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Autore: violadelpensiero    09/10/2013    1 recensioni
Gli opposti si attraggono? Gli antipodi si completano?
No, questa storia dimostrerà che forse sono le cose che ci permettono di rispecchiarci nell'altra persona ad avvicinarci maggiormente a lei. Allora che cosa condivide Draco Malfoy con Ginevra Weasley? Sesto anno, una Ginny che ha sempre ricevuto amore dalla sua famiglia ma che non riesce ad accontentarsi delle cotte adolescenziali e cerca il sentimento con la A maiuscola e Draco, Mangiamorte per costrizione, intrigato dalla caparbietà dell'unica ragazza che non ha paura di dire le cose come stanno e a tenergli testa per difendere le sue idee. Un mix scoppiettante di incontri rubati, chiarimenti su sè stessi e dialoghi complici nella mia prima long FF Drinny.
(Stralcio dal primo capitolo, POV GINNY)
-Che cosa vuole da me Malfoy?- pensò non irritata né spaventata, ma, si rese conto, curiosa. Iniziò un gioco di sguardi che durò a lungo. Ginny alzò un sopracciglio come a dire: “Che cosa vuoi da me?”. Il ragazzo rispose con un gesto identico e un’alzata di spalle che la rossa tradusse come: “Mah, vediamo dove ci porta il destino”. Stavano flirtando!
Recensite e fatemi sapere la vostra opinione grazie!
Violadelpensiero
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley | Coppie: Draco/Ginny
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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 Ginny aprì gli occhi ansimando e lasciando in modo brusco il mondo di Morfeo per una realtà occupata dal viso tondo e roseo di Madama Chips.

-Buongiorno, ragazza mia. Dormito bene? Sono contenta! Hai fame? Adesso ti porto la colazione, intanto bevi questo- chiocciò mettendole direttamente in bocca una pozione violetta, senza nemmeno darle il tempo di rispondere ad una sola delle sue domande. Non aveva dormito bene: aveva avuto un sonno agitato e nervoso, ma non mangiava dal pranzo del giorno prima e il suo stomaco brontolava rumorosamente.

Mentre stava pacificamente facendo colazione, o meglio, mentre si stava ingozzando di uova strapazzate e toast alla marmellata come una vera Weasley, irruppero dalla porta Demelza e Diane, con  un’espressione indecifrabile ma sicuramente poco pacifica. –Oh oh- pensò-Sono nei guai-

Le osservò avanzare fino a quando Demelza esordì :-Non voglio dire “te l’avevo detto” ma…-

-Te l’aveva detto!!- continuò l’amica con gli occhi blu, irritata –Sei insopportabile, Ginevra-

Se l’angelica Diane era arrabbiata, allora le cose erano messe male. Diane abbracciava gli alberi, salvava le farfalle che si intrappolavano nelle ragnatele, lasciando dei pezzetti di pane per nutrire i ragni senza più preda, non riusciva a dormire se non aveva passato il filo interdentale!

-Ci hai fatto preoccupare tantissimo- proseguì Demelza imperterrita, cercando di non guardare la rossa, che rimpiccioliva sotto le coperte, abbattuta e triste.

-Sei un’incosciente!-

-Un’irresponsabile!-

-Non ti parleremo più!- conclusero insieme.

Passò un momento di silenzio carico di tensione che venne rotto da una Diane in lacrime mentre esclamava, coinvolgendole in uno stritolamento generale:

-Oh, venite qui: abbraccio di gruppo!- si abbracciarono con entusiasmo, seppellendo il viso l’una nei capelli dell’altra, fino a quando la vocina di Diane pigolò:

-Ragazze, siete fantastiche e vi voglio un mondo di bene, ma… COUGHT COUGHT!-

- Mi state pressando- concluse debolmente.

Le altre due si staccarono immediatamente con dei-Giusto-, -Ok, certo-, -Si hai ragione- imbarazzati e un sorriso a trentadue denti.

-Sarà meglio che andiate in classe, cercherò di farmi dimettere da quel marshmellow vivente oggi pomeriggio- disse poi dolcemente Ginevra, alludendo alla stucchevolezza Madama Chips.

La ragazza trascorse la mattinata cercando di evadere dalla prigione di noia attorno a lei. Ogni tanto le si ripresentavano davanti agli occhi flashback del sogno che non l’aveva fatta dormire bene quella notte. Era poco chiaro: una serie di immagini confuse e grigie, rosse, nere. Rabbrividì istantaneamente ma si costrinse a scavare nel suo inconscio per catturare particolari. Ricordò improvvisamente, dopo il panico del sogno, una mano gentile fra i capelli e un profumo buonissimo, certamente maschile.

-Che carino, Lee mi ha vegliato questa notte? Glielo chiederò- pensò.

Fremente come Leotordo chiuso in gabbia, nel pomeriggio finalmente Ginny fu dimessa dall’Infermeria. Le lezioni erano già finite e lei si avviava verso il dormitorio Griffyndor. Era ormai passato metà ottobre e il sole tramontava molto velocemente. Quasi di corsa raggiunse la sua Sala Comune, mormorando la parola d’ordine alla Signora Grassa. Subito riconobbe l’odore di legno antico, miele e polvere e l’ambiente caldo rosso-oro così familiari. La Sala era quasi vuota; forse tutti gli studenti erano a studiare in Biblioteca. Senza pensarci troppo, Ginny si sfilò gli stivaletti e il mantello, avvicinandosi davanti al camino per scaldarsi i piedi gelati. Probabilmente fu la spossatezza della notte agitata a farla addormentare con il capo reclinato su una spalla e i capelli sparsi sulla camicetta come un’aureola infuocata.

Si svegliò quando sentì qualcuno prenderla in braccio e portarla verso il Dormitorio Femminile.

-Ma che diavolo…?!- mormorò con la bocca impastata.

-Ti sto accompagnando alle scale, principessa. Ti eri addormentata su quelle poltrone scomode… Ma non farci l’abitudine eh? Negli ultimi giorni ti ho portato troppo spesso!- interloquì sorridendo Lee Jordan.

Ginny aprì meglio gli occhi e intrecciò le mani dietro al collo del ragazzo rispondendo con un sorrisetto impertinente: -Non è colpa mia se ti piace tanto prendermi in braccio. Basta chiedere, Lee.-

Il ragazzo rise e i suoi occhi turchesi brillarono nella penombra come gemme di acquamarina:

-Siamo arrivati a destinazione, Gin-

Non “Splendore”, “Dolcezza”; ma il suo nome. Detto da lui suonava più intimo di quanto la rossa immaginasse. Tuttavia, nonostante il commento precedente, il ragazzo non la lasciava, anzi il suo sguardo era molto intenso e la scrutava a fondo negli occhi verdi.

Per interrompere l’imbarazzo dovuto al sentirsi fissata con così tanta attenzione, Ginny si divincolò un poco e sciolse l’abbraccio, scivolando verso il basso.

-Ma perché devo sempre peggiorare le cose?!- si disse riprovevole, notando che era finita a guardarlo dal basso, appoggiata sul petto ampio del ragazzo.

Cercando di indietreggiare con delicatezza mormorò: -Grazie Lee per avermi accompagnata in Infermeria e per avermi vegliato questa notte. Ti voglio bene.-

Si sporse di un poco e gli posò un breve bacio sulla guancia. Poi corse su per le scale del dormitorio, troppo in fretta per notare l’espressione sì sognante, ma anche confusa del ragazzo.

                                                                              

Mentre i giorni scorrevano veloci l’uno dopo l’altro, Draco  Malfoy si annoiava ed alternava momenti di apatia con scatti di rabbia e insofferenza. Theo e Blaise, al limite della sopportazione, lo vedevano stare rintanato in camera a consumare il tappeto. Erano preoccupati: le chiamate del Marchio si stavano intensificando e questa cosa sembrava aggravare l’umore nero di Draco. Avevano provato, entrambi e più volte, a farlo parlare, sfogare, ma conoscevano la riottosità del ragazzo per qualsiasi rapporto emotivo.

Draco aveva ricevuto ogni giorno una lettera di suo padre, che osannava il nuovo padrone ed esprimeva la sua soddisfazione per il fatto che il figlio avrebbe presto fatto parte delle schiere dei Mangiamorte attivi.

Quel giorno, il sedici dicembre, i due amici avevano deciso di metterlo alle strette. Entrarono risoluti ma innocenti nella camera comune, dando un’occhiata di sfuggita a Draco, appoggiato contro la finestra, lo sguardo verso il lago. –Adesso sicuramente vogliono la verità- pensò il ragazzo -Ma qual è poi la verità? Il fatto è che io sono un codardo in tutto: non ho la forza di ribellarmi a mio padre e di dirgli che non voglio servire il suo Signore Oscuro, di espormi davanti alla Weasley per paura che mi faccia male, di parlare con i mei amici di tutto ciò…-

Prendendo un respiro profondo Theo si rivolse a Blaise sussurrandogli: -Faccio io, che è meglio-, poi cominciò esitante:

-Ciao Dra, come va oggi?- Il biondo cercò di non sorridere: Theo era sempre così cauto; tranquillo e sicuro anche se avesse avuto uno Schiopodo Sparacoda nell’armadio.

Blaise lo guardò come per dire “Ma che fantasia, Mr Faccio-tutto-io” e sbuffò.

Si stravaccò sulla poltrona e si allungò per prendere un Whisky Incendiario continuando ruvidamente:

-Draco è una settimana che stai da far schifo-  Draco riconobbe la schiettezza tipica dell’amico dagli occhi di zaffiro: diretto ma sincero.

“Veramente aulico” sembrava dire l’espressione irritata di Thed.

Blaise rimase imperturbabile e concluse:

-Non ci vuoi dire che cosa ti è successo per ridurti così ma siamo i tuoi unici amici ed è un miracolo che tu ancora non abbia scavato una trincea su quel tappeto a forza di calpestarlo. Quindi sputa il rospo perché la mia pazienza è finita-

Draco sedette sull’altra poltrone mentre Theo prendeva posto con la schiena appoggiata alla colonna di fianco al camino. Entrambi gli stavano prestando tutta la loro attenzione.

-Non avrò ancora conosciuto l’amore, ma non mi sono mai accorto che l’amicizia non mi è mai mancata- realizzò improvvisamente.

Prese un respiro e disse tutto d’un fiato: -Non voglio combattere la guerra che verrà e servire Voldemort-

Era riuscito ad ammettere  ai suoi amici ciò che lo crucciava di più, ma questo non l’aveva risollevato; ora, imbarazzato per la confessione, posò gli occhi sul tappeto mentre calava il silenzio.

Improvvisamente si alzò e prese il mantello e, senza che Theo e Blaise avessero nemmeno il tempo di formulare una risposta, disse: -Sono le quattro: devo andare-.

E si allontanò.

 

Ciao a tutti! Devo ammettere che per scrivere questo capitolo mi sono spremuta come un limone ma anche adesso la versione finale non mi entusiasma. Sarebbe bello sentire il vostro parere su qualche cosa che vi ha colpito o che invece non piace. Mi sarebbe di grande aiuto J

Grazie a tutti, anche ai lettori silenziosi. Un abbraccio,

Violadelpensiero

  
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