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Autore: Giuliascorner    07/10/2013    8 recensioni
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«E così...Edith» cominciò Harry, enfatizzando il mio nome con un cenno distratto della mano. «Praticamente sei venuta a fare la spia delle nostre vite, giusto?" disse, sistemandosi per bene sulla sedia.
«Te l'ho già detto, non sono una spia, ma una giornalista.» sospirai, rassegnata. «Un'aspirante giornalista, oltretutto.» aggiunsi.
«Non vedo la differenza.» soffiò piantandomi gli occhi in faccia.
«Non scriverò di tutte le ragazze che ti porti a letto, Styles, a me interessa solo il vostro lavoro, è di quello che dovrò parlare nell'articolo finale.»
«Ah sì? Niente vita privata?»
«Niente vita privata.»
«Prometti?»
«Non vedo come la tua vita privata potrebbe interessare a un professore universitario sessantenne!» esclmai sarcastica. Harry abbozzò una smorfia, ma incrociò le braccia al petto e mi fissò in attesa. Dio, quello sguardo. «E va bene, sì, prometto!» sbuffai.
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I giornalisti, si sa, sono i migliori alleati delle fans e spesso i peggiori nemici delle celebrità. Harry lo sapeva bene, e aveva imparato come difendersene; ma come potrà riuscirci quando sarà costretto a convivere con una di loro?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IX. Crowded.

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Su un qualsiasi dizionario il termine 'imbarazzo' viene definito come uno stato di disagio interiore che si riflette nell'atteggiamento esitante e nell'espressione confusa del volto.
Non credo ci fosse descrizione più azzeccata per quella situazione. Mentre io e Harry uscivamo fuori di casa sentivo gli sguardi idelle mie coinquiline bruciare sulla mia schiena; mi voltai fulminea e rivolsi loro un'occhiataccia per evitare che iniziassero a squittire non appena la porta si fosse chiusa.
Un paio di pantaloncini e una felpa non erano esattamente l'abbigliamento più adatto al clima di Gennaio, ma avrei fatto qualsiasi cosa per passare ancora qualche minuto con Harry senza la morbosa curiosità delle mie amiche. Non mi sarei stupita di vederle nascoste dietro un lembo di tenda a guardarci; a quanto pareva, però, non ero l'unica ad aver paura di essere spiata. Infatti, appena varcammo la soglia, Harry si calò il cappello sulla fronte e si guardò furtivamente intorno, preoccupato per la presenza di fans o dei soliti irritanti paparazzi; quando non vide nessuno si rilassò visibilmente e si appoggiò a uno dei due muretti che costeggiavano gli scalini davanti alla mia porta. M'avvicinai a lui, le mani nascoste nelle maniche della felpa per il freddo e le braccia conserte.
«Scusa per le mie coinquiline, non si aspettavano di trovarmi in casa con te.» dissi, mortificata per l'atteggiamento timoroso al limite del ridicolo di Lani e Bell.
«Ci sono abituato, sai...» rise Harry con un cenno distratto della mano e un'espressione da uomo vissuto. «Vedo ragazze svenire a tutti i concerti, le tue amiche sono state quasi normali.»
«Già, hai ragione, che stupida.» risposi, alzando impercettibilmente un sopracciglio per il tuo tono saccente. Ogni tanto -anche se raramente- mi dimenticavo di parlare con uno dei ragazzi più famosi d'Inghilterra. «Io non sverrei mai per nessuno, credo.»
«Neanche ad un mio concerto?» chiese maliziosamente Harry con un sorrisetto ammiccante. Finsi di pensarci seriamente, ma poi alzai gli occhi al cielo e scossi la testa vigorosamente.
«Nah, neanche a tuo concerto.» annunciai. «Ma forse a uno di Ed Sheeran sì, se mi ci fai pensare.»
«Ah, sì? Grazie eh!» esclamò facendo finta di offendersi e di iniziare a scendere gli scalini.
«Dai, è vero!»esclamai, scoppiando a ridere. Lo afferrai per la manica del cappotto e lui indietreggiò senza farsi pregare troppo. Quando tornò a guardarmi ci perdemmo a fissarci per qualche secondo negli occhi; distolsi lo sguardo, incapace di sostenere il suo, e tossicchiai per riempire il silenzio.
«Sai che non ti facevo così timida?» disse divertito senza smettere di ridacchiare. Emanai uno sbuffo leggero, alzando nuovamente gli occhi al cielo.
«Mi stai prendendo in giro?» chiesi.
«No, davvero. Quando sei arrivata in sala di registrazione eri diversa.» commentò. «Un po'...acida, se posso dirlo.»
Non potei fare a meno di scoppiare in una risata. Harry stava quasi rimproverando me per come mi ero comportata nello studio? Avrei dovuto esserne irritata, forse, ma la sua affermazione era talmente assurda che non ne ebbi le forze.
«Io acida?» ripetei, incredula. «Ti ricordo che non mi hai rivolto la parola per un mese, in caso te lo fossi dimenticato.»
«Anche questo è vero.» ammise alzando un po' le braccia in segno di resa. «Però l'ho fatto solo perché...»
«Lo so perché l'hai fatto.» lo interruppi. «Hai esagerato, ma non avevi tutti i torti.»
Harry mi rivolse un sorriso.
«Ho esagerato e infatti prima, in casa, ti ho chiesto scusa.» disse.
«Scuse accettate.» esclamai. «E scusami anche tu se a volte sono stata...acida, non volevo.»
Harry piegò la testa per accettare in silenzio le mie scuse, poi staccò dal muretto e dondolò da un piede all'altro.
«Comunque...ho pensato, domani non avremo troppo lavoro in sala, avremo addirittura tempo per andare a mangiare fuori. Possiamo...non so, magari...mangiare insieme?» propose torturando con le sue dita lunghe l'anellino di metallo alla mano destra. Esitai un momento, non certo perché avessi qualche dubbio sulla risposta, ma perché ero così contenta che mi ero dimenticata di respirare.
«Ma certo.» risposi col mio più grande sorriso sulle labbra. «Non ne posso più di mangiare panini di Starbucks, ottima idea.»
Harry sembrò soddisfatto, annuì e mi squadrò da capo a piedi.
«Stai gelando, torna in casa.» mi consigliò vedendomi tremare per il freddo, del quale non mi ero resa conto durante quella conversazione. «Ci vediamo domani...buonanotte, Dee.»
«'Notte, a domani...» sussurrai, indietreggiando. Mentre ci allontanavamo le sue dita sfiorarono le mie e, se mi avesse preso la mano, probabilmente lo avrei baciato io, questa volta. Purtroppo la mia timidezza non mi procurava grossi guai, ma mi portava questo genere di problemi: per quanto mi facessi violenza, per me fare il primo passo era davvero una lotta contro me stessa che finivo inevitabilmente per perdere. Un'altra battaglia che dovevo sempre combattere era quella contro la mia parte dolce e sognatrice; non ero sicuramente la ragazza più romantica del mondo -anzi, a volte dovevo mordermi la lingua per reprimere il mio solito sarcasmo- ma anche io quella sera mi ritrovai a entrare in casa con uno sguardo da ebete fisso nel vuoto. Avevo guardato Harry camminare e girare l'angolo con fare sognante, ma prima di rientrare avevo cercato di ricompormi e tornare la Edith di sempre; evidentemente non ci ero riuscita però, perché Bell, vedendomi varcare la soglia, corse verso di me lanciando un urlo di contentezza che probabilmente raggiunse l'intensità degli ultrasuoni.

Harry appoggiò la testa sul palmo della mano e sbuffò rumorosamente dall'altra parte del tavolo. Gli sfiorai il piede con il mio e gli rivolsi un sorriso comprensivo, piegando lievemente la testa di lato. Il ragazzo scosse il capo; aprì la bocca e provò a dirmi qualcosa, ma la sua voce venne coperta dalle risa di Niall e dalle grida rumorose degli uomini che guardavano la partita. Il ragazzo riccio scosse di nuovo la testa, sconsolato.
Quando io e Harry avevamo dovuto decidere dove mangiare la nostra scelta era caduta su uno storico pub irlandese nei dintorni. In quel locale così poco raffinato l'atmosfera era affascinante: tutto l'arredamento era in legno, i tavoli erano lunghi banconi con delle panche ai lati per sedersi, le luci erano soffuse e i camerieri erano sempre amichevoli e disponibili, qualità difficili da trovare nel centro di Londra. Sfortunatamente Niall aveva assistito alla nostra conversazione e, se di norma non riusciva a rinunciare al cibo e alla compagnia, quando aveva sentito che saremmo andati in un locale irlandese s'era infilato il cappotto e s'era fermato davanti alla porta dello studio, impaziente di uscire.
Harry aveva provato a fargli capire in qualsiasi modo che saremmo stati tutti insieme dopo pranzo ma l'amico, al quale Zayn non aveva raccontato nulla riguardo al nostro bacio, non aveva colto le occhiate d'intesa del ragazzo riccio e non aveva desistito.
«Dai, siamo insieme lo stesso...» avevo provato a dire ad Harry per non farlo sentire in colpa, ma in fondo, seppure mi stessi affezionando molto a Niall, non potei fare a meno di considerarlo il terzo incomodo della situazione. L'unico a non preoccuparsene, naturalmente, era proprio il ragazzo biondo; come suo solito non smetteva un momento di parlare, farmi ridere e fantasticare sulla modella Zoe Whelan, della quale avrebbe potuto diventare lo stalker.
Come se il nostro pranzo non fosse già rovinato abbastanza, appena avevamo messo piede nel pub avevamo notato con grande sconforto che proprio a quell'ora la televisione stava trasmettendo la partita fra una famosa squadra irlandese, lo Shamrock Rovers, contro il Manchester United. Harry non era un grande fan del calcio, ma Niall non era dello stesso avviso: appena ci eravamo seduti aveva iniziato a tifare la squadra del suo Paese con molto impegno e con un gran bicchiere di birra in mano.
«Harry, sembri un cadavere oggi!» lo rimbrottò Niall tirandogli una sonora gomitata. Ignorò puntualmente l'occhiata malvagia che gli rivolse I'amico colpito.
«Allora, Dee, ti piacciono i pub irlandesi?» chiese il biondo rivolgendosi a me dopo essersi riempito la bocca di stuzzichini.
«Ovvio che le piacciono, abbiamo scelto noi due insieme di venire qui.» rispose Harry sbuffando. Gli tirai un piccolo calcio sotto il tavolo: ormai Niall era lì, era inutile rispondergli così male.
«Tantissimo!» commentai. «Potremmo venire tutti insieme una volta!»
«Oh, tranquilla,» mi rassicurò il ragazzo posando il tovagliolo. «Ho già chiamato Louis, dovrebbe arrivare fra poco.»
«Ah...che bello!» risposi con un sospiro, ricordandomi di quanto fossi pessima a fingere. Per fortuna Niall non se ne accorse e mi rivolse un sorriso compiaciuto prima di tornare ad esultare per un'azione vincente della sua squadra. Harry ormai non sembrava neanche più arrabbiato, ma beveva a sorsetti la sua birra con sguardo rassegnato.
«Hey.» richiamai la sua attenzione mentre Niall commentava la partita con un altro irlandese. «Tutto bene?»
«Sì, certo. Mi spiace, pensavo che questo posto fosse un po' più, uhm...tranquillo.»
«Mi sto divertendo lo stesso.» dissi, e lo pensavo davvero. Non riuscivo a sradicare dalla mia mente l'idea di baciarlo una volta per tutte senza nessuno che ci desse fastidio. Se avesse aspettato ancora un po' di tempo probabilmente l'avrei fatto io, e al diavolo la mia timidezza.
«Bugia galattica.» rise Harry.
«No, dico sul serio!»
Stava per ribattere quando sentii dietro alle mie spalle la voce inconfondibile di Louis che si faceva spazio nel locale. «Hey Lou, eccovi!» esclamò Niall balzando in piedi. Mi alzai per salutarlo e notai fra la gente che il suo braccio destro era intrecciato con un altro braccio con un polso pieno di braccialetti sottili. Dopo poco si fece spazio fra i tifosi del Shamrock Rovers una ragazza che salutò subito tutti noi. La forma particolare del suo viso mi suggerì immediatamente che doveva trattarsi di Eleanor, la fidanzata di lunga data di Louis.
I giornali scrivevano spesso che fosse una modella e lei precisava sempre che l'unico impiego che avesse mai avuto nella moda fosse un lavoro estivo come commessa di Hollister. Nonostante ciò, Eleanor poteva essere benissimo scambiata per un'indossatrice. La sua statura non era incredibile, forse di un paio di centimetri maggiore della mia, ma il suo paio di scarpe col tacco e le gambe magrissime non facevano altro che farla sembrare più alta. Aveva gli occhi occhi color nocciola dal taglio fine e un sorriso perfetto si stagliava sul suo viso asciutto. Indossava un paio di jeans scuri molto stretti, un maglioncino largo color panna, un giubbotto di pelle nero all'ultima moda e un cappellino morbido dal quale scendevano tanti boccoli ordinati. Mentre la guardavo salutare Harry e Niall non potei fare a meno di rivolgere un'occhiata di rimprovero alla mie Vans fin troppo vecchie, ai miei riccioli fin troppo ribelli e ai miei vestiti fin troppo comodi.
«Tu devi essere la giornalista, giusto?» si rivolse a me Eleanor. «Louis mi ha parlato di te!»
«Sì, sono Edith, piacere.» sorrisi stringendole la mano. Eleanor puntò l'indice verso il mio viso.
«Sei di Manchester!» affermò tutta contenta. Probabilmente le rivolsi uno sguardo interrogativo perché s'affrettò ad aggiungere: «Si sente...l'accento, sai.»
«Già, anche tu, vero? Vai alla Manchester University, no?» le chiesi, frugando nella memoria per ricordarmi quello che mi aveva detto Louis su di lei. Sperai di non aver sbagliato.
«Sì, sono al terzo anno! In che zona di Manchester vivi?»
In una situazione normale probabilmente mi sarei sentita a disagio a parlare con una come Eleanor. Era quello che io definivo un animale da società, un po' come mia madre. Era chiaro quanto fosse a suo agio fra la gente e forse aveva imparato come stare sempre al centro dell'attenzione grazie alla sua relazione di due anni con una celebrità. Era anche ovvio, comunque, che la sua espansività fosse un tratto della sua personalità: probabilmente la storia con Louis l'aveva accentuato, ma io non sarei diventata come lei neanche dopo un matrimonio di cinquant'anni con un personaggio famoso.
Eleanor sembrava senza difetti: bella, simpatica, intelligente, socievole, sofisticata, sportiva. Incredibilmente, però, quel suo alone di perfezione non sembrava scalfirmi, o almeno, non così tanto da trovarla odiosa.

«Harry, forse non è una buona idea...» sussurrai.
Fuori dal pub irlandese si agitava la più grande folla di ragazze che io avessi mai visto davanti ad un locale. Sapevo che il fandom dei One Direction fosse enorme, ma non pensavo che le fans potessero scoprire così in fretta dove fossero i loro beniamini.
«Si passano informazioni via Twitter.» mi spiegò Niall vedendo la mia espressione confusa. «Basta che una di loro ci veda da qualche parte, lo scriva su Twitter e...ecco cosa succede.»
Le ragazze sembravano in preda a qualche strana e inquietante possessione. Sventolavano grandi cartelloni, urlavano, cantavano in coro e chiamavano a gran voce i ragazzi. Appena vedevano uno di loro dietro alla vetrina del pub le grida s'intensificavano e alcune di loro tentavano invano di entrare nel locale, bloccate prontamente dai membri della sicurezza. Uno di questi ultimi riuscì ad intrufolarsi all'interno e si fermò davanti al nostro tavolo.
«Allora, i taxi sono arrivati. Potete uscire, ma in fretta, sta arrivando altra gente.» dichiarò l'uomo, un gigante dalle braccia muscolose e i capelli a spazzola che raggiungeva abbondantemente i due metri d'altezza.
«Possiamo firmare autografi?» chiese Louis quasi annoiato e capii che era un tipo di conversazione che avevano spesso.
L'uomo, che scoprii dopo chiamarsi Paul, scrutò attentamente la folla di ragazzine urlanti e fece un segno ad uno dei colleghi fuori.
«Uhm...direi di sì, sono abbastanza tranquille.» decretò, facendomi strabuzzare gli occhi: se quelle fans impazzite potevano essere definite tranquille, non osavo immaginare come fossero quelle agitate. «Ma fate in fretta, se no succede come sempre e dovremo...»
«Sì, Paul, grazie.» sbuffò Niall, probabilmente stufo di sentirsi dire sempre le stesse raccomandazioni. «Ci vediamo fuori.»
Il colosso uscì a gambe e braccia larghe fuori dal pub ed io rivolsi un'occhiata al resto dei ragazzi. Erano così tranquilli, si comportavano come se nulla fosse; a me stavano venendo i brividi al solo pensiero di essere stretta in quella folla. Mi appuntai nella mente di scrivere quella scena nel mio articolo.
«Io esco dopo.» dichiarai a Harry quando vidi che s'alzava e s'infilava il cappotto.
«No, tu esci adesso. Sono tranquille, non ti fanno niente.» rispose, divertito dalla mia espressione.
«Tranquille?! Harry, battono le mani sulle vetrine!» esclamai, indicando tre ragazze con i palmi stampati sui vetri e la scritta "1D" pitturata sulle guance.
«E quindi?» fece spallucce il ragazzo, abituato a ben altre scene di follia. «Dai, su, andiamo. Abbiamo un sacco di lavoro da fare, in studio.»
«No, io esco dal retro!» protestai.
«Ma quale retro?»
«C'è sempre un'uscita sul retro per le celebrità!» squittii.
«Senti, sei una giornalista: è questo che vuoi fare, no? E sei qui per abituarti e fare un articolo su di noi, giusto?» mi chiese. Annuii. «E allora vieni, coraggio.»
Non mi ricordo il momento esatto in cui varcai la soglia del pub. Ricordo che eravamo disposti in fila e che ero schiacciata fra Eleanor, che stringeva forte la mano di Louis, e Harry dietro di me. Sebbene fosse giorno, i flash dei paparazzi erano accecanti: tentai inutilmente di tenere gli occhi aperti per risultare decente in qualche foto ma li chiusi subito dopo, abbagliata. La folla era arrivata di sorpresa e di conseguenza non c'era nessuna transenna a proteggerci: le ragazze si chiudevano sempre più attorno a noi, ognuna di loro tendendo ai ragazzi un disco o un pezzo di carta da autografare, e a me sembrava di soffocare.
«Harry, ti amo!» gridò istericamente una di loro vicino a me.
«Niall! Niall! Una foto, ti prego!» seguì un'altra fan in lacrime.
«Louis, come sta andando l'incisione dell'album?»
«Hey, ragazzi, uno scatto per !E News!» pregò un paparazzo prima di abbagliarci con un flash.
«Eleanor, Larry è reale! Vattene!»
Quell'urlo si distinse bene fra gli altri. Louis si voltò fulmineo verso la ragazza che aveva parlato e le rivolse un'occhiata cattiva, poi si rigirò e strinse ancora di più la mano di Eleanor, che abbassò la testa per schermirsi dagli scatti. Non ebbi nemmeno il tempo di chiedermi il perché di quella reazione che un altro grido si alzò fra gli altri.
«Hey, ma chi è quella?» soffiò una ragazzina bionda e truccata in modo ridicolo dopo avermi indicata.
Tutte le altre fans iniziarono a chiedersi la stessa cosa e abbassai un po' il capo anche io, a disagio. La gente era strettissima attorno a noi; nessuno notò che portai una mano dietro la schiena e che Harry la strinse forte per tranquillizzarmi, intrecciando le dita alle mie. «Ricordami di ringraziarti.» gli dissi voltandomi un attimo.
«Sarai troppo impegnata a leggere tutti i commenti che scriveranno su di te su Twitter.»
La folla si aprì un poco e prontamente le dita di Harry scivolarono via dalle mie. Prima che lo facessero, però, colsi con la coda dell'occhio che qualcuno aveva visto e che aveva dato a qualcuno una gomitata allusiva. Vidi dei capelli neri, un rossetto rosso, una smorfia antipatica e una carnagione dal pallore inconfondibile.
Kayla Alvord. Kayla Alvord e il suo immancabile amico paparazzo dai capelli da hippie e l'inguardabile diamantino all'orecchio.
«Hey, Seabury!» pronunciò la sua voce irritante sopra le altre.
Dio, no. Ti prego, non adesso, non mentre una folla di ragazzine urlanti mi fotografava, non mentre inciampavo fra piedi di persone ammassate le une sulle altre, non mentre avevo solo voglia di girarmi e dare quello stramaledetto bacio a Harry.
«Scusa, devo andare.» le gridai mentre il ragazzo riccio mi spingeva verso il taxi.
«Ci vediamo agli Mtv Awards, Seabury!» gracchiò Kayla.
Il suo sorrisetto storto e il suo tono di voce sarcastico suonarono alle mie orecchie come una specie di minaccia.


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Ehi! (:
Allora, sarò sincera: questo capitolo è stato un parto. Non tanto perché non avessi idee o cose da scrivere, ma perché la scuola ha già cominciato a occupare tanto tanto tanto del mio tempo e mi ritrovavo a scrivere poche righe al giorno! Comunque -questa volta prometto e mantengo- giuro che m'impegnerò solennemente ad aggiornare in modo più costante! Anche perché non crediate che la storia di Dee ed Harry si concluda qui...non mi piacciono le storie d'amore così...facili, quindi è questo è solo l'l'inizio ;)
Nel prossimo capitolo (che uscirà fra una settimana) dovrò scrivere riguardo agli Mtv Awards, penso che dovrò trattenermi a non scrivere pagine e pagine solo dell'incontro di Dee con Ed Sheeran ahah (:
Spero comunque che questo capitolo vi sia piaciuto, e se la risposta è sì fatemi felice e RECENSITE! Mi fa tanto piacere...c:
Grazie a quelli che hanno visualizzato la mia storia, l'hanno messa fra preferiti/ricordati/seguiti (è fra le seguite di tanti, grazie mille!) e grazie a quelli che hanno recensito fin ora, soprattutto alcuni che lo fanno sempre.
Un bacio! :*

G.

  
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