Libri > Le Cronache di Narnia
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Autore: _joy    08/10/2013    5 recensioni
"... Tu sei giusta per me. E io ti voglio per me. In modo egoista, folle e assolutamente deciso. Non voglio nessun’altra. Non sceglierò mai nessun’altra. Voglio te e solo te. Voglio che tu mi sposi, che passi la tua vita con me. Voglio che invecchiamo insieme. Voglio che tu sia la madre dei miei figli. Voglio tanti figli e voglio crescerli con te. Voglio passare le mie giornate con te al mio fianco, voglio ascoltare i tuoi consigli e voglio studiare con te qualsiasi cosa ti appassioni. E voglio che tu sia accanto a me ogni notte della mia vita, da oggi… alla mia ultima notte"
Cosa accadrebbe se Hermione Granger venisse catapultata a Narnia e incontrasse il principe Caspian? E se quel mondo magico fosse minacciato da un'antica nemica? E se quell'antica nemica fosse legata misteriosamente a Gellert Grindewald? Chi potrebbe salvare Narnia, allora?
[Caspian/Hermione]
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Caspian, Jadis
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache della Grande Magia'
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Era tutto così noioso.
 
Caspian stava supervisionando la costruzione di una nuova nave per la flotta di Narnia, nei cantieri allestiti appositamente al porto.
Drinian, suo vicecomandante e nocchiero, lo accompagnava e gli illustrava ogni singolo progetto e miglioria.
Caspian era fiero della flotta di Narnia.
 
E allora perché, dannazione, mi sento così nervoso e irascibile?
 
Si ripeté quella domanda nella testa, cercando di mostrarsi calmo e rilassato agli occhi dei suoi uomini.
Annuì distrattamente a una spiegazione di Drinian e si massaggiò sovrappensiero il collo con una mano.
 
Le cose prosperavano, a Narnia.
Dal suo ritorno a Cair Paravel dopo il viaggio verso la Terra di Aslan tutto filava liscio.
Narnia aveva consolidato la sua pace fino ai confini del mondo conosciuto.
Ma Caspian era rimasto solo.
 
Di nuovo.
 
Edmund e Lucy Pevensie, assieme al loro cugino Eustace, avevano fatto ritorno nel loro mondo.
Ripicì, valoroso topo e cavaliere di Narnia, era andato oltre: Aslan gli aveva permesso di entrare nella sua Terra.
Caspian aveva avuto la stessa possibilità e, per un attimo, aveva sognato di lasciarsi tutto alle spalle e rivedere suo padre e sua madre.
Ma poi il suo senso del dovere aveva prevalso.
Narnia viene prima di me e dei miei desideri, aveva pensato.
E così, era rimasto.
Aveva salutato gli amici e li aveva visti uscire dalla sua vita, sapendo che ormai erano troppo grandi per fare ritorno a Narnia.
Non li avrebbe più rivisti, come era già successo con i loro fratelli maggiori, Peter e Susan.
 
Con Peter non era mai davvero riuscito a legare, sebbene lo stimasse come sovrano, ma della regina Susan si era innamorato quando era ancora un ragazzino.
Pensava ancora a lei e, testardamente, rifiutava ogni donna che conosceva o che gli veniva proposta dai suoi Lord.
«Maestà, dovete sposarvi per dare un erede a Narnia» gli ripetevano quelli.
Lui annuiva e lasciava cadere il discorso.
Ancora no. Ancora no.
Nessuno dei miei amici resta con me, non basta già questo?
 
A cosa serviva vivere mirabolanti avventure con ragazzi che diventavano a tutti gli effetti i fratelli che non aveva mai avuto, se poi tutti lo lasciavano solo?
 
*
 
Drinian osservò lo sguardo annoiato del suo re e represse un sospiro.
Da quando erano tornati dalla Terra di Aslan a volte Caspian si comportava in modo strano.
Era sempre il giovane valoroso e gentile che tutti a Narnia amavano e stimavano, ma, a tratti, qualcosa in lui cambiava.
Era come se affiorassero in lui una rabbia e un livore che non gli erano propri.
Un nervosismo che il giovane si sforzava di celare, senza riuscirci completamente.
Come ora.
 
E, dietro i suoi occhi scuri, a volte a Drinian pareva di scorgere un bagliore sinistro.
Un bagliore che aveva visto solo in un’altra occasione: quando una nebbia verde e innaturale aveva circondato il Veliero dell’Alba, durante la sua missione alla ricerca dei Lord scomparsi durante il regno dello zio di Caspian, Miraz l’usurpatore.
Ma era impossibile.
Ogni volta che l’uomo si scopriva a formulare un pensiero del genere si rimproverava da solo e si affrettava a relegare quell’idea assurda in fondo alla mente.
Ricordava anche troppo bene come quella nebbia misteriosa aveva influito sui pensieri e sul comportamento dell’equipaggio.
Erano emersi contrasti e i contrasti erano sfociati in vere e proprie liti furiose.
Anche re Caspian e gli antichi re di Narnia, Lucy e Edmund, ne avevano risentito.
Ma tutto questo era passato.
Finito, concluso con la fine del viaggio e la loro vittoria.
 
Ora, sotto il cielo azzurro e terso di Narnia, cosa c’era da temere?
Nulla, proprio nulla.
Sono uno stupido, si ripeté Drinian.
Ma non riuscì a impedirsi di seguire con gli occhi Caspian, che si allontanava lungo il molo.
 
 
Tornato al castello, Caspian si sentì dire da due dei suoi Lord del consiglio che quella sera sarebbe stata ospite a Cair Paravel Lilliandil con suo padre, Ramandu, emissario di Aslan.
«È un grande onore avere con noi la bellissima Lilliandil, mio re» disse Lord Dagospian.
Caspian si accigliò prima di rispondere, risentito:
«Forse volete dire che è un grande onore avere con noi Ramandu, immagino»
«Ah…sì…certo» balbettò quello.
«O forse volete dire che state di nuovo insistendo perché io chieda in sposa la prima donna che mi passa davanti agli occhi?»
La sua voce suonò eccessivamente dura alle sue stesse orecchie.
Il Lord deglutì nervosamente e balbettò:
«Ehm…altezza, io…insomma, tutti noi speriamo…»
«Lasciate perdere» Caspian lo zittì e si allontanò a grandi passi «Fatemi sellare un cavallo»
«Dove…dove andate mio re, se posso chiedere?»
«Lontano da qui!» lo gelò il re.
 
 
Mentre cavalcava assaporando il vento che gli scarmigliava i capelli e i movimenti armoniosi del suo cavallo, Caspian rimuginava su Lilliandil.
L’aveva vista una sola volta, durante il viaggio sul veliero dell’Alba, alla Tavola di Aslan.
Era bellissima, ma di una bellezza fredda, algida.
Non la bellezza viva di Susan.
 
Susan.
 
Chissà dov’era e cosa faceva.
Non si faceva illusioni: Edmund gli aveva detto che nemmeno lui e Lucy vedevano i fratelli maggiori da tempo.
Però… lui pensava ancora a lei.
Edmund gli aveva detto che doveva andare avanti, che non doveva usare Susan come scusa per nascondersi dalla realtà.
La discussione non era finita molto bene e Edmund non era più tornato sull’argomento.
 
Il problema non era Lilliandil, come non era nessuna delle donne che aveva conosciuto nella sua vita.
Il problema era lui.
 
La cavalcata di ritorno al castello fu lunga e piena di cupi pensieri.
 
 
 
 
 
NdA: Ed eccomi qui!
Ammetto che vorrei postare più velocemente questa storia, ma devo darmi dei tempi per portare avanti anche le altre che ho aperte, 
per cui per il momento vi chiedo pazienza!
Vi ricordo la mia pagina Facebook per tutti gli aggiornamenti
https://www.facebook.com/SerenaVdwEfp e vi auguro buona lettura! :)

   
 
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