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Autore: Daisy Pearl    09/10/2013    4 recensioni
Finì di parlare e ansimò brevemente, come se avesse fatto una corsa infinita, lo sentii andare avanti e indietro e in qualche modo riuscii a immaginarmelo. Aveva un lungo abito bianco che si adagiava sul pavimento in pietra. La veste ondeggiava con eleganza e sembrava brillare di luce propria. Le lunghe ali erano spalancate sulle sue spalle, candide come il vestito e, a completarne la figura c’erano i classici boccoli oro che gli ricadevano sulle spalle con gentilezza. Potevo quasi vedere gli occhi azzurri come il cielo fissarmi attendendo che fossi in grado di alzarmi, in quel modo mi avrebbe potuta portare dove dovevo stare.
Mi avrebbe portata all’inferno.
- Questa è la storia di Mar e di Dave. Una storia di magia, tradimenti, colpi di scena, pazza, lucidità, amore. Bene e male si intrecciano in continuazione fondendosi in alcuni punti per poi separarsi. Il confine tra bianco e nero non è mai stato così invisibile.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gioco di...'
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creazione di Shadowdust


Parole.
Senza.
Senso.
Salve, sconosciuto visitatore.
Hai tra le mani una grande possibilità.
La possibilità di istigare.
Ma tale possibilità non sarà al tuo servizio.
Sarà il Potere ad indicarti cosa devi fare.
Sii strumento silenzioso nelle sue mani e sarai ricompensato.
Sii Sua voce, Sue orecchie e Suoi occhi.
Ma non essere mai la Sua mente.
Egli non ne possiede una.
Egli è solo forza, forza allo stato puro.
Il Potere regna il tuo corpo.
Tu lo possiedi, ma non lo sai usare.
Ma attenzione! Il potere è limitato!
Leggi e impara, sconosciuto visitatore.
Impara a giocare …
… a giocare con gli sguardi.
*
 
Dovevano ricordami qualcosa, eppure non sapevo cosa.
Scorrevano dinnanzi ai miei occhi come i titoli di coda di un film, ma non erano affatto parole noiose, anzi. Ogni singola lettera attirava il mio sguardo come una calamita. La accarezzavo col pensiero, la comprendevo, la facevo mia e, infine, passavo al vocabolo successivo.
 
Occhi.
Visualizza gli occhi.
Sorridi. Influenza. Fa che si fidino.
Intrappolali.
Tutto il campo visivo deve essere occupato da occhi. Un paio di occhi.
Comprendili. Cosa vogliono dirti?
Empatia. Simbiosi. Sintesi.
Tu sei quegli occhi.
Prendi una decisione. Quella sarà la loro decisione.
*
 
Non riuscivo a far a meno di rimanere ipnotizzata da quella danza di lettere che per me non avevano alcun significato, avevo la mente annebbiata, non avrei potuto fare di meglio.
Eppure non mi sentivo debole, tutt’altro. Mi sentivo rinata, proprietaria di una nuova e travolgente forza. Ero completa.
Barlumi di immagini balenarono nella mia testa. Il dolore, la furia, l’umiliazione che avevo provato cercarono di raggiungermi eppure io ero protetta. Era come se stessi osservando queste sensazioni dall’esterno, attraverso un vetro, come in un acquario. Facevano paura, ma non potevano raggiungermi, ero schermata. Il cuore divenne mille volte più leggero mentre mi veniva da ridere per schernire tutte quelle sensazioni che avevano cercato di attaccarmi. Che fallimento misero il loro.
Il ricordo dei giorni precedenti mi sembrò lontano, come se non fossi stata io a vivere in prima persona quegli eventi, era come se li avessi osservati da uno schermo televisivo e poi, annoiata da ciò che avevo visto, mi ero dimenticata quasi di tutto, se non di alcuni dettagli.
Spalancai gli occhi, ma fu come se non l’avessi fatto. Intorno a me regnava il buio. Dovevo essere sdraiata sul pavimento di pietra, il freddo sotto la mia pelle me lo confermava. Mi misi a sedere mentre cercavo di stendere i muscoli intorpiditi. L’unica fonte di luce era una sottile striscia dritta davanti a me, in corrispondenza di quella che doveva essere una porta. Mi misi in piedi e mi diressi verso di essa. Cercai a tentoni la maniglia e la abbassai prima di entrare in un’ampia stanza quadrata. Da un lato vi era qualche scaffale dove vi erano riposti libri e oggetti di qualsiasi tipo, dall’altra parte c’era un lungo tavolo al quale era seduto un uomo chino su qualcosa. Il modo in cui teneva raccolti i lunghi capelli neri alla base del collo era inconfondibile e mi ritrovai a sorridere alla prospettiva di rivolgergli nuovamente la parola. Non ero più impaurita o intimidita, solo provavo una grande nostalgia per quel passato perfetto che avevamo condiviso.
Mi avvicinai cercando di non fare rumore e vidi che Alan era impegnato a scrivere qualcosa su un quaderno.
“Sembri una amanuense!” esclamai ad alta voce mentre aggiravo il tavolo e mi paravo di fronte a lui.
Alan alzò lo sguardo dalla pagina e strinse la mascella, evidentemente ancora non riusciva a dimenticare la dura sconfitta che gli avevo inferto.
Il disappunto venne sostituito da un ghigno storto. “Ce ne hai messo di tempo per svegliarti!”
Sapevo che la frase sottintendeva che lui ci aveva messo molto meno.
Gli sorrisi per nulla offesa dal suo commento.
“Mi sono presa il tempo per dormire un po’!” risposi con noncuranza. Mi sentivo quasi euforica nello stare lì a parlare con lui mentre le sensazioni che mi avevano fatta crollare la sera prima, premevano contro il vetro per raggiungermi.
Lui abbassò lo sguardo e riprese a scrivere ignorandomi.
“Sai, devo farti i complimenti!” iniziai.
Lui non rispose, ma continuò a scrivere.
“Sei stato bravo a celare la presenza mia e di Dave al tribunale!” ghignai mentre lui posava la penna sul tavolo. Sospettavo che non fosse opera sua, ma sarebbe stato divertente vedere come avrebbe reagito.
Strinse la mascella “E’ stata Jasmine, ha creato una sorta di muro che impediva a chiunque di vedervi!” gli costava molto non prendersi il merito.
“Ma tu potevi vederci! Che hai fatto per meritarti un premio del genere? Sei stato un bravo schiavetto?” lo canzonai.
Le sue labbra si piegarono in un sorriso privo di allegria.
“Se sei qui allora vuol dire che anche tu dovrai presto fare la brava schiavetta!” ribattè.
“Io tengo onore all’accordo preso!”
“Come sei onesta Mar!” mi canzonò.
“Noto anche tu lo sei!”
“Non che abbiate molta scelta!” aggiunse Jasmine entrando nella stanza.
Alzai un sopracciglio, non mi andava che mi credesse la sua schiava personale. “Abbiamo scelta! Abbiamo scelto di riavere i nostri poteri ed ora siamo qui perché sapevamo di doverti dare qualcosa in cambio!”
Lei sorrise. “Molto bene, Mar! Sono felice che tu la prenda in questo modo, non è stato altrettanto facile con Alan!”
Mi venne da ridere. “Non volevi tenere fede al patto? Sei proprio malvagio!” lo schernii.
Lui strinse di nuovo la mascella. “Non mi piego così facilmente alla volontà di un altro come fai tu Marguerite!”
Gli sorrisi. “Touchè. Anche se credo che quello che è giusto è giusto, e poi chissà, magari potrei ottenere qualcosa in più!”
“False speranze! Siamo prigionieri di questa donna dal momento in cui abbiamo deciso di riavere ciò che era nostro!”
Jasmine scoppiò a ridere.
“Gli piace essere melodrammatico!” articolò a fatica tra le risate.
Sapevo che Alan aveva torto. Ero convinta che una volta completato il nostro compito Jasmine ci avrebbe lasciati liberi di fare ciò che volevamo, ma io avevo ambizioni più elevate. Dovevo trovare il modo di impossessarmi dei suoi poteri e diventare io la più forte in assoluto, per fare ciò però dovevo diventare amica della donna.
Ridacchiai e mi avvicinai a lei.
“Allora, dov’è il mio quaderno per scrivere?” chiesi prontamente. Jasmine sorrise compiaciuta della mia voglia di lavorare e indicò con un cenno quello di Alan.
“Alan ha dei vuoti che ha segnato lasciando dei paragrafi bianchi. Quando avrà terminato di scrivere ciò che si ricorda tu dovrai completare il quaderno e ricontrollare tutto. Quando avrai finito, allora dovrà essere riletto tutto anche da Alan!”
“Perché deve essere rivisto tutte queste volte?”
“Perché non sappiamo come la vostra memoria abbia conservato le parole del libro. Per il momento i vuoti di Alan riguardano solo interi paragrafi, ma potrebbe anche darsi che si dimentichi una parola e automaticamente ne metta un'altra. Per questo è necessario che ognuno di voi ricontrolli l’opera dell’altro. Infine verificherò io stessa che sia tutto esatto e poi potremo procedere!”
“A cosa?” domandai incuriosita.
“Non ti riguarda!” sorrise con gentilezza.
Percepivo la paura premere contro il vetro, cercando di raggiungermi eppure non ci riusciva. In quel momento riuscivo a provare solo una grande ammirazione per quella donna. Apparentemente era una persona gentile, chiunque l’avrebbe presa in simpatia, invece era malvagia e senza scrupoli, eppure riusciva a celare tutto ciò dietro ad un bel sorriso. Io non avevo mai fatto una cosa del genere. Certo avevo sempre fatto uso di maschere più o meno efficaci, ma amavo che chiunque mi circondasse percepisse almeno un po’ della mia vera natura, quella pericolosa. Mi aveva sempre conferito quell’aria di mistero che aumentava il mio fascino. L’unica persona con la quale mi ero finta gentile era Emily e non era stato affatto facile. Invece a Jasmine veniva naturale ed era proprio questo, a mio avviso, a renderla la donna più pericolosa che conoscessi. Lei non avrebbe mai fatto trasparire le sue intenzioni. Un attimo prima poteva sorridere alla sua vittima come avrebbe fatto una madre e un attimo dopo farla rotolare per il dolore.
 “Mar, avrei un altro affare da proporti!” mi disse.
Ero compiaciuta e curiosa al tempo stesso.
“Dimmi!”
Senza una parola Jasmine mi voltò le spalle e si incamminò verso la porta dalla quale ero entrata, la seguii automaticamente mentre sentivo Alan trattenere qualche grugnito di disapprovazione.
Da un lato ero felice che lui non fosse al mio stesso livello e vedesse le cose  in maniera diversa, però d’altra parte ero perplessa. Le mie emozioni che mi rendevano debole erano state portate fuori dal mio corpo e solo io potevo decidere se far passare loro attraverso lo scudo che mi proteggeva. Questo avveniva anche prima, quando avevo dei poteri miei. Invece Alan sembrava non riuscisse a liberarsi di sensazioni come la rabbia e la diffidenza, era come se il suo scudo fosse bucato e mi chiedevo perché fosse realmente così. Forse fin dal principio lui non si era fidato di Jasmine e quindi, per sua protezione, aveva fatto entrare quelle sensazioni. Forse anche io avrei dovuto seguire il suo esempio eppure sapevo che quelle emozioni mi avrebbero resa nuovamente debole e non potevo permettermelo. Inoltre mi fidavo di Jasmine, era lei che sbagliava a fidarsi di me.
Uscimmo all’aria aperta e mi condusse lungo il viale che circondava la casa.
“Ho un altro compito da affidarti!” disse semplicemente.
“Cosa ci guadagno?” misi subito in chiaro le mie intenzioni.
Lei sorrise come se fosse quasi soddisfatta.
“La vendetta!”
Ghignai al solo pensiero. Non era la ricompensa che mi ero aspettata, ma era sicuramente molto allettante.
“Spiegati meglio!”
“Immagino che tu sappia che ti ho osservata durante questi giorni!”
Annuii ricordando quello che mi aveva detto a proposito degli animali e il mio essere quasi diventata pazza all’idea che dietro qualsiasi essere vivente potesse celarsi lei.
“Bene. Ho notato che molto di quello che ti è successo è accaduto a causa di Dave Sullivan!”
Strinsi la mascella al solo ricordo di quel nome. Anche se non provavo più tutto il dolore dovuto alla gelosia e alle sue parole sentivo che mi aveva fatta soffrire e doveva pagare per questo, ero crollata per colpa sua. Sua e di Robert, ma presto avrei scovato anche lui e lo avrei distrutto con le mie mani.
“Strusciarsi contro quella ragazza dopo così poco tempo dalla vostra rottura…” continuò dispiaciuta. Non seppi se lo era veramente, ma ne dubitavo altamente. Non era sicuramente il tipo di persona empatica.
“Non stavamo insieme!” precisai.
“Ma ci sei stata male lo stesso!”
Per quanto mi costasse ammetterlo aveva ragione, Dave avrebbe pagato per quello, nessuno poteva farmi sentire in quel modo.
“Cosa proponi?”
“Nel mio piano serve Dave, serviva dal momento in cui l’ho ideato, ma ora tu hai la possibilità di essere l’artefice di ciò che gli accadrà!”
L’euforia prese il possesso di me.
“Cosa gli accadrà?” domandai pregustando l’incognita risposta, come quando si osserva un piatto dall’aspetto invitante, ma ancora non si sa di cosa è fatto.
“Sarà molto divertente Mar! Lo muterò, ma la mutazione sarà lenta. Mentre avverrà lui percepirà il suo cambiamento e credimi che si odierà, si detesterà talmente tanto da volersi uccidere. Il buono e dolce Dave non sarà più riconoscibile, nemmeno dinnanzi ai tuoi occhi.”
Alzai il sopracciglio.
“E dove sarebbe il divertimento?”
“Sarai tu ad averlo condotto a ciò, osserverai il suo cambiamento, vedrai l’odio per se stesso crescere nei suoi occhi!”
Iniziai a comprendere e un ghigno illuminò i tratti del mio viso.
“La tua proposta inizia ad allettarmi!”
La donna sorrise “Molto bene!”
“Quando cominciamo?” ero impaziente di togliere a Dave quello che da sempre l’aveva reso Dave: la sua gentilezza, il suo altruismo e tutte quelle altre disgustose qualità che lo caratterizzavano.
“Presto, ma prima dovrai avere pazienza e dovrai fingere che tutto sia esattamente come ieri!”
“Cosa intendi dire?”
“Lui non sa che tu hai recuperato i tuoi poteri, però sa, probabilmente grazie ad Alex, che tu hai trovato un modo per fronteggiare Alan!”
Rabbrividii leggermente. Era ovvio che avesse ascoltato la mia conversazione con Alex, anche se al momento tramavo contro di lei.
Jasmine notò il mio silenzio e aggiunse “Provo solo ammirazione nella tua voglia di trovare una soluzione alternativa per ottenere potere. Questo fa di te una persona  determinata che sicuramente è degna di ammirazione!”
La guardai incredula, ma lei sembrava sincera. Anche in quell’occasione dubitai che lo fosse, dovetti comunque ammettere che era bravissima a fingere. In ogni caso il messaggio era arrivato: nessun rancore per quello che avevo tentato di fare.
Annuii leggermente prima di rivolgerle nuovamente la parola.
“Deduco che debba continuare ad essere all’oscuro del fatto che ho di nuovo i poteri!”
“Ti sbagli! Solo che tu fingerai di riacquisirli con lui!”
La guardai senza comprendere a fondo le sue parole.
“Per fare ciò che ho intenzione di fare mi serve che anche Dave abbia nuovamente i suoi poteri!”
Sbuffai all’idea. “Non mi sembra una vendetta promettente!”
Lo sguardo gentile di Jasmine si tramutò in uno sguardo d’imposizione e mi ritrovai a distogliere gli occhi dai suoi mentre un brivido mi percorreva la schiena. Capii perché Alan diceva che eravamo prigionieri di quella donna. Nonostante tutta la sua finta gentilezza, noi dovevamo fare come diceva se volevamo rimanere sani. Lei fino a poco prima mi aveva dato l’illusione che potessi scegliere, ma non era così, io non avevo scelta. Potevo avere i poteri, ma li avevo barattati con la mia temporanea libertà.
Nonostante tutto non riuscivo a pentirmi. Lo stato patetico nel quale gravavo prima che Jasmine mi donasse parte della sua forza valeva qualche giorno passato in quel modo, anche se il mio orgoglio ne risentiva. Cercai di metterlo a tacere pensando a quanto sarei stata forte una volta che avessi scoperto come rubare i poteri a quella donna. Dovevo tenermela vicina per raggiungere il mio obiettivo, anche se questo significava obbedire ai suoi ordini. Ciò non voleva dire che la cosa mi piacesse, anzi.
“Inoltre è necessario ricostruire anche la parte bianca del libro e quindi anche Dave si deve ricordare le parole che ora rammenti tu!”
“Aspetta un attimo!” la interruppi “Questo vuol dire che ridandomi il potere io ricordo sia parte del libro nero che di quello bianco?”
Lei battè un paio di volte le mani “Complimenti Mar!”
Ancora però non avevo le cose ben chiare.
“Quando ho aperto il libro bianco i due poteri si sono annullati e io mi sono ritrovata senza facoltà, se tu mi hai dato il potere nero allora mi servirà anche quello bianco per ricordare l’altra parte del libro, ma in questo modo io rimarrò senza forza perché le due parti si annulleranno!”
Non mi andava di perdere quello che avevo acquisito quel giorno, non di nuovo.
“Sbagli a ragionare in termini di libri. Il potere che io ti ho donato questa notte non è né bianco né nero, è solo potere allo stato potenziale. Quello che importa è la quantità. Ti ho dato la quantità necessaria per rammentare entrambi i libri!”
“Quindi avrei il doppio di quelli che hai dato ad Alan?”
Lei sorrise “Esatto!”
Ghignai soddisfatta di quell’inaspettata scoperta.
“Ma se è potere allo stato potenziale allora non lo potrei usare per fare tutto quello che riesci a fare anche tu?”
“Ti piacerebbe!” ribattè con scherno.
“Mentirei se ti dicessi di no!” risposi, anche se sapevo che la sua non era una domanda.
“Non puoi usare il tuo potere per fare tutto ciò che vuoi perché la magia è rigorosa, richiede un metodo. L’unico metodo che tu conosci è quello di condizionare le scelte della gente, quindi questo è tutto ciò che tu riuscirai a fare!”
“Ma tu potresti insegnarmi altre cose!” gli occhi mi brillarono al solo pensiero.
Sorrise gentilmente, prima di ribattere con freddezza “Potrei, ma non voglio!”
Strinsi i pugni di fronte al suo egoismo eppure potevo capirlo: nemmeno io avrei voluto condividere il mio sapere con qualcun altro.
Cercai di ricacciare indietro la rabbia, oltre lo schermo. L’avrei fatta passare quando mi sarebbe stata utile, ma non era quello il momento. Non dovevo fare lo stesso errore di Alan.
“Come farai a convincere Dave a rivolere i suoi poteri? Lui non ne sente la mancanza come me!”
“Sono felice che tu me lo abbia chiesto, perché lo farai tu!”
Ridacchiai. “Non so se hai notato, ma io e Dave non siamo in buoni rapporti!”
Ignorò il mio commento e proseguì “Il fatto è che tu hai parlato ad Alex della possibilità di estrarre del potere dagli oggetti quindi fingerai di aver trovato un oggetto e di aver scoperto come estrarne il potere. Fingerai di assorbire anche tu il potere mentre sarà solo Dave ad averlo, dopo di che lui rammenterà tutto e tu dovrai convincerlo a scrivere il libro bianco e dovrai completarlo.”
“E come faccio a spiegar loro dove ho trovato l’oggetto e come ho scoperto il metodo per estrarne la forza?”
“Dave si fida di te! Potresti dirgli qualsiasi cosa!”
Aggrottai la fronte poco convinta che Dave si fidasse ciecamente di me, ma decisi di non ribattere. Era chiaro cosa nascondessero quelle parole: dovevo cavarmela da sola.
“E l’oggetto col potere dove lo trovo?”
“Te lo darò io dopo averlo creato!”
“Bene! E come si libererà il potere?”
“Aprendolo semplicemente. Credo che ti darò una scatola o qualcosa di simile!”
“E come farò io a non assorbire accidentalmente il potere?”
I suoi occhi celesti incontrarono i miei mentre le gambe faticavano a reggere il mio peso.
“Mar, ti ho appena spiegato che le quantità sono fondamentali!”
Mi ritrovai in ginocchio senza riuscire a rialzarmi in piedi. Non faceva male, ma non me le sentivo più e non era sicuramente una sensazione piacevole.
“Se Dave, a causa di una tua interferenza esterna, dovesse assorbire meno del potere che io metterò in quell’oggetto tutto sarebbe inutile, e io lo saprei e non ne sarei felice!”
Una fitta partì da un fianco e raggiunse l’altro, era come se uno spillone mi fosse stato infilato nella carne. Urlai a causa del dolore.
“So che tu sei ambiziosa e lo ammiro molto, ma devi seguire le mie regole se vuoi la tua vendetta e la tua indipendenza!”
“Lo so!” sussurrai per quanto potevo a causa del dolore.
Lo spillo venne rimosso e riuscii nuovamente a percepire le mie gambe. Mi alzai lentamente e incontrai il sorriso gentile di Jasmine.
“Non era necessario, l’avrei capito comunque!”dissi riferendomi a quello che mi aveva appena fatto con rancore.
“Forse è così, ma in questo modo il messaggio è finito più in profondità. Non puoi tradirmi Mar!”
Cercai di non ghignare. Prima o poi sì che l’avrei tradita, avrebbe pagato per tutto quel dolore che mi infliggeva, ma quello non era il momento adatto per farglielo notare.
“Non lo farò, non ne avrei alcun guadagno!” le feci notare.
“Lo so, ma credevo che non lo sapessi tu!” ribattè “Comunque, per rispondere alla tua domanda: dovrai far in modo che solo Dave apra la scatola, così solo lui avrà il potere!”
Deglutii ricacciando indietro la voglia di andarmene da lì seduta stante. Aveva messo ben in chiaro che lei era il capo indiscusso e, anche se la cosa non mi piaceva, dovevo accettarlo, almeno per il momento.
“Jasmine, io non rappresento un pericolo per te, devi fidarti di me!”
Lei sorrise compiaciuta. “Lo so che non sei un pericolo, ma ciò non vuol dire che debba fidarmi di te! Conosco il tuo animo Mar, so quanto brami la forza, ma non posso permettere che il mio piano vada in frantumi per una cosa come questa! Io ti ho dato già tanto, devi accontentarti!”
Sapevo che non mi sarei accontentata, volevo distruggere quella donna, ma lei non doveva capirlo.
“Ciò che posso desiderare di più di ciò che già ho è la vendetta contro Dave e la mia indipendenza!”
Lei fece un sorriso meschino “Presto avrai entrambe le cose, Mar!”
“Non mi dirai mai qual è il tuo piano vero?”
“Sicuramente non ora!”
C’era da aspettarselo, anche se la cosa non mi infastidiva più di tanto, dopotutto del suo piano non me ne importava un granchè, era solo curiosità.
Fece per entrare nella casa e io la seguii finchè non giungemmo nuovamente nella stanza sotterranea dove si trovava Alan. Lui si alzò e mi buttò quasi in mano il quaderno sul quale prima stava scrivendo.
“E’ il tuo turno!” disse semplicemente.
Gli rivolsi un sorriso tirato mentre prendevo il suo posto al tavolo.
“Vado a dormire! Posso vossignoria?” Alan si rivolse a Jasmine con scherno della voce, ma lei non vi fece caso.
“Certo che puoi!” era  distratta, stava cercando qualcosa sulle mensole che lambivano un lato della stanza.
“Ecco!” disse dieci minuti dopo ponendosi di fronte a me e posando con delicatezza qualcosa sul tavolo. Posai la penna e alzai lo sguardo. Davanti a me c’era una vecchia scatola di legno. Lei poso entrambe le mani su di essa e iniziò a colorarsi di blu. Dopo di che comparve una sottile scritta sul lato rivolto verso di me.
Giochi di prestigio.
Alzai un sopracciglio, non sembrava un oggetto dal quale estrarre potere, me lo aspettavo più vecchio, come il libro del gioco degli sguardi.
“Cosa c’è di meglio di una scatola da prestigiatore per contenere ciò di cui Dave ha bisogno?”
“Non è un po’ banale?” mi arrischiai a dire.
“Assolutamente no! Questa scatola apparentemente contiene solo oggetti con cui fare dei trucchi che ad occhi inesperti sembrano magia, ma questo solo in apparenza, perché la scatola con i giochi di prestigio contiene realmente la magia!”
Chiuse gli occhi e vidi che dalle sue dita uscivano delle striscioline luminose e vacue che entrarono all’interno della scatola. La osservai affascinata mentre riapriva gli occhi e respirava profondamente. Sembrava indebolita da quel gesto eppure parve riprendersi dopo pochi istanti.
Osservai la scatola mentre una parte di me bramava di aprirla. Cercai di ignorare quella parte, mentre tornavo a fissare il quaderno e a completarlo.
“Ci vediamo presto Mar!” disse a mo’ di saluto sorridendomi prima di uscire con leggiadria dalla stanza e lasciandomi lì da sola.
Lanciai un’ulteriore occhiata alla scatola.
Presto avrei assorbito tutti i poteri di Jasmine e sarei stata invincibile.
Sorrisi e ripresi a scrivere.



* Parole contenute nel libro 'Gioco di sguardi', riportate dell'omonima storia :)

Sono consapevo che si tratta di un capitolo un po' noioso, ma è necessario :)
Grazie mille a tutti voi, che continuate a leggere e a recensire, nello scorso capitolo mi ero dimenticata di ringraziarvi e mi dispiace :)
Il prossimo capitolo ariverà mercoledì prossimo, se ci dovessero essere ritardi è perchè no sono riuscita a correggerlo (i capitoli fino al 17 sono già scritti).
Daisy

 
   
 
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