le altre bambine le dicevano che fare una spaccata non voleva dire essere una ballerina, quando tutti le dicevano che era un sogno irrealizzabile e che per quanto lei potesse essere brava, non sarebbe mai bastato.
 
E adesso, un semplicissimo foglio di carta era uno schiaffo a tutta quella gente che non aveva creduto in lei.
 
<< Grazie, grazie, grazie! >>, mormorò abbracciando Helena che sorrise stringendola.
<< Frena, frena. Ti hanno presa, ma il lavoro inizia ora. Fino ad adesso noi abbiamo giocato. Adesso inizia la salita, mi hai capita? >>.
E lei annuì energicamente senza riuscire a togliersi il sorriso dalle labbra.
<< Dovrai lavorare sodo e dovrai andare all’ audizione preparatissima. Se la supererai, dovrai andare a seguire delle lezioni in America per un anno e… >>.
<< America? >>, Julia la interruppe mentre il sorriso iniziava a sparirle dalle labbra.
<< Sì. È necessario >>.
<< Ma io ho la scuola, la mamma, i miei amici… >>, mormorò come una bambina.
Helena sembrò indurirsi. << Pensavo fossi abbastanza matura e intelligente da capire che la Royal non prende chiunque e che per un’ occasione del genere bisogna buttare via un po’ di cose >>.
<< Sì, ma … >>.
<< Niente ma, Julia. Non abbiamo molto tempo. Devi scegliere se restare qui a giocare a fare piroette o andare in una scuola che di certo non sarà una banalissima parentesi. C’è gente che la Royal la può sognare solamente perché non ha i mezzi, non ha talento. E tu che hai l’ opportunità di andarci, ti fai prendere dalla nostalgia di casa?  >>, sospirò e chiuse gli occhi per un istante. << Sbrigati a decidere e fammi sapere. >>
E detto questo, la lasciò nel bel mezzo della sala, con delle scarpette in mano e una sacca di dubbi in testa.
Partire sarebbe stato magnifico, sotto ogni punto di vista.
 
Avrebbe dimenticato e si sarebbe ricostruita una vita. Senza contare che la Royal era tutto ciò che desiderava e l’America di certo non era un paesino senza importanza.
 
Camminava lentamente verso casa, mentre i dubbi l’assalivano.
 
Quando ne aveva parlato con sua madre, inizialmente lei era rimasta un po’ interdetta, perché era comunque un’ adolescente e come qualsiasi madre aveva paura a lasciarla andare in quella che lei definiva “la bocca dei leoni”, ma poi ci aveva ripensato e dopo essersi consultata con Bill – ovviamente felice dall’ idea che Julia andasse via – aveva detto sì.
 
Peccato che Julia era entrata nel pallone e questo dubbio la fece rinchiudere in se stessa ancora di più.
Evitò tutti per giorni, ma Serena non le diede tregua più di tanto.
 
<< In America? >>, aveva detto sconvolta quando Julia le aveva raccontato tutto.
Lei annuì e abbassò lo sguardo trovando di colpo interessante la cerniera della sua felpa. << Sì… Helena dice che è necessario >>.
Serena si sforzò di fare un sorriso, ma l’idea che Julia andasse via, ovviamente non la faceva impazzire.
<< Oh, beh… è una bella notizia… >>.
<< Dici? >>.
<< Dico che è … beh, insomma per il tuo futuro non potresti chiedere di meglio >>.
Julia fece una smorfia e si morse il labbro inferiore. << I- io avevo pensato di accettare… ma non ne sono molto sicura >>.
<< Prova a fare una lista dei pro e i contro. Da un lato scrivi i pro e i contro di accettare e dall’ altro il contrario >>.
Julia annuì poco convinta e una volta arrivata a casa lo fece.
Prese un foglio e iniziò a scrivere.
America                                                    Casa
Pro: Niente Bill.                                     Pro: Continuerei una vita normale.
Contro: Niente Serena.                      Contro: Rinuncerei alla Royal.
Pro: Addio matematica.                   Pro: Comodità assicurate.
Contro: Dolori, venite a me!          Contro: Bill.
Pro: Non rivedrei più Harry.        Contro: Rivedrei sempre Harry.
 
 Fu quell’ ultimo passaggio a lasciarla interdetta.
Si morse le labbra a sangue e strappo il foglio, dicendosi che non avrebbe mai più ascoltato le idee pazze di Serena.
 
Così, semplicemente prese il telefono, cercò il nome di Helena nella rubrica e digitò un’ unica, semplice parola.
 
Accetto.
 
 
***
Pochi giorni dopo tutti vennero a conoscenza della notizia e tutti ebbero reazioni diverse.
 
Serena pianse per un po’ e solo grazie all’ intervento di un dolce e comprensivo Niall, era riuscita ad uscire dalla sua piccola malinconia.
Liam, come gli altri ragazzi, era rimasto un po’ shoccato dalla notizia, perché nessuno si aspettava di vedere il leoncino fare marcia indietro e scappare, una volta per tutte.
 
Zayn era deluso. Perché in un certo senso, contava su Julia per far risalire dalle ceneri Harry.
Louis era riuscito a balbettare un po’ prima di capire davvero cosa stesse succedendo ed una volta assimilato il tutto, era andato da lei complimentandosi e augurandole buona fortuna.
Harry?
Beh, lui aveva risposto al solito modo.
Era sparito per un periodo che sembrò un’ eternità e quando era tornato aveva lividi sparsi nel corpo e un braccio mezzo rotto.
 
Per scaricare la rabbia spesso faceva così. Andava a combattere clandestinamente negli stessi posti frequentati da Dave, tornava vittorioso la maggior parte delle volte, ma dentro non era messo di certo bene.
Aveva il fuoco dentro.
 
Si sentiva bruciare di rabbia e avrebbe voluto spaccare tutto e tutti perché potevano sparire tutti, ma non lei.
Non l’unica che voleva e doveva essere sua.
 
Julia lo vide poco e niente.
Un po’ perché lei era quasi sempre assente per prepararsi all’audizione a cui ormai mancavano poco più di tre settimane, un po’ perché lui non si faceva trovare.
Si limitava ad osservarla da lontano. Una volta l’aveva persino seguita fino alla scuola di ballo, l’aveva guardata danzare e quando la consapevolezza di non poterla avere si fece di nuovo viva dentro di lui, semplicemente, era scappato via.
E questa espressione riassumeva gran parte della vita di Harry. Lui scappava sempre.
Scappava perché non si sentiva all’altezza.
Scappava perché non accettava la sconfitta.
Scappava perché era arrabbiato con il mondo.
Scappava perché aveva bisogno di qualcuno.
Qualcuno che lo salvasse dall’ inferno in cui era irrimediabilmente caduto.
 
E proprio quando quell’ angelo si era materializzato davanti ai suoi occhi, lui l’aveva fatto a pezzi con le sue mani.
Le aveva strappato le ali e ridotto in poltiglia il cuore.
Aveva seminato distruzione.
Una distruzione che lei non avrebbe mai ammesso e dalla quale si sarebbe rialzata.
Ma lui non voleva guardare più.
Perché se quell’ angelo non poteva essere suo, non doveva essere di nessun’altro.
 
Per questo, Harry Styles era scappato.

 
 
 
 
  
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