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Autore: LadyMaeve    03/04/2008    1 recensioni
Salve! Questa è la prima volta che decido di publicare una mia storia,e siccome la mia protagonista si chiama Erika, ho pensato che sarebbe stato carino farlo qui :)La mia protagonista è una ragazza che da un giorno all'altro, si ritrova a dover difendere il bene, con un compagno un pò speciale. Ho già qualche capitolo pronto,e se vi piace la continuerò volentieri ^.^ Ero indecisa su dove metterla, perchè in effetti ci sono degli elementi che potrebbero categorizzarla come fanfic, ma siccome il 90% dei personaggi sono inventati da me, per ora la metto qui,sperando che si possa spostare in seguito se ho fatto un'errore...beh, che dire, Buona Lettura, spero vi piaccia :) Ah se trovate errori di qualunque genere (specie di rating o genere, vi prego segnalatemelo! Grazie.)
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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**Note: Mi scusa per l'assenza prolungata, ma ho una specie di blocco, e andare avanti è un pò difficile *sob* Comunque,  l'incantesimo è totalmente inventato da me, e forse anche male, ma non sono brava con le poesie, e ho sempre pensato che alla magia non servissero formule magiche (per questo Dennis è alchimista e non stregone o mago)  Beh è tutto ^_^ spero di ricominciare a scrivere presto, perchè questa storia è quella che fino ad ora mi ha dato più soddisfazioni... Enjoy ^_^**

- Adrian!
Lui le sorrise, e lei senza pensarci gli si fiondò addosso abbracciandolo:
- GRAZIE! Non riuscirò mai a ringraziarti abbastanza per quello che hai fatto per me!
Il ragazzo rise:
- Ma ti pare, non avrei mai lasciato che succedesse qualcosa di male alla tua famiglia, è stato un dovere!
- Grazie mille! Farò del mio meglio per ricambiare, te lo prometto!
Adrian le scompigliò i capelli ridendo:
- Non preoccupartene più, dai andiamo, o faremo tardi!
Arrivarono in classe, ma la trovarono chiusa, un avviso diceva che i professori erano tutti assenti, per motivi personali, e che gli studenti potevano tornare a casa:
- Non capisco, cosa succede?
Benjamin si accostò a loro:
- La rapina di ieri, una delle vittime era la madre del Preside, e i professori sono tutti al funerale.
Erika trasalì e si portò una mano alla bocca, Adrian le strinse le spalle e quando Benjamin se ne andò, saltellando felice per la giornata libera, le disse:
- Non è colpa tua, eravamo a scuola quando è successo, se l’avessimo saputo prima sarebbero tutti vivi, ma non lo sapevamo Erika, non sentirti in colpa.
Erika sospirò per calmarsi, ma il fiato le tremò in gola e non disse nulla:
- Vieni, andiamo al bar, ti offro qualcosa da bere, che ne dici di una camomilla?
Erika rise dimenticando per un attimo la sua tristezza:
- Nella tua famiglia offrite solo camomilla?
Adrian la guardò confuso:
- Eh?
Erika alzò le spalle e disse:
- Anche ieri, quando siete andati via, Dennis mi ha offerto una camomilla, e ho pensato fosse una specie di tradizione.
Adrian rise:
- No, ma non ci sei andata lontano, è più che altro abitudine, io e mio padre siamo vissuti in epoche dove non c’erano ancora i medicinali, e la camomilla era un rimedio per quasi tutti i mali.
Erika arrossì:
- Cavoli, è vero, non ci avevo pensato! Tendo a dimenticare che sei così vecchio!
Terminò la frase con una linguaccia e Adrian fece finta di offendersi:
- Vecchio a chi? Al massimo accetto un “maturo”.
Erika rise:
- Beh ok, Signor Maturo, posso chiederti una cosa?
- Certo!
- Ti va di accompagnarmi al funerale? Penso di doverlo a quella Signora.
Adrian annuì serio e fu colpito da quella richiesta, non aveva idea che Erika fosse così sensibile.
- Certo, ma prima ti offro qualcosa…mmmhhhh magari una cioccolata? Gira voce che quella del distributore in mensa sia ottima!
Erika sorrise:
- Va bene! Grazie!
Adrian sporse il braccio per farla passare e lei sorrise, da quando camminavano insieme, nonostante dimenticava spesso che aveva centoventuno anni,  aveva la sensazione di essere tornata davvero nel medioevo, Adrian le apriva le porte e gliele reggeva aperte per farla passare per prima, le porgeva la mano per scendere i gradoni di pietra più alti sulle scale che portavano al parcheggio e ogni volta che erano in posti più affollati del normale, le metteva una mano dietro la schiena per guidarla fra la folla senza perderla dal suo fianco.
Erika andava in confusione ogni volta che sentiva la mano di Adrian posarsi delicatamente sulla sua schiena, e docilmente seguiva quella guida leggera, assecondando le leggere pressioni che le indicavano in che direzione camminare.
Arrivarono a mensa, e mentre Adrian prendeva la cioccolata al distributore, Erika si guardò intorno, la mensa era quasi vuota, ad eccezione di quei pochi studenti che avevano approfittato dei tavoli della mensa per studiare, in attesa delle dieci, ora in cui le aule studio e la biblioteca avrebbero aperto le porte.
La ragazza si stava ancora guardando distrattamente intorno, quando vide Betty seduta da sola in un angolo della mensa, e le sembrò piuttosto triste.
- Ecco, tieni!
Erika prese il bicchiere senza smettere di guardare Betty, era strano, non l’aveva mai vista così.
- Erika, qualcosa non va?
La voce di Adrian la riportò alla realtà per mezzo secondo, lui le si era avvicinato col viso piegato leggermente verso sinistra, era stupendo.
- Ehm…si, è solo che…guarda Betty, non ti sembra tristissima? Vorrei andare a vedere cos’ha.
Adrian annuì:
- Vai pure, ti aspetto qui!
Erika scosse la testa:
- No, vieni anche tu, Betty era ansiosa di conoscerti, magari le tirerai su il morale!
Adrian alzò le spalle:
- Va bene, ma credi che si confiderà davanti ad un estraneo?
Erika sorrise:
- Non la conosci, è una ragazza che non si fa problemi, non è chiusa o timida, se vuole parlare, parlerà.

Si avvicinarono, ma la ragazza non li degnò nemmeno di uno sguardo, era seduta al tavolo con i gomiti poggiati e la testa fra le mani, Erika poté sentire la tristezza diramarsi da lei e raggiungerla:
- Betty, che succede?
Quando l’amica alzò lo sguardo Erika vide che piangeva, istantaneamente posò la cioccolata, e si sedette accanto a lei.
Adrian indietreggiò di qualche passo per lasciare più privacy, ma Betty fraintendette:
- Sono così orribile che il nuovo arrivato scappa via?
Disse asciugandosi gli occhi, il ragazzo si avvicinò:
- No, affatto, pensavo solo che voleste un po’ di privacy, non volevo offenderti.
Betty rise amaramente:
- Sono in mensa, se volevo privacy andavo nel bagno delle ragazze, o a casa mia.
Erika scosse la testa:
- Betty, non c’è bisogno di rispondere così male, che ti succede, non sei più tu!
La ragazza sospirò:
- Ci sono cose che ti cambiano da un momento all’altro, Erika.
- Non ne vuoi parlare con me? Andiamo, sono tua amica.
Betty fece un cenno con il mento verso Adrian:
- Lui sa di Bruce?
Erika guardò il ragazzo e annuì:
- Si, gli ho spiegato tutto, dopo la rissa ho dovuto.
- Hai fatto bene, beh, quello che sto per dirvi muore a questo tavolo d’accordo? Io non ho rivelato il segreto del tuo ex maniaco, voi non rivelate il mio.
Erika alle parole “ex maniaco” sentì dei brividi, ma ingoiò saliva per calmarsi e annuì, Adrian guardò Betty e le disse:
- Hai la mia parola d’onore.
Betty fece una smorfia:
- Ma da che secolo vieni?- Poi scosse la testa - Ieri sera, mio padre e mia madre hanno litigato, non era mai successo, si amano alla follia, ricordi che il mese scorso siamo stati a Las Vegas per ri-celebrare il loro matrimonio, ma quello che è successo ieri sera è stata follia pura, siamo entrati in casa dopo essere stati a cena fuori, e faceva freddo, e appena varcata la soglia mamma e papà hanno iniziato a litigare, papà accusava mamma di aver lasciato una finestra aperta, ma non era vero, mamma cercava di giustificarsi, ma lui non l’ascoltava…hanno iniziato ad urlare io e Paul abbiamo cercato di fermarli, di calmarli, ma non ci ascoltavano, dopo nemmeno mezz’ora è scoppiato l’inferno, mio padre ha iniziato ad alzare le mani, Paul si è messo in mezzo, non capivo più niente, ero sconvolta, gli ho lanciato un vaso di fiori dietro e gli ho urlato di sparire, e lui è scappato via, ho dovuto portarli al pronto soccorso. Ho passato l’intera notte a cercare una spiegazione razionale, un motivo, una giustificazione…lo odio…lo ODIO!
Erika aveva trattenuto il fiato, abbracciò l’amica, e le promise tutto l’aiuto possibile, consolandola.
Adrian era diventato serio e teso, e rimase in silenzio.

Erika accompagnò Betty alla macchina, continuando ad esprimerle solidarietà e aiuto, non si era resa conto di quanto Adrian si fosse innervosito e quando l’amica partì lei si voltò verso di lui e la sua espressione la sorprese:
- Adrian, che succede? Ho detto qualcosa che non andava??
Lui scosse la testa:
- No, ma Erika, credo che Betty sia stata attaccata da un demone.
La ragazza sbiancò:
- Cosa??
- So che ti ho detto che ti avrei accompagnato al funerale, ma possiamo andare a casa mia? Ho bisogno di parlare con Dennis.
Erika scosse la testa:
- Certo, assolutamente! Betty ora ha la priorità, porterò dei fiori al cimitero appena avrò un po’ di tempo.
Adrian come al solito la cinse con le spalle e la accompagnò alla macchina:
- Ci vediamo da me allora?
Lei annuì.


Adrian arrivò prima di Erika a destinazione, e l’aspettò davanti all’entrata.
La ragazza non disse nulla, e lo seguì in casa.
Durante il tragitto in macchina dalla scuola a casa del ragazzo aveva pensato alle implicazioni della frase “credo che Betty sia stata attaccata da un demone” lei non era capace di combattere…non ancora, l’unica cosa che riusciva a fare era individuare vampiri e alchimisti, che aiuto poteva dare? E inoltre non voleva che ancora una volta i vampiri e il suo “amico” rischiassero la vita.
Appena furono in casa, e Adrian urlò:
- DENNIS! SCENDI SUBITO!
Dennis scese correndo le scale,ed Erika guardò male Adrian:
- Che bisogno c’è di urlare? Così lo spaventi e poi non è carino dargli ordini!
Adrian rise:
- No, anche lui mi chiama così, è il nostro modo di capire quando c’è un pericolo.
- Adrian che succede? Abbiamo ospiti!
Dennis era affannato, Erika scosse la testa:
- Dovreste cambiare codice, rischiate di farvi venire degli infarti!
Dennis guardò il ragazzo:
- Tua madre sta lavorando Adrian, non spaventarla, ok?
Adrian annuì e Erika si accigliò, lavorando? Ma non era mattina? Guardò Dennis.
- Credevo che Vicky dormisse col sole… - sussurrò per non farsi sentire dagli ospiti di cui l’alchimista li aveva avvertiti – Che ci fa sveglia?
Adrian le rispose muovendosi verso la libreria con la porta a vetri:
- Mamma va a dormire più tardi, alle undici più o meno, perché dalle otto di mattina riceve i clienti, fa ancora l’investigatrice, non ci sono state molte differenze, a parte l’orario per i clienti prestabilito, è da quando conobbe papà che lavora sui casi solo di notte, quindi… ma adesso pensiamo a noi, Dennis, credo che una nostra compagna di scuola sia stata attaccata da un demone.
Dennis si fece serio:
- Cosa te lo fa pensare?
- Erika ha detto che è una ragazza allegra e solare, e stamattina era decisamente cinica e tagliente, inoltre quando ci ha raccontato l’origine del suo cambiamento, ha dato la colpa ad un comportamento del padre, ha raccontato che i genitori andavano d’amore e d’accordo, ma ieri hanno litigato per una sciocchezza ed è finita male…molto male…lui ha perso il controllo, è diventato violento con la moglie, e il figlio maggiore ci ha rimesso per difenderla. Nella storia c’erano dei dettagli importanti, la loro casa, quando sono tornati era fredda, è stata questa l’origine del litigio: il freddo e lei ha terminato il racconto con “lo odio”.
L’alchimista annuì preoccupato:
- Un demone dell’odio, ma quale?
Adrian scosse la testa:
- Non ne ho idea, ce ne sono tanti, e ne nascono di continuo…credo che anche questo sia nato da poco, ha agito troppo in fretta, una notte sola…di solito impiegano anni o mesi…questo è stato troppo, troppo veloce.
Erika ascoltava, aveva tante domande, ma non voleva interrompere, si sentiva così inutile.
Dennis annuì:
- Se è nuovo, dobbiamo agire prima che si nutra troppo, per quello che sappiamo ha colpito solo due persone fino ad ora, ma se ho immaginato bene la scena, le altre due non sono molto lontane alla conquista…
Adrian prese un libro dalla libreria:
- E’ una cosa nostra, non voglio coinvolgere mamma e papà, se non è strettamente necessario.
Dennis scosse la testa:
- Non sarà così facile, Erika non ha ancora chiari i suoi poteri, Henry e Vicky vi servono almeno finché lei non sarà in grado di combattere.
Adrian guardò Erika, e lei sentendosi in colpa abbassò lo sguardo e mormorò:
- Mi dispiace…
Adrian abbandonò la maschera di preoccupazione e tornò a sorridere, avvicinandosi a lei e posandole un braccio sulle spalle:
- Ehi, non è una colpa, stai imparando in fretta, e so per certo che diventerai bravissima! Fidati di me ok?
Erika annuì, ma era poco convinta, Il ragazzo-vampiro se ne accorse e scosse la testa ridendo:
- Erika? Come si attacca un demone dell’odio?
Erika alzò il viso ad incontrare gli stupendi occhi di lui e rispose senza riflettere:
- Con l’affetto.
Lui sorrise:
- Visto? Sai già tutta la teoria, è dentro di te, devi solo riuscire ad applicare la pratica ai poteri, e il gioco è fatto.
Erika si accigliò:
- Ho risposto bene?
Dennis rise e la strinse:
- Ma certo che hai risposto bene piccola mia! E dentro di te, sei una di noi, lo sei sempre stata, sai bene di cosa stiamo parlando, devi solo crederci!
Erika si soffermò su quelle parole, sul loro significato, e si sforzò di crederci con tutta sé stessa: “Sono una di loro, sono una di loro, so cosa fare, conosco questo demone” all’improvviso spalancò la bocca:
- Il freddo!! Non è solo! Sono in due!
Adrian annuì:
- Esattamente come me e te, il demone anziano ha ripulito la casa per il demone giovane, ma lui è stato più frettoloso del dovuto.
Erika annuì a sua volta:
- Il ripulire la casa dall’amore che la impregnava  ha fatto scatenare quello giovane, lui non ha ancora questo potere, lo acquisirà col tempo, ma stare in una casa infettata da un demone anziano gli ha montato la testa, e lui si è lasciato sfuggire la situazione di mano.. – si, era chiaro, Erika sorrise, sapeva tutto ora – come lo fermiamo?
Adrian le porse il libro:
- Incantesimi d’amore, la prima cosa da fare è rendere quella casa abitabile prima che Betty, sua madre e suo fratello siano prosciugati dal demone.
Dennis sorrise e si fece da parte mentre Erika sperimentava la consapevolezza della sua “conoscenza innata”
- Si, questo lo indebolirà, ma lo farà anche arrabbiare molto, e se arriva anche il demone anziano? Ci serve un metodo sicuro per confonderlo…e forse ho un’idea carina…
Adrian la guardò così intensamente che lei arrossì:
- Che c’è? Ho…ho detto qualcosa di sbagliato?
Lui scosse la testa:
- Così mi piaci ancora di più, decisa e combattiva, questo è il tuo mondo…il nostro mondo, fino ad ora lo hai solo osservato, adesso ti ci sei buttata dentro, e mi piace averti finalmente davvero al mio fianco.
Erika sentiva che il cuore aveva smesso di batterle… rifletté il più velocemente possibile e poi decise di sorridere e di cambiare argomento, non poteva pensare ai suoi sentimenti, non ora almeno.
- Ascolta la mia idea, e dimmi che ne pensi – lo prese per il braccio e lo trascinò in cucina – I demoni dell’odio, si nutrono dell’odio che riescono a scatenare nelle persone ma solo di quello scatenato da loro, mentre quello che le persone creano da sole, li fa nascere e rafforzare finché non hanno abbastanza potere da poterlo scatenare e crescere… - Adrian annuì confermando ogni sua singola parola –… il nostro primo problema è ripristinare la casa al suo livello iniziale senza che il demone ci attacchi o possa chiamare rinforzi, anche se quello anziano lo ha lasciato, non possiamo correre rischi, quindi quello che ci serve è un diversivo, qualcosa che faccia…impazzire il demone talmente tanto da non fargli notare l’incantesimo che stiamo facendo.
Adrian la guardò:
- Si, il piano così sarebbe perfetto, ma esiste qualcosa di simile? E’ complicato…il demone combatterà un diversivo creato dall’amore, e se ne creiamo uno dall’odio, giocherà a sfavore del nostro incantesimo…
Erika sorrise:
- Andiamo Adrian! I confini fra bene e male, amore e odio non sono sempre così netti, e tu meglio di chiunque altro dovresti saperlo…
Adrian la guardò e il suo sguardo complice gli fece capire tutto:
- Henry e Vicky!!!
Lei sorrise gioiosa, aveva capito…era fantastico! Annuì:
- Il male, che genera amore…lo farà impazzire…
Il ragazzo scosse la testa per la sorpresa ridendo:
- E’ incredibile, come ho fatto a non pensarci prima…hai perfettamente ragione!
- Sei abituato a vederli come “bene” sono i tuoi genitori, ma i vampiri sono pur sempre dei demoni…e quindi come creature appartengono al male, anche se combattono per la luce.
Con la punta delle dita le sfiorò una guancia:
- Benvenuta fra noi Erika.
Le disse dolcemente sorridendo.
Lei non poté che ricambiare il sorriso e rispondere col cuore in gola:
- Grazie.
In quel momento Adrian realizzò che sua madre aveva ragione: Erika era davvero molto bella.
Scosse  dalla testa quei pensieri, e  continuò a parlare del piano:
- Ora che abbiamo il nostro diversivo, occupiamoci dell’incantesimo! Vieni!
La condusse per mano nel laboratorio, dove Dennis stava liberando il grosso bancone di legno da un’apparecchiatura piena di tubi e contenitori di vetro contenti liquidi di diversi colori, per fare spazio a ciotole e pestelli e strani aggeggi di cui la ragazza ignorava il funzionamento.
Adrian portò Erika al bancone, e aprendo il libro lo sfogliò cercando qualcosa:
- Credo che per andare sul sicuro, sarà meglio fare questo.
Indicò una pagina sulla quale si era appena fermato, Erika lesse:

Happily Ever After
6 Gocce e ½ di rugiada
19 Foglie di rosa bianca
4 Petali di magnolia
40 Spruzzi di spuma d’oceano
30 Lacrime di gioia
8 Abbracci caldi
8 Sorrisi gioiosi

Foglie e petali con gocce e spruzzi, 4 abbracci con 15 lacrime, 4 sorrisi con 4 abbracci, 15 lacrime con 4 sorrisi.

Perché nessuno merita di stare solo
Il calore non può essere negato
Che queste parole siano monito
L’amore regna sovrano
Ora e per sempre.


Erika fissò la pagina per un po’, poi chiese ad Adrian:
- Abbiamo otto sorrisi gioiosi?
Lui alzò le spalle:
- Io non ho mai capito questi incantesimi, gli altri sono anche eseguibili, ma questi d’amore proprio…
Dennis rise:
- Giovani senza speranza…questa non è una ricetta per una torta…questa è magia!! Lasciate fare a me, o non avrete nessuna speranza contro quel demone…via!! Via di qua!
Rise scacciandoli con le mani dal bancone.
Guardò la pagina, concentrato, e poi si sporse a prendere gli ingredienti necessari dall’ enorme scaffale pieno di bottigliette, sacchetti e ciotoline dietro di lui.
Erika notò che oltre alle foglie e ai petali, gli altri ingredienti erano tutti liquidi, e si ritrovò a chiedersi come fosse possibile liquefare otto abbracci caldi, l’immagine inquietante di un grande forno in cui venivano buttate dentro persone abbracciate si fece strada a spallate nel suo cervello.
Scosse la testa per farla andare via, e non voleva perdersi Dennis all’opera.
L’uomo versò i contenuti di due boccette in una ciotola assieme alle foglie e ai petali, Erika riconobbe la prima parte delle istruzioni, fin lì era facile.
Dennis prese poi un cucchiaio di legno, e mescolò delicatamente il contenuto, ad occhi chiusi, e con sua meraviglia Erika vide del fumo levarsi pigro e lento dalla ciotola, ma non c’era fuoco, e non pensava che gocce di rugiada e schiuma marina potessero essere corrosive! Ma il meglio doveva ancora arrivare, lentamente, mentre continuava a mescolare con una mano, con l’altra versava altri liquidi nella ciotola e il fumo cambiava colore, bianco poi rosa, poi azzurro poi viola…infine rosso.
Dennis posò il cucchiaio sul piano e prese la ciotola fra le mani, aveva sempre avuto gli occhi chiusi e Erika fra le tante domande che aveva in testa, si chiese come avesse fatto a indovinare le bottigliette da versare.
Si portò la ciotola all’altezza del viso e aprì gli occhi, Erika saltò dallo spavento nel vederli completamente bianchi.
Adrian lo guardava concentrato, probabilmente abituato allo spettacolo.
Gli occhi senza pupille né iridi dell’uomo erano alla stessa altezza della ciotola quando Dennis pronunciò la poesia dell’incantesimo:
- Perché nessuno merita di stare solo. Il calore non può essere negato. Che queste parole siano monito. L’amore regna sovrano. Ora e per sempre.
La sua voce era diversa, aveva lo stesso timbro, ma le parole appena pronunciate avevano qualcosa di diverso…era come se fossero state ordinate alla ciotola, per quanto stupido potesse essere, Erika pensò che era quello ciò che Dennis aveva appena fatto.
Il fumo nella ciotola si fece rosso più scuro, e si divise in due lingue che oscillarono avanti e indietro prima di svanire nel nulla.
La ragazza era allibita, non aveva mai visto nulla di simile, era stato fantastico.
Dennis chiuse gli occhi, appoggiò la ciotola sul tavolo e poi li riaprì: erano tornati normali.
Guardò la ciotola soddisfatto e – rivolto più a sé stesso che ai due ragazzi – disse compiaciuto:
- Sapevo che quelli sarebbero stati i migliori!
Si voltò e riempì quattro fialette del liquido rosso contenuto nella ciotola, poi le porse a loro, due per ognuno:
- Due dovrebbero bastare, è molto potente, ma se dovesse succedere qualcosa, usatele pure tutte e quattro, il peggio che potrebbe accadere è che siate tutti molto affettuosi per due o tre giorni.
Erika lo guardava estasiata:
- Dennis è stato grandioso!! È…è… non trovo le parole! Fantastico!!
Lui rise:
- La magia è grandiosa, e si basa sulle sensazioni umane, l’uomo ha in sé la magia, ma oramai ha dimenticato anche che esiste.
- Sarò in grado anche io di fare queste cose??
Adrian sorrise guardandola così eccitata e curiosa, Dennis annuì e prendendola a braccetto la condusse giù, iniziandole a raccontare storie meravigliose di quando era più giovane.
Il ragazzo li lasciò andare, non aveva voglia di ascoltare quelle storie per la centesima volta, e così invece di seguirli andò a trovare sua madre.
Bussò alla porta e aspettò che lei rispondesse:
- Avanti!
Entrò e la trovò sola a sbadigliare nella stanza semibuia.
- Ciao Tesoro – lo salutò – come va?
Lui la rimproverò con lo sguardo:
- E’ tardi mamma, dovresti essere a letto a recuperare le forze!
Vicky rise:
- Ehi, la mamma qui sono io chiaro?
Lui scosse la testa ma sorrise:
- Eddai Vicky, lo sai che mi preoccupo, hai mangiato almeno?
La vampira si alzò dalla sedia con le rotelle e facendo attenzione ad evitare la luce solare che filtrava dalla tenda mezza aperta andò a sedersi sul divano, facendo segno al ragazzo di sedersi accanto a lei.
Lui obbedì e lei lo abbracciò, facendogli posare la testa sulle sue spalle e accarezzandogli i capelli, Adrian si lasciò andare, il tocco freddo della vampira era la cosa più materna che avesse mai conosciuto, e paradossalmente lo riempiva di calore:
- Odio quando mi chiami per nome!
Gli disse imbronciata e lo sentì ridere sul suo petto:
- Odio quando mi fai preoccupare…mamma.
Fu lei a ridere stavolta:
- Mi basta tuo padre Adrian, sai benissimo che so badare a me stessa, sapevo farlo anche da umana con la malattia agli occhi e tutto il resto, figuriamoci ora che sono così…
Adrian la stinse forte e guardò la finestra lasciata chiusa solo a metà che lasciava entrare il sole caldo di giugno, minacciando la vita dell’unica donna che lui avesse mai amato come una madre.
- Ti manca molto il sole vero?
Lei sospirò:
- Più di quanto immagini, oh…così ho tuo padre e lo avrò per sempre…e ho te, voi due siete le cose più belle che mi siano capitate sia da viva che da morta, e non vorrei perdervi per niente al mondo, ma a volte è così difficile vivere nell’ombra…
Il ragazzo sbuffò contro la sua pelle fredda:
- Non è per cattiveria…ma il sole è cattivo mamma, e né io ne papà vogliamo che ti porti via da noi…devi restare con noi per sempre!
Vicky rise leggermente:
- Per sempre è un sacco di tempo…
Lui annuì:
- Si, e noi ti vogliamo per sempre!
- Mi avrete per sempre, state tranquilli, e smettetela di fare gli iper-protettivi!
Disse stampandogli poi un bacio sulla fronte.
Lui rise ancora affondando nel suo petto, adorava stare così e sentirsi un bambino di sei anni in braccio alla mamma:
- Sai bene che è impossibile, io posso anche darmi una regolata, ma papà non lascerà mai che ti accada nulla e non riuscirà mai a smettere di preoccuparsi per te!
Lei continuò ad accarezzargli i capelli:
- E’ per questo che lo amo, mi ha sempre fatta sentire al sicuro, e mi fa sentire l’unica donna dell’universo.
- Un giorno anche io farò sentire la donna che amo così…e anche lei starà con me per sempre.
- Certo, tuo padre ti ha insegnato bene – rise – hai avuto un ottimo maestro in questo! E sentiamo, questa donna…hai già qualche candidata??
Adrian capì subito dove la vampira volesse andare a parare e sbuffò ancora, sistemandosi meglio in braccio a lei.
- Su Piccolo mio, non fare così, ho visto come la guardi, come ti muovi quando sei con lei…conosco te e conosco tuo padre e tu hai gli stessi atteggiamenti che lui ha con me…sono inconfondibili, non vi rendete conto di come siete con la persona che amate, ci sono dei piccoli gesti che vi smascherano subito.
- Ma non è vero…
Lei rise ancora:
- Oh si che è vero, ma aspetta e vedrai, se è come penso, ti renderai conto di amarla prima di quanto immagini, non prenderla come un’imposizione che ti abbiamo dato io e tuo padre – rise - …noi la notiamo, e sai dall’esterno è tutto sempre più chiaro, non è colpa nostra se lei ti ha colpito così tanto!
- Io sento qualcosa, ma non so cos’è…e non voglio pensarci, è presto, non la conosco infondo…
- Va tutto bene Adrian, è normale avere dei dubbi, dai tempo al tempo e capirai quello che senti davvero per lei, io in ogni caso avrò una figlia femmina!
Adrian rise:
- Mamma, devo dirti una cosa…ci serve il vostro aiuto…abbiamo scovato un demone.
Vicky prese Adrian per le spalle e lo fece alzare per guardarlo negli occhi:
- Come un demone?
Lui annuì:
- Si, ieri sera ha attaccato un’amica di Erika, abbiamo già un piano, ma voi dovreste darci una mano, non sappiamo ancora bene come, ma ve lo diremo stasera, adesso andiamo a dormire ok? Mi servi in forze…mamma!
La vampira annuì e si alzò dal divano seguita dal suo figlioccio, che la prese per mano e la accompagnò a dormire.
Passando per il salotto salutarono Erika e Dennis, ancora impegnati in fantastiche storie di magia e scesero in cantina, oltrepassarono l’enoteca e Vicky aprì la porta della camera da letto:
- Ci vediamo stasera Adrian! - Gli diede un bacio sulla guancia – sta attento mentre siamo via ok?
Lui annuì e la spinse in camera:
- Basta mamma, dormi ora!
Lei rise ed entrò, Adrian richiuse la porta dietro di lei.
In camera Vicky cercò di essere più silenziosa possibile, ma sapeva che Henry era sveglio, non dormiva mai davvero finché lei non arrivava, all’inizio la cosa le dava sui nervi, avevano bisogno di dormire, lei amava il suo lavoro però, e non era riuscita a sacrificare quella parte della sua vita, ma non  trovava giusto che anche suo marito si sforzasse di restare sveglio per lei.
Si spogliò e si mise al letto, non fece in tempo nemmeno a posare la testa sul cuscino, che un braccio l’avvolse alla vita:
- Henry dovresti dormire…
Lui rise:
- Me lo dici ogni volta, ma sai bene che non ci riesco se non ti ho qui.
- Sei strano, te l’hanno mai detto?
La vampira sentì la risata del suo compagno sulla spalla, e non si sorprese nel sentirsela baciare subito dopo:
- Si, me l'hanno detto...una donna, qualche anno fa...me la ricordi molto sai?
Lei si girò e lo guardò negli occhi, ma prima che potesse dire qualcosa per ribattere, lui le chiuse la bocca baciandola.
Quando Vicky fu libera dal bacio, non voleva più dire niente, solo addormentarsi fra le sue braccia, e sperare che il giorno arivasse in fretta per passare ad "altro tipo" di coccole, ma Henry accarezzandole i capelli le chiese:
- Che succede ad Adrian?
- Una loro compagna ha un demone in casa, e si preparano a combatterlo, hanno bisogno di noi, e ci spiegheranno stasera come, ora dormiamo Henry, lui sta bene, non credo uscirà di casa, e Dennis è con lui.
- Erika?
Lei rise:
- C'è un momento della tua esistenza in cui non pensi all'amore?
- Mmmmhhhhh no... - rise anche lui - mi conosci, sono un tipo romantico.
- Si...certo...beh comunque è confuso, e ha deciso di non pensarci per adesso.
Il vampiro sbuffò:
- Ma siamo proprio sicuri che non è figlio tuo?? Ti assomiglia troppo a volte.
Lei rise:
- Quando lui nacque, i genitori dei miei bisnonni ancora non esistevano, quindi si, siamo sicuri che non è figlio mio.
- Beh, ma di certo non ha ereditato da me l'abitudine di mettere da parte i sentimenti.
- Si in effetti quella è una mia caratteristica!
- Già...beh, prima o poi L'Henry Fiztroy che c'è in lui si ribellerà alla Vicky Nelson del suo corpo, e le cose si aggiusteranno.
La donna scoppiò in una lunga risata:
- Va bene, ma adesso Principino, dormiamo, altrimenti domani non riusciremo ad essere d'aiuto! Buonanotte Henry, Ti amo!
Lui le baciò la fronte:
- Notte Mia Vicky! Ti amo anche io.
  
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