Note dell'autore: Ci ho messo più
del previsto a pubblicare questa seconda parte, scusate, ma ho avuto un sacco
di cose da fare. Spero che questa continuazione sia degna del primo capitolo,
visto quanto vi sia piaciuto (non me lo aspettavo affatto,
grazie).
Bando alle
ciance, buona lettura, e non vi dimenticate di recensire J.
Seconda Parte
Di fretta raggiunse l'ingresso del Torchwood, era in
ritardo e Rose gliela avrebbe fatta pagare, stava cercando
di chiamarla, ma non rispondeva alle chiamate, doveva essersi infuriata,
rabbrividì nel pensare alla sua reazione.
"John?" sentì Jack chiamarlo alle sue spalle,
alzò gli occhi al cielo esasperato.
"Almeno che l'Universo non stia per finire, qualsiasi
cosa dovrà aspettare" disse voltandosi verso di lui contrariato.
"Sono in ritardo per un appuntamento con Rose, e sai
bene quanto può diventare pericolosa" continuò, mentre il ragazzo lo
raggiungeva.
"Sì, e non vorrei essere nei tuoi panni, amico"
disse il biondino.
"Ma questo lo devi
vedere" continuò, consegnandogli dei documenti.
Il Dottore sbuffò ma li lesse, rimanendo interdetto per
qualche minuto.
"Ne siete sicuri?" chiese per avere conferma,
anche se in fondo in fondo lo sentiva che qualcosa non andava.
"100% amico" confermò il ragazzo, il Dottore
gli tornò la carpetta e iniziò a correre.
"Dove vai?"chiese urlando.
"Ci penso io, poi spiegherò tutto a Pete" urlò
uscendo dall'edificio. Di corsa raggiunse il suo parcheggio, mise il casco e
salì sulla sua moto.
I pensieri che andavano a mille, lo innervosivano, il
fatto che Rose non rispondeva al telefono, non gli piaceva per niente. Quello
che aveva letto era da sempre stato il suo peggior incubo, e sperava di
svegliarsi improvvisamente e trovarsi nel letto accanto alla sua Rose
rannicchiata sul suo petto, ma era la realtà se ne rendeva conto.
Per sua fortuna, in quel mondo aveva iniziato ad
apprezzare i viaggi in moto, soprattutto in città, mezzo che gli permetteva di
muoversi tranquillamente nel traffico londinese, senza rimanerne intrappolato.
Arrivò davanti al caffè, dove aveva appuntamento con
Rose, diede un'occhiata dall'esterno guardando attraverso la vetrina, ma
sembrava che lei non c'era, poi notò che su un tavolino c'era il libro che
stava leggendo lei e una borsa nera appoggiata alla sedia, prova che era stata
qui, ma adesso dov'era? Si guardò attorno passandosi una mano tra i capelli,
doveva pensare in fretta, sentiva i muscoli tremare per il nervoso,
le orecchie pronte a cogliere quel suo famigliare suono.
Mentalmente ricordò ciò che aveva letto nel rapporto
Torchwood, c'era un indirizzo preciso su un picco di energia Atron nella
capitale, diede un ultima occhiata in giro e decise di
andare verso destra, corse tra le persone, cercando di cogliere ogni piccolo
particolare, sia visivo che sonoro, aveva quasi paura di ascoltare ciò che
poteva succedere.
Corse per un altro po’, poi per istinto si fermò davanti
ad un vicolo, girò lo sguardo e la vide, a fine di
quella strada maestosa come sempre la sua vecchia amica, con quel suo
inconfondibile blu.
"Ciao vecchia mia"
sospirò, deglutì pronto a ciò che poteva trovarsi davanti. Con uno slancio si
avvicinò e aprì la porta quasi di prepotenza, Rose era davanti a lui, e il suo
gemello lì accanto alla console che la guardava.
Brividi nel risentire il Tardis collegarsi con lui, un ondata di nostalgia nel risentire quel ronzio amichevole
e l'odore di tempo e metallo che era proprio della sua Tardis.
Si ridestò dal suo stato e corse ad abbracciare la sua Rose.
"Per fortuna stai bene" disse piano sospirando,
la sentì sorridere e ricambiare l'abbraccio.
"E tutto a posto" lo rassicurò con dolcezza, si
allontanò un po’ da lei e le prese il viso tra le mani.
"Sicura che stai bene?" chiese ancora
osservandola.
"Sì, John tranquillo" lo rassicurò ancora
sorridendo.
"Ovvio che sta bene, perché non dovrebbe"
giunse la sua voce alle spalle di lei, e gli ricordò
in che situazione si trovavano.
"Che diavolo ci fai qui?" chiese superando Rose,
guardandolo quasi con sfida.
"Hai idea del danno che stai causando?" chiese
con rabbia.
"Oh, non fare il drammatico, la frattura che si è
creata la richiuderò una volta che io e Rose torneremo indietro", si
giustificò il gemello irritato.
"Tu e Rose?" chiese conferma voltandosi verso
la ragazza che sembrava più sorpresa di lui.
"Di che diavolo stai parlando?" chiese Rose
avvicinandosi a John.
"Sono venuto a riprendermi ciò che è mio" disse
sfacciatamente, guardando John. Ora capiva perché spesso i suoi compagni e i
suoi nemici lo trovavano irritante.
"Non ne hai alcun diritto" gli rinfacciò.
"L'hai lasciata indietro, come fai sempre" gli
rinfacciò avvicinandosi ancora.
"Beh adesso sono qui, e me la porto con me"
continuò il Dottore.
"Non ne hai il diritto" lo accusò ancora John
stringendo i pungi.
"Lei appartiene a me" continuò a insistere il
Dottore.
"Se non vi dispiace, io sarei qui" intervenne
Rose infuriata mettendosi tra i due.
Non sopportava l'idea che le portasse via la sua Rose.
Non riusciva a credere a quello che stava accadendo, separarsi da Rose adesso
sarebbe stata la sua fine, l'amava profondamente,
aveva intenzione di sposarla, creare una famiglia con lei. E adesso tutto
poteva spezzarsi a causa dell'egoismo del Dottore.
"John aspettami un attimo fuori" disse con
dolcezza appoggiando le mani sul suo petto, rabbrividì
nel sentire quelle parole.
"Cosa? Perché" chiese allarmato,
spaventato all'idea che lei davvero lo lasciasse indietro.
"Devo solo parlare con lui un attimo" rispose
con calma.
"Non ti lascio" sentenziò stringendole le mani.
"Oh per favore quanto la fai lunga" intervenne
il Dottore, stava per rispondergli, ma Rose si voltò verso di lui.
"Fai silenzio" gli disse con un tono che le
aveva sentito solo poche volte rivolte a lui.
"John, ti assicuro che tra un po’ mi rivedrai uscire
da quelle porte, ma per adesso ti prego lasciamo sola con lui" lo disse
con dolcezza per poi accarezzargli le labbra con un piccolo bacio.
"Andrà tutto bene" sorrise un ultima volta per
poi lasciargli le mani.
John era ancora indeciso se lasciarla o
meno, sapeva quanto poteva essere testardo e anche quanto il viaggiare
sul Tardis poteva tentare Rose. Guardò il Dottore che se ne stava in silenzio
appoggiato alla console, non gli piaceva lo sguardo che aveva, lo conosceva fin
troppo bene, ma voleva fidarsi della sua Rose, come ha sempre fatto.
"Ti aspetto qua fuori" le disse sorridendole
appena, per poi allontanarsi da lei.
Vide John lasciare il Tardis senza mai smettere di
guardare il Dottore, Rose sospirò sapendo che quello che l'aspettava
era una situazione difficile. Si voltò verso di lui, trovandolo con i pugni
stretti a guardare minaccioso verso il suo gemello che era andato via. Com'era
finita in quella situazione? Le sembrava tutto così irreale.
"Perché gli hai detto in quel modo?" chiese
severamente, cercando di prendere il controllo di quella situazione.
"E' la verità" le rispose senza mezze misure e
giri di parole, non riusciva a credere a ciò che aveva davanti ai suoi occhi,
questo non era il suo Dottore.
"Credi che io verrò con te" disse avvicinandosi
a lui cautamente, non riusciva a riconoscerlo più.
"Oh avanti Rose, potrei portarti ovunque" disse
cambiando improvvisamente tono di voce, diventando più dolce.
"Ti conosco Rose, so che la vita che vuoi è questa
sul Tardis" continuò prendendola per mano con
dolcezza e guardandola negli occhi intensamente.
"No" disse con sicurezza.
"Oh avanti, ti è bastato farti scopare da lui per
dimenticarti di me" aggiunse lui con rabbia, a quello
Rose non ci vide più, gli diede uno schiaffo.
"Non permetterti più di dirmi una cosa del
genere" lo accusò, lui per tutta risposta la prese per i polsi con forza.
"Mi hai promesso di rimanere con me per sempre"
le rinfacciò con rabbia.
I suoi occhi scuri, la forza con la quale la stringeva la
terrorizzavano, questa era la tempesta in arrivo che
si scatenava su di lei. Deglutì e con forza riuscì a liberarsi dalla sua presa.
"Sei stato tu a volerlo ricordi?" gli urlò con
tutta la rabbia che si era tenuta dentro in tutti quei
mesi.
"Sei stato tu a lasciarmi indietro con lui, a vivere
una vita umana" continuò con le lacrime che premevano per uscire, e
stringendo i pugni perché non voleva piangere.
"Adesso è quella che ho, e non voglio rinunciarci
solo per un tuo capriccio" gli urlò ancora con rabbia.
Sbuffò rimandando indietro le lacrime, chiuse gli occhi
calmando quella rabbia che era esplosa in lei nel sentire quelle parole, si
avvicinò a lui nuovamente prendendogli il viso tra le mani costringendolo a
guardarla.
"Mi dispiace" disse con la voce rotta dalle
lacrime.
"Non avrei mai dovuto lasciarti solo" continuò
sorridendogli dolcemente.
"Non lo sarò più se verrai con me" le disse, sfiorandole le mani con una carezza.
"No" continuò a dirgli lasciandogli il viso e
facendo un po’ di passi all'indietro.
"Non dire no, lo so che vuoi venire con me, ti
conosco troppo bene" continuò imperterrito a dirle, con la voce piena di
speranza, l'oscurità nei suoi occhi sembrava essere scomparsa.
"Non posso lasciarlo" lo disse con dolcezza.
"Non preoccuparti di lui, se la caverà"
"Barcellona, Rose" le disse
improvvisamente allontanandosi e iniziando a girare attorno alla console.
"Non ti ho mai portato a Barcellona, ma potrei farlo
ora" disse senza smettere di muoversi.
"Sono stata a Barcellona, la scorsa primavera"
gli disse.
"Sei stata nella città, ma non sul pianeta"
continuò impostando le coordinate.
"Dottore, basta "
cercò di farlo fermare inutilmente, ma lui continuava a parlare e a girare
attorno alla console.
"Sono in cinta" disse d'istinto senza pensarci
troppo, il Dottore la guardò sorpreso e lei si rese conto di quello che aveva
appena detto e si mise le mani sulla bocca
maledicendosi. Lu la guardava con sorpresa e un po’ di timore, sembrava
sconvolto da quella dichiarazione.
"Non dovevi esser tu il
primo a saperlo" borbottò abbassando lo sguardo.
"Da quanto …" cercò di chiedere, mentre si
avvicinava a lei, il suo atteggiamento era cambiato nuovamente.
"L'ho scoperto solo da qualche giorno, sei il primo a cui lo dico" disse sorridendo un po’.
"Lui ancora non sa nulla, ho paura per come potrebbe
prendere la notizia"confessò abbassando lo sguardo e accarezzandosi il
ventre ancora piatto.
"Lo renderai l'uomo più felice dell'universo"
le rispose il Dottore con dolcezza, alzò lo guardo su di lui riuscendo
finalmente a scorgere il suo Dottore, gli prese la mano portandola all'altezza
della sua pancia, dove stava crescendo una parte di lui.
"Mi sono innamorata di te per tre volte, e non
smetterò mai di amarti" disse appoggiando la sua mano su quella di lui e
incontrando nuovamente il suo sguardo.
"Adesso la mia vita è qui con loro, e non posso
lasciarli" confessò dolcemente.
"E' solo … ho solo bisogno che qualcuno mi
fermi" confessò lasciando che qualche lacrima solcasse sul suo viso, a
Rose strinse il cuore.
"Non posso più essere io e lo sai" continuò con
tristezza, si alzò in punta di piedi appoggiandogli un dolce bacio sulla
guancia.
"Non dimenticarti mai di noi" gli sussurrò
all'orecchio.
"Addio Rose Tyler" sussurrò di rimando lui.
"Addio, mio Dottore" lo salutò in fine
sorridendogli un po’, si voltò e uscì dal Tardis, voltandosi
un ultima volta, mentre scompariva, salutando nel suo cuore, ancora una volta
il suo Dottore e quella cabina che per molto tempo era stata come una casa per
lei, John si avvicinò a lei come l'ultima volta e le strinse la mano per
consolarla.
"Tutto bene?" chiese dolcemente guardandola.
"Si, torniamo a casa"
rispose sorridendo, mano nella mano lasciarono quel vicolo, Rose adesso si sentiva
in pace con sé stessa aveva affrontato il peso più grosso del suo passato,
adesso poteva benissimo guardare al suo futuro con John e il loro bambino,
senza alcun rimorso.
Fine