Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Laylath    09/10/2013    3 recensioni
Dal capitolo 1.
Levi vide con orrore che quella donna, senza alcun timore, si stava avvicinando alla gabbia e stava allungando una mano. Il gigante ovviamente cercò di muoversi, spinto dall’istinto di mangiare l’umana che aveva davanti. Ma lei ignorò completamente quel dettaglio e gli accarezzò la mano enorme e sformata.
“E’ tutto a posto, Andy – disse, con voce amorevole, che Levi udì chiaramente in quanto trasportata dal vento della sera – è stato un viaggio faticoso, lo so. Ma è finito”
Perché diamine sta parlando ad un gigante? E perché lo sta accarezzando come se fosse un cagnolino… o peggio ancora un bambino?
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hanji, Zoe
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3. Questione di priorità


 
L’umanità da secoli si chiedeva cosa spingesse i giganti a cercare il loro annientamento e probabilmente non avrebbe mai smesso di farlo.
Ma a Levi tutto questo non importava: erano domande accademiche e se Hanji voleva perdere il suo tempo dietro a simili cose era libera di farlo; ancora meglio se, con le sue assurde ricerche, avesse scoperto qualcosa di utile su come combattere quei mostri.
A Levi servivano solo le sue lame, il meccanismo per la manovra tridimensionale, la sua agilità ed il suo odio contro i giganti. Gli bastava sapere che dietro la loro testa c’era il punto dove colpire: non gli interessava quali pensieri correvano nella loro mente o se provavano dolore.
Anzi, se lo provano tanto meglio.
 
Mentre pensava a queste cose, la mattina dopo la discussione con Hanji, ed entrava nella sala per la colazione, vide che il comandante Smith gli faceva cenno di avvicinarsi. Conosceva abbastanza bene il suo superiore e sapeva che quando lo chiamava in quel modo c’era qualcosa che non andava.
“Che succede?” chiese sedendosi davanti a lui.
 “E’ stato avvistato un gruppo di una decina di giganti a poca distanza da qui – disse pacatamente l’uomo, fissandolo con gli occhi slavati – e se ne sta occupando la squadra di Hanji”
“Quanti uomini?”
“Una decina e tutti esperti. Non dovrebbero avere problemi a farcela”
“Mh” Levi annuì aspettando che Irwin arrivasse al punto cruciale
“Hanji vuole provare a catturarne un altro: a dire il vero è una missione fatta per testare l’efficienza delle nuove trappole” disse infine
“Io uccido i giganti, non li catturo: – replicò Levi – se vuole fare amicizia con loro non pensi di contare su di me”
“Non ti chiedo di fare amicizia con i giganti, – scosse il capo Irwin – ma di andare a controllare. E’ una cosa molto rischiosa quella che stanno cercando di fare: sono meccanismi e trappole che devono essere ancora perfezionati… e non stiamo parlando di un solo gigante, ma di una decina”
“Mi stai chiedendo di andare a farle da balia”
“No, ti sto chiedendo di andare ad assicurarti che nessuno dei nostri compagni resti ferito o peggio. Manderei altre squadre, ma non abbiamo una simile disponibilità e non possiamo lasciare sguarnito questo posto: è di vitale importanza per le nostre future missioni. Loro sono una decina, Levi, lo stesso numero dei giganti: mi serve la garanzia che, in ogni caso, la bilancia penda a nostro favore”
Con un sospiro Levi si alzò dalla panca.
“Vado a prepararmi”
“La foresta a nord – est, circa cinque miglia di distanza: non dovresti aver problemi a seguire le loro tracce”
Levi annuì distrattamente mentre usciva dalla sala.
Non aveva avuto nemmeno il tempo di bere la sua tazza di the… la giornata cominciava male.
 
Zoe Hanji sapeva combattere, questo Levi non ebbe difficoltà a concederglielo.
Era appena arrivato nel punto dove la squadra della donna aveva piazzato le grosse trappole che avrebbero portato alla cattura di qualche esemplare ed aveva trovato la battaglia in pieno svolgimento. Con un rapido conteggio aveva visto che nessun membro della Legione era stato ucciso, mentre a terra c’erano i corpi fumanti e in decomposizione di quattro giganti.
Gli uomini della squadra di Hanji si muovevano tra gli alberi come vespe impazzite, costringendo quattro restanti giganti ad intralciarsi a vicenda. Lei invece si stava occupando personalmente di uno: era bello grosso, almeno quindici metri ed era particolarmente forzuto tanto che non aveva difficoltà a distruggere diversi alberi molto robusti.
Abbandonando la sua cavalcatura ed azionando il dispositivo del gas, Levi si portò agilmente sopra un albero abbastanza grosso, proprio accanto al gigante.
“Ehi, Levi! – sorrise Hanji, atterrando agilmente accanto a lui e tenendosi al tronco – Sei venuto a vederci lavorare?” non sembrava minimamente preoccupata dell’esito della battaglia, anzi, i suoi occhi brillavano d’eccitazione
“Semplice controllo” rispose lui, sfoderando le lame, pronto a colpire il gigante
“Non ti preoccupare. A lui ci penso io” replicò la donna
Per un suo personalissimo codice etico che prevedeva di lasciare la preda a chi l’aveva vista per prima, Levi si limitò ad annuire, restando in posizione di guardia, pronto ad un eventuale intervento.
Con occhio critico notò come la tipologia d’attacco di Hanji fosse completamente diversa dalla sua, ma non poté far a meno di approvarne l’efficienza; la donna volò con abilità davanti alla faccia del gigante e, prima che questi potesse reagire, usò la sua enorme spalla come trampolino per un balzo. Levi la osservò impassibile sollevarsi agilmente di almeno cinque metri prima di girarsi e sfoderare le lame: il taglio sul collo fu rapido e preciso.
Indolore…
Levi lo intuì, perché da quella persona si poteva aspettare una simile “attenzione” nei confronti dei giganti. Per qualsiasi altro soldato avrebbe attribuito un tale gesto solo alla particolare abilità e perfezione, ma in Hanji c’era una motivazione ben precisa.
Gli occhi azzurri si strinsero ulteriormente davanti a quella nuova dimostrazione di sensibilità.
“Allora, – dichiarò Hanji raggiungendolo e guardando la propria squadra che si occupava dell’ultimo gigante, a circa una trentina di metri da loro – purtroppo i macchinari per la cattura non sono ancora efficienti come ci aspettavamo. Anche se è da considerare la difficoltà provocata dall’eccessivo numero di giganti… fossero stati di meno forse avrebbe funzionato”
“La tua squadra è illesa?”
“Sì, ma quasi tutti i macchinari sono danneggiati o distrutti. – sospirò lei con tristezza – Mi dispiace: alcuni di questi ragazzoni potevano essere degli ottimi compagni per Andy! Volevo studiare eventuali interazioni tra di loro e…”
“Certo, come no. – mormorò Levi, rimettendo a posto le lame – Io torno alla base: tu e la tua squadra avete bisogno di una mano con i macchinari?”
“Che? Oh, no tranquillo, ci pensiamo noi e…”
Gli occhi castani di lei si puntarono dietro le spalle di Levi, assottigliandosi pericolosamente.
Il giovane non ebbe bisogno di ulteriori spiegazioni: mancava un gigante all’appello ed era dietro di loro.
Questa volta non diede il tempo ad Hanji di muoversi: fu rapidissimo a girarsi e lanciarsi verso il nemico, curandosi solo in un secondo momento di vederne l’effettiva posizione. Ma se faceva una simile cosa era perché conosceva perfettamente le sue possibilità.
Il gigante era un esemplare di circa sette metri, come Andy, e stava correndo in maniera scomposta verso il loro albero. Senza nemmeno attendere che arrivasse troppo vicino a lui, Levi sparò un rampino alla sua destra, contro un altro tronco, e con una torsione iniziò a volteggiare attorno al gigante sguainando le lame. Appena gli passò dietro il collo, strinse gli occhi e colpì il bersaglio.
La ferita fu netta e mortale: forse indolore, ma quello che contava era l’intenzione.
Uccidere.
“Vedo che qui non c’è più niente da fare – dichiarò, dopo essere atterrato a terra con eleganza - Buon lavoro a te e alla tua squadra”
E senza attendere risposta andò verso il suo cavallo.
Non c’era assolutamente bisogno della mia presenza. Irwin, che cosa volevi dimostrarmi? Quanto fosse brava a combattere? Lo è, e con questo? Ce ne sono decine e decine come lei…
 
Era ormai sera tardi e la squadra di Hanji ancora non era tornata.
Levi non era per niente sorpreso: aveva visto che tipologie di macchinari avevano portato con loro e sapeva che richiedevano un’esagerata manutenzione ed attenzione per poterli recuperare. La Legione Esplorativa non poteva permettersi nessuno spreco sotto quel punto di vista.
Approfittando della calma si concesse una passeggiata nell’impalcatura davanti al campo dove stava Andy.
Lanciando un’occhiata di sbieco a quel bestione a circa un centinaio di metri da lui, vide che sembrava completamente assente, la grossa testa bruna chinata verso il suolo, per quanto lo permetteva il grosso collare che lo legava al palo.
Hanji aveva ordinato che venisse smontata la grossa gabbia che l’aveva racchiuso durante il viaggio, in modo che si sentisse più a suo agio, e dunque il gigante ora appariva in tutta la sua grandezza, quasi fosse placidamente seduto a godersi la brezza serale.
Ma se il gigante sembrava tranquillo, Levi invece era irrequieto: non gli piaceva per niente che ci fosse uno di loro vivo in quello che considerava il suo territorio.
Dipendesse da me, la cosa si sarebbe già risolta.
“Come l’ha chiamato?” chiese una voce accanto a lui
“Andy” rispose laconico Levi
Irwin Smith rimase in silenzio, fissando il giovane dai capelli neri che a sua volta guardava impassibile il gigante poco distante da loro: il cacciatore che punta la propria preda.
“Sei venuto a patti con Hanji?” gli chiese all’improvviso
“Ti preme così tanto?”
“Sì, perché voi due siete tra i migliori esponenti che la Legione Esplorativa abbia mai avuto negli ultimi anni. Ho bisogno del vostro apporto e sarebbe meglio se andaste d’accordo: hai visto che con lei non si tratta solo di collaborare in combattimento”
Levi non disse nulla e Irwin continuò, portando lo sguardo su Andy
“Quello che fa Hanji può essere moralmente discutibile, soprattutto per uno come te. Ma non possiamo permetterci di trascurare il suo punto di vista, perché è da quello che, prima o poi, potrebbero giungerci delle risposte: se non scopriamo qualcosa di più su di loro è quasi inutile continuare ad ammazzarli”
“Non condanno lo studio del nemico” disse piatto Levi
“Già, condanni il fatto che lei sia in qualche modo affezionata ai giganti… ma se questo è il suo modo di fare, non importa. L’entusiasmo di Hanji può portarci alla soluzione, Levi, ricordatelo. E poi devo ammettere che quella ragazza è davvero particolare… riesce a trovare simpatico persino un lupo solitario come te”
Levi non rispose, lo sguardo sempre fisso su Andy.
“Beh, goditi l’aria fresca della sera – lo salutò Smith – ci vediamo più tardi”
 
Levi rimase a guardare il sole che calava lentamente, assumendo tinte sempre più rosse.
La sua mente era completamente svuotata e qualsiasi pensiero annullato da quei momenti di quiete, anche se i suoi sensi erano sempre pronti a cogliere la minima situazione di pericolo.
Stando in quella posizione di vedetta, sopra l’impalcatura, fu lui il primo a vedere la squadra di Hanji che tornava dalla missione.
Si capiva che erano molto stanchi: cercare di recuperare tutti quei macchinari non doveva essere stato facile. I carri erano condotti con molta cautela e diversi sostegni tenevano le macchine ridotte in condizioni non proprio felici; nonostante l’uccisione di dieci giganti, la missione di quella mattina non aveva avuto i risultati sperati… ed i volti di quei soldati, nonostante il chiaro sollievo di essere tutti vivi ed illesi, esprimevano notevole delusione.
All’improvviso vide che Hanji, dopo essersi slacciata il meccanismo per la manovra tridimensionale, scendeva dal proprio cavallo, passando le redini ad un suo compagno.
La ragazza si stiracchiò vistosamente e poi si diresse, completamente da sola, verso Andy.
Gli occhi azzurri di Levi si strinsero: la sua vista acuta colse le contrazioni dei muscoli sulle braccia del gigante e il movimento di diversi chiodi che lo tenevano ancorato a terra.
Con un balzo scese dall’impalcatura ed iniziò a correre.
 
I giganti in genere non erano molto intelligenti: seguivano il loro istinto per catturare gli umani, ma spesso e volentieri non erano capaci di andare oltre il mero slancio verso le loro prede.
Andy invece era un raro caso di gigante con un minimo di furbizia: aveva capito che la cosa più conveniente da fare, date le sue condizioni, era lasciare che la preda si avvicinasse.
In maniera assolutamente improvvisa le sue braccia riuscirono a schiodarsi, con una pioggia di schegge e di pezzi di travi di legno e subito portò le mani dietro la testa, afferrando il grosso palo che lo teneva imprigionato.
Levi vide i grossi muscoli delle braccia che si tendevano per lo sforzo, tanto che diversi chiodi furono spinti fuori dalla pelle come proiettili.
Non c’era alcun dubbio sulle sue intenzioni.
Non vuole solo liberarsi! Vuole anche attaccare!
Gli occhi scuri del gigante erano fissi su Hanji, imbambolata a fissare quella prodigiosa scena… e completamente indifesa.
Levi snudò le lame, ma gli bastò una frazione di secondo per capire che non avrebbe mai fatto in tempo ad attaccare ed evitare che il grosso palo colpisse: Andy l’aveva appena sradicato e già lo stava facendo andare sopra la sua testa bruna.
Fu una semplice questione di priorità.
Con un ultimo balzo, badando a tenere le lame indietro, il giovane si scagliò su Hanji.
L’impatto fra la sua spalla ed il fianco di lei fu così violento che entrambi rotolarono di lato, appena un secondo prima che il palo si abbattesse sull’esatto punto dove stava la ragazza. Lo slancio di Levi era stato tale che furono scaraventati ad almeno sei metri di distanza dal gigante.
Con il fiato mozzato, il giovane si scostò da Hanji augurandosi di non averla ferita con le lame in quella caduta forzata.
“Stai…?”
“Levi! Levi! – gridò lei, mettendosi seduta e afferrandogli il braccio – E’ pazzesco! Hai… hai visto che ha fatto?”
Il soldato si alzò in piedi, liberandosi di quella stretta, profondamente disgustato dall’entusiasmo che leggeva negli occhi di Hanji.
“Fammi un favore: rimani a distanza di sicurezza” disse, recuperando una salda presa sulle lame
“Andy ha appena usato il palo come arma! E’ incredibile e… no, cosa vuoi fare?”
“Quello che andava fatto da subito” sibilò lui, fissando con odio il gigante che cercava di liberare anche le gambe, con strattoni tali che facevano uscire il sangue dai punti dove stavano i chiodi.
“No! Fermo! – lo supplicò lei, alzandosi a sua volta e cingendogli la vita con le braccia – Possiamo bloccarlo senza fargli del male”
“Non sei obbiettiva quando si parla di questo gigante! – dichiarò Levi con durezza, girandosi a guardarla con spietati occhi azzurri – Saresti rimasta a farti uccidere come una stupida! Ma adesso la situazione la prendo in mano io!”
E con un brusco gesto si sciolse dalla sua presa e si avviò con passo fermo verso il suo avversario che si divincolava come un ossesso nel tentativo di liberarsi.
Usando il palo come arma ha spostato il collare in modo tale che il collo è scoperto.
Gli occhi azzurri si strinsero ancora di più nell’individuare il bersaglio.
“Ti prego, non ucciderlo!” gridò disperatamente Hanji dietro di lui
O noi o lui, stupida! E’ una questione di priorità
Senza attendere oltre effettuò un agile balzo sulla gamba del gigante, evitando l’enorme braccio che cercava di colpirlo. Lo slancio lo fece alzare di diversi metri e già a mezz’aria le sue lame assunsero la posizione d’attacco.
Levi quando colpiva una preda lo faceva con odio, ma mai ne mise tanto come nell’uccisione di quel gigante. Lo detestava in modo particolare perché, per colpa di Hanji, gli aveva dato un’identità: non era più uno dei tanti da colpire. Con lui aveva un personalissimo conto aperto… e lo saldò con le sue lame, facendole penetrare in profondità, assaporando ogni singolo centimetro di pelle che veniva tagliato.
Parve quasi durare un’eternità, ma in realtà l’azione si ridusse a pochissimi secondi.
Rapida e pulita come ci si aspettava da uno specialista come Levi.
Il corpo di Andy ricadde in avanti, una posa scomposta considerate le gambe ancora prigioniere. Il fumo iniziò ad uscire mentre il corpo si decomponeva.
Il giovane non si scompose minimamente e con agilità saltò a terra, fissando imperturbabile davanti a se.
“Oh no! – pianse Hanji, disperatamente, accostandosi al gigante – Andy! Andy! Perché!?”
Levi si rifiutò di girarsi a guardarla: gli dava fastidio e ribrezzo vedere un dolore così sincero sprecato per un gigante.
“E’ solo uno stupido gigante. – mormorò – Vuoi un consiglio? Evita di dare loro un nome, non affezionarti. Sono i nostri nemici, non animali da compagnia”
Si aspettò di sentire la risposta rovente di Hanji a difendere per l’ultima volta il suo protetto ormai defunto; ma non ci fu nessuna accusa nei suoi confronti. Arrischiandosi a guardare con la coda dell’occhio dietro di sé, la vide inginocchiata davanti a quell’enorme massa fumante: le spalle sussultavano per i singhiozzi ed i folti capelli castani sembravano afflosciati per il dolore.
La cosa più giusta da fare sarebbe stata andare via e lasciarla a sfogarsi da sola, tuttavia…
Con un sospiro ripose le lame e ritornò sui suoi passi fino ad accostarsi a lei; dopo una lieve esitazione allungò la mano destra e la mise su quei folti capelli castani, inducendo la ragazza a girare il volto dalla visione di Andy.
“Non merita il tuo dolore” dichiarò impassibile
Hanji non rispose nemmeno questa volta, ma strinse le braccia intorno alle gambe di Levi, aggrappandosi con disperazione a lui. Aveva smesso di chiamare il gigante per nome e i singhiozzi si erano fatti meno congestionati, ma si vedeva che era profondamente affranta da quel particolare lutto.
“Sei proprio fuori di testa, Hanji”
…riesce a trovare simpatico persino un lupo solitario come te
Levi fissò il corpo di Andy ormai quasi del tutto decomposto, mentre il primo buio dava al fumo che ancora usciva dal cadavere un aspetto davvero surreale.
Credi che mi troverà simpatico anche ora, Irwin? – si chiese con amarezza – Mi dispiace deluderti, ma la tua speranza su me ed Hanji non verrà mai realizzata.
Ci aveva pensato Andy a spezzare qualsiasi possibilità.
 
  
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