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Autore: Beear_    06/10/2013    1 recensioni
Nothing like us è una storia particolare su una ragazza particolare.
Leona ha avuto un passato difficile, infelice, e non ha ancora superato i traumi che ha avuto. Ha perso la fiducia in sè stessa e, anche, la voce.
Nel quartiere girano voci, miti, sulla causa di ciò, ma nessuno sa la vera versione della storia. Nemmeno Eva, la sua migliore amica, che si è presa cura di lei quando ne aveva bisogno.
A risollevare la sua vita sarà un ragazzo riccio, che le ricorderà il padre.
Ci saranno eventi felici, allegri, ma anche tristi, e soprattutto, strani, che nessuno sa spiegarsi, se non lei.
I fantasmi del passato torneranno anche nel presente, ma, come si dice, non tutti i mali vengono per nuocere.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le mie dita stringevano saldamente la penna, ignorando il picchiettio della pioggia sulla finestra.

Era una fredda giornata d’ inverno. Fuori pioveva, ma io ero al riparo dall'acqua, al sicuro dal mondo esterno, immersa nelle mie stesse parole scritte velocemente nel mio diario.

I miei pensieri, le mie esperienze, la mia vita contorta, tutto era stato trasformato in un racconto, anche se per me era molto più di questo.

Amavo scrivere, mi faceva sentire libera.

E mi rivedevo in ogni parola, in ogni singolo verso e strofa di quelle parole scritte su pagine e pagine di diario.

Diario, vi chiederete? Si, diario.

Detto così, sembra uno stupido bloc notes su cui le ragazzine di dieci anni scrivevano delle proprie cotte, dei litigi con i genitori, del ragazzo di cui si erano presa una cotta.

Ma era più di questo.

Era un libro di una diciottenne, intriso di emozioni, lacrime, inchiostro di penne scoppiate, sorrisi nostalgici, desideri, sogni mai avverati.

La mia vita, i miei segreti, le mie emozioni, i miei sogni.

Era tutto scritto in quel diario.

Passavano le ore, ma non avevo intenzione di smettere di scrivere.

Avrei scritto per altre ore, sen non giorni, ma il sonno mi costrinse ad abbandonare la penna e stendermi a letto.

Presi il mio sonnifero e caddi in uno stato di incoscienza, senza sogni, senza incubi.

Senza incubi.

Era una cosa rara.

Per questo prendevo il sonnifero.

La mattina mi venne a svegliare la mia migliore amica, come sempre.

Scosse la testa, contraria al fatto che avessi scritto fino a tardi.

-Buongiorno Leona.- mi salutò, con un sorriso dolce. Mi stiracchiai, mentre lei toglieva dal mio letto il mio diario e le mie penne.

Scattai in avanti e gli strappai tutto di mano, spaventata.

Mi guardò con compassione e amore.

-Tranquilla tesoro, li metto solo nel cassetto, okay?- disse tranquillamente. Esitai, poi misi tutto sotto il letto.

Ridacchiò e io stiracchiai un sorriso silenzioso.

-Vado a preparare la colazione, intanto tu vestiti. Oggi usciamo con amici, andiamo fuori tutta la giornata.- annunciò uscendo, con un sorriso beffardo in faccia.

Alzai gli occhi al cielo, ma non opposi resistenza.

Uscii dal caldo del mio letto e mi diressi verso l'armadio, per prendere i vestiti.

Presi dei jeans attillati e un maglione grigio largo. Presi l'intimo, poi andai in bagno a farmi una doccia.

Il caldo mi sciolse i muscoli, rilassandomi. Mi insaponai, mi lavai, poi uscii per asciugarmi. Mi vestii e scesi, per poi mangiare in silenzio mentre la mia amica si vestiva.

Lavai tutto, poi Eva mi raggiunse.

-Su tesoro, adesso dobbiamo andare!- disse lei eccitata, con un borsone in spalla. Non disse nulla quando la guardai senza capire. Sospirai e presi la borsa, il mio diario e il cappotto, poi uscimmo.

Iniziò a parlare dei suoi amici, quelli con cui saremmo usciti quel giorno.

-Andiamo in campagna, siamo in campeggio per un po'.- annunciò.

Sgranai gli occhi, nel panico.

-Tranquilla Lee, ti divertirai!- esclamò cercando di tranquillizzarmi. Non fece nessun effetto.

Il cuore mi martellava il petto mentre ci avvicinavamo alla sua macchina.

Caricò il borsone e vidi che c'erano altre cose nel bagagliaio.

Salii in macchina, con il panico nelle vene.

Stare in campeggio, con altre persone sconosciute, lontana da casa, non era proprio quello che volevo fare.

Anzi, non era assolutamente quello che volevo fare.

In macchina, durante il viaggio verso la campagna, Eva cercò di convincermi che sarebbe andato tutto bene, che mi sarei divertita e mi sarei fatta una vita.

-Sono tutti molto simpatici e capiranno il tuo silenzio. Non ti daranno fastidio, fidati.- disse.

-Poi devi conoscere assolutamente Dennis!- continuò, con una scintilla di eccitazione negli occhi.

Ah si, il suo ragazzo, pensai.

Stavano insieme da un mese, ma lei lo amava davvero.

Sperai per lui che ricambiasse.

-Magari riuscirai anche a parlare di nuovo, magari più spesso.- ridacchiò.

Abbassai lo sguardo e vidi la sua faccia mortificata.

-Io... scusami Leona, non volevo...- si scusò. La zittii con un gesto e un sorriso triste comparve sulla mia faccia, per tranquillizzarla.

Presi un grande respiro, per farla felice, ma con uno sforzo immane, parlai a voce bassissima.

-Tranquilla.- mormorai appena. Ma lei mi aveva sentito.

Il suo viso si illuminò, mentre un sorriso speranzoso le ornava la faccia.

Sorrisi per farla felice, anche se un groppo in gola mi bloccava il respiro.

Non parlò per tutto il tragitto, custodendo quell'unica parola dopo tanto tempo.

Arrivammo in una distesa verde circondata da alberi e trovammo altre macchine e persone, che stavano già iniziando a sistemare le tende.

Notai in particolare un ragazzo.

Era alto, muscoloso, i capelli ricci gli cadevano davanti alla faccia, ma non potevano nascondere gli occhi verdi luminosi. Aveva le labbra carnose, gli zigomi alzati in una risata mentre sollevava la tenda insieme ad un altro ragazzo. Aveva due fossette che gli solcavano il viso e i denti perfetti, bianchi come la neve.

Sentii il mio stomaco chiudersi, mentre tutte le teste si voltavano verso la nuova macchina arrivata.

Fortunatamente, il mio sportello non dava direttamente sulla radura.

Avrei dovuto girare la macchina, prima di essere vista.

Il mio respiro aumentò, mentre un'attacco di panico minacciava di esplodere.

-Lee, calma. Sono miei amici, non ti faranno nulla.- sussurrò lei, stringendomi in un abbraccio.

Aspettò che mi calmassi, che il mio respiro tornasse regolare, poi si staccò con un sorriso dolce sulle labbra.

-Dai, vieni. Andiamo.- disse con calma, scendendo. La imitai e presi un respiro profondo.

Prima che potessi fare un passo, Eva comparve accanto a me, per evitare di farmi prendere dal panico.

-Ev..- panicai, chiamandola quando vidi tutti ad aspettarci. Sorrise dolcemente, stringendomi ancora.

-Sono qui, calmati.- mormorò.

-Stammi dietro, sei tanto bassa che non ti si vedrà subito.- ridacchiò. Un sorriso leggero comparve sulle labbra. Annuii e lei con me.

Prese il borsone, poi mi fece segno di seguirla.

Avevo paura, si.

Non sapevo relazionarmi con le persone, non mi avrebbero capita.

Seguii la mia amica, uscendo allo scoperto.

Per fortuna lei era più alta di me e mi copriva.

Sembravo una bambina piccola, mentre mi aggrappavo al suo braccio.

-Lei è la ragazza muta, mezza pazza. Si dice che abbia perso la voce per aver gridato troppo e perso il senno.- sentii mormorare.

Mi salirono le lacrime agli occhi e mi arrestai di botto. Sentivo le gambe tremare.

Eva si girò dopo aver fulminato una ragazza.

Non mi copriva più ora.

Tutti mi potevano vedere. Gli sguardi curiosi dei ragazzi mi bruciavano sulla pelle.

Mi misi i capelli dietro alla faccia, mentre le lacrime mi rigavano la faccia. Le mie gambe si mossero automaticamente indietro, verso la macchina.

Presi a correre verso di essa.

-Sei una stupida Early.- sentii dire.

Mi accasciai per terra, con la schiena contro la macchina.

Mi rannicchiai su me stessa, con la testa in mezzo alle gambe.

I ricordi affollavano la mia mente e le lacrime offuscavano la mia vista.

Mi prese un'attacco di panico e non riuscii a respirare.

Dischiusi le labbra cercando aria e arrivò Eva.

Passò un po' di tempo con me, calmandomi e rassicurandomi.

Insistette perchè tornassi con lei, ma scossi la testa.

-Vai.- biascicai a fatica. Esitò.

-Starai qui? O te ne vuoi andare? Anzi, ce ne and...-

La zittii, sapevo che lei voleva restare.

-No. Qui.- ordinai in un sussurro. Non volevo che si perdesse tutto il divertimento perchè io non sapevo stare con le persone.

Esitò, poi annuì.

-Va bene. Starò un po' con loro e un po' con te, promesso. Se vuoi andartene, ce ne andiamo.- disse, dolcemente. Annuii, mentre lei si alzava.

Scoprii che lì vicino c'era un piccolo laghetto naturale, non contaminato dall'uomo e mi ci diressi, silenziosa, con il mio libro.

Mi sedetti sulla riva a gambe incrociate, con il diario in grembo, ma rimasi a contemplare il sole che illuminava l'acqua.

Il riflesso era bellissimo, illuminava l'aria fresca e pulita in un modo particolare, diverso.

Ripensai a quando, con mio padre, andavo in campagna, per scappare dal mondo esterno.

A noi piaceva, la natura.

Ci piaceva stare al caldo sotto il nostro sacco a pelo, a guardare le stelle visibili e invisibili.

Mi ricordai di quando andavamo a pesca, per poi lasciare liberi i pesci che prendevamo.

Di quando studiavamo le rane.

Di quando cantavamo e tutta la natura taceva per ascoltarlo, insieme a me.

Mi chiamava usignolo.

Un sorriso triste e amaro di ricordi mi si formò in faccia, e senza che me ne accorsi lacrime di nostalgia mi scivolarono sulle guance.

Passò il tempo e io rimasi seduta, a guardare la luce del giorno mutare.

Un cinguettio mi fece voltare leggermente la testa.

Era sera ormai, il sole aveva smesso quasi del tutto di illuminare quella terra di nessuno.

Un altro cinguettio.

Poi, un gufo.

Rimasi ad ascoltare i suoni della natura.

Fischiettai un piccolo motivetto, tranquillo e dolce, che mi aveva insegnato mio padre.

Un uccellino scese dall'albero e mi si avvicinò, curioso.

Ripetei il motivetto e mi guardò con gli occhi scuri, scrutandomi curioso.

Allungai un dito e lui, dopo un momento di esitazione, vi ci saltò sopra.

Sorrisi dolcemente, accarezzandogli la testa marroncina.

Poi, lo lanciai e volò via.

Il rumore di un ramoscello spezzato mi fece sobbalzare.

Mi voltai con il fiato corto e trovai il riccio a fissarmi, calmo.

Rimanemmo a fissarci per un tempo che sembrò infinito.

Non riuscivo a staccare lo sguardo da quegli occhi magnetici.

Poi, mi alzai di scatto, scuotendomi via la terra. Lui fece un passo avanti e io uno indietro, intimorita.

Sorrise dolcemente.

-Tranquilla, resta qui. Non volevo darti fastidio. Sono venuto qui solo per chiederti se volevi venire a cena.- disse.

Sentire la sua voce roca mi provocò un brivido e una cascata di farfalle allo stomaco.

Il suo sguardo ispezionò il luogo, mentre io rimanevo in silenzio.

-Che bel posto. Sei stata tutto il tempo qui?- domandò, cercando di farmi sentire a mio agio.

Annuii esitante, rimettendomi seduta, con le spalle verso di lui.

Con le mani, strinsi forte il mio diario, come a cercare di nasconderlo alla sua vista.

Sentii i suoi passi verso di me e sentii il cuore in tumulto.

-Posso sedermi?- chiese. Annuii e lui lo fece, sedendomi accanto a me.

Il suo sguardo era su di me, mentre io guardavo il lago. Sentendo il mio disagio, guardò anche lui la natura.

Rimanemmo in silenzio, mentre il buio si faceva sempre più scuro.

Tirò fuori una candela e l'accendino e io scattai in piedi, terrorizzata.

Il fuoco.

I ricordi impressi in mente mi fecero venire un attacco d'ansia e indietreggiai, boccheggiando.

Scuotevo la testa, mentre gli occhi si appannavano.

Il riccio, tolse subito accendino a candela, alzandosi anche lui preoccupato.

Si avvicinò, con uno sguardo preoccupato.

-Tutto okay? Scusami, non pensavo..- lo zittii prima che potesse finire e lui rimase in silenzio, mentre mi riprendevo.

-Scusami davvero.- mormorò. Annuii e sorrisi dolcemente, guardandolo dal basso.

-Tran...- non finii, mi morirono le parole in gola. Non riuscivo a parlare, avevo un groppo in gola.

Annuì.

-Non ti preoccupare. Io, comunque sono Harry Styles.- si presentò, con un sorriso dolce.



**Spazio Autrice**
Salve ragazzee!
Mi presento: sono Costanza, ho 14 anni e amo scrivere. E' la mia passione sin da piccola e ora eccomi qua :')
Non è la prima storia che scrivo, neanche la prima che pubblico, ma visto che non ricevevo recensioni decisi di eliminare le storie. 
Ora, però, la pubblicherò fino alla fine, capitolo per capitolo :D
Come avrete capitolo, Leona non ha avuto una vita facile, e questo le ha lasciato delle fobie e degli "impedimenti", soprattutto psicologici.
E' una ragazza particolare, ma nel corso della storia riuscirete a scoprire tutto ciò che vi serve sapere sulla sua vita e su di lei.
Spero che vi piaccia e, se ci sono degli errori, per favore comunicatemeli
Tengo molto a questa storia c:
Spero di trovare almeno una recensione al mio ritorno, così posto il prossimo capitolo! 
Vi lascio una foto dei protagonisti, poi vi lascio e vado a cena ahah
Baci, e grazie per aver letto!

live, laugh, love, beach | via Tumblr ecco il nostro fantastico Harry :3
Tumblr e lei è la nostra Leona :D
 

 
 
 
  
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